L’accordo-quadro raggiunto dall’Iran e dai 5+1 - i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu più la Germania e l’Unione Europea - rappresenta senz’altro la tappa più importante in una disputa che si trascina da oltre dieci anni e che rischia, se irrisolta, di scivolare anche in un confronto armato.
L’accordo stabilisce una serie di parametri che consentono ai 5+1 e all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) di verificare la natura solo pacifica del programma nucleare iraniano.
L’Iran, che ha sempre sostenuto di non avere ambizioni militari, otterrà in cambio la graduale revoca delle sanzioni imposte nel corso degli anni da Usa, Ue e Onu.
Si tratta, al momento, di un accordo-quadro. I dettagli tecnici dovranno essere definiti e concordati dalle parti entro il 30 giugno. Fino a quella data sarà impossibile dire se il 2 aprile 2015 sia stata o meno una data storica. Le trattative potrebbero ancora incagliarsi e gli oppositori all’accordo in America e Iran potrebbero ancora avere la meglio. Tuttavia si può legittimamente affermare che la luce alla fine del tunnel è vicina.
Quattro erano le questioni fondamentali sul tavolo negoziale: i limiti allo sviluppo del programma nucleare; il regime di ispezioni; la durata dell’accordo; la revoca delle sanzioni. In ognuna di esse si è fatto un deciso progresso. Esaminiamole una per una.
I limiti al programma nucleare iraniano La questione più complessa di tutto il negoziato riguarda la capacità dell’Iran di arricchire l’uranio, un procedimento necessario tanto alla produzione di energia elettrica che alla fabbricazione del materiale per bombe.
L’accordo stabilisce che l’Iran ridurrà di due terzi il numero di centrifughe, lo strumento necessario all’arricchimento. Da 19000, di cui la metà circa operative, si passerà a 6104, di cui 5060 operative. Tutte le centrifughe saranno del tipo tecnologicamente meno avanzato oggi in dotazione all’Iran.
La limitazione al numero di centrifughe resterà in vigore per 10 anni.
Per 15 anni, l’Iran non potrà arricchire l’uranio a un livello superiore al 3,67%, sufficiente per un reattore nucleare ma ben lontano dalla ‘soglia militare’ (90%). Il quantitativo di uranio a basso arricchimento oggi presente in Iran, circa 10 tonnellate, verrà ridotto a 300 chili.
Tutte le centrifughe in eccesso, incluse alcune di generazione successiva (e quindi più efficienti), saranno poste sotto stretta vigilanza dell’Aiea.
Tutte le centrifughe operative saranno concentrate nello stabilimento di Natanz, uno dei due centri per l’arricchimento dell’uranio in Iran. L’altro, quello di Fordow, verrà adibito ad usi esclusivi di ricerca e sviluppo in campo nucleare per applicazioni civili e mediche per un periodo di 15 anni.
Concentrare l’arricchimento a Natanz invece che a Fordow è una misura di garanzia chiave. I 5+1 si premuniscono dalla possibilità che le attività di arricchimento siano condotte in un centro, come quello di Fordow, che è generalmente ritenuto invulnerabile da attacchi aerei, visto che è costruito nel cuore di una montagna.
L’Iran si è impegnato a non costruire altri centri per l’arricchimento per 15 anni.
Infine, l’Iran si è impegnato a convertire il reattore ‘ad acqua pesante’ di Arak in modo tale che sia impossibile produrre plutonio atto ad essere usato in bombe. Il plutonio è, come l’uranio altamente arricchito, un materiale fissile utilizzabile a scopi bellici.
Nel complesso, queste misure dovrebbero assicurare che, qualora l’Iran mancasse ai suoi impegni, avrebbe bisogno di almeno un anno per produrre il materiale necessario per una bomba, un tempo sufficiente per gli Usa e i loro partner a imbastire una risposta. Oggi la finestra di tempo - in gergo il break-out time - è stimato tra i due e i tre mesi.
Il regime di ispezioni L’Aiea continuerà ad avere accesso a tutti i siti nucleari iraniani, nonché a tutta la filiera industriale a valle del programma nucleare. L’agenzia avrà anche l’autorità di ispezionare tutti i siti in cui l’Iran sia sospettato portare avanti attività proibite dall’accordo in qualunque parte del paese. Si tratta del regime di ispezioni di gran lunga più intrusivo oggi esistente.
Quando l’accordo si estinguerà, l’Iran continuerà ad avere obblighi di trasparenza in base al Protocollo aggiuntivo dell’Aiea, il modello standard di ispezioni più approfondite dell’agenzia.
L’Iran dovrà anche dare attuazione ad una serie di misure concordate con l’Aiea per fare luce su presunti aspetti militari del programma nucleare. Con ogni probabilità, l’attuazione di queste misure verrà accertata dall’Aiea in via confidenziale.
La durata dell’accordo Come detto, i limiti al programma nucleare resteranno in vigore per un periodo variabile, a seconda degli aspetti, tra i 10 e i 15 anni. Il regime di ispezioni iper-intrusivo dell’Aiea continuerà per 15 anni (su alcuni aspetti per 25), mentre il Protocollo aggiuntivo resterà in vigore a tempo indeterminato.
Le sanzioni Una volta che l’Aiea abbia verificato che il governo iraniano ha adempiuto ai suoi impegni, gli Usa e l’Ue revocheranno tutte le sanzioni imposte sull’Iran a causa delle sue ambizioni nucleari (ma gli Usa manterranno quelle legate al sostegno a gruppi terroristici e alla violazione di diritti umani). In caso di violazione, le sanzioni verranno immediatamente ri-adottate.
Le sanzioni Onu, di importanza centrale perché forniscono la cornice legale all’intera azione di pressione internazionale sull’Iran, verranno revocate simultaneamente all’attuazione da parte dell’Iran delle misure relative all’arricchimento; al centro di Fordow e al reattore di Arak; ai presunti aspetti militari del programma; e alla cooperazione con l’Aiea.
Tuttavia, le sanzioni relative al trasferimento di tecnologie nucleari, nonché di materiali e tecnologie per missili balistici e sistemi d’arma complessi verranno ri-adottate in una risoluzione Onu di approvazione formale dell’accordo finale. Ciò vuol dire che queste sanzioni dovrebbero restare in vigore per tutta la durata dell’accordo.
In conclusione Che dire, dunque, dell’accordo-quadro? La prima impressione è che tutti i nodi più intricati sono stati, se non sciolti, almeno fortemente allentati. Il diavolo, tuttavia, è nei dettagli, e di dettagli soprattutto si parlerà nei prossimi tre mesi di trattative. La luce è vicina, ma si è ancora dentro al tunnel.
Riccardo Alcaro è responsabile di ricerca dello IAI e non-resident Fellow presso il CUSE della Brookings Institution di Washington.
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