Per la traduzione in una lingua diversa dall'Italiano.For translation into a language other than.

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica

Rivista LIMES n. 10 del 2021. La Riscoperta del Futuro. Prevedere l'avvenire non si può, si deve. Noi nel mondo del 2051. Progetti w vincoli strategici dei Grandi

Cerca nel blog

sabato 20 aprile 2024

Sistema di informazioni per la Sicurezza della Repubblica Relazione 2023

 La Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza riflette la diversificata gamma di minacce alla sicurezza nazionale che, dalla prospettiva intelligence, sono state alla prioritaria attenzione nel corso del 2023, ed evidenzia, come di consueto, le principali direttrici di intervento lungo le quali gli Organismi informativi hanno operato a tutela degli interessi nazionali, in aderenza ai principi costituzionali e agli obiettivi indicati dal Governo, e sotto il controllo del Parlamento.

Al contempo, viene innovato il suo impianto, alla luce di una duplice imperativo al quale non poteva sottrarsi un documento chiamato a rendicontare, entro il perimetro di ciò che può essere reso pubblico, l’operato del DIS, dell’AISE e dell’AISI.

Da un lato, le sfide securitarie con cui ci misuriamo si collocano, in ragione sia della loro origine che dei possibili rischi per le nostre potenzialità di sviluppo, in un orizzonte temporale che travalica ampiamente la cadenza annuale del documento. Nel progressivo scolorire delle tradizionali distinzioni definitorie e operative tra i multiformi fenomeni di minaccia, ora sempre più intrecciati fra loro non solo nell’ambiente digitale ma anche in quello analogico, i variegati fattori di instabilità globale proiettano sul prossimo futuro una forte incertezza. Per ridurla, condividendo al contempo con la cittadinanza i risultati dell’azione intelligence, si è reso indispensabile calibrare anche la Relazione non classificata dei Servizi Segreti su quella cruciale fase del ciclo intelligence che è l’analisi di taglio strategico.

Dall’altro, la responsabilità di orientare l’agenda del G7, cui l’Italia assolve nel suo anno di presidenza, conferisce uno speciale valore al concorso informativo che l’Intelligence può apportare alla governance delle grandi questioni “trasversali”: ciò, con particolare riguardo al particolare amalgama di rischi e opportunità che le stesse comportano per la tenuta economica e sociale delle liberaldemocrazie, chiamate a prevenire e contrastare minacce comuni proprio perché accomunate, a loro volta, dal riconoscersi in una costellazione di valori antitetici agli obiettivi che animano gli attori ostili. 

La propensione dell’intelligence ad analizzare i contorni e a prefigurare le evoluzioni delle maggiori tematiche transnazionali (“horizontal issues”) si traduce ora nell’individuazione di indicatori, tendenze e segnali d’allerta utili a instradare la ricerca informativa, ora nel potenziamento della capacità di anticipare il concreto dispiegarsi di specifiche minacce alla sicurezza nazionale. Il riferimento è, nel primo caso, a fenomeni quali la nuova globalizzazione economica (con la progressiva emersione di un nuovo protagonismo del cosiddetto “Global South” e dei Paesi BRICS nel loro nuovo formato), le migrazioni internazionali (nel cui contesto si inscrive la pressione esercitata sul bacino del Mediterraneo), il fattore climatico (con i suoi molteplici risvolti, fra i quali l’insicurezza alimentare, e le tensioni e i conflitti legati all’accesso all’acqua), le nuove frontiere della tecnologia (a cominciare dalle incognite e dai dilemmi posti dall’intelligenza artificiale); nel secondo caso, alla trasformazione del jihad globale e alle dinamiche dei mercati delle materie prime. 

Da qui, la centralità riservata al capitolo sul mondo in trasformazione, che deliberatamente segue la sezione dedicata agli scenari geostrategici e precede quella, conclusiva, che illustra le articolate sfaccettature della sicurezza nazionale lette attraverso il prisma degli obiettivi informativi: la prima, naturalmente imperniata sui due conflitti, mediorientale e russo-ucraino, in corso alle porte dell’Europa, ma opportunamente estesa anche agli ulteriori quadranti – Balcani, Africa, Asia – che rivestono rilievo primario in chiave di protezione e promozione degli interessi nazionali; la seconda, tradizionalmente suddivisa nei plurimi ambiti di minaccia sui quali si sono concentrate l’attività info-operativa e la correlata elaborazione, nell’anno trascorso, di quadri analitici a beneficio dell’Autorità di Governo.

A dipanarsi lungo il testo è, ancora una volta, una corposa serie di infografiche, che si pone in continuità con l’edizione precedente, ma la cui consistenza è ora più che doppia e il cui autonomo valore aggiunto è ancor più marcato. L’obiettivo è restituire la complessità dei temi affrontati, ampliando la gittata dei contenuti testuali e non più limitandosi a renderne una semplice rappresentazione visiva.

Nell’anno in cui questa pubblicazione vede la luce, metà della popolazione del mondo viene chiamata a votare: ne deriveranno inevitabili riflessi sugli equilibri internazionali e si moltiplicheranno, allo stesso tempo, i rischi riconducibili alle ingerenze e ai tentativi di condizionamento dei processi elettorali.

Le pagine che seguono mirano, dunque, anche ad arricchire il dibattito pubblico con una peculiare chiave di lettura dei nuovi scenari che andranno dischiudendosi nei prossimi mesi, a ulteriore testimonianza dell’impegno della comunità Intelligence nazionale ad assolvere alla propria missione, e alle delicate responsabilità connesse all’utilizzo di uno strumento non convenzionale, nell’esclusivo interesse della Nazione e delle sue istituzioni democratiche.

martedì 9 aprile 2024

Fattori Endogeni nella crisi organizzativa

 


 Ten. cpl. Art. Pe.  Sergio  Benedetto  Sabetta

 

            Appare incontrovertibile che i fattori di crisi possono essere sia esogeni che endogeni, ma è opportuno soffermarsi sugli aspetti interni in particolare personali, i quali sono i più subdoli e difficili da individuarsi vista l’adattabilità degli interessati.

            Si deve tenere presente che come in un organismo vivente ospite il virus, una volta entrato, si libera del proprio involucro, scopre i propri geni e induce l’ospitante a fabbricare le proteine virali da assemblare, altrettanto avviene con le persone negli ambienti lavorativi dove esplicando la loro personalità più recondita possono indurre a cambiamenti comportamentali opportunistici le persone con cui sono in contatto, circostanza ancor più devastante se coloro che influenzano sono di livello superiore.

            Dobbiamo considerare che solo la presenza di un sistema complesso, ossia l’interagire delle persone in un ambiente strutturato, permette ai soggetti portatori di valori negativi per l’organizzazione di esplicare le proprie funzioni, in quanto tali soggetti acquistano consapevolezza solo agendo su altri.

            La loro virulenza si manifesta non prima di avere raggiunto una determinata densità, in altre parole dopo aver modificato o creato le opportune colleganze, come nei biofilm i microrganismi subiscono trasformazioni tali da indurli a specializzarsi, così nelle organizzazioni i gruppi patogeni aggressivi tendono a specializzarsi creando strutture interne e parassitarie rispetto alla vera e propria organizzazione, non evidenti ai normali osservatori esterni, necessita, pertanto, in primo luogo tentare di ostacolare il dialogo fra tali agenti per impedire il formarsi dei biofilm negativi o, se già costituiti, alterare la comunicazione per disaggregarli.

            Principio fondamentale è che gli esseri umani, come tutti i microorganismi, diventano sociali superando l’individualismo nell’uso delle risorse solo in presenza di loro scarsità o difficoltà nell’acquisizione tali da creare ostacoli nella propria affermazione.

            Deve tuttavia riconoscersi la notevole importanza collaterale che queste figure negative hanno nell’evoluzione organizzativa.

            Permettono di accelerare e rendere più facile la selezione strutturale attraverso eventi endogeni, anzi che esogeni, i quali possono agire più lentamente, quest’ultima osservazione porta a valutare le conseguenze dell’azione perniciosa per l’organizzazione in termini di immunità acquisita, come memoria e relativa reazione per l’aggressione subita, ma anche come trasferimento di conoscenze presso altre strutture a seguito della morte dell’organizzazione aggredita, costituendo pertanto i mattoni per una ricombinazione adattiva in strutture diverse.

            Se un’organizzazione si avvita su se stessa senza reagire, significa semplicemente che non possiede le risorse necessarie per una sua evoluzione e che sarà opportuno, anzi liberare le risorse umane più efficienti così bloccate per una nuova migliore strutturazione.

            In realtà uno dei segnali maggiori, che possiamo dire riassuntivo, del malessere organizzativo è il venire meno della simmetria, quale equilibrio nella crescita delle parti e nella distribuzione delle risorse. Il malessere ambientale a cui si va incontro non è altro che l’arroganza e il prevalere di una parte sulle altre, si crea una struttura virtuale in cui il crollo avviene in forma progressivamente accelerata attraverso un meccanismo di circuiti di rinforzo fino al limite di rottura, a meno di riuscire a esternalizzare i costi crescenti dell’inefficienza strutturale attraverso fenomeni monopolistici o accordi politico/amministrativi.

            La traiettoria non sarà certa ma probabile secondo previsioni su valori medi, in quanto, sebbene non accessibili i dati dei singoli componenti del sistema, quello che importa sono le variabili macroscopiche che riguardano il comportamento del sistema come un tutto.