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sabato 20 luglio 2013

Italia: Spina kazaka nella diplomazia italiana

Caso Shalabayeva 
Marco Gestri
18/07/2013
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Da più parti si sostiene che il comportamento tenuto dagli organi italiani in relazione all’allontanamento della cittadina kazaka Alma Shalabayeva e di sua figlia di sei anni avrebbe determinato flagranti violazioni del diritto internazionale. Alcune Organizzazioni non governative come Amnesty International si sono spinte a invocare procedimenti penali nei confronti delle persone coinvolte. Molti fatti rimangono però oscuri e ciò limita le possibilità di delineare gli aspetti giuridici.

Diritto internazionale
Secondo norme internazionali consolidate, ogni Stato gode del diritto d’allontanare dal proprio territorio gli stranieri, con alcune importanti limitazioni. L’allontanamento deve essere conforme alle leggi interne motivato e realizzato con modalità tali da non violare elementari standard umanitari. Nel caso Shalabayeva, sul piano formale i passaggi richiesti dalla legislazione vigente sembrano rispettati. Risulta quindi inappropriato qualificare l’operazione una “espulsione straordinaria”.

Quanto alle modalità del fermo e dell’allontanamento, la signora Shalabayeva e suoi familiari hanno riferito alla stampa comportamenti ingiuriosi e violenti. Trattasi peraltro di affermazioni smentite dai funzionari italiani e non suffragate da prove.

Inoltre, l’allontanamento deve rispettare il. principio del “non respingimento” e i diritti dei richiedenti asilo. Negli stati dell’Unione europea vincolanti sono gli obblighi previsti dalla direttiva “rimpatri” (2008/115). Particolare rilievo assume l’obbligo di non respingimento secondo cui l’allontanamento non può essere realizzato quando vi siano ragioni serie di credere che l’interessato corra un rischio reale d’esser sottoposto nello Stato di destinazione a persecuzione, tortura o altri trattamenti disumani.

Le autorità italiane affermano che fino all’effettiva espulsione la signora Shalabayeva non ha evocato rischi particolari legati al rimpatrio, in ragione dell’attività politica del marito, né ha invocato protezione. È riconosciuto dagli stessi avvocati della signora che questa ha inizialmente preferito nascondere la propria situazione personale, anche di fronte al giudice di pace. Tali elementi sarebbero emersi solo successivamente, portando alla revoca dell’espulsione.

Giurisprudenza europea
Taluni sostengono che vista la situazione generale nel Kazakistan le autorità italiane avrebbero comunque dovuto ritenere sussistente un serio rischio di tortura o altro trattamento disumano. In realtà, dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo emergono indicazioni contradditorie. Nella sentenza contro l’Italia sui respingimenti verso la Libia la Corte ha affermato che il fatto che gli interessati non invochino particolari ragioni di protezione non esime lo Stato dal procedere ad una autonoma valutazione.

Con riguardo al Kazakistan, tuttavia, se in precedenti sentenze si era ravvisata una diffusa applicazione della tortura, in decisioni più recenti la Corte rileva un miglioramento della situazione dei diritti umani e afferma che non sussistono le condizioni per una generale proibizione degli allontanamenti verso tale Stato. Non solo: in una sentenza del febbraio scorso, la Corte di Strasburgo ha ritenuto che l’estradizione di una persona di fiducia dello stesso Ablyazov non esporrebbe l’interessata a rischio serio di tortura (Yefimova v. Russia).

Altri profili di illegittimità invocati attengono al rispetto del diritto dell’Unione europea. Si è fatto riferimento ad un permesso di soggiorno rilasciato alla signora Shalabayeva dalla Lettonia, che peraltro non risulta sia stato esibito. Si afferma poi che le autorità italiane avrebbero violato la direttiva rimpatri poiché essa prevede quale modalità ordinaria d’allontanamento la partenza volontaria, cui si può tuttavia derogare nel caso di rischio di fuga. Particolare rilievo è stato dato al fatto che il rimpatrio sia stato effettuato mediante un aereo privato, noleggiato dal governo kazako.

Se è vero che generalmente i rimpatri vengono eseguiti con voli di linea e tempi molto più dilatati, l’uso di un aereo privato non pare per se integrare alcuna violazione di norme. Unica condizione posta dalle norme è che il rimpatrio avvenga con un mezzo “adeguato”. Considerazioni analoghe valgono per la celerità della procedura: è la stessa normativa a richiedere, per quanto possibile, l’immediatezza dell’espulsione. Va peraltro tenuto presente che l’allontanamento ha coinvolto una bimba di sei anni e che la direttiva rimpatri richiede agli stati di tenere nella debita considerazione gli interessi superiori del bambino.

Alcuni aspetti “inusuali” della vicenda avrebbero quindi dovuto spingere gli organi competenti a non adottare decisioni affrettate, richiedendo il coinvolgimento dei più alti livelli di responsabilità. Al contempo però, appaiono egualmente affrettate le ricostruzioni che configurano gravi e manifeste violazioni delle norme internazionali da parte delle autorità italiane.

Marco Gestri è Professore di diritto internazionale nell’Università di Modena e Reggio Emilia e nella Johns Hopkins University.
Fonte Istituto Affari Internazionali
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sabato 6 luglio 2013

ONU: inizia la Mission Multidimensionelle intégrèe del Nations Unies pour la Stabilization au Mali - MINUSMA

Mali
Weekly Mali 119 1
Lo scorso 1 luglio, le Nazioni Unite hanno iniziato la loro missione di stabilizzazione in Mali, che prende il nome di MINUSMA (Mission Multidimensionnelle Intégrée des Nations Unies pour la Stabilisation au Mali) e conta la presenza di 12.000 uomini, è sotto il comando ruandese del Generale Jean Bosco Kazura. MINUSMA al pari di MONUSCO, la missione ONU di Stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo, dispone di un mandato estensivo in materia di poteri e disposizioni di law enforcement. Quest’ultimo aspetto le permette di intraprendere azioni dirette contro i miliziani jihadisti nel nord del Mali allo scopo di migliorare la situazione di sicurezza nella regione.
MINUSMA integra quei contingenti militari che, nel recente passato, hanno combattuto le forze qaediste nel nord del Mali: la missione dell’Unione Africana AFISMA, 1.000 uomini parte del contingente francese dell’operazione “Serval”, 1.800 uomini del continge! nte ciadiano. L’attuale instabilità politica e la precarietà del quadro di sicurezza maliano rendono indispensabile la presenza di una forza militare internazionale sul territorio maliano. Il pessimo stato dell’Esercito nazionale e la condizione embrionale del processo di pace tra il Governo centrale e i movimenti tuareg dell’MNLA (Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad) e del MIA (Movimento Islamico dell’Azawad, costola di Ansar al Din che ha deciso di abbandonare la causa jihadista) non consentirebbero al Paese di gestire da solo le sue criticità interne e lo esporrebbero di nuovo, in caso di ritiro totale degli aiuti, ad una nuova offensiva delle forze jihadiste.

Fonte C:E.S.I.  weekly 119   per contatti geografia2013@libero.it

Sahel . Conferenza del C.E.S.I. 21 luglio ore 16

Conferenza
"After the war. Political solutions to the conflicts in the Sahel region"

Il Ce.S.I. ha organizzato un convegno che coinvolge le più importanti personalità esperte in materia per discutere delle origini e delle cause degli irredentismi e dei conflitti del Sahel, dei pericoli legati alla diffusione del terrorismo di matrice qaedista e della criminalità organizzata ed infine per esplorare le possibili soluzioni politiche ad una crisi che sta mettendo in ginocchio un’intera regione.
Tra gli altri, parteciperanno il Ministro della Difesa, Mario Mauro, l’Inviato Speciale delle Nazioni Unite per il Sahel, Romano Prodi, il Ministro degli Esteri del Mali, Tiéman Hubert Coulibaly, il Ministro degli Affari Esteri del Burkina Faso, Yipéné Djibrill Bassolé, e il Ministro degli Affari Esteri del Niger, Mohamed Bazoum. 
 Scheda di registrazione

Programma
sahel 16

21 marzo 2013, ore 16:00
Sala delle Bandiere
Ufficio d'Informazione in Italia del Parlamento Europeo

Via IV Novembre 149, Roma

giovedì 4 luglio 2013

Italia: la nuova politica estera. Conferenza a Palazzo Giustiniani martedi 9 luglio p.v.


L’Istituto Affari Internazionali (IAI) e
l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI)
hanno il piacere d’invitarla alla

ConferenzaLA POLITICA ESTERA ITALIANA
NEL NUOVO CONTESTO INTERNAZIONALE

PRESENTAZIONE DELL’ANNUARIO IAI-ISPI
“LA POLITICA ESTERA DELL’ITALIA” – EDIZIONE 2013
Martedì 9 luglio 2013
dalle ore 17.00 alle ore 19.00

Senato della Repubblica
Palazzo Giustiniani
Sala Zuccari
via della Dogana Vecchia, 29 - Roma


Intervengono:
Fabrizio Cicchitto, Alessandro Colombo, Franco Frattini, Ettore Greco,
Monica Maggioni, Mario Monti, Lapo Pistelli.


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In considerazione del numero limitato di posti disponibili,
per partecipare è necessario registrarsi.

Per gli uomini è d’obbligo indossare giacca e cravatta.

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