Banca centrale europea Rivitalizzare il credito, missione impossibile per la Bce? Alessandro Giovannini 02/10/2014 |
Il portafoglio di misure non convenzionali che la Banca centrale europea (Bce) ha messo in campo in questi anni di crisi si è ampliato durante l’estate. A giugno, la Bce ha offerto alle banche mirate operazioni di rifinanziamento a lungo termine (Tltro).
A settembre ha annunciato la sua intenzione di acquistare grandi (ancora non specificate) quantità di titoli garantiti emessi dal settore privato (Abs e Covered bond).
L’obiettivo di queste operazioni è quello di migliorare le condizioni di finanziamento per gli investimenti, in particolare per le piccole e medie imprese (Pmi) e riattivare così il credito nella zona euro.
Tltro, un inizio deludente
Il Tltro è stato esplicitamente disegnato per aumentare il flusso di finanziamenti al settore privato provenienti dal settore bancario. Nell'ambito di questo strumento, infatti, le banche della zona euro zona sono state autorizzate nelle prime due operazioni Tltro del 2014 a richiedere un finanziamento pari a 7% dell'importo dei loro prestiti al settore privato non finanziario, esclusi i crediti verso famiglie, così come risultava dai bilanci delle banche al 30 aprile 2014.
La potenziale fornitura di liquidità alle banche era stata stimata attorno ai 400 miliardi di euro per le prime due operazione. Tuttavia, dopo la prima operazione del 18 settembre, la Bce ha annunciato di aver assegnato solamente 82 miliardi di euro, una cifra molto al di sotto delle attese, il che ha generato molti dubbi sull’effettiva efficacia di questo strumento.
Nella progettazione del programma Tltro, la Bce ha osservato la recente esperienza della Banca d’Inghilterra e al programma “Funding for Lending” lanciato nel luglio 2012 con l'obiettivo di spingere le banche ad aumentare i prestiti alle imprese grazie e crediti ottenuti dalla Banca centrale che finanziava un importo pari al 5% del totale dei crediti verso il settore non finanziario.
Anche in questo caso il risultato è stato al di sotto delle attese: le banche non hanno fatto pieno uso del programma e il take-up è stato alquanto limitato.
Per comprendere davvero quale possa essere il risultato del Tltro e il suo effetto sul credito dell’area euro, questo “fiasco” deve essere analizzato più in dettaglio.
Restringimento degli standard creditizi
Il Tlro è espressamente progettato per affrontare la questione dei prestiti insufficienti nell’euro zona, aggredendo il problema dal lato dell’offerta di credito, cioè riducendo i costi di finanziamento delle banche.
Questo dovrebbe innescare così un circolo virtuoso di maggior credito a disposizione per l'economia. Si è spesso sostenuto, soprattutto in Italia, che il problema principale che sta inibendo una ripresa nella periferia dell'area euro è che le banche non stanno elargendo credito, soprattutto per le Pmi.
Questo soprattutto perché nei paesi periferici della zona euro i costi di rifinanziamento delle banche sono stati troppo alti e perché il loro capitale era troppo basso. Tuttavia, entrambi gli argomenti non sono più validi, dal momento che negli ultimi mesi la dispersione nei costi di rifinanziamento tra centro e periferia si è ridotta e il capitale delle banche si è notevolmente rafforzato.
Questa visione è confermata anche dai dati di un'inchiesta condotta dalla Bce tra le banche dell’eurozona, il Bank Lending Survey. La figura sottostante mostra come sia in Italia sia in Spagna, per la prima volta dal secondo trimestre del 2007, le banche nel secondo trimestre del 2014 hanno registrato un allentamento netto dei criteri di concessione dei prestiti alle imprese.
Dall’analisi emerge come i principali fattori che influenzano la poca elargizione del credito non sono il costo di finanziamento per le banche o i loro vincoli di bilancio (che erano stati molto rilevanti nel 2011-2012), ma la percezione del rischio delle banche in termini di previsione dell’evoluzione della situazione delle imprese e il rischio di incertezza macroeconomica del paese.
Principali fattori che contribuiscono al restringimento/allentamento degli standard creditizi, in Spagna (sx) e in Italia (dx)
Lezioni per la politica monetaria
Affrontare il problema della mancanza di credito nell’euro zona attraverso operazioni che puntino a migliorare le condizioni di finanziamento delle banche potrebbe non portare agli obiettivi sperati. Il prestito è infatti in calo nonostante i vincoli di approvvigionamento dal lato delle banche stiano scomparendo. Il problema presente è quindi la domanda di credito che è molto debole.
Una questione aggravata anche dal fatto che in tempi di cambiamenti strutturali come quello attuale, il problema di asimmetria informativa tra le banche e debitori diventa più acuto, portando banche a diffidare delle richieste di credito, data la difficoltà a giudicare sotto condizioni in evoluzione. Un problema che non può essere superato facilmente dalla politica monetaria, ma che potrebbe essere ridotto se altri strumenti di finanziamento diventassero maggiormente importanti nel finanziamento delle Pmi.
Per una più approfondita analisi della questione, si rimanda al rapporto di Daniel Gros, Cinzia Alcidi e Alessandro Giovannini commissionato dalla Commissione per i Problemi economici e monetari del Parlamento europeo.
Alessandro Giovannini è Associate Researcher al Centre for European Policy Studies.
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A settembre ha annunciato la sua intenzione di acquistare grandi (ancora non specificate) quantità di titoli garantiti emessi dal settore privato (Abs e Covered bond).
L’obiettivo di queste operazioni è quello di migliorare le condizioni di finanziamento per gli investimenti, in particolare per le piccole e medie imprese (Pmi) e riattivare così il credito nella zona euro.
Tltro, un inizio deludente
Il Tltro è stato esplicitamente disegnato per aumentare il flusso di finanziamenti al settore privato provenienti dal settore bancario. Nell'ambito di questo strumento, infatti, le banche della zona euro zona sono state autorizzate nelle prime due operazioni Tltro del 2014 a richiedere un finanziamento pari a 7% dell'importo dei loro prestiti al settore privato non finanziario, esclusi i crediti verso famiglie, così come risultava dai bilanci delle banche al 30 aprile 2014.
La potenziale fornitura di liquidità alle banche era stata stimata attorno ai 400 miliardi di euro per le prime due operazione. Tuttavia, dopo la prima operazione del 18 settembre, la Bce ha annunciato di aver assegnato solamente 82 miliardi di euro, una cifra molto al di sotto delle attese, il che ha generato molti dubbi sull’effettiva efficacia di questo strumento.
Nella progettazione del programma Tltro, la Bce ha osservato la recente esperienza della Banca d’Inghilterra e al programma “Funding for Lending” lanciato nel luglio 2012 con l'obiettivo di spingere le banche ad aumentare i prestiti alle imprese grazie e crediti ottenuti dalla Banca centrale che finanziava un importo pari al 5% del totale dei crediti verso il settore non finanziario.
Anche in questo caso il risultato è stato al di sotto delle attese: le banche non hanno fatto pieno uso del programma e il take-up è stato alquanto limitato.
Per comprendere davvero quale possa essere il risultato del Tltro e il suo effetto sul credito dell’area euro, questo “fiasco” deve essere analizzato più in dettaglio.
Restringimento degli standard creditizi
Il Tlro è espressamente progettato per affrontare la questione dei prestiti insufficienti nell’euro zona, aggredendo il problema dal lato dell’offerta di credito, cioè riducendo i costi di finanziamento delle banche.
Questo dovrebbe innescare così un circolo virtuoso di maggior credito a disposizione per l'economia. Si è spesso sostenuto, soprattutto in Italia, che il problema principale che sta inibendo una ripresa nella periferia dell'area euro è che le banche non stanno elargendo credito, soprattutto per le Pmi.
Questo soprattutto perché nei paesi periferici della zona euro i costi di rifinanziamento delle banche sono stati troppo alti e perché il loro capitale era troppo basso. Tuttavia, entrambi gli argomenti non sono più validi, dal momento che negli ultimi mesi la dispersione nei costi di rifinanziamento tra centro e periferia si è ridotta e il capitale delle banche si è notevolmente rafforzato.
Questa visione è confermata anche dai dati di un'inchiesta condotta dalla Bce tra le banche dell’eurozona, il Bank Lending Survey. La figura sottostante mostra come sia in Italia sia in Spagna, per la prima volta dal secondo trimestre del 2007, le banche nel secondo trimestre del 2014 hanno registrato un allentamento netto dei criteri di concessione dei prestiti alle imprese.
Dall’analisi emerge come i principali fattori che influenzano la poca elargizione del credito non sono il costo di finanziamento per le banche o i loro vincoli di bilancio (che erano stati molto rilevanti nel 2011-2012), ma la percezione del rischio delle banche in termini di previsione dell’evoluzione della situazione delle imprese e il rischio di incertezza macroeconomica del paese.
Principali fattori che contribuiscono al restringimento/allentamento degli standard creditizi, in Spagna (sx) e in Italia (dx)
Affrontare il problema della mancanza di credito nell’euro zona attraverso operazioni che puntino a migliorare le condizioni di finanziamento delle banche potrebbe non portare agli obiettivi sperati. Il prestito è infatti in calo nonostante i vincoli di approvvigionamento dal lato delle banche stiano scomparendo. Il problema presente è quindi la domanda di credito che è molto debole.
Una questione aggravata anche dal fatto che in tempi di cambiamenti strutturali come quello attuale, il problema di asimmetria informativa tra le banche e debitori diventa più acuto, portando banche a diffidare delle richieste di credito, data la difficoltà a giudicare sotto condizioni in evoluzione. Un problema che non può essere superato facilmente dalla politica monetaria, ma che potrebbe essere ridotto se altri strumenti di finanziamento diventassero maggiormente importanti nel finanziamento delle Pmi.
Per una più approfondita analisi della questione, si rimanda al rapporto di Daniel Gros, Cinzia Alcidi e Alessandro Giovannini commissionato dalla Commissione per i Problemi economici e monetari del Parlamento europeo.
Alessandro Giovannini è Associate Researcher al Centre for European Policy Studies.
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