Un terzo reggimento armato del sistema antiaereo S-400 è stato schierato dalle Forze Armate russe a difesa di Mosca e della regione circostante, la più popolosa e la più industrializzata di tutta la Russia. Il reggimento è stato schierato presso la cittadina di Zvenigorod e si aggiunge a quelli già dislocati presso Dmitrov ed Elektrostal. Altri reggimenti armati di S-400 sono già schierati a Nakhodka, nei pressi di Vladivostok, a Kaliningrad, sul Baltico, e a difesa del Distretto Militare Meridionale.
Schierato per la prima volta nel 2007, l'S-400 è destinato a diventare il perno del sistema russo di difesa aerea: entro il 2020, infatti, è in programma il dispiegamento di 28 reggimenti, ognuno costituito da 2-3 battaglioni, dotati a loro volta di quattro sistemi ciascuno. Con questi numeri il sistema potrebbe non essere sufficiente a garantire la protezione dell'intero territorio russo, ma una volta dislocato lungo i confini e lungo le coste dovrebbe garantire la difesa delle città principali e delle installazioni strategiche.
Sviluppato dall'Almaz Central Design Bureau nella seconda metà degli anni '90, come upgrade della piattaforma S-300, l'S-400 può colpire un massimo di 26 bersagli simultaneamente, fino ad una distanza di 400 km e ad un altitudine di 50 km. Può inoltre utilizzare una vasta gamma di munizioni, capaci di coprire tutte le distanze di ingaggio e tutte le tipologie di bersagli, inclusi velivoli e missili, sia balistici che da crociera.
L'S-400 ha suscitato da sempre un certo interesse sul mercato internazionale, nonostante nel 2012 l'agenzia Rosoboronexport avesse chiarito che il sistema non sarebbe stato esportato prima del 2015 e che, nel frattempo, tutte le unità prodotte sarebbero state destinate al mercato interno. Secondo fonti di stampa, però, il Presidente russo Putin avrebbe recentemente autorizzato la vendita dell'S-400 alla Cina, interessata al sistema SAM già dal 2011. Una Cina dotata di S-400 risulterebbe certamente capace se non di modificare a proprio vantaggio i rapporti di forza sullo scacchiere asiatico, almeno di controbilanciare efficacemente le mosse dei propri avversari, costringendo Paesi come Taiwan, Giappone e India a rivedere, o a rafforzare, le proprie opzioni strategiche, sia in termini di armamenti che dottrinali.
Fonte CESI Roma
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