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LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica

Rivista LIMES n. 10 del 2021. La Riscoperta del Futuro. Prevedere l'avvenire non si può, si deve. Noi nel mondo del 2051. Progetti w vincoli strategici dei Grandi

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mercoledì 31 gennaio 2024

Antonio Trogu. Paesi del club dell'atomo

 

Stati con armi nucleari

 

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Per “Stati con armi nucleari" si intendono quelle nazioni che hanno costruito, hanno testato e sono attualmente in possesso di armi nucleari di qualunque tipo, in base ai termini del Trattato di non proliferazione nucleare(TNP), entrato in vigore il 5 marzo 1970. Sono quindi considerati ufficialmente "Stati con armi nucleari" (nuclear weapons states o NWS) quelle nazioni che hanno assemblato e testato ordigni nucleari prima del 1º gennaio 1967: Stati Uniti d'AmericaRussia (succeduta all'Unione Sovietica), Regno UnitoFrancia e Cina, ovvero i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.  Stati Uniti e Russia possiedono circa il 90 per cento del totale di armi nucleari al mondo. Seguono le altre tre potenze che siedono nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, e a cui il Trattato di non proliferazione nucleare del 1970 riconosce il diritto di possedere tali armi.

sabato 20 gennaio 2024

I dieci maggiori Paesi venditori di Armi


 Gli Stati Uniti è il paese che  ha una quota di vendita di oltre il 40% Tranne la Corea del Sud e la Cina, tutti gli altri sette paesi sono europei, considerando Israele nell'orbita europea-occidentale. L'Italia si colloca a metà in questa graduatoria.


 Fonte Le mondi diplomatique, Anno XXXI, n. 1 -  Gennaio 2024.

mercoledì 10 gennaio 2024

Antonio TRogu Illusione dell'equilibrio nucleare

 


L’obiettivo era raggiungere l'equilibrio atomico, cioè un livello "sufficiente" di capacità di distruzione reciproca (MAD, Mutual Assured Destruction), in modo tale che ogni variazione nel numero di missili e testate non comportasse più effetti pratici nei confronti del nemico. Per tale motivo USA e URSS iniziarono a temere la concreta possibilità che l'avversario li superasse negli armamenti e nelle dottrine tipiche della guerra "classica", tendendo alla supremazia in campo tattico e nella politica delle alleanze. In tale contesto, pertanto, si rischiava di indirizzare la propria economia di guerra su di un sistema che poteva rimanere inattivo come uno spauracchio, mentre forze insignificanti, con armi tecnologicamente superate ma efficaci se usate in modo tradizionale, sarebbero state in grado di colpire senza scatenare l'inferno atomico. Da qui una nuova teoria basata sulla necessità di raggiungere la superiorità quantitativa e tecnologica a tutto spettro, con maggiore mobilità, capacità d'anticipo, proiezione della potenza a distanza, dispiegamento di intelligence sul territorio e sulle reti di comunicazione.

Dal punto di vista degli apparati industriali-militari, lo sviluppo della competizione tra coalizioni è stato ovviamente coinvolgente e anzi travolgente; il loro obiettivo non è più stato l'equilibrio del terrore non appena si è avvertita una crisi dal punto di vista dell'economia e dei rapporti fra nazioni, ma la ricerca spasmodica comunque di una superiorità. Tuttavia l'equilibrio è sempre stato precario, essendo legato a troppe variabili dipendenti non solo dalle differenze economiche, politiche e ideologiche ma in realtà dalla contrapposizione di nazioni capitalistiche concorrenti con i loro rispettivi territori di caccia.

Nel 1963 USA, URSS e Gran Bretagna arrivarono finalmente ad un accordo, il cosiddetto “Partial Test Ban Treaty”, per fare cessare i test nucleari terrestri e subacquei, ma non quelli sotterranei.

I negoziati fra americani e sovietici sull'impegno a sospendere l'attività di sperimentazione nucleare, rappresentarono una svolta nei rapporti Est-Ovest. Il testo offre un'attenta ricostruzione dei primi passi compiuti da Stati Uniti e Unione Sovietica verso il superamento di uno dei periodi più tesi della Guerra Fredda attraverso le trattative che portarono alla firma del primo accordo per la messa al bando degli esperimenti nucleari.  L'emergenza nucleare poteva dirsi conclusa, si ricompose il quadro delle relazioni fra le due superpotenze nel momento in cui emergeva il comune interesse a frenare la diffusione degli arsenali nucleari e a tenere a bada le velleità di indipendenza e autonomia dei rispettivi alleati. Era comunque chiaro che fin quando ci fosse stato anche un solo ordigno la minaccia per l'umanità sarebbe proseguita. In questo contesto destarono apprensione i ripetuti esperimenti nucleari della Francia nell'atollo di Mururoa, iniziati nel 1966 e terminati nel 1996.

Negli anni sessanta all'utilizzo dell'espressione “Era atomica” si iniziò a preferire quello di “Era spaziale”, aperta ufficialmente dal lancio dello Sputnik nello spazio, nel 1957. Se nel 1959, secondo l'Agenzia statunitense pubblica per sondaggi d'opinione

 Gallup, la percentuale di cittadini americani preoccupati per un'imminente guerra nucleare è del 64%, nel 1965 si scende al 16%.