L’incontro si è
svolto nella sala Vaienti gremitissima
incentrato sul concetto di caoslandia.
In una visione globale, oggi il mondo si presenta in due parti ben distinte:
una serie di Stati, che hanno il potere di decidere che sono in aree di
sicurezza, stabili e in piene pace: sono Gli Stati Uniti, l’Europa, la Cina La
Russia, l’India ed il Sud Africa, a cui si deve aggiungere i Brasile ed il
resto dei paesi della America Latina meridionale. Il resto è una regione in cui
non esiste più lo stato come tale, imperversa la guerra, la violenza, la
mancanza di sicurezza, la certezza del diritto; in cui vi sono fenomeni estesi
di corruzione, criminalità organizzata, archi di crisi, di conflitti e di
tensioni, pirateria, dove le popolazioni cercano in ogni modo di sfuggire,
dando origini a fenomeni migratori di larghissime proporzioni. Area che
definiamo Caoslandia
Se vediamo che
l’Islam presenta cinque colori, ci risulta che abbiamo l’Islam Nero, l.Islam Arabo, L’Islam
Russo-Mongolo, L’Ilam Iraniano Indiano e l’Islam Indonesiamo.
Confrontiamo le due
carte vediamo che tutto il mondo islamico è in pieno caos.
La cartina descrive
i confini di caoslandia. I maggiori
fenomeni si riscontrano in alcune aree che ancora chhiamiano con il vecchio
nome di Stati, ma che tali non sono più.
Siria, che ormai
come stato si è diviso in almeno quattro nuove entità sottostatuali: quello che
rimane dello stato di Assad, arroccato sull’asse Aleppo Damasco, nell’area a
maggioranza aluita appoggiato e difeso dalla Russia, che vuole mantenere in
attività le sue basi a Tartus e Latakia, , che potremo definire non più Siria,
ma “Aluitistan”; la Siria in mano alle forze ribelli al già potere centrale, la
cui configurazione è tutta da definire; la Siria Curda, che si allaccia alla
area curda dell’Iraq, con ideali e
concreti collegamenti con i curdi in Turchia e in Iran, ovvero quelle
componenti del Kurdistan che è nei sogni ed aspirazioni di tutti i Curdi dalla
dissoluzione dell’impero Ottomano. Infine la Siria in mano allo Stato Islamico,
come da cartina 2, che occupa l’area per lo più desertica della ex Siria, ma
che ha l’appoggio delle popolazioni locali che non accettano più l’autorità, da
sempre lontana, ne di Damasco ne di Bagdad.
Libia: in mano a tre
entità: quella tripolitina, quella cirenaica, e quella del derseto
meridionale3, per essere ottimistici, ma che in realtà la frantumazione si è
attestata nel sottostato tra le principali tribu e clan .
Israele: l’ennesima
intifada porta lo stato ebraico a chiedere quale è la sua prospettiva di
sicurezza
Queste le principali
aree, poi l L’Ira, l’Afganistan, e tutta l’area subsaariana per finire in
Nigeria che è untta in èieno caos. Ed
andando sia a destra, per arrivare nel sud-est asiatico, e a sinistra oltre atlatico con il
mediterraneo caraibico , con la Colombia ed il problema della droga, le Farce
cc, completano il quadro.
E l’Italia?
Il nostro paese è al
limite: mentre il centro nord è acorato all’area di stabilità, il meridione e
sempre più vicino a caoslandia. Per ragioni che sono sotto gli occhi di tutti.
Mentre le Grandi
Potenze rimeditano su come gestire questo caso, che può andare bene anche così,
perché loro sono al sicuro e gli altri nel caso, l’Italia deve comprendre che
le attuali alleanza hanno eprso collante, in primo luogo la Nato, che occorre
ricordalo, è nata per difendersi dalla espanzione del comunismo e dell’Unione
Sovietica; ora che entrambi on ci sono più, è rimasta in piedi e completamente
trasformata. Che fa il nostro paese se l’Lo stato Islamanico attacca la
Turchia, paese Nato?
Il rischio concreto
di essere risucchiati da caoslandia sono concreti. Secondo analisti strategici[1]
da sola non potrà mai farcela. “ma illuderci che “amici ed alleati” vengano
spontaneamente in nostro soccorso è assolutamente da escludere. Se vuoi farti
aiuta e comincia ad aiutarti Smettere di
partecipare alla disgregazioe degli stati intorno a noi, come fatto dai governi
italiani passati, a cominciare dalla Jugoslavia per finire alla Libia. Cercare
di collaborare con quei stati europei che mostrano, solo per spirito di
conservazione, di coltivare interessi più ampio di quelli che oggi li
racchiudono in spazi ristretti, come l’esperienza degli immigrati ( muri, Marsiglia, Caen sono esempi
chiari) . Questa è la speranza che coltiviamo
Ma sicuramente tutto dipenderà da chi sarà il prossimo
presidente statunitense: se vorrà imboccare la strada della strategia
dell’ordine e ridurre gli spazi di caoslandia ( è l’entrata in scena della
Russia sulla crisi siriana, potrebbe aiutare su questa strada) la speranza di
un futuro si può coltivare. Altrimenti i tempi che oggi giudichiamo così
negativi, li rimpiangeremo.
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