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LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica

Rivista LIMES n. 10 del 2021. La Riscoperta del Futuro. Prevedere l'avvenire non si può, si deve. Noi nel mondo del 2051. Progetti w vincoli strategici dei Grandi

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mercoledì 31 maggio 2023

Antonio VIgliano. Attività di informazione per la sicurezza

 


Nel linguaggio degli organismi informativi l’Attività di informazione per la sicurezza è “l’insieme delle attività di ricerca informativa, elaborazione e disseminazione di informazioni svolte al fine di prevenire, rilevare, contenere e contrastare le minacce alla sicurezza nazionale[1]”.

L’intelligence tuttavia, resta lo strumento di cui lo Stato si serve per raccogliere, custodire e diffondere ai soggetti interessati, siano essi pubblici o privati, le informazioni rilevanti per la tutela della sicurezza delle Istituzioni, dei cittadini e delle imprese.

La conoscenza permette di decidere e, nelle migliori delle ipotesi, di anticipare, consentendo di effettuare una corretta e vantaggiosa analisi “costi-benefici”.

Considerando tale teoria versatile, sottraendo i costi totali ai benefici totali, avremo appunto dei benefici netti; avremo l’opportunità di scegliere, tra più cose, la più adatta al nostro scopo. L’intelligence svolge, pertanto, un ruolo fondamentale e imprescindibile per il quale si serve di professionalità provenienti da ambienti diversi, che agiscono secondo peculiari procedure volte a salvaguardare la riservatezza degli operatori e delle loro attività.

In Italia tale compito, con la legge 124/2007, è stato affidato al Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS), il cui Direttore Generale è nominato direttamente dal Presidente del Consiglio dei Ministri, e alle due Agenzie operative che si occupano delle dimensioni interna (AISI) ed esterna (AISE) della sicurezza nazionale. Tali Organismi informativi per la sicurezza sono chiamati a garantire l’indipendenza della Repubblica, la salvaguardia delle istituzioni democratiche, la protezione degli interessi politici, economici, industriali, militari e scientifici e la sicurezza anche cibernetica.

Nell’attuale scenario internazionale ormai globalizzato si assiste ad un aumento esponenziale della quantità di informazioni circolanti. Di particolare rilievo è il contributo apportato alla diffusione delle informazioni dalla nascita di Internet e al suo enorme sviluppo nell’ultimo decennio, che ha portato, per usare una metafora: “il mondo in ogni casa”. Ad esempio, grazie alla rete qualsiasi persona con un minimo di competenze informatiche può accedere, in tempi brevi, ad una notevole quantità di informazioni. Attraverso lo smartphone, utilizzato come principale strumento, da più di cinque miliardi di persone, gli individui riescono a connettersi al mondo virtuale e di conseguenza tra di loro, abbattendo tutti i tipi di barriere fisiche, ottenendo dei fenomeni in grado anche di modificare il modo di relazionarsi tra gli Stati, elaborando nuove caratteristiche della geopolitica.

Un esempio di tali effetti sono le strategie adottate dalla Cina per utilizzare i social media al fine di influenzare l’opinione pubblica americana sostenuta da una ricerca del Recorded Future. Quest’ultima infatti, con la sua esclusiva tecnologia raccoglie e analizza enormi quantità di dati per ottenere informazioni rilevanti, in tempo reale, sulle minacce informatiche.

La capacità di acquisire, ma soprattutto proteggere informazioni strategiche riguardanti settori vitali, rappresenta oggi più che mai uno degli obbiettivi principali di uno Stato.  

Per questa ragione ogni stato si è dotato di particolari organismi atti a tale scopo, i Servizi di informazione e sicurezza, conosciuti anche con il nome di “Servizi Segreti” per via delle informazioni e degli interessi da tutelare, e dei metodi “non convenzionali” atti a raggiungere tale scopo[2]. Tali organismi governativi erano presenti fin dai tempi antichi, nati soprattutto per l’acquisizione di informazioni per scopi bellici (conoscenza del territorio nemico, conoscenza delle popolazioni confinanti, capacità militari del nemico, etc.), si sono evoluti nel tempo[3], fino a divenire i moderni Servizi di informazione e sicurezza che conosciamo oggi.

I Servizi di informazione e sicurezza hanno il compito di salvaguardare la Sicurezza Nazionale[4] attraverso l’attività di informazione per la sicurezza, meglio conosciuta con il termine: “attività di intelligence”. Essa si divide principalmente in: “intelligence strategica”, atta a fornire informazioni utili alle istituzioni per la tutela della sicurezza nazionale, e intelligence operativa, atta a fornire informazioni per la condotta di operazioni degli stessi servizi o di operazioni militari e di polizia.

L’attività di intelligence è solitamente organizzata in diverse fasi[5], caratterizzate da processi ben definiti, le quali formano il ciclo di intelligence.

Dal punto di vista della sua funzione, l’intelligence può essere descritta come processo informativo, definito da un ciclo di azioni, articolato su tre fasi e finalizzato agli obbiettivi generali individuati dalle Autorità di governo:

1)     acquisizione della notizia, attraverso la ricerca, la raccolta e la valutazione dei dati acquisibili da un’ampia gamma di fonti, che vanno dal singolo individuo all’uso di sofisticate apparecchiature elettroniche. In questa fase particolare rilievo assumono le fonti aperte, come i mezzi di comunicazione di massa e la rete;

2)     gestione dell’informazione, in cui attraverso l’analisi trasforma l’elemento informativo grezzo in un articolato contributo conoscitivo; questa fase rappresenta il passaggio distintivo dell’intelligence;

3)     comunicazione all’Autorità di governo sia di semplici informazioni, sia di rapporti, analisi e punti di situazione, utili per le decisioni da assumere o per le attività da intraprendere. L’estensione del concetto di sicurezza nazionale fa sì che vengano oggi inclusi, tra i destinatari dei prodotti di intelligence, anche amministrazioni ed enti pubblici.

In considerazione delle nuove sfide, delle nuove forme della globalizzazione e della società, della sempre maggiore complessità e della rapidità di evoluzione del contesto, interno ed esterno, in cui l’intelligence si muove, si identificano diverse tipologie di raccolta ed elaborazione delle informazioni. Tra queste, in base alla tipologia di fonte informativa, si possono trovare[6]:

  • Osint Open Source intelligence – attività di raccolta delle informazioni mediante l’analisi di fonti aperte;
  • Imint Imagery intelligence – attività di raccolta delle informazioni mediante l’analisi di fotografie aeree o satellitari;
  • Sigint Signal intelligence – attività di raccolta delle informazioni mediante l’intercettazione e analisi di segnali, sia tra persone sia tra macchine;
  • Techint Technical intelligence – riguardante armi ed equipaggiamenti militari;
  • Masint Measurement and Signature intelligence – attività di raccolta delle informazioni non classificabili nelle precedenti categorie;

Essendo la Human intelligence – attività di raccolta delle informazioni mediante contatti interpersonali, va da sé che bisogna considerare inevitabilmente come questi avvengono nell’era della digitalizzazione.

La più antica di tutte è sicuramente la HUMINT (Human Intelligence), ovvero la ricerca informativa da fonti umane[7], di cui sarà approfondita la trattazione nei successivi capitoli, la quale si occupa dell’acquisizione delle informazioni tramite contatti interpersonali con diverse modalità, come ad esempio l’interrogatorio di prigionieri o di rifugiati, la raccolta di informazioni consapevoli o meno tra l’operatore e le fonti, eccetera[8].



[1] Cit. https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/quaderni-di-intelligence/glossario-intelligence.html

[2] Cossiga Francesco, Abecedario, Rubbettino, p. 12

[3] Ibidem.

[4] Condizione in cui ad un paese risultino garantite piene possibilità di sviluppo pacifico attraverso la        salvaguardia dell’intangibilità delle sue componenti costitutive, dei suoi valori e della sua capacità di                perseguire i propri interessi fondamentali a cospetto di fenomeni, condotte ed eventi lesivi o potenzialmente tali.

  Cit. https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/quaderni-di-intelligence/glossario-intelligence.html

5 https://sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/chi-siamo.html 

 

[6] Ibidem

[7]Persona, cosa o sistema tecnologico da cui vengono ottenute/tratte notizie di interesse per la sicurezza nazionale”.

Rif. Il linguaggio degli organismi informativi, PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, p.52

[8] Cosenza Raimondo, Cos’è la HUMINT. Human Intelligence, published by Raimondo Cosenza, p.4

sabato 20 maggio 2023

La concezione napoleonica della gestione strategica I principi dell’equilibrio nella flessibilità e variabilità

 

Ten. Cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta


 

Introduzione

 

               Non vi è in realtà una formulazione originale dei principi strategici napoleonici, né un corpus dottrinale da lui elaborato, egli piuttosto perfezionò e applicò principi da altri creati si che la sua genialità si esplicò nelle modalità di attuazione e nella capacità di sviluppare e usare elementi altrui, la mancanza di una dottrina fu in parte dovuta dalla necessità di non svelare ad altri i principi della sua azione.

               Maestri ispiratori furono senz’altro in primis Federico II di Prussia  con le sue campagne contro Francesi, Austriaci e Russi codificate nelle famose “Istruzioni segrete” del 1748, ma anche Eugenio di Savoia, Turenne, Luxemburg, Maurizio di Sassonia oltre ai classici dell’antichità.

               Dal punto di vista teorico lesse e rilesse tra gli altri l’ “Essai General de taticque” e il “Defense du systéme de guerre moderne” entrambi di  Jacques Antoine Hyppolite, conte di Guibert, oltre ai “Principes de la guerre des montagnes” di Pierre de Bourcet, mentre per gli aspetti più tecnici della propria arma ebbe, in particolare ad Auxonne, la guida del barone Du Teil fratello del celebre cavaliere Jean du Teil, teorico dell’uso dell’artiglieria e discepolo di De Gribeauvael.

               Vi è in lui una notevole capacità organizzativa che si esplica sia in termini macro, con la completa visione d’insieme, che in termini micro, curando i vari particolari del quadro, in un continuo rimando coordinativo fra i vari piani.

               La caratteristica principale risulta pertanto l’illimitata flessibilità e variabilità sia dell’organizzazione che della concezione operativa.

 

 

Caratteristiche

 

               Se la caratteristica principale risulta essere la flessibilità e la variabilità unite ad una concezione dinamica ed audace dell’azione ma non temeraria, secondo un freddo realismo delle forze in campo, punto centrale è la ricerca di un attento equilibrio di mezzi e risultati, di sforzi ed ostacoli nel tentativo di mantenere il proprio equilibrio spezzando l’equilibrio altrui, come giustamente osserva Lidell Hart.

               Nella programmazione vi è una attenta informazione e valutazione sulle forze contrapposte, ma il piano o meglio i vari piani così accuratamente preparati non costituiscono vincolo all’azione ma piuttosto mezzo o pietra di paragone per misurare tutti i successivi avvenimenti e possibilmente anticiparne le conseguenze.

               Vi è sempre un piano alternativo quale conseguenza della necessità di un piano poliedrico impostato secondo molteplici probabili sviluppi. Il caso per quanto previsto e limitato non può essere sottovalutato, circostanza che impone un continuo ripensamento dei vantaggi e svantaggi durante lo svolgersi dell’azione man mano che si presentano gli imprevisti, senza  per questo deviare dall’obiettivo finale.

               Il variare in corso d’azione dell’organizzazione della macchina bellica in un’apparente caos in realtà viene a confondere le osservazioni avversarie, in quanto l’unità di comando è sempre mantenuta e le varie unità rimangono comunque tra loro a distanza utile, pronte al concentramento nonostante un’apparente dispersione. Elemento essenziale di tale tecnica operativa è la rapidità di esecuzione quale complemento alla velocità e mobilità imposte dall’inizio alla fine alle operazioni, velocità che può trasformare un imminente pericolo in un successo.

               Tre i fattori che permettono una tale stupenda dimostrazione di efficienza:

 

  • L’autodisciplina e la relativa indipendenza operativa del sistema francese;
  • La leggerezza delle singole unità, fornite della caratteristica divisionale di un forte autosostentamento;
  • Il ferreo controllo dell’insieme.

 

Vitale risulta l’accurato rapporto fra tempo e distanza, scegliendo i percorsi più facilmente praticabili in una autentica “economia dello sforzo” al fine di ridurre il logorio delle unità.

Questa adattabilità e mobilità strategica confluiscono, verso un graduale concentramento, si che il decentramento o dispersione apparente favorisce in realtà la manovra e il combattimento secondo precisi ordini con la conseguente sorpresa e demoralizzazione avversaria.

Viene riconosciuta l’importanza sia del morale che dell’unità di comando in una influenza reciproca, deve tuttavia ammettersi che la crescita organizzativa mediante incorporazione, come avvenne nella “Grande Armée”, può condurre all’indebolimento dell’unità morale e di manovra.

Fondamentale per ottenere  una obbedienza economica sono l’attaccamento ed il rispetto dei subordinati verso la dirigenza, la quale d’altra parte deve essere fondata sulla perseveranza e il coraggio dell’azione dei superiori, costante la prima nel tempo circostanziata in precisi momenti la seconda.

Il sistema premiante deve essere accuratamente ordinato per gradi e favorire l’atmosfera collaborativa fra i vari livelli secondo una precisa e controllata trasparente lealtà riconosciuta in tutta l’organizzazione, inoltre deve essere favorito il feedback tra la base e il vertice con precise testimonianze sui risultati delle richieste avanzate e degli interventi effettuati.

E’stata più volte sottolineata l’apparente ambiguità dell’unità di comando in presenza di un forte decentramento operativo, ma il contrasto è più apparente che reale, come già sopra chiarito, se solo si consideri la necessità della dispersione in presenza di repentini aggiustamenti prima dello scontro.

Infine deve richiamarsi l’attenzione sull’individuazione dell’esatto obiettivo comune da perseguire e quindi della parallela necessità di una unica linea di azione evitando, per quanto possibile, un inutile dispersione di uomini e risorse.

 

 

Riflessi attuali

 

 

Luttwak  parla di rischio organizzativo proprio nel momento in cui aumentano la segretezza, le unità in gioco e la complessità delle manovre poste in atto, tale rischio deriva dall’attrito che ostacola il funzionamento di qualsiasi organizzazione, tanto più se complessa. Il concetto di attrito era stato già rilevato dal Clausewitz quando, nel raccomandare di non semplificare eccessivamente, osservava le difficoltà che si accumulano e si producono nel loro complesso durante l’azione.

La ricerca della sorpresa derivante dalla scelta paradossale, al fine di ottenere un vantaggio competitivo, ha comunque un proprio costo che si manifesta nella perdita di forze e nel possibile aumento del rischio di confusione nell’organizzazione, a cui solo una maggiore preparazione ed una più efficiente comunicazione, quale impalcatura di un saldo controllo direzionale, può mettere rimedio. Dobbiamo tenere presente che ciò che è paradossale col tempo diventa prevedibile, mentre il prevedibile può essere al contrario imprevedibile se a lungo non applicato.

Ciò che è logico con il tempo diventa illogico, evolvendo nel suo opposto, tranne che non intervengano mutamenti esogeni nelle condizioni dei partecipanti, si che non vi è di peggio della baldanza derivante dal successo che può trasformare questi nelle premesse di un disastro.

Si recupera un concetto di flessibilità e manovrabilità non rigido, quale fosse un canone, ma adattabile sia nell’imprevisto quanto in termini programmatori del passaggio da logica a illogica, interviene in questo l’importanza mai sufficientemente ricordata della gestione dei canali di comunicazione in rapporto ad un saldo controllo dell’insieme, in cui il decentramento non è premessa di disarticolazione ma adattabilità e velocità di manovra.

Dobbiamo considerare che ciò che in apparenza può sembrare un’azione definitiva e sistematicamente cumulativa a cascata di successi, può produrre in realtà reazioni che non solo la disattivino ma addirittura siano strategicamente controproducenti.

Peraltro anche le innovazioni tecniche non sono di per sé sinonimo di successo se non adeguatamente supportate e metabolizzate dall’organizzazione che dovrà utilizzarle, magari superando vecchi schemi che tenderanno a ridurne l’impatto sia per mancanza di fantasia che per difesa dei ruoli acquisiti.

Von Clausewitz richiama nella sua opera l’importanza della forza d’animo e dell’orgoglio quali elementi che forgiando il carattere del singolo e dell’organizzazione nell’insieme possano creare una cultura che conduca alla fermezza e costanza, senza peraltro precipitare verso la testardaggine.

Si parla oggi giorno di vantaggi chiave e della creazione di informazioni organizzative adattabili alla strategia,  superando eventuali blocchi di sistema. Si pone inoltre attenzione alla dispersione dell’attenzione dirigenziale nella gestione della quotidianità che, facendo perdere il contatto con la cultura dell’organizzazione, impedisca il concentrarsi sulla formazione di una salda cultura organizzativa diffusa, diretta verso i fini strategici.

Altro elemento è la riconosciuta difficoltà di una equilibrata e complementare crescita organica, che permetta di allineare in modo efficiente su un unico obiettivo organizzativo risorse e uomini.

Comunque concludendo quello che emerge è la necessità che una adattabilità e flessibilità organizzativa non si trasformi in disarticolazione e sfiducia nel sistema, per mancata chiarezza di mezzi ed obiettivi, a seguito della perdita della capacità comunicativa e di coordinamento.

 

 

Bibliografia

 

·        D. G. Chandler, Le campagne di Napoleone, Milano 1972 ;

·        B. H. Liddell Hart, The Strategy of the Indirect Approach, Londra 1954;

·        E. N. Luttwark, Strategia. Le logiche della guerra e della pace nel confronta tra le grandi potenze, Milano 1989;

·        K. Von Clausewitz,Pensieri sulla guerra, Milano 1970;

 

 

 

 

martedì 9 maggio 2023

Carta dei Muri nel Mondo


 Da Atlante delle Guerre, Maggio 2023. info ricerca.cesvam@istitutonastroazzurro.org