Germania Il futuro dell’Europa passa per la Große Koalition Eugenio Salvati 29/01/2014 |
Benché i temi prettamente europei non siano stati al centro del dibattito elettorale in Germania è innegabile che siano stati un convitato di pietra nella sfida elettorale, se non altro per la rilevanza che hanno avuto nel dibattito pubblico tedesco dopo lo scoppio della crisi greca.
Gli elettori tedeschi che hanno rinnovato la fiducia alla cancelliera Angela Merkel lo hanno fatto anche per premiare la stabilità e la continuità delle sue politiche europee.
Austerità in Europa
Al centro dell’accordo di governo raggiunto dalla cancelliera ci sono soprattutto le scelte politiche interne tedesche dei prossimi anni; in particolare le politiche sociali e la riforma del mercato del lavoro. Su questi due punti i socialdemocratici (Spd) sembrano avere fatto bottino pieno portando a casa l’impegno della Merkel per la fissazione del salario minimo a 8,5 € a partire dal 1º gennaio 2015 e la riforma dei contratti interinali.
Accanto a questi indirizzi, i socialdemocratici ottengono un maggior stanziamento di risorse federali per istruzione/università e spesa sociale (risorse per infanzia e previdenza): il tutto all’interno della cornice dei conti in regola e con l’obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2015.
Per quel che concerne gli impegni in materia europea, c’è maggiore indeterminatezza e ciò sembra rafforzare l’idea che la linea di politica europea della Germania sarà in sostanziale continuità con quella degli ultimi anni.
Lo scambio alla base dell’accordo di coalizione potrebbe essere riassunto con questa formula: a maggiori impegni di spesa sul fronte interno, corrisponde la volontà di proseguire sul sentiero dell’austerità nell’arena comunitaria. Indicativa è la riconferma di Wolfang Schaeuble, l’uomo dell’austerity, al ministero delle Finanze.
Immigrazione
Sul piatto della bilancia politica della grande coalizione è però emerso il primo elemento di frizione, ossia le politiche da adottare nei confronti del sempre maggior numero di immigrati che dai paesi dell’est si spostano verso la Germania.
Al centro del conflitto c’è la posizione della Germania come polo di attrazione per i lavoratori dei paesi più poveri dell’Ue, creando il primo conflitto aperto tra l’Unione cristiano sociale (Csu) che ritiene una minaccia il fatto che questi lavoratori possano usufruire dei benefici del welfare state tedesco, e la Spd che considera sovrastimato questo pericolo.
La Csu bavarese ha richiesto un intervento legislativo ad hoc che possa circoscrivere l’accesso ai servizi degli immigrati, limitando così l’aggravio ai danni della finanza pubblica e prevenire eventuali truffe. Se i Cristiano sociali hanno chiesto maggiore severità, la Spd ha subito cercato di minimizzare la questione, considerandola un attacco alla libera circolazione dei lavoratori nell’Ue (e quindi un attacco rivolto verso Bruxelles).
I socialisti hanno quindi chiesto, per bocca del ministro del lavoro, che il governo federale si impegni ad erogare maggiori risorse agli enti locali che si trovano a dover affrontare direttamente la presenza di nuovi lavoratori immigrati.
Questo tentativo di frenare l’afflusso degli immigrati dall’est non è solo un problema politico interno alla grande coalizione, ma è un tema che investe direttamente Bruxelles, dato che rischia di scontrarsi seriamente con il principio di libera circolazione all’interno dell’Ue, aprendo così un forte contenzioso politico con la Commissione.
Regno Unito
La conflittualità nel governo tedesco dimostra la salienza del problema e fa capire quanto la questione delle politiche concernenti l’immigrazione possa diventare un tema centrale della prossima campagna per le elezioni europee, ed inevitabilmente un terreno di confronto tra i governi in sede comunitaria.
Difatti anche il Regno Unito è intenzionato ad applicare misure di contenimento nei confronti delle nuove ondate migratorie provenienti, in particolare, da Bulgaria e Romania.
In questo quadro diventa molto probabile che il tema dell’immigrazione vada ad infittire l’agenda europea che, in vista del semestre italiano di presidenza, sembra diventare sempre più spinosa. Temi quali la possibilità di accesso al welfare state degli stati membri da parte di cittadini comunitari o l’eventualità di rivedere il principio della libera circolazione, riguardano l’impostazione che la Germania darà alla sua politica europea nei prossimi anni.
C’è la disponibilità da parte del governo tedesco a compiere passi più decisi verso una maggiore integrazione politica? Oppure questioni delicate - ed elettoralmente salienti - come l’immigrazione, rappresentano l’occasione per ridiscutere addirittura i pilastri dell’attuale Ue?
Ciò significa che gli equilibri della grande coalizione avranno ripercussioni anche in sede comunitaria perché una eventuale vittoria delle posizioni più dure su un tema come quello dell’immigrazione, dimostrerebbe la scarsa disponibilità della Germania a cedere quote importanti della propria sovranità e renderebbe ancora più accidentato il percorso verso una vera unione politica.
Eugenio Salvati è Dottore di Ricerca in Scienza Politica, Università di Pavia.
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Gli elettori tedeschi che hanno rinnovato la fiducia alla cancelliera Angela Merkel lo hanno fatto anche per premiare la stabilità e la continuità delle sue politiche europee.
Austerità in Europa
Al centro dell’accordo di governo raggiunto dalla cancelliera ci sono soprattutto le scelte politiche interne tedesche dei prossimi anni; in particolare le politiche sociali e la riforma del mercato del lavoro. Su questi due punti i socialdemocratici (Spd) sembrano avere fatto bottino pieno portando a casa l’impegno della Merkel per la fissazione del salario minimo a 8,5 € a partire dal 1º gennaio 2015 e la riforma dei contratti interinali.
Accanto a questi indirizzi, i socialdemocratici ottengono un maggior stanziamento di risorse federali per istruzione/università e spesa sociale (risorse per infanzia e previdenza): il tutto all’interno della cornice dei conti in regola e con l’obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2015.
Per quel che concerne gli impegni in materia europea, c’è maggiore indeterminatezza e ciò sembra rafforzare l’idea che la linea di politica europea della Germania sarà in sostanziale continuità con quella degli ultimi anni.
Lo scambio alla base dell’accordo di coalizione potrebbe essere riassunto con questa formula: a maggiori impegni di spesa sul fronte interno, corrisponde la volontà di proseguire sul sentiero dell’austerità nell’arena comunitaria. Indicativa è la riconferma di Wolfang Schaeuble, l’uomo dell’austerity, al ministero delle Finanze.
Immigrazione
Sul piatto della bilancia politica della grande coalizione è però emerso il primo elemento di frizione, ossia le politiche da adottare nei confronti del sempre maggior numero di immigrati che dai paesi dell’est si spostano verso la Germania.
Al centro del conflitto c’è la posizione della Germania come polo di attrazione per i lavoratori dei paesi più poveri dell’Ue, creando il primo conflitto aperto tra l’Unione cristiano sociale (Csu) che ritiene una minaccia il fatto che questi lavoratori possano usufruire dei benefici del welfare state tedesco, e la Spd che considera sovrastimato questo pericolo.
La Csu bavarese ha richiesto un intervento legislativo ad hoc che possa circoscrivere l’accesso ai servizi degli immigrati, limitando così l’aggravio ai danni della finanza pubblica e prevenire eventuali truffe. Se i Cristiano sociali hanno chiesto maggiore severità, la Spd ha subito cercato di minimizzare la questione, considerandola un attacco alla libera circolazione dei lavoratori nell’Ue (e quindi un attacco rivolto verso Bruxelles).
I socialisti hanno quindi chiesto, per bocca del ministro del lavoro, che il governo federale si impegni ad erogare maggiori risorse agli enti locali che si trovano a dover affrontare direttamente la presenza di nuovi lavoratori immigrati.
Questo tentativo di frenare l’afflusso degli immigrati dall’est non è solo un problema politico interno alla grande coalizione, ma è un tema che investe direttamente Bruxelles, dato che rischia di scontrarsi seriamente con il principio di libera circolazione all’interno dell’Ue, aprendo così un forte contenzioso politico con la Commissione.
Regno Unito
La conflittualità nel governo tedesco dimostra la salienza del problema e fa capire quanto la questione delle politiche concernenti l’immigrazione possa diventare un tema centrale della prossima campagna per le elezioni europee, ed inevitabilmente un terreno di confronto tra i governi in sede comunitaria.
Difatti anche il Regno Unito è intenzionato ad applicare misure di contenimento nei confronti delle nuove ondate migratorie provenienti, in particolare, da Bulgaria e Romania.
In questo quadro diventa molto probabile che il tema dell’immigrazione vada ad infittire l’agenda europea che, in vista del semestre italiano di presidenza, sembra diventare sempre più spinosa. Temi quali la possibilità di accesso al welfare state degli stati membri da parte di cittadini comunitari o l’eventualità di rivedere il principio della libera circolazione, riguardano l’impostazione che la Germania darà alla sua politica europea nei prossimi anni.
C’è la disponibilità da parte del governo tedesco a compiere passi più decisi verso una maggiore integrazione politica? Oppure questioni delicate - ed elettoralmente salienti - come l’immigrazione, rappresentano l’occasione per ridiscutere addirittura i pilastri dell’attuale Ue?
Ciò significa che gli equilibri della grande coalizione avranno ripercussioni anche in sede comunitaria perché una eventuale vittoria delle posizioni più dure su un tema come quello dell’immigrazione, dimostrerebbe la scarsa disponibilità della Germania a cedere quote importanti della propria sovranità e renderebbe ancora più accidentato il percorso verso una vera unione politica.
Eugenio Salvati è Dottore di Ricerca in Scienza Politica, Università di Pavia.
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