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domenica 17 luglio 2011

Un Mondo in crisi 1

La crisi economica mondiale, che ha avuto il suo culmine nel settembre-ottobre 2008, sta disseminando incertezze, minando assetti consolidati in ogni parte del globo, intaccato l’onniscienza dei mercati e la sacralità di Wall Street e pare alterare la struttura profonda dei rapporti internazionali, cambiare la distribuzione di potenza a livello globale, e consacra la nascita di nuovi grandi attori, ad una velocità inattesa.

Il tutto, però, in una situazione profonda, magmatica e volatilità di una epoca di mezzo, di un nuovo medio evo in cui ribollono elementi di innovazione, con il persistere dei vecchi assetti. E, probabilmente, questa sensazione di vivere una età di mezzo, dove un vecchio ordine continua a tenere, seppure indebolito, ed un nuovo assetto stenta a nascere, che spinge molti ad abbandonare la certezza delle analisi, di qualsiasi genere, e, come nel buon tempo antico, armarsi di buona volontà e partire per andare a vedere “in loco” che cosa veramente sta accadendo, con in testa alcune idee guida e con l’uso di uno strumento di rilevazione basato su fonti aperte e dati oggettivi. Naturalmente non si può girare il mondo intero, ma molti dati da prendere in esame provengono da osservazioni dirette, da osservazioni dirette, non ricorrendo più a specializzazioni che spesso sono fuorvianti. Si formano, così alcune idee che si aggregano riguardo ad alcuni grandi Paesi in modo quasi epidermico, e l'immagine che si ha collide con quella formatasi nel recente passato e quindi essere ancora mantenuta, oppure corretta con gli elementi raccolti, oppure si è di fronte ad una nuova realtà non conosciuta, la S.C.O. sotto una falsa apparenza di non novità.

Può L’Europa, dopo la guerra in Georgia nell’estate del 2008, continuare ad ignorare, in chiave geopolitica 2010, la Federazione Russia come Potenza, a 18 anni dal crollo dell'URSS e continuare la sua espansione verso Oriente? Ovvero la Federazione Russa accetta l’Occidente che opera non solo nel cortile di casa ma nel proprio androne, e non prendere atto che da qualche anno Mosca lavora ad un confine occidentale della Federazione, ancora sotto costruzione, su un asse che va dalla Moldova alla Bielorussia, intesi questi due Paesi come elementi di ancoraggio su cui poggiare il vero confine, dopo che sono state chiarite molte cose con e in Ukraina?

L’India è veramente la “più grande democrazia del mondo”? Con tutte le sue contraddizioni, è plausibile credere nella sua crescita, come nuova potenza globale emergente, dominatrice e partecipe con la Cina al “secolo dell’Asia”, come potrebbe essere definito il XXI secolo. Oppure, dopo aver visto in 60 anni passare la sua popolazione da 300 milioni a circa a 1 miliardo in cui con una stupefacente ingenuità si afferma che si vuole far arrivare la popolazione fino a 1 miliardo e 600 milioni e poi fermarsi, e un progresso tumultuoso, indiscriminato che ha favorito pochi e sfruttato molti, implodere dietro ai suoi sogni di grandezza planetaria? Oppure di rimare a mezza via, nel solco della filosofia della sua maggiore religione, quella Indù, in cui tutto e già stato scritto e la volontà degli uomini non incidente sul loro destino.

Sarajevo è proprio dimenticata? Tutto è passato nel dimenticatoio, dopo che per oltre quindici anni la Bosnia e la sua capitale hanno intenerito i cuori di mezzo mondo europeo per il loro triste e crudele destino? Non è che in Bosnia, con Sarajevo come laboratorio di attuazione, con gli accordi di Deyton operanti, si sta realizzando quella struttura etnica unipolare in un determinato territorio che era il sogno di tanti uomini politici jugoslavi che oggi chiamiamo e denominiamo “criminali di guerra” per la loro propensione ad attuare la struttura sociale etnica unipolare con la violenza e con le armi? Non è che stiamo attuando con altri sistemi? In ogni caso dei Balcani e dei problemi dei paesi sorti dallo smembramento della Jugoslavia sembra non essere più di interesse se non a quei funzionari della Unione Europea che esportano in queste terre l’unica cosa che l’Europa produce in quantità industriale: la burocrazia.

Un mondo che è in crisi che si può solo tratteggiare una Geopolitica  a maglie larghe, indicando alcuni scenari, accompagnati da alcune osservazioni.

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