Il 27 aprile avrà inizio a New York la nona conferenza di riesame del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (Tnp), l'accordo internazionale che ha costituito, negli ultimi 45 anni, il principale argine contro la diffusione dell'arma atomica.
Il Tnp è considerato come uno dei cardini della pace e della sicurezza internazionale; il suo livello di applicazione ha quasi raggiunto l'universalità. Solo l'India, Israele e il Pakistan non vi hanno aderito. La Corea del Nord èl'unico paese ad averlo denunciato.
Nonostante la centralità del suo ruolo - e a differenza dagli altri principali accordi di controllo degli armamenti -, il Tnp non prevede, per la sua applicazione, alcuna struttura permanente. L'unico strumento che veglia al suo funzionamento è ilprocesso di riesame che culmina ogni cinque anni con una grande conferenza internazionale.
A partire dal 27 aprile affluiranno dunque nella sede dell'Onu le 189 delegazioni, auspicabilmente al livello più elevato possibile, per incontri che dureranno quattro settimane.
Il dibattito si incentrerà sui tre pilastri su cui si basa il Tnp: la non proliferazione vera e propria, il disarmo nucleare, l'uso pacifico dell'energia nucleare.
Non tutte le passate riunioni hanno avuto successo. È anzi assai raro che due conferenze di seguito riescano a concludersi con un documento consensuale. Poiché la sessione del 2010 ebbe un esito positivo, gli scettici dubitano che si possa fare altrettanto quest'anno. Ma più che sul fatalismo occorre basarsi su fatti concreti.
La non proliferazione In un mondo in cui aumentano le tensioni ed in cui la corsa agli armamenti non accenna a ridursi, è già apprezzabile che non si sia accresciuto il numero dei paesi dotati dell'arma nucleare. Gli occhi saranno puntati soprattutto sull'Iran. La preliminare, fragile intesa raggiunta il 2 aprile a Losanna sui parametri di un possibile compromesso è un risultato incoraggiante che dovrebbe avere un impatto positivo sul Tnp.
Per la prima volta vi è la fondata speranza che si riesca a mantenere sotto controllo consensualmente, anziché con l'uso della forza, il programma nucleare di un Paese sospettato di avere mire di natura militare.
Nel 2010 il Tnp decise la convocazione, entro il 2012, di una Conferenza su una Zona priva di armi di distruzione di massa e relativi vettori in Medio Oriente.
Tale Conferenza, fortemente voluta dal mondo arabo, non ha avuto luogo. Tuttavia la preliminare intesa sul nucleare iraniano e l'adesione della Siria alla Convenzione che proibisce le armi chimiche costituiscono risultati concreti proprio nella direzione degli obiettivi perseguiti dalla Conferenza che non ha visto la luce. Ciò dovrebbe compensare, almeno in parte, la prevedibile delusione di un mondo arabo i cui sconvolgimenti interni non hanno certo propiziato la tenuta dell'auspicata Conferenza.
Il disarmo nucleare I risultati sul fronte del disarmo sono deludenti. La Corea del Nord prosegue il suo programma nucleare e missilistico e non esita a minacciarne l'impiego.
La Russia ha disatteso al memorandum di Budapest con cui si era impegnata nel 1994 a rispettare la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina quale contropartita per la rinuncia di quest'utima alle armi nucleari rimaste sul suo territorio dopo il dissolvimento dell'impero sovietico.
L'accresciuta tensione in Europa ha reso di minore attualità la prospettiva da molti auspicata di una riduzione delle armi nucleari tattiche americane dislocate in Europa.
I programmi di ammodernamento dei sistemi nucleari che hanno in programma i cinque paesi (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) cui il Tnp concede il possesso dell'arma nucleare non aiutano a creare le condizioni per un mondo privo di armi nucleari, un obiettivo che costituiva il risultato più significativo della sessione Tnp nel 2010.
La proposta americana di un'ulteriore riduzione delle armi strategiche russe ed americane non ha ricevuto alcun riscontro da Mosca. Al contrario, essa evoca con crescente frequenza la minaccia nucleare.
Sul fronte del disarmo, il principale segnale evolutivo proviene dallo slancio che sta acquistando l'iniziativa di stigmatizzare l'uso dell'arma nucleare per le sue catastrofiche conseguenze umanitarie. Una riaffermazione a New York di tale concetto e il proseguimento delle iniziative già avviate per sostenerlo potrebbe costituire una delle chiavi per un'intesa.
Non si registrano invece progressi concreti verso l'avvio di una Convenzione su una proibizione totale delle armi nucleari che pure viene sostenuta da un crescente numero di Paesi. In attesa che ciò avvenga è da auspicare che a New York si arrivi quantomeno a convenire su un piano di azione che attivi tutti i possibili percorsi per raggiungere l'obiettivo della messa al bando dell'arma atomica.
Gli usi pacifici dell'energia nucleare Solo alcuni paesi europei hanno deciso di voltare le spalle al nucleare civile a seguito della catastrofe di Fukushima. Il resto del mondo, Giappone compreso, non rinuncia all'energia nucleare. Cina, Francia, India, Corea del Sud e Russia sono tra i più attivi costruttori di nuove centrali.
Sono anche quelli che più si sono avvantaggiati dell'improvvida decisione americana di dieci anni fa di esentare l'India dalle restrizioni in atto sulle forniture nucleari verso paesi non appartenenti al Tnp.
Il diritto inalienabile all'energia nucleare, solennemente sancito dal Tnp, rimane un dato acquisito fuori discussione. Secondo l'interpretazione prevalente, ciò consente ai membri di produrre anche l'uranio arricchito e il plutonio che sono gli ingredienti per l'arma nucleare.
I rischi di tale interpretazione sono evidenti e si cerca quindi di disincentivare la produzione autonoma di tali pericolose sostanze e di incoraggiarne invece l'acquisto sul libero mercato.
È apprezzabile la creazione da parte della Russia di una banca internazionale che garantisca le forniture di combustibile nucleare. Il non accesso dell'Iran a siffatti meccanismi costituisce il principale argomento invocato da Teheran per giustificare il suo programma di arricchimento.
Il sostegno al negoziato sull'Iran Uno degli esiti auspicabili della Conferenza di New York è il sostegno chiaro ed unanime del Tnp al negoziato in corso sul nucleare iraniano. Esso si dovrebbe basare sulla necessaria corrispondenza tra la produzione iraniana di uranio arricchito e gli effettivi usi civili cui esso è destinato. Le scorte accumulate dovrebbero essere costantemente mantenute ai livelli più bassi.
Questi basilari principi riguardanti l'Iran, se accolti dal Tnp, potrebbero costituire la base di partenza per un'intesa generale su una disciplina del ciclo del combustibile nucleare che la comunità internazionale va ricercando da oltre mezzo secolo e di cui la conferenza di New York si dovrebbe rendere interprete.
L'Ambasciatore Carlo Trezza, Presidente uscente del Missile Technology Control Regime, è stato Presidente dell'Advisory Board di Ban Ki moon per gli Affari del Disarmo e Presidente della Conferenza del Disarmo.
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