Crisi ucraina Chi paga i costi delle sanzioni alla Russia? Francesco Giumelli 20/10/2014 |
Le sanzioni imposte dall’Unione europea (Ue) alla Russia segnano il punto più basso dei rapporti dai tempi della Guerra fredda. Esiste un dibattito sui costi che queste sanzioni stanno causando all’economia russa, ma si è prestata meno attenzione ai costi che tale decisione ha comportato per i paesi europei.
Al netto delle valutazioni politiche sull’opportunità delle sanzioni è interessante analizzare alcuni dati per capire quali sono gli stati membri dell’Ue più colpiti dalle sanzioni.
Interdipendenza economica tra Ue e Russia
L’interdipendenza tra le economie europee e russe è molto alta. La Russia è il terzo partner commerciale per l’Ue, mentre l’Unione è il primo per Mosca. Il totale degli scambi commerciali di Russia e Ue ha superato di poco i 326 miliardi di euro nel 2013, un valore comparabile al prodotto interno lordo di Austria o Danimarca.
L’Ue ha importato beni e servizi per un valore di circa 206 miliardi di euro, dei quali circa 160 riguardano le importazioni di energia (petrolio e gas). Gli investimenti stranieri diretti sono anche un ottimo indicatore per valutare l’interdipendenza fra Ue e Russia.
Nel 2012, circa il 75% di tutti questi investimenti della Russia provenivano dai paesi dell’Ue, mentre Mosca ha investito in Europa circa 8 miliardi solo nel 2013.
I costi per i paesi europei
Si parla di molto dei paesi Ue che accusano il colpo delle sanzioni sulla Russia. Il carico non è distribuito equamente fra i paesi membri dell’Unione. Innanzitutto è probabile che i paesi più sensibili siano quelli che hanno più da perdere, quindi quelli con il volume degli scambi commerciali più alto, come la Germania (75 miliardi nel 2013), l’Olanda (37 miliardi), l’Italia (30 miliardi) e la Polonia (26 miliardi).
I paesi che esportano maggiormente verso la Russia sono stati penalizzati da due fattori. Il primo è il divieto di vendere beni “dual use” e le tecnologie utili per l’esplorazione di nuovi giacimenti di petrolio e gas, quindi i fornitori europei di questi prodotti subiranno delle perdite.
Il secondo è il deprezzamento del rublo che in pochi mesi è calato del 20%, provocato dalla fuga di capitali dalla Russia e abbattendo quindi il potere d’acquisto reale dei cittadini russi che, di conseguenza, compreranno di meno.
Questi due fattori colpiscono in primis paesi come Germania, Italia e Francia, che esportano rispettivamente 36, 11 ed 8 miliardi di euro all’anno, ma anche altri stati sono particolarmente esposti come l’Austria, la Polonia, la Lituania e la Repubblica Ceca.
In questa guerra delle sanzioni, Mosca ha deciso di vietare le importazioni di prodotti alimentari europei creando danni economici importanti. L’Ue esporta circa il 10% della produzione alimentare verso la Russia, equivalente a circa 11 miliardi all’anno.
Le restrizioni russe non riguardano bevande e alcolici, quindi il volume di affari si riduce ulteriormente a circa 5 miliardi. Di questi, un miliardo riguarda solo la Lituania, mentre gli altri paesi maggiormente interessati sono Polonia, Finlandia, Grecia e Spagna.
La Commissione europea ha adottato alcune misure tampone che dovrebbero sostenere i produttori di quei paesi più colpiti.
Ue, conseguenze positive delle sanzioni sulla Russia
La crisi con la Russia ha anche alcune conseguenze positive per le economie europee. Fra tutte, il calo del prezzo del petrolio, attribuito anche, ma non solo, ai rapporti tesi fra Occidente e Russia che favorisce i paesi importatori di greggio: Olanda (25 miliardi nel 2013), Germania (24 miliardi), Italia (17 miliardi) e Polonia (14miliardi).
Un’altra conseguenza positiva è la nuova liquidità creata dall’afflusso di capitali verso banche europee.
L’altro lato della medaglia del deprezzamento del rublo è il rientro di capitali verso banche europee che hanno approfittato di un’iniezione fresca di liquidità.
Si conosce poco della destinazione di queste risorse, ma la Banca Centrale russa ha registrato un aumento del 2% di depositi esteri rispetto allo scorso dicembre. Sappiamo che parte di questa liquidità si sta trasformando in depositi in dollari, ma è plausibile pensare che ci sia una corsa anche verso l’eurozona.
Sanzioni, vincitori e vinti
Le sanzioni creano vincitori e perdenti, ma mentre si possono trarre conclusioni per singole aziende o scambi settoriali, fare valutazioni complessive a livello nazionale potrebbe essere prematuro.
I paesi più esposti verso la Russia stanno perdendo fette di export, mentre l’afflusso di liquidità dalla Russia beneficia alcuni sistemi finanziari e i grandi importatori di energia traggono importanti vantaggi dal calo del prezzo del greggio.
Tuttavia, i perdenti delle sanzioni si sono fatti sentire, specialmente da quei paesi che hanno più export verso la Russia, come dimostrato dalle dimostrazioni del Veneto, della Camera di Commercio bavarese e del governo della Repubblica Ceca. Queste resistenze sono destinate ad aumentare nei prossimi mesi quando le sanzioni andranno a pieno regime.
Francesco Giumelli è assistant professor presso il Departmento di Relazioni internazionali e organizzazione internazionale dell’Università di Groningen.
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Al netto delle valutazioni politiche sull’opportunità delle sanzioni è interessante analizzare alcuni dati per capire quali sono gli stati membri dell’Ue più colpiti dalle sanzioni.
Interdipendenza economica tra Ue e Russia
L’interdipendenza tra le economie europee e russe è molto alta. La Russia è il terzo partner commerciale per l’Ue, mentre l’Unione è il primo per Mosca. Il totale degli scambi commerciali di Russia e Ue ha superato di poco i 326 miliardi di euro nel 2013, un valore comparabile al prodotto interno lordo di Austria o Danimarca.
L’Ue ha importato beni e servizi per un valore di circa 206 miliardi di euro, dei quali circa 160 riguardano le importazioni di energia (petrolio e gas). Gli investimenti stranieri diretti sono anche un ottimo indicatore per valutare l’interdipendenza fra Ue e Russia.
Nel 2012, circa il 75% di tutti questi investimenti della Russia provenivano dai paesi dell’Ue, mentre Mosca ha investito in Europa circa 8 miliardi solo nel 2013.
I costi per i paesi europei
Si parla di molto dei paesi Ue che accusano il colpo delle sanzioni sulla Russia. Il carico non è distribuito equamente fra i paesi membri dell’Unione. Innanzitutto è probabile che i paesi più sensibili siano quelli che hanno più da perdere, quindi quelli con il volume degli scambi commerciali più alto, come la Germania (75 miliardi nel 2013), l’Olanda (37 miliardi), l’Italia (30 miliardi) e la Polonia (26 miliardi).
I paesi che esportano maggiormente verso la Russia sono stati penalizzati da due fattori. Il primo è il divieto di vendere beni “dual use” e le tecnologie utili per l’esplorazione di nuovi giacimenti di petrolio e gas, quindi i fornitori europei di questi prodotti subiranno delle perdite.
Il secondo è il deprezzamento del rublo che in pochi mesi è calato del 20%, provocato dalla fuga di capitali dalla Russia e abbattendo quindi il potere d’acquisto reale dei cittadini russi che, di conseguenza, compreranno di meno.
Questi due fattori colpiscono in primis paesi come Germania, Italia e Francia, che esportano rispettivamente 36, 11 ed 8 miliardi di euro all’anno, ma anche altri stati sono particolarmente esposti come l’Austria, la Polonia, la Lituania e la Repubblica Ceca.
In questa guerra delle sanzioni, Mosca ha deciso di vietare le importazioni di prodotti alimentari europei creando danni economici importanti. L’Ue esporta circa il 10% della produzione alimentare verso la Russia, equivalente a circa 11 miliardi all’anno.
Le restrizioni russe non riguardano bevande e alcolici, quindi il volume di affari si riduce ulteriormente a circa 5 miliardi. Di questi, un miliardo riguarda solo la Lituania, mentre gli altri paesi maggiormente interessati sono Polonia, Finlandia, Grecia e Spagna.
La Commissione europea ha adottato alcune misure tampone che dovrebbero sostenere i produttori di quei paesi più colpiti.
Ue, conseguenze positive delle sanzioni sulla Russia
La crisi con la Russia ha anche alcune conseguenze positive per le economie europee. Fra tutte, il calo del prezzo del petrolio, attribuito anche, ma non solo, ai rapporti tesi fra Occidente e Russia che favorisce i paesi importatori di greggio: Olanda (25 miliardi nel 2013), Germania (24 miliardi), Italia (17 miliardi) e Polonia (14miliardi).
Un’altra conseguenza positiva è la nuova liquidità creata dall’afflusso di capitali verso banche europee.
L’altro lato della medaglia del deprezzamento del rublo è il rientro di capitali verso banche europee che hanno approfittato di un’iniezione fresca di liquidità.
Si conosce poco della destinazione di queste risorse, ma la Banca Centrale russa ha registrato un aumento del 2% di depositi esteri rispetto allo scorso dicembre. Sappiamo che parte di questa liquidità si sta trasformando in depositi in dollari, ma è plausibile pensare che ci sia una corsa anche verso l’eurozona.
Sanzioni, vincitori e vinti
Le sanzioni creano vincitori e perdenti, ma mentre si possono trarre conclusioni per singole aziende o scambi settoriali, fare valutazioni complessive a livello nazionale potrebbe essere prematuro.
I paesi più esposti verso la Russia stanno perdendo fette di export, mentre l’afflusso di liquidità dalla Russia beneficia alcuni sistemi finanziari e i grandi importatori di energia traggono importanti vantaggi dal calo del prezzo del greggio.
Tuttavia, i perdenti delle sanzioni si sono fatti sentire, specialmente da quei paesi che hanno più export verso la Russia, come dimostrato dalle dimostrazioni del Veneto, della Camera di Commercio bavarese e del governo della Repubblica Ceca. Queste resistenze sono destinate ad aumentare nei prossimi mesi quando le sanzioni andranno a pieno regime.
Francesco Giumelli è assistant professor presso il Departmento di Relazioni internazionali e organizzazione internazionale dell’Università di Groningen.
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