Per la traduzione in una lingua diversa dall'Italiano.For translation into a language other than.

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica

Rivista LIMES n. 10 del 2021. La Riscoperta del Futuro. Prevedere l'avvenire non si può, si deve. Noi nel mondo del 2051. Progetti w vincoli strategici dei Grandi

Cerca nel blog

sabato 30 settembre 2023

Loris Sabato. Percorsi di un terrorista

 

La decisione di diventare un terrorista

 

Nel primo capitolo è stato identificato il fenomeno del terrorismo, ma per comprendere a pieno la nascita e la crescita di questo fenomeno è necessario conoscere completamente le motivazioni che portano delle persone comuni alla decisione di intraprendere la “via” del terrorismo.

Come osservato precedentemente, il mondo cambia in maniera importante successivamente all’attentato dell’11 settembre 2001 e allo stesso modo cambia il mondo del terrorismo, a non cambiare in realtà, come osserveremo successivamente, sono le motivazioni che convincono l’individuo a diventare un terrorista. Prima di elencare le motivazioni che possono portare un individuo a diventare un terrorista è bene comprendere che la decisione è una decisione cosciente e consapevole. Infatti, lo studio di Jeff Viktoroff del 2005 ha dimostrato che in genere i terroristi non risultano essere affetti da malattie mentali oppure disordini mentali importanti,[1] riconfermando lo studio precedente di Marc Sageman del 2004, il quale afferma la completa assenza di malattie mentali, traumi sociali, disturbi comportamentali o tratti sociali in quattrocento membri del gruppo terroristico di al-Qa’ida.[2] Questi due studi sono fondamentali per comprendere due nozioni specifiche del terrorismo:

·         Il target (l’utilizzo di questo termine, specifico del mondo del marketing e delle promozioni, come osserveremo successivamente non è casuale) dei gruppi terroristici sono persone comuni, affidabili e in grado di portare a termine la missione affidatagli;[3]

·         Il soggetto è completamente consapevole delle sue decisioni e delle conseguenza che esse hanno sia su se stessi sia su tutte le altre persone coinvolte dal suo atto.

A questo punto è bene riaffermare un concetto fondamentale, i terroristi diventano tali successivamente ad un’analisi dei costi benefici, ciò significa che le motivazioni che portano alla maturazione della decisione di diventare un terrorista debbano essere ben radicate nel soggetto e soprattutto devono portare, secondo il soggetto che prende tale decisione, a maggiori benefici rispetto ai costi.

Pertanto, è fondamentale capire cosa si intende per decisione volontaria. Una decisione volontaria deriva da un processo decisionale, il quale può essere conscio (dove il soggetto richiamato alla necessità di effettuare una scelta si fermi e rifletta per una modica quantità di tempo) oppure inconscia (dove il soggetto richiamato alla necessità di effettuare una scelta non abbia tempo per fermarsi e ragionare con tranquillità).

Secondo uno studio, del 1991, di   L. L. Jatulis, L. L. e D. L. Newman,[4] il processo decisionale è quel processo che ogni essere umano attiva per effettuare quella che il soggetto ritiene, in base alle informazioni a disposizione e ad altre variabili come, per esempio, la religione e il livello di istruzione, la decisione migliore, in termini costi- benefici. Tale processo, inoltre, - sempre secondo L. L. Jatulis, L. L. e D. L. Newman, può essere divise in sei distinte fasi.

·         Identificazione del problema: in questa primissima fase viene osservata la presenza di una problematica da affrontare e risolvere oppure la presenza di un’opportunità da cogliere.

·         Raccolta delle informazioni: in questa seconda fase il soggetto compie un’azione di raccolta di tutte le informazioni disponibili riguardanti il problema o l'opportunità, inoltre analizza le informazioni in base alle fonti che egli ritiene più sicure.

·         Selezione dei criteri di valutazione: in questa terza fase il soggetto stabilisce le modalità che utilizzerà per valutare le opzioni che ha identificherà o che gli saranno suggerite.

·         Identificazione delle opzioni: in questa quarta fase il soggetto identifica tutte le possibili opzioni che possono portare alla risoluzione del problema oppure allo sfruttamento di un’opportunità.

·         Valutazione delle opzioni: in questa quinta fase il soggetto valuta le opzioni precedentemente identificate in base alla metodologia precedentemente decisa, entrambe per mezzo delle due fasi rispettive.

·         Decisione: in questa sesta e ultima fase il soggetto è chiamato alla decisione vera e propria, egli, infatti, a questo punto ha tutte le informazioni disponibili (desidero porre l’attenzione sul termine “disponibili” poiché esso non sempre corrisponde alla quantità minima di informazioni necessarie per prendere una decisione) e quindi sceglie un’opzione in base, come detto, sia a tutte le informazioni raccolte sia alla metodologia di valutazione precedentemente identificata.[5]

È necessario osservare, però, che secondo L. L. Jatulis, L. L. e D. L. Newman questo processo non è in processo lineare. Pertanto, esso non descrive un processo col passare del tempo sempre uguale, bensì il soggetto ha la possibilità di rieffettuare le fasi precedenti a quella in cui si trova, ad esempio per aggiungere informazioni oppure per identificare nuove possibilità di risoluzione al problema identificato. È possibile persino, ovviamente in base alle situazioni, poter cambiare la propria decisione finale ed arginare oppure evitare le conseguenze dovute alla prima soluzione del processo decisionale del soggetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 1 Processo decisionale secondo Newman

Immagine che contiene diagramma

Descrizione generata automaticamente

(fonte: Newman 1991)[6]

 

Come si può evincere da questo studio, oltre che dalla propria esperienza, l’attività decisionale è un’attività complessa e che spesso coinvolge il soggetto, colui che è chiamato a prendere una decisione, per molto tempo. Pertanto, la scelta che porta una persona comune a divenire un terrorista è una scelta ponderata tra delle opzioni definite dal soggetto stesso in base alle informazioni da lui pervenute.

I processi decisionali, però, non coinvolgono i soli singoli esseri umani, ma anche le organizzazioni composte da essi. È, infatti, fondamentale osservare che le azioni condotte sia dalle singole cellule terroristiche sia dall’intera organizzazione terroristica sono frutto di un processo decisionale. Allo stesso modo, le azioni compiute dalle forze di difesa per sventare il terrorismo sono frutto di processi decisionali. Per questo motivo il principale strumento per il debellamento del terrorismo è lo studio stesso dell’argomento, in quanto possedendo più informazioni è più probabile effettuare le decisioni corrette per anticipare e sventare le minacce create da questi tipi di organizzazioni. Inoltre, lo studio delle motivazioni che portano un individuo a scegliere di diventare un terrorista è uno dei primi passi che può permettere lo svilupparsi di politiche efficaci alla risoluzione dei problemi di coloro che sceglieranno o stanno scegliendo di diventare terroristi, al fine di risolvere le motivazioni che potrebbero portare il soggetto a diventare un terrorista e, quindi, al fine di risolvere il problema ancora prima che si presenti “estirpando il problema alla radice”.

 

 

 



[1] J. Victoroff, The Mind of the Terrorist: A Review and Critique of Psychological Approaches. Journal of Conflict Resolution, 49(1), 3–42, 2005.

[2] M. Sageman, Understanding Terror Networks. University of Pennsylvania Press, 2004.

[3] F. De Zulueta, Terror Breeds Terrorists. Medicine, Conflict and Survival, vol. 22, no. 1, 2006.

[5] L. L. Jatulis, L. L., D. L.Newman, The Role of Contextual Variables in Evaluation Decision Making: Perceptions of Potential Loss, Time, and Self-Efficacy on Nurse Managers’ Need for Information. Evaluation Review, 15(3), 364–377, 1991.

[6] L. L. Jatulis, L. L., D. L.Newman, The Role of Contextual Variables in Evaluation Decision Making: Perceptions of Potential Loss, Time, and Self-Efficacy on Nurse Managers’ Need for Information. Evaluation Review, 15(3), 364–377, 1991.

martedì 19 settembre 2023

Public Choice e Visione strategica

 


Ten. cpl. Art Pe. Sergio Benedetto  Sabetta

                                                                                                            

            Nel determinare il rapporto tra singole scelte e politiche pubbliche si parte dal presupposto del singolo quale essere economico, teso alla massimizzazione della propria utilità, per studiare come le preferenze individuali si trasformino in scelte pubbliche.

            Gli attori coinvolti nel processo decisionale sono: gli elettori, gli eletti, i funzionari pubblici, i partiti politici e i gruppi di pressione. Ciascun attore persegue obiettivi distinti, secondo proprie logiche.

            La funzione di utilità degli elettori è riferita alla quantità di beni e servizi acquisibili, per questo hanno a disposizione oltre al voto i movimenti di pressione, di protesta e la possibilità di spostarsi nella giurisdizione di spesa preferita, mentre il politico agisce per la rielezione e in questo tende a massimizzare i voti avvicinandosi all’elettorato mediano.

            Da queste semplici premesse si intuisce la complessità del processo decisionale in tema ambientale, se solo si tengono presenti gli effetti collettivi dell’esternalità e le relative azioni in spesa pubblica, determinazioni di criteri standard e forniture di beni.

            Dobbiamo inoltre considerare i diversi livelli di decisione che vengono ad interagire, sia a livello locale che statale e sovranazionale.

            La regola dell’unanimità sarebbe la migliore nel raggiungere un’allocazione delle risorse pareto-efficiente, tuttavia questa nella sua possibile realizzazione è strettamente legata all’ampiezza della collettività, diventando sempre più difficile con l’allargarsi della base decisionale, in cui prevalgono, tra l’altro, comportamenti strategici.

            Anche la regola della maggioranza qualificata presenta l’inconveniente di lunghe trattative, tanto maggiori e difficili quanto più è elevata la maggioranza richiesta, inoltre la natura di bene pubblico di molte risorse ambientali può spingere una minoranza interessata e compatta a indurre una maggioranza scarsamente interessata su alternative meno efficienti, classico il problema del climate change.

            Se è chiaro il vantaggio derivante dalla scelta secondo il principio dell’unanimità, come evidenziato da Knut Wickell (1986) con l’imposta di scopo per il finanziamento di ciascun bene pubblico (nuovo principio della tassazione), vi è tuttavia il problema della corretta indicazione delle preferenze individuali, prevalendo comportamenti opportunistici.

            Diventa quindi non utilizzabile l’introduzione del sistema dei prezzi, proprio del mercato privato, nella scelta delle possibili opzioni secondo il metodo dell’equilibrio di Lindhal (prezzo-imposta).

            Considerando che maggiore è la percentuale di voti richiesti e più ci si avvicina alle condizioni di efficienza paretiana, ma altrettanto aumentano i costi, occorre determinare un trade-off tra i due termini.

            Secondo la regola di Buchanan e Tullock (1962) la percentuale di votanti costituente la maggioranza ottimale è il punto in cui la somma dei costi esterni e dei costi della decisione raggiunge il minimo, naturalmente la regola ottima cambierà a seconda dei casi, essendo che costi esterni variano con la natura delle decisioni e le caratteristiche sociali della collettività interessata.

            Risulta pertanto un grosso ostacolo per il modello teorico di Buchanan e Tullock la conoscenza delle funzioni di costo, tuttavia tale modello ha il merito di avere evidenziato il problema dei costi relativi a ciascuna regola.

            Occorre quindi distinguere tra scelte costituzionali e non costituzionali, dove per il primo occorre una maggioranza tendente all’unanimità, mentre nel voto a maggioranza il risultato tende alle preferenze dell’elettore mediano, vi è comunque il problema di conoscere i fattori che determinano tali preferenze.

            Tuttavia non sempre il voto a maggioranza favorisce il raggiungimento di una decisione stabile (paradosso del voto a maggioranza), indipendentemente dall’ordine in cui sono poste a votazione le alternative se si è in presenza di alternative estreme.

            Inoltre quando le scelte riguardano più beni pubblici o diversi progetti si possono verificare maggioranze cicliche, lo stesso dicasi in presenza di questioni redistributive.

            La regola della maggioranza, se da una parte permette una scelta tra diverse alternative, dall’altra non permette di rilevare l’intensità delle preferenze, così che una maggioranza poco interessata può imporsi su una minoranza molto interessata alla scelta.

            Si è pensato di ricorrere al meccanismo del voto a punteggi ma questo favorisce i comportamenti strategici allontananti dall’ottimo paretiano, il problema delle intensità delle preferenze è stato risolto con il ricorso al commercio dei voti (Logrolling).

            Qui vi è un vicendevole appoggio a seconda del problema in discussione, tuttavia se questo permette di considerare l’intensità delle preferenze, facilita anche il prevalere degli interessi particolari con il ridurre il benessere della collettività.

            Si dimostra veritiero il teorema dell’impossibilità di Arrow  (1951) per cui è impossibile definire una regola di scelta collettiva che soddisfi tutte le seguenti proprietà:

1.     Principio di Pareto;

2.     Indipendenza da alternative irrilevanti;

3.     Dominio non ristretto e non dittatoriale.

Emergono quindi chiaramente le forti spinte lobbistiche che in molti casi stanno alla base di alcune scelte economiche,  anche ambientali, sia negli interventi in politica estera che sul territorio, come sulla mobilità o  più semplicemente sul cibo e sull’energia, spinte che rientrano in una visione strategica.

Colossali interessi che possono spingere attraverso campagne mediatiche verso falsi scopi, dissipando risorse e tempo, provocando magari ulteriori danni.

Walter Lippman afferma che la teoria democratica nell’allargare il diritto di voto diventa una costruzione fondata sulla sabbia essendo i cittadini immaturi, l’unica possibilità è un “ufficio di intelligenza ( …) gestito solo da una classe specializzata” che nel perseguire gli interessi comuni eluda “in larga parte l’opinione pubblica” ( F. Petroni, Disincanto americano,109, il “ Il bluff globale”, Limes 4/2023).

I cambiamenti avvengono a cicli economici, sociali ed istituzionali, attualmente questi si sovrappongono, facendo pensare ad un possibile fallimento della capacità di dissuasione e di gestione di un progetto strategico da parte degli U.S.A., questo anche se la strategia estera possiede una logica più stabile, determinata dai rapporti internazionali, rispetto alla politica interna (G. Friedman, Gli Stati Uniti sono prossimi ad un collasso interno, 113 – 118, in “Il bluff globale”, Limes 4/2023).

 

Bibliografia

·       Brosio G., Economia e finanza pubblica, Carocci 1999.

domenica 10 settembre 2023

Loris Sabato Il Fenomeno del Terrorismo Bibliografia

 

Bibliografia

 

SIPRI, arms transfer database, marzo 2021.

A. Orsini, Gli attentati dell’Isis in Europa occidentale. Un’interpretazione sociologica, Democrazia e Sicurezza – Democracy and Security Review, anno VIII, n. 3, 2018.

Art. 270 bis del codice penale.

Art. 5 Trattato Nord Atlantico, Washington, DC - 4 aprile 1949.

Art. 4 Trattato Nord Atlantico, Washington, DC – 4 aprile 1949.

Direttiva (UE) 2017/541 sulla lotta al terrorismo.

N. Ronzitti, A. de Guttry, B. Nascimbene, M. Gestri, Europa e terrorismo internazionale. Analisi giuridica del fenomeno e convenzioni internazionali, Franco Angeli, 1990, Milano.

G. Bianconi, Terrorismo, Enciclopedia Treccani, Roma.

G. Larsson, Medieval Islamic Historiography: Remembering Rebellion, University of Gothenburg, Sweden, 2014.

Doc. A/59/565 del 2/12/2004 par. 160, fra gli altri: A. Cassese, International law, Oxford University Press, Oxford, 2001, p. 258.

H. Mohamed Belhatti, Marocco: storia, economia e risorse, società e tradizioni, arte e cultura e religione, edizioni Pendragon, 2000, Bologna.

note di Michael G. Morony, The History of al-Tabari, Vol. XVII The first civil war, State University of New York Press, Albany, N.Y., 1987.

R. Roni, Mantua Humanistic Studies, Volume VII, UNIVERSITAS STUDIORUM, 2020, Mantova.

J. Victoroff, The Mind of the Terrorist: A Review and Critique of Psychological Approaches. Journal of Conflict Resolution, 49(1), 3–42, 2005.

M. Sageman, Understanding Terror Networks. University of Pennsylvania Press, 2004.

F. De Zulueta, Terror Breeds Terrorists. Medicine, Conflict and Survival, vol. 22, no. 1, 2006.

L. L. Jatulis, L. L., D. L.Newman, The Role of Contextual Variables in Evaluation Decision Making: Perceptions of Potential Loss, Time, and Self-Efficacy on Nurse Managers’ Need for Information. Evaluation Review, 15(3), 364–377, 1991.

L. Ruggiero, Dossier Brigate rosse 1969-1975, Milano, Kaos edizioni, 2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sitografia

 

Federal Bureau of Investigation, Osama Bin Laden, https://www.fbi.gov/history/famous-cases/osama-bin-laden

Enciclopedia Treccani, terrorismo, https://www.treccani.it/enciclopedia/terrorismo#:~:text=terrorismo%20L'uso%20di%20violenza,dirottamenti%20di%20aerei%20e%20simili.

G. Cucchi, la NATO e il terrorismo, Per Aspera Ad Veritatem n.25, Agenzia informazioni e sicurezza interna, https://gnosis.aisi.gov.it/sito/Rivista25.nsf/servnavig/6

Treccani Enciclopedia Online, Patrioct Act, https://www.treccani.it/enciclopedia/patriot-act_(Lessico-del-XXI-Secolo)

Enciclopedia Online Treccani, isis, https://www.treccani.it/vocabolario/isis_%28Neologismi%29/

Enciclopedia Treccani Online, radicalizzare, https://www.treccani.it/vocabolario/radicalizzazione/#:~:text=radicaliżżazióne%20s.%20f.%20%5Bder.,della%20lotta%20politica%2C%20o%20sindacale.

M. Di Liddo, Le Banlieue, l’incubatrice del jihadismo europeo, Centro Studi Internazionali, 19.11.2015, https://www.cesi-italia.org/it/articoli/le-banlieue-lincubatrice-del-jihadismo-europeo.