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martedì 21 aprile 2015

UE: difficoltà nel breve periodo

Piano Juncker 
Il successo passa dalla Bei e dalla Bce
Umberto Marengo
21/04/2015
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L’Unione europea non riesce allo stato attuale a guidare la ripresa economica. Il processo decisionale è lento e talvolta frustrante. Ci sono momenti però in cui si può incidere e uno di questi è il nuovo “Documento dei Quattro Presidenti” sullagovernance dell’Euro che il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker presenterà a giugno.

Il precedente documento dei Quattro Presidenti del 2012 aprì la strada alle operazioni straordinarie della Banca Centrale Europea (Bce) e, successivamente, al quantitative easing. Il documento del 2015 deve aprire la strada ad un più forte stimolo agli investimenti per la crescita.

Consenso politico
Il progetto europeo non può avere successo senza consenso politico. L’unica strategia credibile per ricostruire fiducia verso l’Europa, e verso le istituzioni in generale è renderla capace di concretizzare politiche in cui i cittadini possano identificare senza intermediazioni un valore aggiunto unico rispetto allo status quo. Così fu infatti per l’Euro e la stabilità dei prezzi negli anni ‘90.

Motivi sia economici che politici spingono per una maggiore integrazione. L’economia europea è visibilmente sbilanciata (centro vs. periferia) e c’è bisogno di una politica comune di investimenti per chiudere il crescente divario messo in luce dalla crisi.

Una proposta in questo senso c’è ed è chiedere alla Bce di acquistare sul mercato secondario bond della Banca Europea degli Investimenti (Bei). La Bei potrebbe quindi fare leva su questo capitale per finanziare investimenti produttivi e infrastrutturali, rafforzando e affiancando il Piano Juncker di 300 miliardi di investimenti.

Ci sono varie questioni tecniche e politiche sul tavolo: da una parte le decisioni della Bce sono e devono restare indipendenti, e dall’altra bisogna valutare quanto la Bei può esporsi in progetti maggiormente rischiosi.

Come però ha fa correttamente notare Mariana Mazzucato nel suo ultimo libro (“Mission Oriented Finance for Innovation”), il problema non è oggi la quantità di finanza (c’è liquidità abbondante nei mercati) quanto la qualità di finanza (quali progetti sono finanziati) e la mancanza domanda di finanza (gli imprenditori non se la sentono di investire in un contesto di incertezza). Il programma della Bei dovrebbe rispondere a queste domande.

I punti di forza
Questa proposta ha due punti di forza: è politicamente chiara (una Europa che investe in progetti immediatamente riconoscibili dai cittadini) ed economicamente solida. La causa principale del calo di produttività di paesi come l’Italia nell’ultimo decennio sono bassa innovazione e bassi investimenti, sia pubblici che privati.

Il prossimo Documento dei Quattro Presidenti (cioè i presidenti della Commissione europea, della Bce, del Consiglio europeo e dell’Eurogruppo) deve incardinare questa proposta su perni istituzionali (e diciamo pure politico-burocratici), gli unici che veramente possono trasformare l’Europa nel lungo periodo.

L’Italia può impegnarsi perché il documento chieda esplicitamente una espansione del mandato della Bei e maggior coordinamento con la Bce per garantire un efficace meccanismo di trasmissione della liquidità introdotta con il Quantitative Easing verso l’economia reale.

Non bisogna farsi illusioni, qualsiasi passo che preveda maggiore condivisione di spesa e rischi sarà fortemente osteggiato da alcuni paesi, in primis la Germania.

Il punto forte di questa proposta è che la condivisione del rischio è accompagnata da una valutazione indipendente della bontà degli investimenti poiché sarebbe la Bei a stabilire quali sono i progetti da finanziare.

In mancanza di una vera e propria politica fiscale comune, questa proposta può contribuire a formare un senso comune di Europa attraverso progetti tangibili e produttivi.

In ultima analisi, non c’è futuro per l’Europa senza maggiore fiducia, nell’economia, tra gli Stati e tra le istituzioni. Sta all’Italia chiedere che il documento di giugno ponga i due binari per far ripartire l’Europa: solidarietà e fiducia.

Umberto Marengo è PhD candidate in EU Public Policy all’Università di Cambridge.

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