II Parte. La I Parte è stata pubblicta cil 20 gennaio 2022 su questo blog
Può essere utile a questo punto citare come il problema della difesa statica di una regione o addirittura di una nazione, fu affrontato nel corso del ‘900.Citeremo per questo tre esempi molto noti. Il primo, forse il più famoso, fu quello della linea Maginot. Fortemente voluta dal ministro della guerra francese André Maginot, che appoggiò le idee del generale Petàin a seguito delle esperienze avute da quest’ultimo durante la I G.M., la cui teoria per una linea difensiva pesantemente fortificata prevalse su quella più aggressiva e meno statica del generale Joffre. Come sappiamo l’opera fu gigantesca, con forti e casematte di cemento e acciaio ospitanti nelle viscere del terreno migliaia di uomini di guarnigione e dotata di cupole corazzate e armate con pezzi di calibro variabile dai 37 ai 135mm4. Dotata di nidi di mitragliatrici corazzati, ostacoli anticarro e barriere di filo spinato, realizzata tra il 1928 e il 1935, fu paragonata dal Daily News alla Grande Muraglia cinese. Tuttavia, come sappiamo, la convinzione degli alti comandi francesi che un'offensiva tedesca attraverso le Ardenne fosse di difficile attuazione o se non altro di lento svolgimento a causa del terreno impervio, consigliò di non prolungare la linea al confine belga. Il vulnus della Maginot fu quindi più un errore di valutazione strategica, che non tenne conto della evoluzione dei nuovi mezzi a disposizione e delle nuove tattiche applicate dagli aggressori, che un difetto concettuale di costruzione.
Un’ altro interessante sistema difensivo fu quello adottato dai tedeschi nella campagna d’Italia tra il 1943 e il 1945. Si trattò in effetti della applicazione di una strategia difensiva basata su una serie di linee (circa 50) che si susseguirono via via che le precedenti venivano superate dal nemico e che Kesselring5 mise in atto ben conscio di potersi permettere di cedere terreno lentamente. Queste linee vennero approntate basandosi sul principio Regelbau studiato dall’organizzazione Todt per la costruzione di sistemi fortificati campali e sulla dottrina adottata dalla Wehrmacht con il manuale Feldbefestigung des deutschen Heeres6. Le più famose di queste furono la Gustav e la Gotica. Fu però la linea Gustav a tenere in scacco le forze alleate tra l’inverno 1943 e la primavera 1944, negando loro possibilità di occupare rapidamente Roma. Questa linea si estese dalla foce del Garigliano sul Tirreno ad Ortona sull’Adriatico ed ebbe come fulcro strategico Cassino. Una sapiente combinazione di sfruttamento del terreno, coordinamento con l’artiglieria, dotata dei polivalenti pezzi da 88mm e dei lanciarazzi Nebelwerfer, oltre che dai nidi di mitragliatrici ben occultati e protetti, consentì ai difensori di mantenere le posizioni fino alla primavera del 1944. Si trattò in questo caso di una linea difensiva costruita in breve tempo con uno scopo strategico ben preciso, rallentare il più possibile l’avanzata alleata nella penisola nella visione di Kesselring, le basi dei bombardieri alleati lontane dalla Germania, ben sapendo che qualsiasi linea difensiva eretta lungo la penisola italiana sarebbe stata facilmente aggirabile con uno sbarco dal mare. Cosa che puntualmente avvenne con lo sbarco ad Anzio che però non fu la causa del collasso della Gustav che invece resse a tre massicce offensive alleate.
Ultima e altrettanto interessante fu la Linea Bar Lev, eretta da Israele dopo la conquista della penisola del Sinai con la Guerra dei 6 giorni del 1967. Il canale di Suez diventò così la nuova linea di confine tra Egitto e Israele. I generali Adan e Bar Lev proposero di erigere una linea difensiva statica lungo la riva del canale che fungesse anche da posto di osservazione ed Early Warning in caso di azioni offensive egiziane. A questa idea si opposero i generali Tal e Sharon che temevano che una linea statica privasse lo Tsahal7 del vantaggio della sua grande capacità di manovra. Alla fine, la spuntò Bar Lev, pertanto furono erette dal gennaio 1969 una serie di fortificazioni incentrate su 16 nuclei e collegati tra loro da forze mobili. Un alto muro di sabbia fu innalzato lungo la sponda orientale e speciali tubature furono allestite per versare combustibile nel canale e creare così una barriera di fuoco in caso di attacco. Il presupposto tattico di Tsahal fu comunque sempre basato sull’intervento risolutivo delle proprie forze corazzate da tergo della linea per ricacciare un eventuale attacco egiziano.
La Bar Lev fallì nel suo scopo. L’Early Warning venne del tutto a mancare e i capisaldi furono ben presto circondati e sopraffatti, mentre la reazione di Israele con le sue truppe corazzate e la sua aviazione fu messa a dura prova dai nuovi missili CC e CA forniti dall’Urss e magistralmente usati dagli egiziani.
Tornando alla situazione europea, che portò alla necessità di salvaguardare anche i confini nordorientali italiani, essa vide la formazione di due blocchi contrapposti, cosa evidente già nei mesi immediatamente successivi alla conclusione della II G.M. La definizione di Churchill di “cortina di ferro” ebbe immediata convalida con la creazione della NATO nel 1949, nata come organizzazione per una mutua difesa in caso uno dei paesi membri fosse stato attaccato. Questa iniziativa che coinvolse gli Usa e gran parte dei paesi dell’Europa Occidentale, Italia compresa, fu la risposta alla formazione del blocco comunista imposto dall’Urss ai paesi dell’Europa orientale liberati dall’Armata Rossa alla fine del conflitto.
Alla creazione del Comecon seguì quella del Patto di Varsavia nel 1955, quest’ultimo voluto dall’Urss come risposta all’entrata nella Nato di una riarmata Germania Occidentale. Ormai dalla contrapposizione politica si giunse a quella militare lungo una linea di frattura che correva dal circolo polare artico, passando per le pianure tedesche, per giungere fino all’Adriatico e alla Turchia.
La contrapposizione divenne presto equilibrio del terrore non appena anche l’Urss si dotò di armi nucleari. Non ci soffermeremo sulle varie fasi di questo confronto ma è importante sottolineare, al fine di comprendere meglio come si giunse allo sviluppo della linea difensiva edificata in Friuli, quale fosse il divario numerico delle forze contrapposte sul terreno.
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Tavola 2. Comparazione delle forze terrestri Nato/Patto di Varsavia.
https://www.nato.int/cps/fr/natohq/declassified_138256.htm 10.3.2
(continua la III parte sarà pubblicat in data 10 fennraio 2022 su questo blog)
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