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lunedì 22 settembre 2014

TECNOLOGIA E RAPPORTI CON LA RUSSIA

Sicurezza e tecnologia in Europa
Frenata francese verso la Russia, stop alle Mistral 
Jean-Pierre Darnis, Alessandro Ungaro
04/09/2014
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Un comunicato della presidenza della Repubblica francese ha annunciato la sospensione della consegna della prima nave portaelicotteri da assalto anfibio classe Mistral alla marina militare russa, invocando come causa principale il deterioramento della situazione in Ucraina.

Una notizia salutata positivamente da tutti quelli che si auspicavano una forte presa di posizione di Parigi nei confronti del regime di Vladimir Putin.

Con il rapido peggioramento della situazione sul fronte ucraino sembrava insostenibile che un alleato, membro della Nato, potesse fornire materiale bellico di elevate prestazioni a Mosca.

Questa operazione soddisfa in primis l’amministrazione statunitense, desiderosa di isolare la Russia all’interno della comunità internazionale ed è la prova del nove dell’indipendenza di Parigi e della sua capacità di lasciarsi alle spalle affascinanti tentazioni realiste nei rapporti con Mosca, rafforzando invece la sua sintonia con Washington, già molto forte da alcuni anni.

Si tratterebbe quindi di una vittoria delle tendenze filo occidentali, che permette a François Hollande di presentarsi al summit Nato con la fedina pulita per esercitare pienamente il suo ruolo all’interno dell’Alleanza.

Importazioni russe di tecnologiche strategiche
Tutto bene quel che finisce bene? La mossa francese lascia sul tavolo una serie di questioni aperte. Che dire della difficile coesione europea e occidentale? A fronte di una sostenuta mobilitazione occidentale contro le operazioni militari russe in Ucraina, sono state adottate una serie di discutibili sanzioni economiche per cercare di riportare Mosca sulla via della diplomazia.

La Russia è però fornitrice di razzi spaziali, i vettori Soyouz, strumenti essenziali sia al programma spaziale europeo che a quello statunitense e rappresenta un provider fondamentale di servizi militari.

D’altro canto, Mosca dipende da alcuni materiali e tecnologiche strategiche che sono largamente importati dall’Occidente. Inoltre, secondo alcune fonti, diversi paesi europei - come la Gran Bretagna - hanno ancora dei contratti di fornitura militare in corso con la Russia.

Spada di Damocle per le finanze francesi 
La Francia, sospendendo la consegna delle navi Mistral, mette a rischio un contratto da 1,2 miliardi di euro con la possibilità di dover pagare una penale che alcuni indicano in 5 miliardi.

Lo stop alla consegna rappresenterebbe quindi un’ulteriore spada di Damocle per le finanze pubbliche francesi, già malmesse dalla crisi. Cosa ben più grave, potrebbe pregiudicare e compromettere la credibilità politica e imprenditoriale nei mercati internazionali, soprattutto in quelli emergenti, nei quali la Francia ha fortissimi interessi. Primo fra tutti, il contratto per la vendita di 126 caccia Rafale all’India, ancora non finalizzato del tutto.

Il possibile danno non è soltanto la mancata consegna a quello che viene ormai considerato un nemico e l’eventuale buco nelle finanze pubbliche (il 75% del gruppo industriale Dcns, a cui è stata affidata la commessa, appartiene allo stato francese) ma le reazioni a catena che questa decisione può attivare, ossia un repentino aumento di meccanismi e iniziative concorrenziali sui mercati emergenti con aziende britanniche, italiane o tedesche.

Si è spesso giustamente rimproverato alla Francia di coltivare un orientamento da “potenza nazionale”, pronta a difendere la sua sovranità, anche militare, nel contesto globalizzato. In ambito europeo, questa critica è stata formulata per accusare Parigi della sua reticenza al processo di integrazione comunitario.

Il caso delle Mistral dovrebbe quindi fornire un ulteriore esempio dell’impellente necessità di accelerare lo sviluppo di una maggiore integrazione europea.

Maggior integrazione per sicurezza e difesa europee 
Esiste una tale connessione fra la posizione strategica e gli interessi economici che anche nel caso di una condivisione della percezione di minaccia russa in Ucraina, le posizioni nazionali possono risultare in una politica da “scarica barile” potenzialmente disastrosa.

È pressoché condivisibile ritenere che il mantenimento delle capacità militari e tecnologiche francesi, anche nucleari, rappresenti un fattore di sicurezza e di stabilità per l’Europa nel suo complesso.

Parigi però, attuando una scelta giusta politicamente, sta mettendo a rischio una filiera industriale fondamentale nel comparto navale e militare, non solo di rilevanza francese, ma soprattutto europea. Ecco perché la decisione deve essere discussa con i partner del vecchio continente con l’obiettivo di salvaguardare tali capacità industriali e tecnologiche.

Il mercato della difesa europeo è insufficiente a garantire la sopravvivenza delle aziende del settore, le quali dipendono in larga misura da contratti extraeuropei, spesso con paesi emergenti.

Le tensioni nell’est dell’Europa e in Medio Oriente generano instabilità e potenziali rotture politiche e commerciali con alcuni clienti chiave che possono essere efficacemente affrontate solo attraverso un rafforzamento della coesione politica occidentale per salvaguardare le capacità produttive e il know-how europei.

Anche gli Usa devono fare la loro parte; la chiusura de facto del mercato interno ai competitor europei può rivelarsi un calcolo miope e azzardato, generando pericolosi deficit per il mantenimento delle capacità di difesa alleate.

L’attuale crisi ucraina ci deve quindi spingere a una visione fine e complessiva della necessità del mantenimento delle capacità tecnologiche europee in materia di sicurezza e difesa, valutando al tempo stesso i paradossi delle posizioni nazionali - come appunto il “beau geste” francese nel caso delle Mistral. Anche in questo caso, come in altre circostanze, la parola chiave è integrazione.

Jean-Pierre Darnis è professore associato all’Università di Nizza e vice direttore del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI (Twitter: @jpdarnis).
Alessandro R. Ungaro è Ricercatore del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI (Twitter: @AlessandroRUnga)
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