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LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica

Rivista LIMES n. 10 del 2021. La Riscoperta del Futuro. Prevedere l'avvenire non si può, si deve. Noi nel mondo del 2051. Progetti w vincoli strategici dei Grandi

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mercoledì 16 novembre 2011

Vincenzo Camporini

ELETTO VICEPRESIDENTE  DELL'ISTITUTO AFFARI INTERNAZIONALI (IAI)

L'Istituto Affari Internazionali è lieto di annunciare l’elezione del gen. Vincenzo Camporini a Vicepresidente dell’istituto con delega ai rapporti esterni con istituzioni e imprese.

Il gen. Camporini affiancherà il presidente nella promozione dei rapporti dell’istituto con i patrocinatori, i finanziatori, gli altri centri di ricerca e le istituzioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero.


Inoltre il gen.Camporini continuerà a contribuire alle attività del programma Sicurezza e difesa.

Arruolato in Accademia Aeronautica nel 1965 , il generale Vincenzo Camporini ha percorso tutti i gradi della carriera militare fino a ricoprire la massima carica di Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica (2006-08) e di Capo di Stato Maggiore della Difesa (2008-11).


Laureato in Scienze Aeronautiche presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II e in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università degli Studi di Trieste, Camporini è autore di numerosi articoli e volumi su varie tematiche della politica internazionale (vedi bio), in particolare sulla dimensione politico-militare dell'Unione europea e sullo sviluppo delle sue capacità di utilizzare lo strumento militare nel quadro delle relazioni esterne. Tra l'altro è stato Presidente del Centro Alti Studi della Difesa (2004-06).


Grazie alla sua vasta esperienza e alle sue competenze tecnico-scientifiche, Vincenzo Camporini darà certamente un valido contributo al consolidamento e allo sviluppo delle attività dello IAI.
L'Istituto Affari Internazionali (IAI), fondato nel 1965 su iniziativa di Altiero Spinelli, svolge studi nel campo della politica estera, dell'economia e della sicurezza internazionali. Ente senza scopo di lucro, lo IAI mira a promuovere la conoscenza dei problemi attraverso ricerche, conferenze e pubblicazioni. A questo scopo collabora con istituti, università, fondazioni di altri paesi, partecipando a diverse reti internazionali.

I principali settori di ricerca dello IAI sono le istituzioni e le politiche dell’Unione Europea, la politica estera italiana, le tendenze dell’economia globale e i processi di internazionalizzazione dell’Italia, il Mediterraneo e il Medio Oriente, la politica di sicurezza e difesa, i rapporti transatlantici.

domenica 17 luglio 2011

Un Mondo in Crisi II - L'Incertezza è l'unica cosa certa

L’incertezza è la dominante che caratterizza molti scenari geopolitici e, conseguentemente, è estremamente difficile individuarne o coglierne le linee maestre ed i trends futuri che potranno caratterizzare tali scenari.

Aumenta nel mondo la frattura che divide l’Occidente e parte dell’Oriente e dell’Estremo Oriente, che sembrano avanzare risoluti verso un aumento di benessere e coesistenza pacifica, pur in presenza della gravissima crisi economica in atto, rispetto ad un’altra parte del mondo caratterizzata da estremismi politici e religiosi che, oltre a tanti altri aspetti negativi, fomentano un devastante e sempre verde terrorismo.

Il terrorismo internazionale, soprattutto fertile in realtà disgregate ove è possibile reclutare ed addestrare nuovi adepti, costituisce la minaccia principale per la sicurezza e stabilità del globo.

Se si scende nel particolare, la questione iraniana, le tensioni pakistano-indiane, la Georgia, Gaza, che però sta scivolando lentamente nell’oblio, ed i contenziosi internazionali che rischiano di esplodere all’improvviso con pochissimi segnali premonitori, come già avveratosi nel recente passato, delineano un quadro geopolitico complesso.

Un quadro che richiede risposte che travalicano una sola funzione, come quella politica, diplomatica, militare, con crisi che si differenziano per natura, presenze statuali, organizzazioni terroristiche, aree di intervento, possibili implicazioni ed escalation.

L’integrazione degli strumenti di analisi e di allerta disponibili per comprendere le crisi e poi fronteggiarle e padroneggiarle e tenerle sotto controllo se non risolverle, è oramai fondamentale. La Comunità Internazionale, nella espressione dei massimi suoi rappresentanti deve prendere atto che non si può affrontare una qualsiasi crisi o questione se non a tutto tondo, pena non solo la non soluzione, ma l’aggravamento di essa fino alla perdita di ogni controllo su di esse

Il coordinamento di strutture militari, diplomatiche, politiche, Organizzazioni Internazionali, Regionali, sub-regionali, organizzazioni non governative di qualunque specie, è indispensabile fin dal momento in cui i responsabili iniziano ad affrontare concretamente la questione e deve essere sempre e costantemente tenuto presente, sia nella fase di stabilizzazione che di ricostruzione, il cosiddetto “Comprehensive Approach”, concetto che, una volta implementato, potrà rappresentare la vera unica chiave di volta per risolvere situazioni aggrovigliate, spesso endemiche e che ristagnano stancamente o fuori da ogni logica, mettendo a rischio l’esito dell’intervento con apertura di soluzioni indefinita.

Si affacciano all’orizzonte nuovi potenziali rischi e, quindi, nuovi interventi. Dal controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo, al Niger, con i suoi giacimenti uraniferi che causano tensioni con i Tuareg locali; dal Darfur, caratterizzato da una crescente emergenza umanitaria, al confronto israelo-palestinese, di attualità forse un po’ sbiadita, che può riacutizzarsi da un momento all’altro, ed alla incerta situazione in Georgia in cui si misura il confronto tra la UE e la Federazione Russa, ai cosiddetti conflitti congelati ( e in gran parte dimenticati) che possono scongelarsi da un momento all’altro aggravando il quadro geopolitico generale. L’incertezza, sia sulla oggettività delle crisi e su come affrontarle è l’elemento caratterizzante la geopolitica del 2010, che deve essere avvicinata e studiata e compresa tenendo conto di questa incapacità di avere dei riferimenti certi.

Un Mondo in crisi 1

La crisi economica mondiale, che ha avuto il suo culmine nel settembre-ottobre 2008, sta disseminando incertezze, minando assetti consolidati in ogni parte del globo, intaccato l’onniscienza dei mercati e la sacralità di Wall Street e pare alterare la struttura profonda dei rapporti internazionali, cambiare la distribuzione di potenza a livello globale, e consacra la nascita di nuovi grandi attori, ad una velocità inattesa.

Il tutto, però, in una situazione profonda, magmatica e volatilità di una epoca di mezzo, di un nuovo medio evo in cui ribollono elementi di innovazione, con il persistere dei vecchi assetti. E, probabilmente, questa sensazione di vivere una età di mezzo, dove un vecchio ordine continua a tenere, seppure indebolito, ed un nuovo assetto stenta a nascere, che spinge molti ad abbandonare la certezza delle analisi, di qualsiasi genere, e, come nel buon tempo antico, armarsi di buona volontà e partire per andare a vedere “in loco” che cosa veramente sta accadendo, con in testa alcune idee guida e con l’uso di uno strumento di rilevazione basato su fonti aperte e dati oggettivi. Naturalmente non si può girare il mondo intero, ma molti dati da prendere in esame provengono da osservazioni dirette, da osservazioni dirette, non ricorrendo più a specializzazioni che spesso sono fuorvianti. Si formano, così alcune idee che si aggregano riguardo ad alcuni grandi Paesi in modo quasi epidermico, e l'immagine che si ha collide con quella formatasi nel recente passato e quindi essere ancora mantenuta, oppure corretta con gli elementi raccolti, oppure si è di fronte ad una nuova realtà non conosciuta, la S.C.O. sotto una falsa apparenza di non novità.

Può L’Europa, dopo la guerra in Georgia nell’estate del 2008, continuare ad ignorare, in chiave geopolitica 2010, la Federazione Russia come Potenza, a 18 anni dal crollo dell'URSS e continuare la sua espansione verso Oriente? Ovvero la Federazione Russa accetta l’Occidente che opera non solo nel cortile di casa ma nel proprio androne, e non prendere atto che da qualche anno Mosca lavora ad un confine occidentale della Federazione, ancora sotto costruzione, su un asse che va dalla Moldova alla Bielorussia, intesi questi due Paesi come elementi di ancoraggio su cui poggiare il vero confine, dopo che sono state chiarite molte cose con e in Ukraina?

L’India è veramente la “più grande democrazia del mondo”? Con tutte le sue contraddizioni, è plausibile credere nella sua crescita, come nuova potenza globale emergente, dominatrice e partecipe con la Cina al “secolo dell’Asia”, come potrebbe essere definito il XXI secolo. Oppure, dopo aver visto in 60 anni passare la sua popolazione da 300 milioni a circa a 1 miliardo in cui con una stupefacente ingenuità si afferma che si vuole far arrivare la popolazione fino a 1 miliardo e 600 milioni e poi fermarsi, e un progresso tumultuoso, indiscriminato che ha favorito pochi e sfruttato molti, implodere dietro ai suoi sogni di grandezza planetaria? Oppure di rimare a mezza via, nel solco della filosofia della sua maggiore religione, quella Indù, in cui tutto e già stato scritto e la volontà degli uomini non incidente sul loro destino.

Sarajevo è proprio dimenticata? Tutto è passato nel dimenticatoio, dopo che per oltre quindici anni la Bosnia e la sua capitale hanno intenerito i cuori di mezzo mondo europeo per il loro triste e crudele destino? Non è che in Bosnia, con Sarajevo come laboratorio di attuazione, con gli accordi di Deyton operanti, si sta realizzando quella struttura etnica unipolare in un determinato territorio che era il sogno di tanti uomini politici jugoslavi che oggi chiamiamo e denominiamo “criminali di guerra” per la loro propensione ad attuare la struttura sociale etnica unipolare con la violenza e con le armi? Non è che stiamo attuando con altri sistemi? In ogni caso dei Balcani e dei problemi dei paesi sorti dallo smembramento della Jugoslavia sembra non essere più di interesse se non a quei funzionari della Unione Europea che esportano in queste terre l’unica cosa che l’Europa produce in quantità industriale: la burocrazia.

Un mondo che è in crisi che si può solo tratteggiare una Geopolitica  a maglie larghe, indicando alcuni scenari, accompagnati da alcune osservazioni.

domenica 29 maggio 2011

IL NUOVO CONCETTO STRATEGICO DELLA NATO


Alesandro Carile

Nel corso del vertice NATO di Lisbona del 19-20 novembre 2010 è stato approvato il nuovo Concetto Strategico (All.1) della NATO (in applicazione delle decisioni adottate al vertice di Strasburgo dell’aprile 2009 dai leader dei Paesi Membri) che, in sintesi, presenta le novità di seguito richiamate. Il Concetto Strategico è un documento di orientamento politico-strategico con cui la Nato ridefinisce periodicamente il suo ruolo alla luce dei cambiamenti occorsi nello scenario internazionale. Esso individua le caratteristiche principali del nuovo contesto di sicurezza, specificando gli elementi di approccio dell’Alleanza alla sicurezza ed alla difesa comune. Tuttavia, pur nei mutamenti di situazione a livello globale, la missione essenziale rimane inalterata: “assicurare che l’Alleanza resti un’ineguagliabile comunità di libertà, pace, sicurezza e valori condivisi”.

A seguito degli attacchi terroristici dell’11 settembre, pur avendo la NATO intrapreso un processo di trasformazione, sia militare che politica, in funzione dei cambiamenti nello scenario internazionale, il nuovo Concetto Strategico continua ad imperniarsi quindi sul rafforzamento del Legame Transatlantico, sull’importanza dell’art. 4[*], per quanto concerne le procedure di consultazione tra gli Alleati su emergenti questioni di sicurezza comune (quali ad esempio la sicurezza energetica e la difesa cibernetica) nonché sulla centralità dell’art.5.

Il Legame Transatlantico è l’essenza politica della NATO (basandosi l’Alleanza sull’attiva sinergia tra le due sponde dell’Oceano). Questo legame implica valori comuni, comprensione reciproca ed equa suddivisione degli oneri. Dopo 60 anni ed in un’Alleanza allargata, il Legame Transatlantico costituisce molto più di un necessario “Approccio alla Sicurezza” – così come considerato nel Concetto Strategico del 1999 – ma diviene un valore fondamentale da rafforzare ed essere collocato appunto nei “Core tasks and principles” del nuovo Concetto Strategico.



Compiti fondamentali e principi riconosciuti dai Paesi Membri.

Essi si configurano nei seguenti:

 salvaguardia della libertà dei Membri con mezzi sia politici che militari;

 pieno rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del Trattato di Washington nonché della primaria responsabilità del Consiglio di Sicurezza;

 conferma del Legame Transatlantico (stabilito nel 1949 con la costituzione della NATO) a garanzia della pace e della sicurezza euro-atlantica;

 perseguimento dei seguenti obiettivi chiave (core tasks):

• Collective defence. Intervento di difesa e deterrenza a favore di ognuno dei Membri contro qualsiasi tentativo di aggressione (art.5[*] del Trattato di Washington);

• Crisis management. Interventi, sia a livello politico che militare, per affrontare situazioni di crisi che possano comportare rischi per la sicurezza dell’Alleanza;

• Cooperative security. Promozione delle partnership con Stati non-NATO ed organizzazioni internazionali/non governative. Contributo alla non proliferazione degli armamenti ed al disarmo.



[*] Articolo 4 “Le parti si consulteranno ogni volta che, nell'opinione di una di esse, l'integrità territoriale, l'indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata.”

Articolo 5 “Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria ….”.



Problematiche di riferimento.

Sono state individuate come fondamentali:

 la minaccia convenzionale ed in particolare la proliferazione dei missili balistici;

 la proliferazione delle armi nucleari (con prevedibile incremento a breve termine nei Paesi “instabili”);

 il terrorismo ed i gruppi estremisti in espansione nelle aree di importanza strategica;

 le attività illegali transnazionali quali il traffico d’armi, di stupefacenti e di esseri umani.

 gli attacchi cibernetici;

 la sicurezza dei trasporti e dei transiti commerciali nonchè la dipendenza energetica da Paesi terzi;

 lo sviluppo di armi laser e di dispositivi elettronici ad impedire il libero accesso allo spazio;

 i rischi per la salute, i cambiamenti climatici, la scarsità d’acqua e delle fonti di energia.



Difesa e deterrenza.

Nel Concetto Strategico del 1999 si affermava che “l’Alleanza continuerà a mantenere nel futuro prevedibile un’adeguata combinazione di forze nucleari e convenzionali con base in Europa ed a tenerle aggiornate ove necessario, ma comunque al livello minimo sufficiente”.

Simili capacità risultano necessarie anche e soprattutto nell’attuale scenario di sicurezza, caratterizzato da rapidi cambiamenti e nel quale la NATO è chiamata a trasformare ed adattare se stessa secondo l’evolversi delle priorità strategiche (“ … Deterrence, based on an appropriate mix of nuclear and conventional capabilities, remains a core element of our overall strategy … “).



La NATO deve estendere la protezione missilistica, già garantita alle truppe in teatro, ai territori e quindi ai cittadini dei Paesi Membri. La Federazione Russa condividendo questo tipo di minaccia, potrebbe subire attacchi missilistici e potrebbe avere un interesse a una difesa missilistica anche del proprio territorio (“ … We will actively seek cooperation on missile defence with Russia and other Euro-Atlantic partners … “).



Si pone l’accento anche sulla difesa cibernetica, che non era esplicitamente considerata nel Concetto Strategico del 1999, allo scopo di impedire il successo di qualsiasi aggressione contro i sistemi difesa degli Stati Membri (“ … develop further ability to prevent, detect, defend against and recover from cyber-attacks … “). Nel caso della cyber-security, un eventuale ricorso all’art.5 dipenderà dalle caratteristiche dell’attacco, dalle sue dimensioni, dai suoi effetti e dalla capacità di individuarne gli autori. Ciò tanto per la sicurezza cibernetica quanto per altre minacce asimmetriche, quali ad esempio il terrorismo.



Il Concetto Strategico del 1999 considera il terrorismo come un “rischio” e non ancora come una minaccia. La nozione di terrorismo, infatti, è stata rivista al fine di renderla più coerente con la sua vera natura (“ … Terrorism poses a direct threat to the security of the citizens of NATO countries, and to international stability and prosperity more broadly … ”).



Il punto 24 del Concetto Strategico del 1999 – lo stesso che menziona il terrorismo – considera l’eventualità di una “distruzione del flusso di risorse vitali”. Il nuovo concetto strategico pone in evidenza il fatto che la sicurezza energetica rimane interesse vitale



dell’Alleanza. La Nato deve quindi rivestire un ruolo più ampio nella salvaguardia delle risorse energetiche, attraverso la protezione degli spazi comuni nei quali transita l’energia (come ad esempio le rotte marittime), la protezione del trasporto, dei flussi di approvvigionamento, nonché delle infrastrutture critiche di settore (“ … develop the capacity to contribute to energy security, including protection of critical energy infrastructure …”).



Sicurezza nella gestione delle crisi.

Il documento riconosce quali strumenti per la risoluzione dei problemi attinenti la sicurezza:

 la prevenzione e gestione delle crisi sulla base di un approccio congiunto (militare e civile), stabilizzazione post-conflittuale e supporto alla ricostruzione;

 la capacità di spiegamento immediato sul terreno di forze adeguate nel caso di fallimento delle attività di prevenzione;

 la condivisione delle attività di intelligence;

 lo sviluppo dottrinale per le operazioni di spedizione, di contro-insurrezione, di stabilizzazione e ricostruzione;

 la formazione di una capacità di gestione delle crisi atta ad interfacciarsi con le locali realtà civili;

 l miglioramento della pianificazione integrata “militare-civile”;

 lo sviluppo della capacità di addestramento e di sviluppo delle forze locali nelle zone di crisi.

 la specializzazione di personale civile ai fini di attività congiunte in zona di operazioni;

 l’incremento delle consultazioni interalleate prima, durante e dopo l’insorgenza delle crisi.



Promozione della sicurezza internazionale attraverso la cooperazione.

Da Alleanza statica, ai tempi della Guerra Fredda, la NATO è diventata parte di un sistema di Istituzioni interconnesse ed è chiamata a fornire un valore aggiunto nei settori della sicurezza in cooperazione con altre organizzazioni internazionali (in primo luogo le Nazioni Unite, l’Unione Europea e l’OSCE).

Il programma di Partenariato per la Pace ha rappresentato e rappresenta il meccanismo principale per dar vita al dialogo sulla sicurezza e per rafforzare l’interoperabilità tra l’Alleanza e i suoi Partner (“…We will further develop our existing partnerships ...”).

A partire dal 1999, i rapporti di partenariato della NATO hanno conosciuto una significativa evoluzione unitamente alla presenza della stessa NATO in diversi scenari, quali i Balcani, l’Afghanistan, il Pakistan, il Darfur ed il Medio Oriente. Non di minore importanza il partenariato NATO-UE.

Questa politica, detta della “porta aperta”, rappresenta tuttora l’approccio consolidato della NATO verso gli altri Paesi europei ed in tale quadro, le nuove minacce richiedono un dialogo ed una cooperazione costanti con la Federazione Russa (“ … NATO-Russia cooperation is of strategic importance …”).

La Russia riveste un ruolo fondamentale nella sicurezza euro-atlantica, anche e soprattutto per la necessità di una sua partecipazione ad una difesa antimissile congiunta, nonché alla riduzione degli armamenti atomici.

venerdì 20 maggio 2011

Mediterraneo:quali nuovi equilibri?

Società Geografica Italiana



Nel quadro dei Pomeriggi della Società Geografica Italiana, lunedi 23 maggio 2011 alle ore 17.00 nell’Aula “Giuseppe della Vedova” di Palazzetto Mattei in Villa Celimontana, Roma, Viadella Navicella 12 si terrà un dibattito sul tema

“Mediterraneo: quali nuovi equilibri?”

Il dibattito parte dal libro di Franco Rizzi “Mediterraneo in rivolta”, Roma, Castelvecchi, 2011. Intervengono con l’Autore, Gianluca Ansalone, Alessandro Bianchi, Edoardo Boria, Stefano Menichini, Gianni Pittella, Umberto Ranieri, Lida Viganoni, Alessandro Voglino.

Modera Giulina Sgrena.

mercoledì 27 aprile 2011

giovedì 21 aprile 2011

AUGURI SINCERI DI UNA BUONA PASQUA

venerdì 1 aprile 2011

COMUNICATO STAMPA

Il professor Carlo Rubbia cita il “torio” e tutti ne parlano.

L’Italia era all’avanguardia anche in questa tecnologia, cancellata con l’uscita dal nucleare.

(Roma 29 marzo 2011) - Il Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare (Cirn) ritiene opportuno fornire alla stampa una sintetica panoramica informazione sulla tecnologia del “torio”, un elemento che in natura ha diffusione simile a quella del piombo, presente in varie aree del territorio nazionale, assurto in questi giorni alla cronaca perché rende radioattivi i blocchetti lapidei con cui sono lastricate molte vie di Roma. A portare all’attenzione dei media questo sinora poco noto elemento è stata anche un’intervista al professor Carlo Rubbia scaricabile dalla pagina web http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/24/rubbiail-futuro-e-dei-giovani-occorre-unalternativa-al-nucleare/99795/, purtroppo veicolata con l’informazione a disposizione su internet, magari accreditata da presunti esperti, che non sempre è corretta. Inesattezze non certo imputabili al giornalista, che si limita a riportare quelle ritiene fonti qualificate, sono contenute ad esempio nell’ampio servizio sull’argomento consultabile alla pagina web http://www.tg3.rai.it/dl/tg3/articoli/ContentItem-ee2f8c79-e396-42f0-8001-4bf6c4ddb3cb.html.



Una prima panoramica generale sul torio e sulla tecnologia di questo elemento, con cui è possibile alimentare persino i reattori attualmente in esercizio, può aversi consultando il documento in formato pdf (un’intervista della giornalista Marina Bartella di Forum all’ingegner Giorgio Prinzi, Segretario del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare), scaricabile dalla pagina web http://www.lorenzopaolini.it/Sito%20Forum%20nuovo/Sito%20Forum%20nuovo/articoli%20Forum/Torio.pdf.

Per un più immediato e comprensibile approccio riportiamo a seguire una serie di diapositive tratte dai “power point” utilizzati dall’ingegner Giorgio Prinzi nelle relazioni con cui illustra al pubblico la tematica.

giovedì 17 marzo 2011

Riferimenti a Riviste

Dal 1 marzo 2011 nei atlanti collegati sono iniziate le immissioni di indicazioni di articoli di carattere geopolitica ritenuti di interesse per un approfondimento di una tematica relativa ad un determinato Paese. Per il momento è stata presa in esame la Rivista “Civiltà Cattolica” che nei suoi numeri pubblica documentati,precisi e lineari articoli dedicati alla geografia, alla geopolitica di determinati paesi, soprattutto quelli che presentano difficoltà o situazioni particolari. Si dovrà poi, per la lettura integrale andare sul sito di Civiltà cattolica e accedere all’articolo.