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venerdì 20 novembre 2015

Un Problema urgente

Immigrazione
A La Valletta per recuperare il tempo perduto
Bruno Nascimbene
10/11/2015
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Il vertice internazionale che si terrà a La Valletta l’11-12 novembre 2015 per discutere dei profili più urgenti e problematici relativi alla tematica dell’immigrazione rappresenta l’occasione per formulare alcuni rilievi e proposte in argomento.

L’appuntamento vedrà la partecipazione, oltre che degli Stati membri dell’Unione europea, Ue, di organizzazioni internazionali e regionali, quali le Nazioni Unite, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, l’Unione africana, nonché di rappresentanti di vari Stati africani e di altri Paesi particolarmente interessati dal fenomeno migratorio, quali sono, in particolare, i Paesi partecipanti ai processi di cooperazione denominati “processo di Rabat” e “processo di Karthoum”, di cui si dirà oltre.

La decisione di convocare un vertice internazionale è stata presa all’esito del Consiglio europeo del 23 aprile 2015, riunito in via straordinaria in seguito ai tragici eventi verificatisi nel Mediterraneo.

La Dichiarazione adottata dal Consiglio propone, nel più ampio contesto della necessità di prevenire i flussi migratori illegali, di “rafforzare la cooperazione politica con i partner africani a tutti i livelli per affrontare la causa della migrazione illegale e contrastare il traffico e la tratta di esseri umani”, dedicando appunto un vertice ad hoc a Malta.

Affrontare l’evoluzione del fenomeno migratorio
Il vertice sull’immigrazione di La Valletta si propone pertanto da un lato di elaborare risposte condivise che vadano alla radice del problema e che si pongano quali programmi d’azione incisivi nel lungo termine; dall’altro di ricercare soluzioni più immediate da offrire alla recente evoluzione del fenomeno migratorio.

Si vogliono, insomma, studiare soluzioni comuni per affrontare sfide che sono di interesse reciproco: per la Ue e per lo sviluppo dei Paesi africani che saranno coinvolti direttamente e attivamente.

Il vertice si pone nel quadro di altra recente iniziativa, di carattere europeo-internazionale: la Conferenza sulla rotta Mediterraneo-Balcani occidentali tenutasi l’8 ottobre che ha coinvolto, oltre ai Paesi Ue (e dello Spazio economico europeo) vari organismi internazionali (Alto Commissariato per i rifugiati, Organizzazione internazionale per le migrazioni) ed europei (Frontex, Easo), oltre che vari Paesi di provenienza dei migranti.

La presa di coscienza della pressione migratoria, che è globale ed internazionale, è avvenuta con colpevole ritardo da parte della Commissione, pur appartenendo al programma politico del presidente della Commissione Juncker, ove la gestione della migrazione era indicata come una delle priorità.

Il programma, del 15 luglio 2014, ha dovuto attendere molti mesi perché si concretizzasse in un documento formale denominato “Agenda europea sulla migrazione” (del 13 maggio 2015, COM[2015]240), che fa seguito alla ricordata dichiarazione del Consiglio europeo straordinario e a una risoluzione, del 29 maggio 2015, del Parlamento europeo.

Obiettivi del vertice di La Valletta
Il vertice di La Valletta si propone, dunque, ambiziosi obiettivi.

Secondo le conclusioni del Consiglio europeo del 25-26 giugno 2015, precisamente, si vuole:

a) garantire assistenza ai Paesi partner nella lotta ai trafficanti (lotta comune, peraltro, alle finalità della Conferenza di alto livello prima ricordata);
b) rafforzare la cooperazione per quanto riguarda una efficace politica di rimpatrio;
c) migliorare la cooperazione allo sviluppo e il potenziamento degli investimenti in Africa, perché siano esaminate le “cause profonde” (in questi termini le conclusioni, punto 7c) della migrazione e siano fornite opportunità economiche e sociali. Il traffico e la tratta di esseri umani, la previsione di efficaci sanzioni penali dovrebbero essere al centro del dibattito.

Gli Stati coinvolti hanno assunto, in una dichiarazione ad hoc, una serie di impegni che, pur non creando diritti ed obblighi di diritto internazionale, e quindi non incidendo sulla sovranità nazionale degli Stati, ha un importante valore politico.

Sono indicate priorità legate allo sviluppo, alla cooperazione economica, ai vantaggi di una migrazione regolare.

Parimenti il processo di Rabat si propone la realizzazione di un dialogo politico euro-africano sulla migrazione e sullo sviluppo, coordinando, attraverso uno specifico comitato (“Comité de pilotage”) di cui fa parte anche l’Italia, le iniziative e gli organismi nazionali.

Il dialogo coinvolge ventisette Paesi africani (più l’Algeria, osservatore) e trentuno Paesi europei, nonché la Comunità economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest (Cedeao) e la Commissione europea.

La quarta Conferenza di tale processo, tenutasi a Roma il 27 novembre scorso ha adottato una dichiarazione politica cui è allegato un programma che definisce il quadro operativo del processo per il 2015-2017. Le due dichiarazioni dei ricordati processi assumono un significato rilevante (a un anno di distanza da quando sono state adottate), per i lavori del vertice di La Valletta.

In questo ampio quadro internazionale, l’Ue è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano, anche attraverso l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Gli orientamenti espressi nelle conclusioni dei Consigli europei, prima ricordate, nonché nel programma oggetto dell’Agenda della Commissione, sono coerenti con le finalità che i temi delle migrazioni e dell’asilo pongono a quel livello internazionale di cui è (e sarà) espressione il vertice.

L’impegno europeo non è sufficiente: la Conferenza ad alto livello, prima, e il vertice di La Valletta, poi, dimostrano la necessità di un quadro decisionale internazionale. Se ne è reso conto il Parlamento europeo che in una risoluzione del 10 settembre 2015 “sulle migrazioni e i rifugiati in Europa” ha chiesto alla Commissione e all’Alto rappresentante di convocare una conferenza internazionale sulla crisi dei rifugiati, con la partecipazione di agenzie, organismi internazionali, Ong, Paesi arabi, Stati Uniti, perché sia posta allo studio e sia adottata una strategia di aiuto umanitario e globale.

Il ruolo del nostro Paese al vertice di La Valletta dovrebbe essere quello di un vero e proprio protagonista nel processo di dialogo e cooperazione con i Paesi del Nordafrica, considerato il ruolo svolto e in corso di svolgimento nel processo di Khartoum e in quello di Rabat.

L’auspicio, dunque, è nel senso di un ruolo attivo ed efficace nel più vasto quadro delle relazioni internazionali.

Bruno Nascimbene è ordinario di diritto dell’Unione europea nell’Università di Milano.
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