Organizzazione regionale di potenze globali.
A partire dal 1986 era stata
avviata un’iniziativa di soluzione delle dispute di confine (conosciuta come
l’iniziativa di Vladivostok, sostenuta da Gorbaciov). I negoziati proseguirono
tra il 1991 e il 1994 tanto che si ebbe, il 26 aprile 1996, l’Accordo di
Shanghai “sul rafforzamento delle misure di fiducia reciproca nelle aree di
confine” (cd. Forum “Shanghai Five” con Cina, Russia, Kazakistan,
Kirghizistan, Tagikistan). Il 24 aprile 1997 a Mosca si siglò un altro accordo
“sulla riduzione reciproca delle forze militari nelle aree di confine”.
Successivamente, infine, si
tennero i Vertici di Almaty e di Bishkek (3 luglio 1998 e 24-25 agosto 1999).
1. Lo sviluppo.
Nel 2001 il Forum diventa
Organizzazione, con l’adesione dell’Uzbekistan, quale membro a pieno titolo.
Gli scopi perseguiti della
neonata Organizzazione sono i seguenti:
·
promuovere la cooperazione attraverso i rapporti
di buon vicinato e di collaborazione nei settori della vita sociale;
·
risolvere i contenziosi sorti lungo i 3.645 km
di confine sino-russo e quelli con i Paesi dell’Asia Centrale ex sovietici;
·
combattere i “tre mali”: terrorismo, estremismo
religioso e separatismo nella regione;
·
concorrere a costruire un nuovo ordine
internazionale fondato sul multipolarismo in una concezione multipolare delle
relazioni internazionali.
Lo spirito di Shangai è un
insieme di fiducia reciproca, relazioni di buon vicinato con il desiderio di
mettere in comune il meglio di ciascun Paese a favore di tutti gli altri.
Tutti i membri si impegnano
reciprocamente a combattere qualsiasi forma di eversione dell’ordine statale e
regionale in vista del mantenimento della pace, della sicurezza e della
stabilità regionale che possa assicurare l’indipendenza reciproca, la sovranità
territoriale, la non interferenza negli affari interni degli Stati membri,
attraverso il rifiuto della minaccia o dell’uso della violenza.
2. Il Consolidamento.
Nel 2002, per volontà del presidente russo Putin, si forma
il Gruppo di Contatto con l’Afghanistan, al fine di prendere in considerazione
la realtà socio-politica afgana (che però non è mai decollato del tutto per la
difficoltà di gestire i rapporti con le
Istituzione afgane).
Successivamente, la decisione di
far partecipare India, Iran, Pakistan, Mongolia come osservatori permanenti,
fornisce un nuovo impulso geopolitico al continente eurasiatico in forte ascesa
economica e militare.
L’Organizzazione è andata progressivamente
rafforzandosi in vari settori (lotta al terrorismo, sviluppo economico,
sfruttamento delle risorse energetiche, ecc.) sino alla costituzione, nel 2004,
di due strutture permanenti: una politica, con sede a Pechino, con al vertice
il Segretario Generale ed una di sicurezza, con sede a Tashkent (capitale
dell’Uzbekistan), rivolta al coordinamento delle iniziative di contrasto alle
attività terroristiche ed al narco-business in Asia Centrale (la
Struttura Regionale Anti-Terrorismo - RATS).
Nel 2005 con il Vertice di Astana
le istituzioni si consolidano e i rapporti commerciali si intensificano.
Durante tale vertice si chiede, inoltre, il ritiro delle truppe straniere
dall’Afghanistan.
Cresce anche la cooperazione con
altre organizzazioni regionali (ASEAN, EUSASEC e INTERPOL) nonché con l’UE e le
Nazioni Unite.
Nel vertice di Shangai del 2006
si festeggiano i 5 anni dell’Organizzazione e si redige il bilancio
dell’attività svolta, nonché si affrontano problematiche attinenti le
prospettive future.
Gli osservatori partecipano ai vertici ed hanno un dialogo
privilegiato con tutti i membri. Alcuni hanno anche chiesto di diventare membri
a pieno titolo (Pakistan ed Iran).
I membri si definiscono tutti
uguali ma chiaramente la presenza della Russia e della Cina mette questi due
Paesi in una situazione di preminenza, tanto che l’Organizzazione è stata
definita a composizione: 1+1+4 ovvero 2+4.
L’Organizzazione è composta da
Paesi che ricoprono uno spazio di 32 milioni di Kmq corrispondenti ai 3/5
dell’area euroasiatica. Se si considerano le potenzialità del Club di
Shanghai, esso raggruppa la metà della popolazione mondiale e dispone della
metà delle riserve di gas e di petrolio del pianeta, e contestualmente unisce i
Paesi più ricchi di risorse (come Russia, Iran, Kazakistan) ai Paesi in forte
ascesa economica ma privi di risorse (Cina, India).
Nel febbraio del 2007 si sono
riuniti a Tashkent (Uzbekistan), i rappresentati dei Paesi membri e i dirigenti
di società energetiche per discutere i termini della realizzazione di un “Club
dell’Energia” all’interno della Shanghai Cooperation Organization.
L’Organizzazione è orientata al
consolidamento delle proprie strutture e sembra non avere intenzione di
aggregare nuovi membri (in particolare l’Iran che è il membro che
modificherebbe la natura e l’assetto dell’Organizzazione).
Nel 2008 si è tenuto il Vertice di Dushanbe (28 agosto
2008). L’Agenda è stata focalizzata sulla crisi in atto nel Caucaso. Nella
dichiarazione finale del vertice sono stati sanciti diversi richiami alla
“diplomazia preventiva” e pochi riferimenti alla crisi in argomento. Inoltre,
sono stati sottolineate specifiche linee programmatiche circa il razionale
utilizzo di acque e risorse energetiche a vantaggio di tutti i membri.
L’Organizzazione, inoltre, si è dotata di un regolamento sullo status di “partner
dialogue”. Per ciò che attiene alla crisi caucasica la dichiarazione finale
richiama il ruolo pacificatore della Russia nell’area ed i membri, piuttosto
che entrare nel merito della questione georgiana, hanno attaccato la conduzione
della vicenda afgana, chiedendo l’intervento del Consiglio di Sicurezza per una
nuova definizione del ruolo della missione in Afghanistan. L’Organizzazione
rivolge la sua attenzione anche al campo militare. Annualmente vengono
effettuate alcune esercitazioni congiunte. Le prime si sono tenute nel 2002 con
la partecipazione di Cina e Kyrghizstan.
Alle attività esercitative prendono parte sempre più Paesi. Lo scenario
delle operazioni è quello della simulazione di un attacco terroristico su vasta
scala al quale tutti i Paesi reagiscono congiuntamente. L’esercitazione del
2005 è consistita in un’operazione militare navale. L’attività è sembrata
una sorta di dimostrazione di forza
delle capacità che l’Organizzazione è in grado di esprimere anche in mare (la
maggior parte dei Paesi della SCO, infatti, non hanno sbocco al mare). Quest’anno l’esercitazione si è, invece,
svolta presso un’azienda energetica di Volgograd (i Paesi membri hanno voluto
mettere alla prova le proprie capacità nella protezione di una struttura
energetica).
3. Considerazioni finali.
La Shanghai Cooperation
Organization ha costituito negli ultimi anni un importante strumento con
cui la Russia e la Cina, che sono i principali attori dell'Organizzazione, hanno inteso affrontare i complessi equilibri
geopolitici nell'area dell'Estremo Oriente e che ha prodotto il risultato di
migliorare i rapporti tra le due potenze. Infatti nell'ambito
dell'Organizzazione si sono sviluppate attività di cooperazione nella difesa
comune (che hanno portato allo svolgimento di regolari esercitazioni militari
in Asia e nel Mar della Cina) unitamente ad accordi di programmazione
economica. Il messaggio per le potenze occidentali e gli USA, a parere degli
osservatori, e' risultato essere che, seppure non sempre d'accordo, Mosca e
Pechino sono disposte a garantirsi reciproco supporto difensivo ed economico
per preservare, da interferenze esterne, il prezioso scacchiere geopolitico
asiatico. Per alcuni analisti, l’Organizzazione è stata presto definita il
nuovo “Patto di Varsavia” o la “NATO dell’Est” tesa a contenere l’unipolarismo
della superpotenza statunitense. Gli USA avevano sempre guardato all'area come
ad uno spazio nel quale non avrebbero dovuto avere posto ne' Cina ne' Russia
ne' , a maggior ragione, l’Iran. In tale ottica avevano incrementato la loro
presenza in Asia Centrale sottovalutando inizialmente il ruolo
dell’Organizzazione. Nel momento in cui la SCO ha iniziato ad attrarre, anche
solo a mero titolo di osservatori, India ed Iran, l'atteggiamento degli USA nei
suoi confronti e' mutato. Infatti, è parso del tutto evidente il crescente
ruolo in chiave di contrasto alla penetrazione USA nell'area, svolto
dall’Organizzazione. Risulta, infine, chiaro che la Shanghai Cooperation
Organization sta assumendo sempre
maggior peso nel contesto delle relazioni internazionali. Al contempo, la
costituzione in seno alla SCO della cd. “Dialogue Partner”, potrebbe
divenire un nuovo forum di dialogo all’interno dell’Organizzazione, in
cui, per la prima volta, potrebbero partecipare anche gli USA e l’Unione
Europea e/o la NATO, facendo così allontanare l’allarmante ipotesi di una SCO
come blocco militare in contrapposizione all’Occidente.