Disoccupazione
VALENTINA TROGU
Un altro parametro identificabile come
fattore di squilibrio in termini di sicurezza dello Stato è la disoccupazione.
Cosa significa non avere un lavoro? Bassi livelli occupazionali hanno come
conseguenza l’assenza di opportunità economiche e possono causare
contraddizioni sociali creando condizioni favorevoli all’affermazione di
potenziali ribelli in una società che non ha gli strumenti idonei per
dissuadere dall’uso della violenza.
In Africa si contano più di 32 milioni di giovani senza un lavoro e
la cifra è destinata ad aumentare se non si riuscirà a fronteggiare la crescita
demografica con un aumento delle possibilità di impiego. In Costa d’Avorio il
23% della popolazione è senza occupazione, in Gabon il 18%, in Gambia il 29,8%
e in Sud Africa il 27,3%. Inoltre, la maggior parte dei lavori sono al limite
dello sfruttamento e le occupazioni dignitose sono una rarità. Dal punto di vista
antropologico viene posto l’accento sul fatto che il valore dell’uomo è
diventato sempre più basso. Se prima la piaga era lo sfruttamento, oggi è
l’esclusione, fenomeno ancora più tragico. La questione della disoccupazione, dunque, si allaccia ad una
sottomissione della natura di essere umano che va ad intaccare l’identità delle
persone africane. La conseguenza sulla società è un aumento della devianza e
della criminalità. Può sembrare un’ovvietà associare un aumento della
possibilità di comportamento deviante ad un disoccupato ma ricerche economiche
empiriche e teoriche degli ultimi anni hanno sottolineato la presenza di
specifici meccanismi attraverso i quali la disoccupazione può influenzare la
criminalità. L’analisi economica parte dall’assunto per cui l’uomo, in maniera
razionale, è impegnato in una valutazione continua dei costi e dei benefici che
derivano dalle azioni che può mettere in pratica. Una prima valutazione
relativa ad un azione criminale riguarda, quindi, la connessione tra i benefici
che si potrebbero ottenere e i danni diretti o indiretti che da affrontare in
caso di insuccesso. Secondo quest’ottica, in un paese in cui l’obiettivo di
trovare un’occupazione è totalmente distante dalla realtà, c’è una mancanza di
controlli adeguati e il fenomeno della violenza non è altamente condannato, è
elevata la possibilità che la disoccupazione porti ad atteggiamenti criminali.
Un esempio ci porta a prendere in considerazione uno dei paesi precedentemente
citati tra quelli con il numero più elevato di disoccupati – il Sud Africa.
L’emergenza criminalità è elevata. Il governo di Pretoria ha stimato una media
di 57 omicidi al giorno nel 2018, cifra allarmante e inaccettabile. La
sicurezza del paese è completamente inesistente e le persone del luogo sono
talmente abituate ad assistere a rapimenti, uccisioni o rapine da considerarle
la normalità.
Un paradosso da citare relativo al continente africano e al tasso di
disoccupazione prende in considerazione l’istruzione. Alcuni paesi, primo tra
tutti il Marocco, hanno iniziato negli ultimi anni ad investire maggiormente
nell’istruzione (il Marocco spende il 26% del suo bilancio statale per
l’istruzione). Soprattutto nel nord Africa si è assistito ad un aumento del
numero di studenti e di università. Prendendo in esame sempre il Marocco si è
passati dai 308.000 studenti nel 2009/2010 agli 822.000 nel 2017/2018, con un
aumento del 167% in otto anni. Di contro, nonostante l’aumento del numero di
università, degli studenti e dei soldi spesi per l’istruzione si assiste ad un
aumento dei laureati disoccupati. Come detto all’inizio, nel continente
africano è difficile trovare un lavoro dignitoso perché intervengono altri
fattori che minano l’istruzione e l’occupazione in Africa. Parliamo della
corruzione, della mancanza di riforme del sistema scolastico, delle
agevolazioni destinate solo ad una élite di giovani studenti. Ulteriori
rilevanti problematiche vengono create poi dal gruppo terrorista islamista,
originario della Nigeria, Boko Haram, la cui traduzione letterale è
‘l’istruzione occidentale è proibita’. Un attacco del gruppo ha visto prendere
d’assalto, nel febbraio 2018, una scuola femminile nel villaggio di Dapchi, a
nord del Paese, per rapire degli studenti ma, negli ultimi dieci anni, le
azioni violente di Boko Haram contro scuole e studenti sono state numerose ed
hanno lasciato almeno 7 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria,
2,1 milioni di sfollati e 20.000 civili morti (come riferito in un report di
Human Rights Watch). L’ideologia di Boko Haram si fonda sull’idea per cui sia
necessario distruggere l’illuminante potere educativo in quanto espressione di
peccato dal momento che comprende insegnamenti al di fuori di quelli del
corano. Altra motivazione per cui il gruppo sta lottando per mantenere
l’educazione di qualità lontana dalla popolazione è legata alla consapevolezza
che attraverso l’educazione si può raggiungere la libertà soprattutto perché è
in grado di fornire una posizione lavorativa effettiva e appagante che
allontanerebbe i giovani africani dalla criminalità e dalla violenza.
Nessun commento:
Posta un commento