Il 17 luglio il Boeing 777
MH-17 della Malaysia Airlines è precipitato nei pressi della cittadina di
Hrabove, nell’oblast di Donetsk, a circa 50 km dal confine russo-ucraino,
causando la morte dei 295 passeggeri. Nello specifico, il velivolo, diretto a
Kuala Lumpur, si trovava nello spazio aereo ucraino e procedeva in direzione di
quello russo, sorvolando l’area del Donbass, controllata dai separatisti
filo-russi. Per quanto la dinamica dell’incidente debba ancora essere
accertata, i primi dati disponibili fanno sospettare che il velivolo possa
essere stato abbattuto da un missile superficie-aria lanciato da un sistema
missilistico BUK (NATO SA-11”Gadfly” \ SA-17 ”Grizzly”). Infatti, il Boeing
malese sembra essere stato colpito ad una quota di 10.000 metri, altezza
raggiungibile soltanto da un tale complesso sistema d’arma. Al momento, la
responsabilità dell’accaduto potrebbe essere attribuita alle milizie filo-russe
della Repubblica Popolare di Donetsk (RP! D). Infatti, nelle settimane precedenti
all’incidente, i miliziani erano entrati in possesso di una batteria di SA-11 \
SA-17, oltre ad aver intensificato le operazioni anti-aeree contro le Forze
Armate ucraine, come testimoniato dall’abbattimento, il 14 luglio scorso, di un
aereo-cargo An-26 dell’Esercito nei pressi della cittadina di Davido-Nikolsk.
Come se non bastasse, le autorità di Kiev hanno esibito prove circa presunte
conversazioni telefoniche tra i comandanti delle milizie nelle quali si parlava
del tragico incidente. Inoltre, lo stesso comando militare della RPD aveva
rivendicato, nei minuti immediatamente successivi alla scomparsa del velivolo
dai radar, il presunto abbattimento di un altro An-26. Tuttavia, tale
rivendicazione è scomparsa dai canali telematici poco dopo l’ufficializzazione
della caduta del Boeing malese. L’abbattimento del MH-17 costituisce il più
grave incidente sinora avvenuto dall’inizio dell’insurrezione nelle regioni
orientali! ucraine nonché di un evento in grado di cambiare l’inerzia del
conflitto. Infatti, se fino ad ora lo scontro aveva una dimensione regionale,
l’uccisione di centinaia di cittadini provenienti da diverse parti del Mondo
(Paesi Bassi, Germania, Francia, Australia, Malesia, Regno Unito) è destinata
ad aumentare la rilevanza mediatica globale dell’insurrezione. Europa e Stati
uniti hanno fermamente condannato l’accaduto, schierandosi apertamente in
favore di Kiev e condannando la Russia, ritenuta responsabile della tragedia a
causa del suo sostegno ai separatisti. In ogni caso, l’enorme danno d’immagine
subito da Mosca rischia di comprometterne gli spazi di manovra politica a
livello internazionale. Da par loro, sia i separatisti del Donbass che il
Cremlino hanno negato qualsiasi coinvolgimento nella vicenda, affermando che la
responsabilità è esclusivamente di Kiev. A livello politico, dunque, si rischia
un ulteriore inasprimento dei rapporti tra Europa, Stati Uni! ti Ucraina e
Russia, già ulteriormente peggiorati dal nuovo round di sanzioni deciso da
Washington e diretto a società e banche strategiche russe, quali Gazprombank,
il ramo finanziario di Gazprom, e Rosneft, il gigante petrolifero russo.
All’indomani della tragedia, il governo ucraino sembra aver guadagnato
ulteriore legittimazione internazionale nel proseguo dell’operazione anti-terrorismo
nel Donbass, che presumibilmente continuerà fino alla completa sconfitta
dell’insurrezione. Appare particolarmente preoccupante l’avvicinarsi della
battaglia di Donetsk, quando le Forze Armate di Kiev dovranno affrontare i
separatisti barricati nella popolosa città orientale. In questo caso esiste il
rischio concreto di alti danni collaterali, come distruzione di infrastrutture
critiche e morti di civili. Infine, l’incidente del Boeing malese e le sue
conseguenze politiche e militari rischiano di erodere definitivamente i margini
di trattativa tra separatisti e governo centra! le, rendendo molto difficile
una risoluzione politica e pacifica del conflitto.
Fonte CESI News letters 153
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