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LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica

Rivista LIMES n. 10 del 2021. La Riscoperta del Futuro. Prevedere l'avvenire non si può, si deve. Noi nel mondo del 2051. Progetti w vincoli strategici dei Grandi

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sabato 30 novembre 2013

Rassegna delle Notizie. 20 anni di Limes. Link

Da Nicolo Locatelli:

questa settimana la rubrica è in versione "rassegna", con link per approfondire le notizie più importanti.



Ne approfitto per invitarvi tutti alla festa per i 20 anni [non miei, purtroppo, ma...] di Limes a Genova, dal 13 al 15 dicembre.

Tre giorni di dibattiti, incontri pubblici e mostre d'arte. Io modererò una tavola rotonda sull'America Latina.

Qui il programma completo:


Graditi come sempre commenti, critiche e condivisioni
Grazie dell'attenzione, buon fine settimana
Niccolò

giovedì 28 novembre 2013

Master di II Livello di Geopolitica e Sicurezza Globale Scadenza 17 dicembre 2013


 con la presente abbiamo il piacere d'informarvi che, a partire dall'edizione 2014, l'IsAG sarà co-organizzatore del Master in Geopolitica e Sicurezza Globale dell'Università Sapienza di Roma, in partnership con CeSI e altri istituti. Le lezioni anche il prossimo anno si svolgeranno da gennaio a dicembre presso il Palazzo Marina, sede della Marina Militare.

Il Master, di II livello, grazie al suo approccio multidisciplinare alle questioni internazionali si rivolge a una pluralità di categorie: a laureati magistrali (o V.O.) di Scienze umane e dell'ambiente, di Lettere o di Giurisprudenza, a professionisti di tutti i settori in cui la realtà estera è rilevante, a dipendenti della P.A., delle FF.AA. e delle rappresentanze diplomatiche e consolari. Direttore del Master è il professor Gianfranco Lizza, che presiede un consiglio d'accademici che include anche il presidente dell'IsAG Tiberio Graziani.

I moduli didattici del Master coniugano gli inquadramenti generali con quelli specifici dell’analisi strategica e delle politiche di sicurezza. I partecipanti potranno acquisire i necessari approfondimenti culturali per accedere ai concorsi pubblici e alle aziende di settore al fine di migliorare il loro profilo professionale.

Il programma didattico del Master si articola in 18 moduli, per un totale di 60 cfu, per oltre 200 ore di lezioni frontali tenute da importanti accademici, professionisti del settore, diplomatici e militari. I moduli spaziano dallo storico-geopolitico al diritto internazionale, dalla finanza alle risorse energetiche, dalla difesa alla criminalità organizzata, affrontando poi l'analisi di singoli scenari geografici.

Ai frequentanti del Master sarà offerta la possibilità di inserirsi e confrontarsi col mondo del lavoro tramite stage presso centri di ricerca internazionalistici, studi legali specializzati nell'internazionalizzazione d'impresa, rappresentanze diplomatiche e aziende.

Nel sito ufficiale del Master (clicca qui per raggiungerlo) è possibile consultare gli elenchi integrali dei docenti e delle lezioni, delle opportunità di stage già attivate, e trovare le istruzioni dettagliate su come effettuare l'iscrizione. Il costo di iscrizione è pari a € 2500 e il Master dura 12 mesi.
 La scadenza per le iscrizioni è prevista al 17 dicembre prossimo.

martedì 26 novembre 2013

Terrorismo: le Brigate Abdullah Azzan in azione a Beirut

Libano
Libano 129
Un duplice attentato terroristico a Beirut, nei pressi dell’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran in Libano, ha causato la morte di 23 persone, tra le quali l’addetto culturale della sede diplomatica, e ferito decine di passanti. La dinamica dell’attacco ha fatto subito pensare a un’azione da parte di un gruppo qaedista: a una prima esplosione, provocata da un attentatore suicida, è seguita, con il sopraggiungere dei primi soccorsi, una seconda deflagrazione causata da un’autobomba. A provocare la maggior parte delle vittime sarebbe stata proprio quest’ultima esplosione.
L’attentato è avvenuto nel quartiere a maggioranza sciita di Bir Hassan, roccaforte di Hezbollah, ed è stato rivendicato, alcune ore dopo, dalle Brigate Abdullah Azzam, gruppo jihadista attivo in diversi Paesi della regione e legato a doppio filo ad al-Qaeda. Nel testo della rivendicazione, il gruppo ha minacciato nuovi attacchi se l’Iran e Hezbollah continueranno ad appoggiare il Presidente siriano Bashar al-Assad. Il conflitto in Siria rischia di ripercuotersi su altri Paesi della regione quanto più si caratterizza sempre più come uno scontro di matrice settaria, nell’ambito del quale l’asse sciita Teheran-Damasco-Hezbollah si trova contrapposto alle forze di opposizione sunnita, tra le quali un ruolo di crescente incisività è ricoperto da gruppi legati ad al-Qaeda.
Dopo l’attentato, il Partito di Dio libanese ha comunque fatto sapere che non rinuncerà al proprio impegno a sostegno del regime di Assad. Di fatto, tale posizione rischia di esasperare ancora di più le tensioni in un Paese, il Libano, già caratterizzato da equilibri etno-religiosi assai fragili.

lunedì 25 novembre 2013

Nonisma: Dalla crisi al cambiamento


 
di
Giuseppe Cucchi.
sintesi
 Gli shoks che si susseguono dai tempi del crollo del Muro di Berlino non possono essere più spiegati ricorrendo al concetto di crisi. Siamo invece vivendo un cambiamento complesso, i cui approdi non sono ancora noti. Gli Stati Uniti hanno cercato di dividere con le Nazioni Unite i costi di esercizio della leaderschip planetaria, ma il successo riportato in Iraq nel 1991 si è rilevato di corta durata. Hanno quindi scommesso sulla Cina per poi prendere atto che le ambizioni e le dimensioni della Repubblica Popolare non erano compatibili con la subordinazione di Pechino ai disegni di Waschington. Dopo aver cercato di diluire il G” nel G20 ora gli Stati Uniti si volgono nuovamente all’Europa. L’UE può adesso accettare passivamente la strategia oboniana, che ne prevede la soggezione agli interessi americani, oppure tentare di dividere uno degli attore-chiave del sistema internazionale, trasformandola in un gigante geopolitico: operazione che richiederebbe tuttavia una maggior e integrazione interna e lo stabilimento di rapporti privilegiati con la Russia e la Turchia. Per riuscire in questa impresa, all’Europa occorrerebbero soprattutto dei leader veri, che non si vedono all’orizzonte.

Nomos & Khaos. Rapporto Nonisma 2012-2013 sulle prospettive economico-strategiche. Osservatorio Scenari Strategici e di Sicurezza. (approfondimenti ed info:www. Nonimasma.it)
 

sabato 23 novembre 2013

Gran Bretagna: verso una secessione della Scozia?

Devolution in Gran Bretagna
Scozia, verso il referendum per tagliare la corda
David Ellwood
12/11/2013
 più piccolopiù grande
Il confronto definitivo sullo status costituzionale della Scozia all’interno del Regno Unito sarebbe stata solo una questione di tempo. Questo almeno quello che si pensava quando, dopo una pausa di quasi trecento anni, nel 1999 è stato riaperto il Parlamento di Edimburgo. Il trionfo del Partito nazionale scozzese (Scottish national party, Snp) - che alle elezioni del 2011, per la prima volta, conquistò inaspettatamente una posizione di maggioranza assoluta a Edimburgo - ha aperto la strada al referendum sull’indipendenza lungamente promesso da quel partito.

Da allora, il dibattito tra i sostenitori del Snp e quelli - laburisti, liberali e conservatori - determinati a mantenere lo status quo è stato sempre più fervido. Ogni settimana qualche personaggio pubblico interviene per alzare la temperatura della battaglia.

Petrolio
Tre pesanti fattori hanno prodotto nel tempo la situazione attuale. Come tutte le nazioni occidentali, la Gran Bretagna è entrata in una sofferta crisi d’identità con l’avvento della globalizzazione e la fine della Guerra fredda. Nel caso britannico, ciò ha coinvolto l’eredità di Margaret Thatcher e la sempre più marcata finanziarizzazione dell’economia nazionale, ma ha anche messo in crisi il senso di appartenenza culturale dei vari componenti dell’Unione: nord-irlandesi, gallesi e poi scozzesi.

Il ruolo del petrolio del nord - tutto in acque scozzesi - nel sostenere le fragili finanze nazionali ha provocato un particolare senso di frustrazione. La Gran Bretagna, dicono i nazionalisti, è insieme all’Iraq, l’unica nazione produttrice di petrolio al mondo che non ha costituito un fondo permanente di risparmio da questi introiti per garantire la propria stabilità e un futuro di rinnovamento.

Laburisti in crisi
Il secondo fattore che spinge le fortune dei nazionalisti è il tramonto in Scozia dei partiti che hanno tradizionalmente dominato la scena nazionale a Westminster. I conservatori scozzesi non si sono mai ripresi dall’epoca della Lady di ferro, universalmente detestata al nord del Vallo di Adriano. Dalle elezioni generali del 2001 in poi, il partito ha un solo deputato scozzese a Londra, ma l’epoca di Tony Blair e di Gordon Brown non ha favorito nemmeno i laburisti.

Il laburismo ha per decenni egemonizzato la Scozia, forte del suo controllo permanente di Glasgow e di altre città delle vecchie zone industriali. Senza il voto laburista scozzese il partito non potrebbe mai raggiungere una maggioranza a Londra. Ma come sempre, una tale permanenza al potere produce inevitabilmente introversione, cinismo e corruzione, e le ondate innovative di Blair sembrano aver toccato ben poco il laburismo scozzese, protetto anche dallo scozzessismo di Gordon Brown.

Le squallide vicende degli ultimi mesi ruotando attorno a scambi di voti, oscuri manovre da parte del sindacato per favorire questo o quell’altro candidato parlamentare, e la quasi distruzione di un grande impianto petrolchimico a Grangemouth, vicino ad Edimburgo per via di una manovra sindacale andata malissimo. Tutto ciò non ha fatto altro che migliorare le chance dei nazionalisti.

Social democratico scandinavo
Terzo fattore a spingere l’affermazione recente del Snp è il successo personale del suo leader, Alex Salmond, riconosciuto generalmente come il personaggio politico più abile dell’intera nazione britannica. Di formazione economista, Salmond ha conosciuto tutte le fasi, anche quelle più marginali, dell’avventura del partito e l’ha trasformato in un partito nazionale e non nazionalista.

Salmond ha voluto dare al suo partito un’identità politica di tipo social-democratico in senso scandinavo e un progetto economico che guarda verso l’Irlanda pre-crisi. Ha una serie di obiettivi in campo sociale che possano produrre un’idea scozzese di benessere civico radicalmente diverso dal fondamentalismo liberista dominante - si presume - a Londra.

Intanto il governo di Londra fa di tutto per bloccare il progetto di Salmond, sottolineando diverse difficoltà: separare le monete e il debito nazionale; mantenere due politiche della difesa - una nucleare, l’altra no - in una sola isola; costruire rapporti diversificati con l’Unione europea; mantenere un welfare state minimamente coeso. In questi giorni, ha stravolto la cantieristica navale britannica, decimandola, ma facendo capire che quella che rimane in Scozia vivrà solo se quella nazione rimane dentro il Regno Unito. I laburisti hanno applaudito.

Referendum
Il 26 novembre, il partito di Salmond produrrà la sua dichiarazione programmatica sul futuro della Scozia. Nonostante lo straordinario senso di fiducia dimostrato dal recente congresso nazionale, il partito nazionale scozzese non può illudersi. In vista del referendum sull’indipendenza della Scozia previsto per il prossimo settembre, i sondaggi non hanno mai registrato una quota di favorevoli superiore al 36%. Molto dipenderà anche dalla formulazione del quesito.

Se il fronte del sì incassasse un buon risultato, anche se non vincente, Londra sarebbe costretta a fare altre concessioni lunga la strada della devolution. Altrimenti Salmond e suoi saranno umiliati: anche in questo settore la storia dimostra che un governo ipercentralizzato come quello di Londra non prende prigionieri.

David Ellwood è Senior Adjunct Professor, Johns Hopkins University, SAIS Europe, Bologna.
- See more at: http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=2455#sthash.o46bpjMD.dpuf

venerdì 22 novembre 2013

La Shanghai Cooperation Organization:

  Organizzazione regionale di potenze globali.

A partire dal 1986 era stata avviata un’iniziativa di soluzione delle dispute di confine (conosciuta come l’iniziativa di Vladivostok, sostenuta da Gorbaciov). I negoziati proseguirono tra il 1991 e il 1994 tanto che si ebbe, il 26 aprile 1996, l’Accordo di Shanghai “sul rafforzamento delle misure di fiducia reciproca nelle aree di confine” (cd. Forum “Shanghai Five” con Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan). Il 24 aprile 1997 a Mosca si siglò un altro accordo “sulla riduzione reciproca delle forze militari nelle aree di confine”.
Successivamente, infine, si tennero i Vertici di Almaty e di Bishkek (3 luglio 1998 e 24-25 agosto 1999).

1. Lo sviluppo.

Nel 2001 il Forum diventa Organizzazione, con l’adesione dell’Uzbekistan, quale membro a pieno titolo.
Gli scopi perseguiti della neonata Organizzazione sono i seguenti:
·         promuovere la cooperazione attraverso i rapporti di buon vicinato e di collaborazione nei settori della vita sociale;
·         risolvere i contenziosi sorti lungo i 3.645 km di confine sino-russo e quelli con i Paesi dell’Asia Centrale ex sovietici;
·         combattere i “tre mali”: terrorismo, estremismo religioso e separatismo nella regione;
·         concorrere a costruire un nuovo ordine internazionale fondato sul multipolarismo in una concezione multipolare delle relazioni internazionali.
Lo spirito di Shangai è un insieme di fiducia reciproca, relazioni di buon vicinato con il desiderio di mettere in comune il meglio di ciascun Paese a favore di tutti gli altri.
Tutti i membri si impegnano reciprocamente a combattere qualsiasi forma di eversione dell’ordine statale e regionale in vista del mantenimento della pace, della sicurezza e della stabilità regionale che possa assicurare l’indipendenza reciproca, la sovranità territoriale, la non interferenza negli affari interni degli Stati membri, attraverso il rifiuto della minaccia o dell’uso della violenza.

2. Il Consolidamento.

Nel 2002, per volontà del presidente russo Putin, si forma il Gruppo di Contatto con l’Afghanistan, al fine di prendere in considerazione la realtà socio-politica afgana (che però non è mai decollato del tutto per la difficoltà di gestire  i rapporti con le Istituzione afgane).
Successivamente, la decisione di far partecipare India, Iran, Pakistan, Mongolia come osservatori permanenti, fornisce un nuovo impulso geopolitico al continente eurasiatico in forte ascesa economica e militare.
L’Organizzazione è andata progressivamente rafforzandosi in vari settori (lotta al terrorismo, sviluppo economico, sfruttamento delle risorse energetiche, ecc.) sino alla costituzione, nel 2004, di due strutture permanenti: una politica, con sede a Pechino, con al vertice il Segretario Generale ed una di sicurezza, con sede a Tashkent (capitale dell’Uzbekistan), rivolta al coordinamento delle iniziative di contrasto alle attività terroristiche ed al narco-business in Asia Centrale (la Struttura Regionale Anti-Terrorismo - RATS).
Nel 2005 con il Vertice di Astana le istituzioni si consolidano e i rapporti commerciali si intensificano. Durante tale vertice si chiede, inoltre, il ritiro delle truppe straniere dall’Afghanistan.
Cresce anche la cooperazione con altre organizzazioni regionali (ASEAN, EUSASEC e INTERPOL) nonché con l’UE e le Nazioni Unite.
Nel vertice di Shangai del 2006 si festeggiano i 5 anni dell’Organizzazione e si redige il bilancio dell’attività svolta, nonché si affrontano problematiche attinenti le prospettive future.

Gli osservatori partecipano ai vertici ed hanno un dialogo privilegiato con tutti i membri. Alcuni hanno anche chiesto di diventare membri a pieno titolo (Pakistan ed Iran).
I membri si definiscono tutti uguali ma chiaramente la presenza della Russia e della Cina mette questi due Paesi in una situazione di preminenza, tanto che l’Organizzazione è stata definita a composizione: 1+1+4 ovvero 2+4.
L’Organizzazione è composta da Paesi che ricoprono uno spazio di 32 milioni di Kmq corrispondenti ai 3/5 dell’area euroasiatica. Se si considerano le potenzialità del Club di Shanghai, esso raggruppa la metà della popolazione mondiale e dispone della metà delle riserve di gas e di petrolio del pianeta, e contestualmente unisce i Paesi più ricchi di risorse (come Russia, Iran, Kazakistan) ai Paesi in forte ascesa economica ma privi di risorse (Cina, India).
Nel febbraio del 2007 si sono riuniti a Tashkent (Uzbekistan), i rappresentati dei Paesi membri e i dirigenti di società energetiche per discutere i termini della realizzazione di un “Club dell’Energia” all’interno della Shanghai Cooperation Organization.
L’Organizzazione è orientata al consolidamento delle proprie strutture e sembra non avere intenzione di aggregare nuovi membri (in particolare l’Iran che è il membro che modificherebbe la natura e l’assetto dell’Organizzazione).
Nel 2008 si è tenuto il Vertice di Dushanbe (28 agosto 2008). L’Agenda è stata focalizzata sulla crisi in atto nel Caucaso. Nella dichiarazione finale del vertice sono stati sanciti diversi richiami alla “diplomazia preventiva” e pochi riferimenti alla crisi in argomento. Inoltre, sono stati sottolineate specifiche linee programmatiche circa il razionale utilizzo di acque e risorse energetiche a vantaggio di tutti i membri. L’Organizzazione, inoltre, si è dotata di un regolamento sullo status di “partner dialogue”. Per ciò che attiene alla crisi caucasica la dichiarazione finale richiama il ruolo pacificatore della Russia nell’area ed i membri, piuttosto che entrare nel merito della questione georgiana, hanno attaccato la conduzione della vicenda afgana, chiedendo l’intervento del Consiglio di Sicurezza per una nuova definizione del ruolo della missione in Afghanistan. L’Organizzazione rivolge la sua attenzione anche al campo militare. Annualmente vengono effettuate alcune esercitazioni congiunte. Le prime si sono tenute nel 2002 con la partecipazione di Cina e Kyrghizstan.  Alle attività esercitative prendono parte sempre più Paesi. Lo scenario delle operazioni è quello della simulazione di un attacco terroristico su vasta scala al quale tutti i Paesi reagiscono congiuntamente. L’esercitazione del 2005 è consistita in un’operazione militare navale. L’attività è sembrata una  sorta di dimostrazione di forza delle capacità che l’Organizzazione è in grado di esprimere anche in mare (la maggior parte dei Paesi della SCO, infatti, non hanno sbocco al mare).  Quest’anno l’esercitazione si è, invece, svolta presso un’azienda energetica di Volgograd (i Paesi membri hanno voluto mettere alla prova le proprie capacità nella protezione di una struttura energetica).

3. Considerazioni finali.


La Shanghai Cooperation Organization ha costituito negli ultimi anni un importante strumento con cui la Russia e la Cina, che sono i principali attori dell'Organizzazione,  hanno inteso affrontare i complessi equilibri geopolitici nell'area dell'Estremo Oriente e che ha prodotto il risultato di migliorare i rapporti tra le due potenze. Infatti nell'ambito dell'Organizzazione si sono sviluppate attività di cooperazione nella difesa comune (che hanno portato allo svolgimento di regolari esercitazioni militari in Asia e nel Mar della Cina) unitamente ad accordi di programmazione economica. Il messaggio per le potenze occidentali e gli USA, a parere degli osservatori, e' risultato essere che, seppure non sempre d'accordo, Mosca e Pechino sono disposte a garantirsi reciproco supporto difensivo ed economico per preservare, da interferenze esterne, il prezioso scacchiere geopolitico asiatico. Per alcuni analisti, l’Organizzazione è stata presto definita il nuovo “Patto di Varsavia” o la “NATO dell’Est” tesa a contenere l’unipolarismo della superpotenza statunitense. Gli USA avevano sempre guardato all'area come ad uno spazio nel quale non avrebbero dovuto avere posto ne' Cina ne' Russia ne' , a maggior ragione, l’Iran. In tale ottica avevano incrementato la loro presenza in Asia Centrale sottovalutando inizialmente il ruolo dell’Organizzazione. Nel momento in cui la SCO ha iniziato ad attrarre, anche solo a mero titolo di osservatori, India ed Iran, l'atteggiamento degli USA nei suoi confronti e' mutato. Infatti, è parso del tutto evidente il crescente ruolo in chiave di contrasto alla penetrazione USA nell'area, svolto dall’Organizzazione. Risulta, infine, chiaro che la Shanghai Cooperation Organization  sta assumendo sempre maggior peso nel contesto delle relazioni internazionali. Al contempo, la costituzione in seno alla SCO della cd. “Dialogue Partner”, potrebbe divenire un nuovo forum di dialogo all’interno dell’Organizzazione, in cui, per la prima volta, potrebbero partecipare anche gli USA e l’Unione Europea e/o la NATO, facendo così allontanare l’allarmante ipotesi di una SCO come blocco militare in contrapposizione all’Occidente.




martedì 12 novembre 2013

La Libertà nel mondo Sintesi per Stato

SU 193 STATI NEL MONDO 
Free
90 countries
(46%)
                                Partly Free
                                58 countries
                                (30%)
                                                           Not Free
                                                           47 countries
                                                           (24%)


La Libertà nel Mondo.2013. Parametrazione

FREEDOM IN THE WORLD 2013: DEMOCRATIC BREAKTHROUGHS IN THE BALANCE

PR and CL stand for political rights and civil liberties, respectively; 1 represents the most free
and 7 the least free rating.

▲ ▼ up or down indicates an improvement or decline in ratings or status since the last survey.

  up or down indicates a trend of positive or negative changes that took place but were not
sufficient to result in a change in political rights or civil liberties ratings.

* indicates a country’s status as an electoral democracy.

NOTE: The ratings reflect global events from January 1, 2012, through December 31, 2012.



Independent Countries

Country Freedom Status PR CL Trend Arrow 
Afghanistan Not Free 6 6 
Albania* Partly Free 3 3 
Algeria Not Free 6 5 
Andorra* Free 1 1 
Angola Not Free 6 5 
Antigua and Barbuda* Free 2 ▲ 2 
Argentina* Free 2 2 
Armenia Partly Free 5 ▲ 4 
Australia* Free 1 1 
Austria* Free 1 1 
Azerbaijan Not Free 6 5 
Bahamas* Free 1 1 
Bahrain Not Free 6 6 
Bangladesh* Partly Free 3 4 
Barbados* Free 1 1 
Belarus Not Free 7 6 
Belgium* Free 1 1 
Belize* Free 1 2 
Benin* Free 2 2 
Bhutan* Partly Free 4 5  
Bolivia* Partly Free 3 3 
Bosnia and Herzegovina* Partly Free 3 ▲ 3 
Botswana* Free 3 2 
Brazil* Free 2 2 
Brunei Not Free 6 5 
Bulgaria* Free 2 2 
Burkina Faso Partly Free 5 3 
Burma Not Free 6 ▲ 5 ▲ 
Burundi Partly Free 5 5 
Cambodia Not Free 6 5 
Cameroon Not Free 6 6 
Canada* Free 1 1 
Cape Verde* Free 1 1 
Central African Republic Partly Free 5 5  
Chad Not Free 7 6 
Chile* Free 1 1 
China Not Free 7 6 
Colombia* Partly Free 3 4 
Comoros* Partly Free 3 4 
Congo (Brazzaville) Not Free 6 5 
Congo (Kinshasa) Not Free 6 6 
Costa Rica* Free 1 1 
Côte d’Ivoire Partly Free ▲ 5 ▲ 5 ▲ 
Croatia* Free 1 2 
Cuba Not Free 7 6 
Cyprus* Free 1 1 
Czech Republic* Free 1 1 
Denmark* Free 1 1 
Djibouti Not Free 6 5 
Dominica* Free 1 1 
Dominican Republic* Free 2 2 
East Timor* Partly Free 3 4 
Ecuador* Partly Free 3 3  
Egypt Partly Free ▲ 5 ▲ 5 
El Salvador* Free 2 3 
Equatorial Guinea Not Free 7 7 
Eritrea Not Free 7 7 
Estonia* Free 1 1 
Ethiopia Not Free 6 6 
Fiji Partly Free 6 4 
Finland* Free 1 1 
France* Free 1 1 
Gabon Not Free 6 5 
The Gambia Not Free 6 6 ▼ 
Georgia* Partly Free 3 ▲ 3 
Germany* Free 1 1 
Ghana* Free 1 2 
Greece* Free 2 2  
Grenada* Free 1 2 
Guatemala* Partly Free 3 4 
Guinea Partly Free 5 5  
Guinea-Bissau Not Free ▼ 6 ▼ 5 ▼ 
Guyana* Free 2 3 
Haiti Partly Free 4 5 
Honduras Partly Free 4 4 
Hungary* Free 1 2 
Iceland* Free 1 1 
India* Free 2 3 
Indonesia* Free 2 3 
Iran Not Free 6 6 
Iraq Not Free 6 ▼ 6 
Ireland* Free 1 1 
Israel* Free 1 2 
Italy* Free 2 ▼ 1 
Jamaica* Free 2 3 
Japan* Free 1 2 
Jordan Not Free 6 5  
Kazakhstan Not Free 6 5  
Kenya Partly Free 4 4 ▼ 
Kiribati* Free 1 1 
Kosovo Partly Free 5 4 
Kuwait Partly Free 5 ▼ 5 
Kyrgyzstan Partly Free 5 5 
Laos Not Free 7 6 
Latvia* Free 2 2 
Lebanon Partly Free 5 4  
Lesotho* Free ▲ 2 ▲ 3 
Liberia* Partly Free 3 4 
Libya* Partly Free ▲ 4 ▲ 5 ▲ 
Liechtenstein* Free 1 1 
Lithuania* Free 1 1 
Luxembourg* Free 1 1 
Macedonia* Partly Free 3 3 
Madagascar Partly Free 6 4  
Malawi* Partly Free 3 4  
Malaysia Partly Free 4 4 
Maldives Partly Free 5 ▼ 4 
Mali Not Free ▼ 7 ▼ 5 ▼ 
Malta* Free 1 1 
Marshall Islands* Free 1 1 
Mauritania Not Free 6 5 
Mauritius* Free 1 2 
Mexico* Partly Free 3 3 
Micronesia* Free 1 1 
Moldova* Partly Free 3 3 
Monaco* Free 2 1 
Mongolia* Free 1 ▲ 2 
Montenegro* Free 3 2 
Morocco Partly Free 5 4 
Mozambique Partly Free 4 3 
Namibia* Free 2 2 
Nauru* Free 1 1 
Nepal Partly Free 4 4 
Netherlands* Free 1 1 
New Zealand* Free 1 1
Nicaragua Partly Free 5 4 
Niger* Partly Free 3 4 
Nigeria Partly Free 4 4  
North Korea Not Free 7 7 
Norway* Free 1 1 
Oman Not Free 6 5  
Pakistan Partly Free 4 5 
Palau* Free 1 1 
Panama* Free 1 2 
Papua New Guinea* Partly Free 4 3 
Paraguay* Partly Free 3 3  
Peru* Free 2 3 
Philippines* Partly Free 3 3 
Poland* Free 1 1 
Portugal* Free 1 1 
Qatar Not Free 6 5 
Romania* Free 2 2 
Russia Not Free 6 5  
Rwanda Not Free 6 6 ▼ 
Saint Kitts and Nevis* Free 1 1 
Saint Lucia* Free 1 1 
Saint Vincent and Grenadines* Free 1 1 
Samoa* Free 2 2 
San Marino* Free 1 1 
São Tomé and Príncipe* Free 2 2 
Saudi Arabia Not Free 7 7 
Senegal* Free ▲ 2 ▲ 3 
Serbia* Free 2 2 
Seychelles* Partly Free 3 3 
Sierra Leone* Free ▲ 2 ▲ 3 
Singapore Partly Free 4 4 
Slovakia* Free 1 1 
Slovenia* Free 1 1 
Solomon Islands Partly Free 4 3 
Somalia Not Free 7 7 
South Africa* Free 2 2 
South Korea* Free 1 2 
South Sudan Not Free 6 5 
Spain* Free 1 1 
Sri Lanka Partly Free 5 4  
Sudan Not Free 7 7 
Suriname* Free 2 2  
Swaziland Not Free 7 5 
Sweden* Free 1 1 
Switzerland* Free 1 1 
Syria Not Free 7 7  
Taiwan* Free 1 2 
Tajikistan Not Free 6 6 ▼ 
Tanzania* Partly Free 3 3 
Thailand* Partly Free 4 4 
Togo Partly Free 5 4 
Tonga* Free ▲ 3 2 ▲ 
Trinidad and Tobago* Free 2 2 
Tunisia* Partly Free 3 4 
Turkey* Partly Free 3 4 ▼ 
Turkmenistan Not Free 7 7 
Tuvalu* Free 1 1 
Uganda Partly Free 5 4  
Ukraine* Partly Free 4 3  
United Arab Emirates Not Free 6 6  
United Kingdom* Free 1 1 
United States* Free 1 1 
Uruguay* Free 1 1 
Uzbekistan Not Free 7 7 
Vanuatu* Free 2 2 
Venezuela Partly Free 5 5 
Vietnam Not Free 7 5 
Yemen Not Free 6 6 
Zambia* Partly Free 3 4 
Zimbabwe Not Free 6 6 

* indicates a country’s status as an electoral democracy

Libertà nel mondo. Freedom Hause



Sintesi Metodologia

La libertà nel mondo indagine fornisce una valutazione annuale dei risultati e il declino della libertà in 195 paesi e 14 territori connessi e contestato. L'indagine, che comprende sia i report analitici e valutazioni numeriche, misura la libertà secondo due grandi categorie: i diritti politici e delle libertà civili. Valutazioni dei diritti politici si basano su una valutazione dei tre sottocategorie: processo elettorale, il pluralismo politico e la partecipazione, e il funzionamento del governo. Civili valutazioni libertà si basano su una valutazione di quattro sottocategorie: la libertà di espressione e di credo, i diritti associativi e organizzativi, Stato di diritto, e di autonomia personale e dei diritti individuali. 
Ogni paese viene assegnato un punteggio numerico da 1 a 7 per entrambi i diritti politici e delle libertà civili, con 1 che rappresenta la più libera e 7 i meno liberi. I rating sono determinati dal numero totale di punti (fino a 100), ogni paese riceve su 10 domande di diritti politici e delle libertà 15 questioni civili; paesi ricevono 0-4 punti su ogni questione, con 0 che rappresenta il più piccolo grado e 4, il massimo grado della libertà. La media dei diritti politici e civili valutazioni libertà, conosciuto come il rating libertà, determina lo stato generale: libero (1,0 a 2,5), in parte libera (da 3.0 a 5.0), o non liberi (da 5,5 a 7,0). Freedom House assegna anche verso l'alto o verso il basso frecce di tendenza per i paesi che hanno visto le tendenze generali positive o negative durante l'anno che non erano abbastanza significative da comportare un cambiamento rating.
Il sondaggio assegna la designazione di democrazia elettorale in paesi che hanno raggiunto determinati standard minimi. Il riferimento numerico per un paese per essere elencati come una democrazia elettorale è un totale di 7 o più punti (su un massimo di 12) per i 3 diritti quesiti sottocategoria politici sul processo elettorale, così come per un totale di 20 punti o più ( su un massimo di 40) per tutte le 10 domande di diritti politici.
Freedom House non mantiene una visione legata alla cultura della libertà. La metodologia di indagine si fonda su principi fondamentali dei diritti politici e delle libertà civili, che derivano in larga misura dalle parti pertinenti della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Queste norme si applicano a tutti i paesi e territori, indipendentemente dalla loro ubicazione geografica, la composizione etnica o religiosa, o il livello di sviluppo economico.
L'indagine non i governi dei tassi o le prestazioni del governo di per sé, ma piuttosto i diritti reali e le libertà per gli individui. Libertà possono essere colpiti da azioni statali, nonché da attori non statali, inclusi i ribelli e altri gruppi armati.
I risultati sono raggiunti dopo un processo multilivello di analisi e di valutazione da parte di un gruppo di in-house e consulenti esperti regionali e studiosi. L'indagine, che è stata pubblicata dal 1972, consente un esame delle tendenze in libertà nel corso del tempo e su base comparativa tra le regioni con differenti sistemi politici ed economici. libertà nel mondo rating s 'e relazioni narrative sono utilizzati da politici, importanti studiosi , i media e le organizzazioni internazionali a monitorare il flusso e riflusso della libertà in tutto il mondo.

Rapporto sulla libertà nel mondo 2013. Freedom Hause. Sintesi

INNOVAZIONI DEMOCRATICHE 

L'emergere di movimenti popolari per la riforma sono stati la forza trainante di guadagni importanti del Medio Oriente dello scorso anno, secondo la libertà nel mondo 2013 , rapporto annuale di Freedom House sullo stato della libertà globale. Tuttavia, un certo numero di regioni sperimentato battute d'arresto a causa di una risposta autoritaria indurito e sempre più scaltro di questi movimenti.
Mentre il numero di paesi classificati come libero nel 2012 è stato di 90, un guadagno di 3 rispetto all'anno precedente, 27 paesi hanno mostrato diminuzioni significative, rispetto ai 16 che hanno mostrato notevoli guadagni. Questo è il settimo anno consecutivo che la libertà nel mondo ha mostrato maggiori cali che guadagni in tutto il mondo. Inoltre, i dati del report riflettono un passo-up campagna di persecuzione da dittatori che colpiscono specificamente le organizzazioni della società civile e dei media indipendenti.
Tra i vantaggi più evidenti per la libertà era quella della Libia, che avanzava da non libero di una parte libera e in sede delle più notevoli miglioramenti numerici di un anno in quasi 40 anni di storia del rapporto. Birmania e un certo numero di paesi africani, tra cui la Costa d'Avorio, Guinea, Lesotho, Senegal e Sierra Leone, ha visto anche importanti progressi. Cali degni di nota sono stati registrati per il Kazakistan, Kenya, Mali, Nigeria, Russia, Turchia e Ucraina.
Il Medio Oriente ha mostrato risultati ambigui per l'anno. Oltre alle grandi guadagni per la Libia, e la conservazione della Tunisia di notevoli miglioramenti a partire dal 2011, l'Egitto conobbe relativamente modesto progresso. Il paese ha tenuto una elezione presidenziale imperfetto ma competitivo e governo militare diretto si è conclusa, ma il parlamento eletto è stato sciolto e il presidente Morsi spinto attraverso una nuova costituzione in circostanze profondamente problematici.
Inoltre, i guadagni per i paesi della primavera araba hanno innescato una reazione, a volte violento, da leader autoritari in altre parti del Medio Oriente, con conseguenti battute d'arresto per la libertà in Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Oman, Siria, e gli Emirati Arabi Uniti.
I risultati del rapporto sono stati particolarmente triste per i paesi eurasiatici. La Russia ha preso una svolta decisa per il peggio dopo il ritorno di Vladimir Putin alla presidenza. Avendo già emarginato l'opposizione politica formale, ha emanato una serie di leggi destinate a soffocare una crescente opposizione sociale. Le misure imposte severe nuove sanzioni sulle manifestazioni non autorizzate, limitano la capacità dei gruppi civici per raccogliere fondi e condurre il loro lavoro, e posti nuovi controlli su Internet.
Citando una accentuazione della repressione in un certo numero di paesi critici, la relazione sollecita gli Stati Uniti e le altre democrazie per dimostrare la leadership nella lotta per la libertà. Si critica sia l'amministrazione Obama e l'opposizione repubblicana per la riluttanza a prevedere che la leadership.

Principali risultati globali:
Il numero delle democrazie elettorali si attesta a 118, con un incremento di uno rispetto al 2011. Tre paesi, Bhutan, Georgia, e la Libia, ha raggiunto lo stato della democrazia elettorale, mentre due sono state ritirate dalla categoria, Mali e le Maldive.
Quattro paesi spostati da poco libero a gratis: Lesotho, Senegal, Sierra Leone e Tonga. Tre paesi sono passate da non libero di Parzialmente libera: Costa d'Avorio, Egitto e Libia. Mali cadde due livelli, da libero a non libero, e la Guinea-Bissau è sceso da poco libero a non libero.
Alcuni notevoli tendenze evidenziate nella relazione figurano l'aumento della violenza musulmana-on-musulmano, che raggiunge livelli orripilanti in Pakistan ed è rimasto un serio problema in Iraq e altrove, un grave declino delle libertà civili in Turchia, e tra stati del Golfo Persico, un costante e preoccupante calo delle istituzioni democratiche e di un aumento delle politiche repressive.

Peggio del peggio: Dei 47 paesi designati come non libero, nove sono stati dati del sondaggio rating più basso possibile di 7 sia per i diritti politici e delle libertà civili: Eritrea, Guinea Equatoriale, la Corea del Nord, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Siria, Turkmenistan e Uzbekistan. Due territori, Tibet e del Sahara occidentale, sono stati classificati tra il peggio del peggio.
Altri 5 paesi e 1 territorio ricevuto punteggi che sono stati leggermente superiori a quelli dei paesi più classificati, con rating di 6,7 o di 7,6 per i diritti politici e delle libertà civili: Bielorussia, Ciad, Cina, Cuba, Laos, e il Sud Ossezia.
Principali risultati regionali:
Medio Oriente e Nord Africa
In una regione nota per la polarizzazione settaria, guerra civile, e autocrazie repressive, la libertà ha segnato alcuni guadagni riluttanti, ma comunque impressionante nel 2012. Utili: Tunisia mantenuto notevoli miglioramenti rispetto all'anno precedente, e la Libia e l'Egitto sia spostato da non libero a parzialmente libero. cali: Siria ha sofferto di gran lunga le peggiori ripercussioni della primavera araba. Riduzioni sono state osservate anche in Bahrein, Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Oman e gli Emirati Arabi Uniti.
L'Africa sub-sahariana
Negli ultimi anni, l'Africa sub-sahariana ha classificato come regione del mondo più politicamente instabile, con importanti innovazioni democratiche in alcuni paesi, e colpi di stato, guerre civili, e giri di vite autoritari in altri. Mentre la regione ha visto diversi vantaggi significativi, soprattutto in Africa occidentale, i conflitti civili e l'emergere di gruppi islamisti violenti impedito un aggiornamento globale per la libertà politica. Utili: Tre paesi spostati da poco libero a gratis: Lesotho, Sierra Leone e Senegal. Costa d'Avorio si trasferì da Non libero a parzialmente libero. Guinea e Malawi hanno mostrato guadagni. cali: Mali subì uno dei più grandi declini unico anno nella storia della libertà nel mondo , lasciando cadere precipitosamente da Free a non libero, e lo stato della Guinea-Bissau è sceso da poco libero per non libero. Cali sono stati visti anche nella Repubblica Centrafricana, Gambia, Kenya, Nigeria, Madagascar, Sud Africa e Uganda.
Europa centrale e orientale / Eurasia
Il ritorno di Vladimir Putin alla presidenza russa ha inaugurato un nuovo periodo di repressione accelerato. Con la Russia il tono, l'Eurasia (costituito dai paesi dell'ex Unione Sovietica meno gli Stati baltici) rivali ora il Medio Oriente come una delle aree più repressivi del globo. In effetti, l'Eurasia è per molti aspetti meno subregione libero del mondo, dato il radicamento di autocrati in maggior parte dei suoi 12 paesi. Utili: I miglioramenti sono stati visti in Armenia, Bosnia-Erzegovina, e la Georgia, così come nei territori contesi di Abkhazia e Nagorno-Karabakh, l'ultima delle quali si trasferì da non libero a parzialmente libero. cali: Kazakistan, Russia, Tagikistan, Ucraina e tutti hanno avuto notevoli cali.
Asia-Pacifico
Per anni classificato tra i regimi più repressivi del mondo, la Birmania ha continuato a portare avanti un processo di riforma democratica che è stato lanciato nel 2010.Mentre rimane un paese non libero, ha registrato miglioramenti che lo hanno portato davanti alla Cina in entrambi i suoi diritti politici e civili valutazioni libertà. Utili: I miglioramenti sono stati visti in Birmania, Bhutan, India Kashmir, Mongolia, e Tonga. cali: Il più grave declini nella regione Asia-Pacifico per il 2012 hanno avuto luogo nelle Maldive e Sri Lanka.
Americhe
Come l'esercizio chiuso, venezuelano forte Hugo Chávez era in un ospedale cubano di tentare di recuperare da un intervento chirurgico per una forma sconosciuta di cancro. Per oltre un decennio, Chávez è stato una figura importante nella politica regionale e ha aspirato, con meno successo, di un ruolo di primo piano sulla scena mondiale. La sua rielezione nel 2012 è stata garantita dal massiccio abuso di risorse statali. Utili: La regione delle Americhe ha visto alcun miglioramento sostanziale.declina: Ecuador, Paraguay, Suriname e subito notevoli cali.
Europa occidentale e Nord America
Anche se l'Europa occidentale e Nord America continuano a cimentarsi con l'impatto della crisi finanziaria e, in Europa, un aumento di sentimento nazionalista in risposta ad un afflusso di immigrati, che sono riusciti a resistere a queste sfide, senza un serio indebolimento della loro tradizione di alto livello del rispetto delle norme democratiche e delle libertà civili. Non ci sono stati guadagni importanti o di calo nella regione.
 
Nota: I rapporti con l'asterisco nel seguente elenco sono per i territori, piuttosto che paesi.