mercoledì 21 dicembre 2022
martedì 20 dicembre 2022
Massimo Iacopi. OGNI PACE E’ CIRCONDATA DA UNA GUERRA
Eraclito
Pubblicato nel mese di giugno
2022 sulla Rivista Informatica Graffiti on line (www.graffiti-on-line.com)
con il titolo “COSA SO IO DELLA GUERRA ?”
https://www.graffiti-on-line.com/home/opera.asp?srvCodiceOpera=2029
Questo breve saggio vuole
presentare una riflessione sul fenomeno della guerra e della pace nella
società, partendo, stavolta, da un espresso riferimento ad una citazione
tratta da un libro di un polemologo francese, a sua volta attribuita al
filosofo greco Eraclito (1).
Lo spettacolo della sollevazione delle città della Ionia
contro Dario I (nell’anno -499), che
ha dato origine alle guerre mediche, ha forse ispirato ad Eraclito (- VI / -V secolo) questa considerazione, di cui la guerra
in Ukraina mostra con ogni evidenza la sua crudele attualità. Citazione di
grande respiro, dalle molteplici interpretazioni: la sua cruda formulazione non
sorprende molto nella bocca di questo padre del pensiero dialettico, ammirato
anche da Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831). Il fatale
concatenamento delle guerre e delle paci assume le sembianze di una legge
d’evoluzione determinista, che regola lo sviluppo degli affari del mondo.
Appare sorprendente l’inversione dei termini della proposizione: d’accordo che
le guerre sfocino inevitabilmente in una pace più o meno giusta; ma Eraclito,
affermando che ogni pace determina una nuova guerra, mette l’accento proprio
sull’esame della pace, della sua natura e delle sue condizioni di instaurazione.
Del resto di quale pace si tratta?! Una
pace di tipo cartaginese alimenta il risentimento, questo motore sconosciuto
della storia: la pace firmata dopo Zama non ha, infatti, impedito la 3^ Guerra
Cartaginese (1871) e di Versailles (1919-20) hanno seminato i germi di guerre
future. La pace armata (bellicosa,
secondo l’espressione dello storico francese Raymond Aron, 1905-1983) resta comunque lorda di minacce, come lo
evidenzia ancora l’attuale situazione della Corea. La guerra cova proprio sotto
la … pace. Allo stesso modo, la pace civile (pace interna di uno Stato), resa
fragile dalle lotte intestine e dalle “forze della notte”, può sfociare su una
guerra civile. Anch’essa portatrice di rischi di internazionalizzazione del
conflitto come l’ha già dimostrato la Guerra dei Trent’anni (1618-1648).
Guerre a catena, guerre ineluttabili. Molti pensatori lo
credono, prestandole persino delle virtù. Ma, credo si possa rimanere comunque
d’accordo su un fatto: solo una pace di qualità respinge lontano lo spettro
della guerra. In effetti, i Trattati di
Westphalia (1648) ed il Congresso di
Vienna (1815), frutto di lunghi negoziati (rispettivamente quattro anni e
nove mesi) e di compromessi ragionevoli, fondati sul diritto hanno aperto la
via a decenni di stabilità in Europa. Ma la
pace attraverso il diritto, cui faceva riferimento Huig de Groot o Grotius
(1583-1645) rimane, purtroppo, una costruzione fragile, in quanto,
incessantemente, la guerra ha il “vizio” di ritornare a galla: la Pace di Nicias (nell’anno -421),
conclusa per 50 anni fra Sparta ed Atene, è durata appena tre anni. Non meno di
130 conflitti hanno avuto luogo dalla creazione dell’ONU, dal quale ci si augurava
che avrebbe potuto costituire una tappa decisiva verso la “pace universale”,
sogno mai abbandonato dai grandi pensatori come Immanuel Kant (1724-1805) nel 1795. La guerra sarebbe a questo
punto la norma di una specie di uno “stato di natura” delle relazioni
internazionali e la pace l’eccezione?
Eraclito lascia intendere che la frontiera fra la guerra e la pace è,
per natura, fluida e sfumata. Il generale Carl
von Clausewitz (1789-1831), nella sua opera Vom Krieg (Della Guerra), affermerà, in modo diverso, senza mezzi
termini, che la “la guerra non è mai un
atto isolato … la guerra non è che la continuazione della politica con altri
mezzi. La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero
strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua
continuazione con altri mezzi”. Ma nel periodo sovietico si arriverà ad
affermare, senza pudore, che “la pace non
è altro che la continuazione della guerra con altri mezzi” per la
realizzazione del socialismo.
Da quanto sopra deriva l’attuale indeterminatezza semantica:
la guerra non viene più nominata (“avvenimenti” in Algeria; “operazione
militare speciale” in Ukraina) e soprattutto non viene più dichiarata
(aggressione giapponese a Pearl Harbour o quella russa in Ukraina). La pace
viene sempre più raramente firmata: il conflitto si ferma, ma il fuoco continua
a bruciare sotto la cenere. Lo scienziato scrittore inglese Mark Leonard (1974- ; autore di The Age of Unpeace, 2021) ci dice che
stiamo vivendo nel mondo globalizzato di oggi l’era della a-pace, una specie di
zona grigia che non è più pace ma che non è ancora una guerra: ma bisogna pur sempre
ricordare che una “pace impossibile” significa quasi sempre una “guerra
probabile”.
In tale contesto, guerra e pace si inscrivono in un continuo,
in un concatenamento logico ed implacabile. Eraclito trasforma questa
contraddizione nella stessa struttura dell’evoluzione. La tragedia ukraina
smentisce crudelmente il progressismo e l’ottimismo del politologo Francis Fukuyama (1952- autore della La fine della storia e l’ultimo uomo,
del 1992) e marca la fine “della storia” come conclusione idealizzata della
pace e della democrazia, universali. La citazione di Eraclito che prefigura, invece,
questo “ritorno della storia” deriva da un pensiero complesso; all’opposto del
pensiero binario occidentale egli associa i contrari. Allo stesso modo. La sua
concezione duale del tempo associa successione (come in Occidente) e ciclo
(come in Asia), come l’eterno ritorno delle stagioni. Dopo tutto il filosofo greco
é vissuto proprio nella città di Efeso, esattamente sul limite geografico di
questi due mondi (Occidente ed Asia).
NOTA
(1) Espressione
tratta da “La guerra, cosa ne so io ?”,
1959, del sociologo francese Gaston
Bothoul (1896-1980), citazione che viene spesso attribuita ad Eraclito.
venerdì 9 dicembre 2022
Il reale rischio nucleare Conflitto Nato-Russia. Ipotesi
Le stime sulla consistenza e reale portata del rischio atomico sono varie. Tutte però ipotizzano la fine del pianeta e della vita umana. Ogni esplosione nucleare forma il cosiddetto "pihadon", dalle parole giapponesi Lampo-tuono.. Si sviluppa un calore di milioni di gradi seguito da una ricaduta del fallout radioattivo, cioè polveri contaminate da raggi gamma ed isotopi residui della fissione. Esempio reali di una esplosione atomica sono solo nel 1945. Si registrò un'area di distruzione totale fino a 1,6 km dall'epicentro danni moderati fino a 3,2 km e leggeri fino a 5,6 km
Per un ordigno superiore ad 1 megatone ( 1 milione di tonnellate di esplosivo) il raggio di distruzione supererebbe i 15-30 Km.
Secondo la Università di Princeton (USA) in un ipotetico scenario di guerra in Europa, in circa tre ore in uno scambo tra Nato e Russia di ordigni nucleari, ci sarebbero dai 35 ai 85 milioni di morti, per poi iniziare a contare i decessi dei mesi successivi per le radiazioni. GLi scoppi solleverebbero nella stratosfera milioni e miliardi di tonnellate di terriccio che oscurerebbe la luce solare e darebbe vita al cosiddetto "inverno nucleare" . per mesi ed anni non ci sarebbe sviluppo della vegetazione e quindi dell'agricoltura, e si svilupperebbe una carestia la peggiore della storia umana.
IN sintesi la fine della vita almeno sull'emisfero occidentale russo-europeo.
mercoledì 30 novembre 2022
Lo Stato delle Democrazie nel mondo. 2022
Global Democracy Weakens in 2022 STOCKHOLM
STOCKHOLM
PUBLISHED: | |
30/11/2022
Lo STudio sullo stato delle democrazie nel mondo e' disponibile.
info:ricerca.cesvam@istitutonastroazzurro.org
Half of democratic governments around the world are in decline, undermined by problems ranging from restrictions on freedom of expression to distrust in the legitimacy of elections, according to a new report by the intergovernmental organization’, the Stockholm-based International Institute for Democracy and Electoral Assistance (International IDEA). This decline comes as elected leaders face unprecedented challenges from Russia’s war in Ukraine, cost of living crises, a looming global recession and climate change.
The number of backsliding countries—those with the most severe democractic erosion—is at its peak and includes the established democracy of the United States, which still faces problems of political polarization, institutional disfunction, and threats to civil liberties. Globally, the number of countries moving toward authoritarianism is more than double the number moving toward democracy.
There are troubling patterns even in countries performing at middle to high levels of democratic standards. Progress has stalled across the Global State of Democracy Indices (GSoD Indices) over the last five years. In many cases, democratic performances are no better than they were in 1990.
Global democracy’s decline includes undermining of credible elections results, restrictions on online freedoms and rights, youth disillusionment with political parties as well as out-of-touch leaders, intractable corruption, and the rise of extreme right parties that has polarized politics.
The GSoD indices show that authoritarian regimes have deepened their repression, with 2021 being the worst year on record. More than two-thirds of the world’s population now live in backsliding democracies or authoritarian and hybrid regimes. Still, there are signs of progress. People are coming together in innovative ways to renegotiate terms of social contracts, pushing their governments to meet 21st century demands, from creating community-based childcare in Asia to reproductive freedoms in Latin America. People are successfully organizing themselves outside traditional party structures, especially youth, from climate protests to Indigenous rights. New constitutions and laws are aiming to lift the voices of marginalised groups. In the streets of Iran, young protesters brave their lives to press for basic freedoms.
These are the key findings of the “The Global State of Democracy Report 2022 – Forging Social Contracts in a Time of Discontent” - published by International IDEA.
The global report will be presented on 30 November, 16:00-18:00 CET during a global livestreamed event, including keynote messages from Jutta Urpilainen, European Commissioner for International Partnerships; Delia Ferreira, Chair of Transparency International; and Michael O’Flaherty, Director, EU Agency for Fundamental Rights.
“The world faces a multitude of crises, from the cost of living to risks of nuclear confrontation and the acceleration of the climate crisis. At the same time, we see global democracy in decline. It is a toxic mix”, said International IDEA Secretary-General Kevin Casas-Zamora. “Never has there been such an urgency for democracies to respond, to show their citizens that they can forge new, innovative social contracts that bind people together rather than divide them.”
Other key findings:
- As of the end 2021, half of the 173 countries assessed by International IDEA are experiencing declines in at least one subattribute of democracy.
- In Europe, almost half of all democracies—a total of 17 countries-- have suffered erosion in the last five years. These declines affect 46 per cent of the high-performing democracies.
- Authoritarianism continues to deepen. Almost half of all authoritarian regimes have worsened. Afghanistan, Belarus, Cambodia, Comoros and Nicaragua have experienced a broad decline.
- Democracy does not appear to be evolving in a way that reflects quickly changing needs and priorities. There is little improvement, even in democracies that are performing at mid-range or high levels.
To conclude, the Report recommends a series of policy actions to bolster global democratic renewal by embracing more equitable and sustainable social contracts, reforming existing political institutions, and shoring up defenses against democratic backsliding and authoritarianism.
Access the Global State of Democracy Report 2022 .
ASIA AND THE PACIFIC
- Democracy is receding in Asia and the Pacific, while authoritarianism solidifies. Only 54 per cent of people in the region live in a democracy, and almost 85 per cent of those live in one that is weak or backsliding. Even high- and mid-performing democracies such as Australia, Japan and Taiwan are suffering democratic erosion.
AFRICA AND THE MIDDLE EAST
- Despite myriad challenges, Africa remains resilient in the face of instability. Countries including The Gambia, Niger and Zambia are improving in democratic quality. Overcoming a restricted civic space, civic action in several countries has created opportunities to renegotiate the social contract; outcomes have varied by country.
- In Western Asia, more than a decade after the Arab Spring, protest movements continue to be motivated by government failures in service delivery and economic opportunities—key aspects of social contracts.
THE AMERICAS
- Three out of seven backsliding democracies are in the Americas, pointing to weakening institutions even in longstanding democracies.
- Democracies are struggling to effectively bring balance to environments marked by instability and anxiety, and populists continue to gain ground as democratic innovation and growth stagnate or decline.
- In the USA, threats to democracy persist after the Trump presidency, illustrated by Congress’s political paralysis, counter-majoritarianism and the rolling back of long-established rights.
EUROPE
- Although democracy remains the dominant form of government in Europe, the quality of democracy has been stagnant or in decline across many countries.
- Nearly half of the democracies—a total of 17 countries—in Europe have suffered erosion in the last five years. These declines affect 46 per cent of the high-performing democracies.
LAUNCH QUICK LINKS
Key hashtag to follow on social media: #GSoD2022 and #RenewSocialContracts
MEDIA ENQUIRIES
International IDEA Secretary-General Kevin Casas-Zamora is available for text and visual interviews. Our regional experts are also available to talk to media.
For media enquiries, please contact:
Alistair Scrutton, Head of Communications and Knowledge Management at a.scrutton@idea.int
Tel: 00 46 707 211098
sabato 19 novembre 2022
Massimo Iacopi. Intorno all'arma nucleare
NUCLEARE:
STRATEGIE dal 1945
Pensare
la guerra per … non farla
Pubblicato sul n. 299, luglio
2022,
della Rivista Informatica “Storia in Network” (www.storiain.net)
con il titolo “PENSARE
LA GUERRA PER NON FARLA: STRATEGIE NUCLEARI DAL 1945”.
“Si vis pacem, para
bellum”. Sebbene formulata circa duemila anni fa, l’espressione latina sembra fatta su misura
per descrivere il ruolo dell’arma atomica nella storia delle relazioni
internazionali. Se la ”bomba” è stata utilizzata appena due volte nella storia,
essa ha tuttavia pesato sulle politiche delle grandi potenze, impedendo loro di
ricorrere alla guerra totale per risolvere le loro diatribe. Tuttavia, questa
logica di dissuasione si è imposta solo progressivamente nelle strategie degli
Stati.
La superpotenza dell’arma viene percepita prima ancora di
essere stata concepita: se ne trova traccia in una lettera del fisico Leo Szilard (1898-1964), controfirmata
da Albert Einstein (1879-1955) ed indirizzata al presidente Frank Delano Roosevelt (1882-1945) nel
1939, come anche nei dibattiti che precedono il suo impiego, subito dopo il
primo esperimento riuscito di Alamogordo (16 luglio 1945). Il gruppo
internazionale di ricercatori, riunito a partire dal 1941 nel Nuovo Messico,
nel contesto del ”Progetto Manhattan”, aveva pienamente coscienza del suo
carattere decisivo ed era ossessionato dal timore che i Nazisti potessero
riuscire ad averla prima degli Alleati - quest’arma solare dove servire il
campo del Bene e non l’Impero del Male, secondo la visione del conflitto
proposta da Roosevelt, nel gennaio 1942. La guerra in Europa termina prima che
l’arma possa essere messa a punto dai Tedeschi ed a quell’epoca gli Alleati
erano già a conoscenza che gli scienziati tedeschi non avevano proseguito le
loro ricerche sulla bomba.
Solo
una bomba più potente ?
Dopo aver ipotizzato una semplice dimostrazione della potenza
dell’arma negli USA o su una zona non popolata del Giappone - in pratica un
nuovo esperimento, ma pubblico, i dirigenti
alleati decido nodi lanciare le due bombe disponibili e che utilizzavano due
tecnologie diverse, su obiettivi reali, pei quali viene approntata una lista,
orientata piuttosto a città industriali; la scelta degli obiettivi finali
dipenderà dalle condizioni di volo nel giorno dello sgancio. Se i danni ed il
numero delle vittime saranno maggiori a Hiroshima (6 agosto 1945) che a
Nagasaki (9 agosto), sebbene la seconda bomba al plutonio fosse più potente
della prima (21 KT), ad uranio, questo dipese essenzialmente dalla topografia
dell’area bombardata, a causa del rilievo più tormentato della città di
Hiroshima, situata sull’isola di Kyushu.
Con l’arma atomica, il ”bombardamento strategico” raggiungeva
infine l’efficacia che avevano annunciato i teorici dell’arma aerea, dagli
inizi del secolo ed in particolare il generale italiano Giulio Douhet (1860-1930), autore del ”Dominio dell’aria”, del 1921. Il 14 agosto 1945, l’imperatore del
Giappone annunciava la capitolazione del suo paese, che il suo governo aveva
rifiutato all’inizio del mese, in risposta all’ultimatum degli Alleati, dopo la
Conferenza di Potsdam. Il crollo dell’esercito della Manciuria di fronte
all’offensiva sovietica dell’8 agosto 1945 non sarebbe stato certamente
sufficiente da solo a disarmare la volontà di difendere l’arcipelago “fino
all’ultimo uomo”, se la prospettiva del bombardamento atomico ripetuto non
avesse reso questa difesa totalmente inutile.
Per gli Americani, l’arma atomica presentava un doppio
vantaggio: ridurre le perdite umane che la conquista del Giappone avrebbe
provocato e di evitare di dover spartire l’occupazione dell’arcipelago con i
Sovietici, situazione che stava diventando già conflittuale in Europa. I
bombardamenti atomici sono allo stesso tempo l’ultimo atto della seconda guerra
mondiale ed il primo della guerra fredda: il nuovo presidente intende servirsi
del monopolio di cui beneficia il suo paese sull’arma atomica per limitare le
ambizioni sovietiche. D’altronde, gli Americani pensano che il loro monopolio
durerà a lungo, fatto che favorisce l’accettazione del loro nuovo statuto di
potenza mondiale. Essi dovranno presto disilludersi, a partire dal 1949,
scoprendo nello stesso tempo, l’efficacia dello spionaggio sovietico e la
seduzione dell’ideologia comunista sugli intellettuali occidentali: l’affare Alger Hiss (1904-1996), diplomatico USA
e spia al servizio dei Sovietici, le prime rivelazioni sui 5 agenti britannici
doppiogiochisti di Cambridge (1),
contribuiscono in larga misura a creare un contesto ansiogeno negli Stati Uniti
insieme alla rivelazione (da parte di Truman) del primo esperimento atomico
dell’URSS, della vittoria di Mao in Cina o dell’inizio della guerra di Corea,
contesto che porta all’isteria anticomunista (ed antielitaria) del maccartismo
(2).
Dall’8 agosto 1945, l’ingresso in una nuova era viene
sottolineata in un editoriale del quotidiano Combat di Albert Camus
(1913-1960): “Occorrerà scegliere, in un
avvenire più o meno vicino, fra il suicidio collettivo, oppure l’utilizzazione
intelligente delle conquiste scientifiche. … Viene offerta, senza dubbio,
all’umanità la sua ultima possibilità”. Ma se l’impatto morale è
immediatamente percepito, la novità strategica e la svolta in una logica di
dissuasione non si impongono immediatamente. I Militari hanno, in quel periodo,
la tendenza a considerare la nuova arma come una semplice bomba più potente,
dunque la possibilità di ottenere maggiori effetti fisici, a costi minori.
A
Bigger bang for the Buck (3)
E’ in questa logica che il generale Douglas MacArthur (1880-1964), messo in difficoltà in Corea
dall’intervento di “volontari cinesi” nel novembre 1950, sollecita il
bombardamento di basi e di concentrazioni di truppe cinesi con l’arma atomica.
Rifiutandogli questa possibilità, Harry
S. Truman (1884-1972) compie una doppia rivoluzione: egli inaugura l’era
della guerra “limitata”, lasciando intendere che esiste un livello di
minaccia al di qua del quale l’uso della dell’arma atomica non è giustificato;
ed egli ristabilisce la logica del Clausewitz, sottolineando che è lo scopo
politico, e non l’efficacia militare, il criterio ultimo di valutazione del
grado di violenza legittima da esercitare in un conflitto. Questa logica, che
le guerre mondiali - soprattutto la seconda - avevano oltrepassato in ragione della
loro dimensione “totale”, che giustificava una
ascensione all’estremo fino all’annientamento del nemico, doveva condurre a
quella della dissuasione: la sola posta in gioco politica adattata alla potenza
distruttrice dell’arma atomica era la difesa della sua sovranità ultima, della
sua indipendenza e del suo modello sociale, dunque la resistenza ad una
invasione diretta o ad una annessione dei suoi alleati principali ed
essenziali, identificati attraverso alleanze formali, di cui la prima è
rappresentata dall’Alleanza Atlantica (NATO, 1949).
L’evoluzione tecnologica e geopolitica contribuirà a rendere
questa concezione intrinseca all’arma nucleare: agli inizi degli anni 1990, il
passaggio dalla Bomba A (fissione dell’atomo) alla bomba H (fondata sull’energia
di fusione) demoltiplica ancora la sua potenza - si passa da una scala in
kilotoni (equivalente a mille tonnellate di esplosivo classico TNT) al megatone
(milioni di tonnellate). I due grandi possono ormai ipotizzare una “distruzione
mutua assicurata”, riassunta con l’acronimo inglese MAD (Mutual Atomic Destruction o
“Matto”), che sottolinea anche il carattere insensato di
una guerra che produrrebbe solo vinti - una guerra senza vincitore che, alla
fine dei conti, non è più una guerra. A condizione, tuttavia, di disporre di un
vettore per inviare la bomba sul nemico !!! Da questo punto di vista, gli
Americani sono un po’ avanti. Poiché essi dispongono, dalla 2^ Guerra Mondiale,
di una flotta di bombardieri con una grande capacità di carico ed a lungo raggio
di azione: dal B29 del 1945 al B52 messo in servizio dieci anni più tardi. I
Sovietici dovranno aspettare la fine degli anni 1950 e il loro completo dominio
nel settore dei missili intercontinentali, dimostrato dal lancio del satellite
Sputnik nel 1957, per ristabilire una forma di simmetria nella dissuasione
nucleare.
L’arma atomica scivola progressivamente verso uno statuto di
arma di “non impiego”, che, peraltro, non risulta ancora acquisito agli inizi
degli anni 1960, dove il suo impiego rimane ipotizzato ed anche integrato alla
strategia diplomatica: la politica del New Look dell’amministrazione Eisenhower (1953-1960) è basata su un
accrescimento dell’arsenale nucleare a detrimento dei mezzi convenzionali e sul
suo impiego come mezzo di pressione nelle crisi, in una strategia “al bordo
dell’abisso”, secondo la formula del Segretario di Stato, John Foster Dulles (1888-1959), illustrata dalle crisi intorno a
Taiwan (1954-1958). A quel tempo Nikita
Krushev (1894-1971) si dovrà adoperare molto per temperare l’impazienza di Mao Tze Dong (1893-1976), che qualifica
gli USA come “Tigre di carta”, soggiungendo, “ma con denti nucleari”.
Questa stessa strategia viene ancora applicata sotto John Fitzgerald Kennedy (1917-1963)
nella crisi dei missili di Cuba del 1962. Il successo di Kennedy - molto
relativo poiché Krushev ottiene in ogni caso la santuarizzazione e la
sopravvivenza garantita del regime castrista a Cuba – si basa nondimeno su un
errore di valutazione della situazione reale, gli Americani fanno trapelare
l’informazione che le ogive nucleari fossero in corso di trasporto nel
convoglio contro il quale essi organizzano il blocco marittimo, mentre,
probabilmente, esse si trovavano già sull’isola caraibica.
La crisi di Cuba rivela
comunque i rischi di scatenamento di uno scambio nucleare in una crisi mal
gestita o, peggio, per puro imprevisto o accidente, una evenienza che turba
ormai gli Stati Maggiori e la cultura popolare (come ampiamente dimostrato dai
due film usciti nel 1964: Il Dottor
Stranamore di Stanley Kubrik,
1928-1999 e Point Limite o A Prova di
Errore di Sidney Lumet
1924-2011). Per scongiurare una tale evenienza, i due Grandi adottano misure di
reciproca fiducia ed un dialogo diretto, grazie all’installazione di un
“telefono rosso” (inizialmente un telex) fra la Casa Bianca ed il Kremlino, ma,
Robert MacNamara (1916-2009), il
Segretario alla Difesa di Kennedy e quindi di Lyndon B. Johnson (1908-1973), fa contemporaneamente evolvere la
dottrina nucleare americana: dalle “rappresaglie massicce”, previste dal New Look si passa, nel 1962, alla “Risposta
graduale”. L’idea è che la risposta ad una aggressione non si possa
limitare ad una sola alternativa - io non faccio nulla o io vetrifico (processo
a cui vengono sottoposti molti materiali sotto l’effetto delle altissime
temperature provocate dall’ordigno atomico), con il rischio di essere
annientato anch’io - ma passa per diverse tappe, marcate da una progressione su
una scala delle armi nucleari da impiegare:inizialmente ordigni tattici
(antiforze, quindi integrate al campo di battaglia), quindi prestrategiche
(mirando piuttosto a basi, livelli di comando e di sostegno, in profondità del
dispositivo nemico) ed infine strategiche (con una logica anti città ed una
paralisi del livello politico). Ogni tappa darebbe il tempo di esplorare il
campo dei negoziati per disinnescare “la
salita verso gli estremi”.
La dissuasione finisce per
imporsi
Una tale sofisticazione nello scenario di uno scontro veniva
resa possibile dalle evoluzioni tecnologiche, specialmente la miniaturizzazione
delle armi, ma queste determinano due conseguenze: necessità di disporre di un
arsenale nucleare completo per essere in condizioni di colpire ad ogni livello
con lo strumento più appropriato; rendere i conflitti “infra nucleari” più
verosimili, delimitando e contenendo i rischi di escalation e di perdita di
controllo. Questa dottrina risultava perfettamente conveniente alle due grandi
potenze, che, alla fine, si erano messe d’accordo sulla necessità della mutua
dissuasione, ma in modo credibile, dissuasione che non doveva diventare
sinonimo di paralisi. Tale dottrina, per contro, risultava poco apprezzata
dagli Alleati, in particolare dall’Europa, che temeva di diventare nuovamente
il campo di battaglia e non, come sperato, di diventare potenze nucleari
indipendenti (come la Francia e la Cina): queste potenze, non disponendo di
arsenali sovradimensionati come i due Grandi, avevano acquisito l’arma atomica
negli anni 1960 e contavano soprattutto sul “potere livellatore dell’atomo” che
si traduceva in un indiscriminato attacco generale anti città e rimanevano,
pertanto al tutto o nulla delle rappresaglie massicce. Il rischio di un
conflitto atomico generalizzato, scatenato per iniziativa mal interpretata di
una “piccola potenza” nucleare spinge gli USA e l’URSS a favorire ogni sorta di
misure restrittive per contrastare la nascita di nuove potenze atomiche:
divieto di esperimenti nucleari atmosferici (1963), denuclearizzazione dello
spazio e dei corpi celesti e soprattutto il Trattato di non Proliferazione (TNP, 1968) concluso nell’ambito
dell’ONU, ma al quale, né la Francia, né la Cina non hanno all’epoca aderito
(essi aderiranno nel 1992), come anche l’India, il Pakistan o Israele, che sono
successivamente diventate potenze nucleari. La Corea del Nord, firmataria nel
1968, si è ritirata dal Trattato nel 2003 ed ha proceduto a tre esperimenti
nucleari sotterranei nel 2006, 2009 e 2013.
L’adesione dei due Grandi alla strategia della dissuasione
spiega anche la conclusione di negoziati strategici bilaterali, iniziati a
partire dagli anni 1960: gli Accordi
SALT 1 (Strategic Arms Limitation Talks) (3) ed ABM (Anti
Ballistic Missiles) (4) che sono
spesso confusi, in quanto firmati nello stesso giorno (26 maggio 1972) a Mosca,
ma che riguardano tipi di armi ben differenti. SALT 1 prevede un tetto del
numero globale di missili di cui dispongono le due Grandi Potenze, con una
ripartizione differenziata secondo i vettori (aria-terra, terra-terra o
mare-terra), ma una equivalenza globale dei sue arsenali: si tratta, in
effetti, del riconoscimento del principio di parità fra i due antagonisti. Il
Trattato ABM vieta lo schieramento di sistemi di intercettazione dei missili
intercontinentali, ad eccezione di due siti in ogni paese per proteggere la capitale
ed una base di lancio di missili e proibisce qualsiasi ricerca ulteriore su
questo tipo di armi; la vulnerabilità mutua degli avversari deve essere
preservata affinché funzioni la mutua dissuasione, la certezza di essere
annientati in caso di attacco atomico, inibendo in tal modo qualsiasi velleità
di aggressione - si tratta “dell’equilibrio del terrore” (5). In effetti l’entrata in servizio nel corso degli anni 1960 dei
primi SNLE (Sommergibili Nucleari
Lancia Missili) (6) rendeva
inevitabili le rappresaglie ad un attacco anche nucleare: queste piattaforme
mobili, dotate di missili dalla portata, in un primo tempo, di 2 mila o 2.500
chilometri, sono in effetti non individuabili (rilevabili) e quindi impossibili
da neutralizzare in maniera preventiva, contrariamente ai bombardieri
strategici o anche agli stessi missili intercontinentali.
I Trattati di Mosca sono stati, pertanto, effimeri. Firmato da poco, il SALT 1 era
stato già superato dalla tecnologia dei missili a testate multiple a guida
indipendente (MIRV) (7); questi nuovi missili porteranno
alla firma del Trattato SALT 2, nel
1979 (3), dove il tetto degli
arsenali non verrà più espresso in missili ma in testate nucleari. Anche se
questo trattato non verrà ratificato dal Senato americano per rappresaglia
contro l’invasione dell’Afghanistan, da parte dell’URSS, il Trattato SALT 2
risulterà più o meno rispettato dalle due parti. Il Trattato ABM viene invece applicato fino
agli anni 1980: il programma di ricerca IDS (Iniziativa di Difesa Strategica),
denominato anche “Guerre stellari” da parte della stampa, in occasione del suo
annuncio da parte del Presidente Ronald
Reagan (1911-2004) nel 1983, costituisce una prima stortura che, peraltro,
non sfocia su alcuni provvedimenti sul terreno (decisivo), prima che il
presidente George Bush junior (1946-
) non denunci apertamente il Trattato ABM nel 2002 (8), per consentire lo schieramento di
uno scudo antimissile negli USA ed in Europa. Per completezza di
trattazione va ricordato anche il 24 maggio 2002 era stato firmato il Trattato
di Mosca SORT, (Strategic Arms Reduction
Treaty), di disarmo strategico fra Bush junior e
Putin, riguardante la mutua riduzione delle testate nucleari, un evento della
prima fase del governo Putin, che era stato ben accolto negli ambienti
internazionali come di buon auspicio per il futuro (9).
Lo schieramento di questo sistema di difesa antimissile
rischia di rimettere in discussione la strategia della dissuasione.
Probabilmente no. La sua capacità rimane limitata, in quanto esso era stato
inizialmente dimensionato contro un attacco scatenato da uno stato ”canaglia”
(es. Corea del Nord), quindi contro un numero limitato di missili. La Russia,
con un arsenale che conta ancora più di 2.600 ogive e quasi 2 mila armi
tattiche, non avrebbe alcuna difficoltà a saturare le difese americane. Per
contro, le altre nazioni nucleari non sarebbero minimamente in grado di
minacciare gli USA, nel caso che ne avessero l’intenzione e la possibilità
tecnica: la minaccia nord coreana si applicherebbe, al momento soprattutto a
livello regionale (Corea del sud, Giappone), ma la questione si pone per la
Cina, la cui valutazione dell’arsenale nucleare risulta molto nebulosa.
L’esercito popolare si avvicina agli standard delle maggiori potenze - un SNLE
cinese ha effettuato una prima missione ufficiale di dissuasione nel corso del
2015 - ma il paese potrebbe introdurre nell’equazione strategica una
dissimmetria inabituale, di natura demografica: con 1,4 miliardi di abitanti,
essa risulta quattro volte più popolata degli USA e dieci volte rispetto alla Russia; l’estensione del suo
territorio e la massa della sua popolazione potrebbero incitare i suoi
dirigenti a pensare che un attacco nucleare, anche se massiccio, da parte di un
nemico, gli lascerebbe, malgrado tutto, possibilità di sopravvivenza. Questa
era l’analisi del “Gran Timoniere”
negli anni 1950 e potrebbe questa logica ispirare anche il ”piccolo timoniere” oggi al potere, che
beneficia, come Mao, di un potere a vita ?
Al di là delle evoluzioni tecnologiche, la dissuasione è
fondata sulla percezione della propria vulnerabilità e su una probabilità, non
nulla, che il nemico faccia scattare un contrattacco di rappresaglia. Se uno di
questi prerequisiti non sussiste la dimensione nucleare della guerra cessa di
essere autonoma e si inserisce nella valutazione di un rapporto di forze e di
una probabilità di vittoria, come nel caso di un conflitto convenzionale.
Questa nuova situazione attuale viene nuovamente a riproporre
una situazione di squilibrio e la possibilità di impiego di armi nucleari, a
livello tattico, specie nel territorio europeo. Va peraltro sottolineato che lo
schieramento del sistema IDS copre ancora il territorio dell’Europa occidentale
da un attacco nucleare russo, ma per effetto dell’articolo 5 del Trattato della
NATO, un ipotetico, quanto improbabile, impiego nucleare tattico in Ukraina,
non rientrerebbe fra le possibili risposte automatiche previste dal Trattato.
Inoltre, per l’Europa è arrivato il momento di decidere cosa fare da grandi: la
costituzione di un auspicabile Esercito europeo, senza una sua componente
nucleare autonoma, costringerebbe la nuova struttura alla sola dissuasione
convenzionale e quindi ad essere complementare e presumibilmente subalterna
alla NATO. Questo deprecabile vulnus “originale” condizionerebbe nel futuro
anche qualsiasi volontà o velleità di azione politica autonoma, ovvero di una
politica estera autonoma. Insomma, un’Europa non autonoma, non potrebbe
assumere iniziative indipendenti e sarebbe sempre condizionata
dell’atteggiamento degli USA che comandano la NATO.
Come ce lo insegna la storia la dissuasione convenzionale non
ha mai funzionato fino in fondo (in maniera assoluta), nonostante l’adagio
latino … se vis pacem para bellum !!!!, che,
per quanto riguarda la sua concreto accezione, dovrebbe essere aggiornato, non
al bellum del tempo dei Romani, ma a quello odierno (ovvero comprensivo di
tutta la panoplia militare e quindi anche delle capacità nucleari).
NOTE
(1) i 5 di Cambridge. Kim Philby (nome in codice: Stanley), Guy Burgess (nome in codice: Hicks), Donald Duart Maclean (nome in codice: Homer), Anthony Blunt (nome in codice: Johnson) e John Cairncross (nome in codice: Liszt).
(2) Maccartismo: dal senatore Joseph MacCarthy (1908-1957).
Costituisce un atteggiamento politico-amministrativo che ha riguardato la
storia degli Stati Uniti d'America nei primi anni cinquanta del XX secolo,
caratterizzato da un’esasperata contrapposizione nei confronti di persone,
gruppi e comportamenti ritenuti filo comunisti e quindi sovversivi. Il senatore
diresse fino al 1954 la principale commissione per la repressione delle
attività antiamericane operando, in una specie di caccia alle streghe, attacchi
personali, spesso privi di fondamento, nei confronti di funzionari governativi,
uomini di spettacolo e di cultura, ecc. da lui considerati comunisti e quindi
pericolosi per lo stile di vita della società americana;
(3) SALT (Strategic Arms Limitation Talks):
trattato siglato tra Unione Sovietica e USA negli anni settanta in due turni:
SALT I 1969-1972 SALT II 1972-1979. Il 26 maggio 1972 ha
avuto luogo la firma del trattato Salt I che prevedeva, in definitiva, il congelamento del numero dei
missili posseduti dalle due potenze. Veniva inoltre consentito l'uso di testate
multiple MIRV e veniva fissato a 100 per parte il numero di vettori ABM
dislocati in due diversi siti. Per il SALT 2 i colloqui iniziano a Ginevra nel settembre del 1972 per
completare l'accordo sulle armi strategiche difensive. Le trattative dopo
alcune difficoltà iniziali si sbloccano dopo gli incontri tra il segretario
generale del PCUS Leonid Ilič Brežnev e il presidente statunitense Richard
Nixon a Mosca nel luglio 1974 e tra Brežnev e Gerald Ford a Vladivostok nel
novembre 1974. L'accordo SALT 2 per la limitazione della costruzione di armi
strategiche viene raggiunto a Vienna il 18 giugno 1979, e firmato da Brežnev e
Jimmy Carter;
(4)
ABM (Anti-Ballistic Missile – missile anti-balistico) (da cui ABM Treaty o Trattato
ABM, per riferirsi al Trattato anti missili balistici). firmato da USA ed URSS il 26 maggio 1972 ed entrato in vigore il 3 ottobre dello stesso anno. Il suo
scopo era limitare le possibilità di difesa antimissile delle due parti, in
modo da frenare la proliferazione delle armi nucleari offensive. In questo senso, il trattato fa
parte della strategia delle relazioni sovietico-statunitensi durante la guerra
fredda, che prevedeva una
parità strategica basata sulla dottrina della mutua distruzione
assicurata. In base al
Trattato ABM, ciascuna delle parti aveva la possibilità di installare un solo
sistema antimissile fisso di 100 missili da collocare o nella capitale o in un
campo di missili ICBM (Intercontinental
Ballistic Missile). Missile per il trasporto a lungo raggio di ordigni
nucleari che, utilizzando una traiettoria balistica, raggiunge altezze significative, inclusa una parte di volo
suborbitale e traiettorie
parzialmente orbitali.
Un ICBM si distingue da altri missili balistici come gli IRBM (sotto i 3.500
km.) o gli SRBM
(entro i 1.000 km) per la
gittata sensibilmente maggiore (superiore a 5.500 Km), che è spesso limitata da
accordi politici e di controllo delle armi;
(5) Formula, per
mezzo della quale il Segretario alla Difesa, Charles E. Wilson, riassumeva la New Look Policy nel 1954;
(6) SNLE - Sottomarini a propulsione
nucleare lanciatori di missili. Il primo è l’USS Washington, entrato in
servizio nel 1960. Nel 1962 l’US Navy allinea già 6 SNLE ed una quarantina alla
fine del decennio;
(7) Le testate MIRV (Multiple Independently Targetable
Reentry Vehicles), dette anche testate multiple indipendenti, sviluppate
nella seconda metà degli anni sessanta, permisero ad un missile balistico di
trasportare un numero di testate nucleari tali da colpire con un solo vettore
decine di bersagli simultaneamente;
(8) La decisione
dello schieramento dello scudo stellare é stata tuttavia adottata sotto
l’Amministrazione Clinton, nel 1999;
(9) SORT: Accordi internazionali tesi
a limitare o a diminuire gli arsenali di armi di distruzione di massa. Il trattato fu
firmato tra gli Stati Uniti e l'URSS, e proibiva ai suoi firmatari di produrre
più di 6000 testate nucleari e massimo 1600 ICBM, missili balistici lanciati da
sottomarini e bombardieri.
venerdì 11 novembre 2022
Bollettino del Centro Studi sul Valore Militare - CESVAM - dell'Istituto del Nastro Azzurro.
INFOCESVAM
BOLLETINO
NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
____________________________________________________________________
ANNO IX, 33/34, N. 5, Settembre -
Ottobre, 1 novembre 2022
IX/5/600 La
decodificazione di questi numeri è la seguente: IX anno di edizione, il mese di
edizione di INFOCESVAM, 576 il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi.
Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes”
dello stato, sviluppo e realizzazione dei Progetti dell’Istituto del Nastro
Azzurro. L’ultima indicazione aggiorna o annulla la precedente riguardante lo
stesso argomento.
IX/5/601 – Dato il Visto
si stampi data 31 ottobre 2022 al volume “Il Quadro di Battaglia del Regio
Esercito Italiano – 10 giugno 1940 a cura di Massimo Coltrinari e Luigi
Marsibilio
IX/5/602 – Il progetto
dedicato ai 40 anni dalla Missione in Libano ha raggiunto la prima fase. È
stato predisposto l’Indice e articolazione del Volume. Per il CESVAM, oltre a
Direttore, il responsabile esecutivo scientifico è il gen Antonio Trogu
IX/5/603 – Il Calendario
Azzurro del 2023, del Centenario, sarà presentato l’8 novembre 2022 alle ore 19
al Museo dei Granatieri, Roma. Interverranno oltre al Presidente Nazionale, il
Socio Mirabella. Per il CESVAM, Giancarlo Ramaccia.
IX/5/604 Il Dott. Daniel
Vignola, per il Master di 1° Liv in “Storia Militare Contemporanea 1796- 1960 ha
predisposto la tesi dal tema ““Gli errori del Piano Schlieffen e il peso del
mancato apporto italiano”. La tesi sarà discussa nella sessione di laurea
invernale (dicembre 2022)
IX/5/605. Il Presidente
della Federazione di Asti Marco Montagnani ha presentato ed avviato una ricerca
sulla vicenda del “Conte Rosso”. Al momento si stanno predisponendo i dettagli
per la predisposizione del manoscritto n. 1
IX/5/606 Il Dott.
Salvatore Domenico Vasapolli, per il Master di 1° Liv in “Terrorismo e
Antiterrorismo Internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi” ha predisposto la tesi
dal tema “Terrorismo Internazionale e Dispositivo integrato di Sicurezza: verso
un’agenzia europea di Intelligence.”. La tesi sarà discussa nella sessione di
laurea invernale (dicembre 2022)
IX/5/607 Glossario 1945
per il Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943 -1945. Alla data del
1 novembre ha raggiunto i 824 lemmi dei 1000 previsti. Il ritardo è dovuto alla
sovrapposizione con i lemmi dei glossari precedenti e per le ulteriori ricerche
svolte in merito alle decorazioni degli Stati europei in tema di resistenza.
IX/5/608 Il Dott. Daniele
Muzzioli, per il Master di 1° Liv in “Terrorismo ed Antiterrorismo
Internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi” ha disposto la tesi dal tema “Dal
terrorismo al conflitto ibrido: l’evoluzione militare di ISIS”. La tesi sarà
discussa nella sessione di laurea invernale (dicembre 2022)
IX/5/609 La Dott.ssa
Jessica Zanata, per il Master di 1° Liv. in Terrorismo ed Antiterrorismo
internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi, ha predisposto una tesi dal tema
“Narcoterrorismo in Messico”. La tesi sarà discussa nella sessione di laurea
invera
IX/5/610 Il Volume
dedicato alla storia delle compagnie telegrafiste nella Prima Guerra Mondiale di
Monica Apostoli è giunto alla fase del manoscritto 3. Attualmente la bozza è
alla attenzione del Collegio dei redattori.
IX/5/611 Il Dott.
Alessandro Ciolli, per il Master di 1° Liv in “Storia Militare Contemporanea
1796- 1960 ha predisposto la tesi dal tema “La Battaglia di Adua”. La tesi sarà
discussa nella sessione di laurea invernale (dicembre 2022)
IX/5/612. Albo d’Oro
Nazionale dei Decorati al Valor Militare. Il Dott. Roberto Orioli partecipa
allo studio di fattibilità per la predisposizione della scheda di immissione
dati. I lineamenti predisposti nel mese di agosto sono stati aggiornati con l’accoglimento
del campo dedicato all’Ordine Militare di Savoia, oggi Ordine Militare d’Italia.
IX/5/613 Il Dott.
Gianlorenzo Capano, per il Master di 1° Liv in “Storia Militare Contemporanea
1796- 1960 ha predisposto la tesi dal tema “La Battaglia di Maida – 4 luglio
1806”. La tesi sarà discussa nella sessione di laurea invernale (dicembre 2022)
IX/5/614 Le ricerche dedicate alla Prigionia
in Africa Orientale nel secondo conflitto mondiale sono terminate ed è stato
predisposto il manoscritto n. 1 del Volume Primo. Oltre al direttore, partecipa
il Dott. Giovanni Riccardo Baldelli. Il Volume sarà diviso in due parti la
prima dedicata alla organizzazione dell’A.O. I la seconda dedicata alle
operazioni 1940-1941 in Africa Orientale.
IX/5/615 Il Dott. Stefano
Ciolli, per il Master di 1° Liv in “Terrorismo e Antiterrorismo Internazionale.
Obiettivi, Piani e Mezzi”, ha predisposto la tesi dal tema “Hezbollah:
Movimento e Partito Islamico sciita.”. La tesi sarà discussa nella sessione di
laurea invernale (dicembre 2022)
IX/5/616 – Compendio 1945
del Dizionario minimo della Guerra di Liberazione è arrivato al manoscritto n.
4. Predisposte tutte le fasi di editing, comprese le illustrazioni. Oltre al
Direttore, partecipa Osvaldo Biribicchi, associato al CESVAM dal 2015.
IX/5/617 Il Dott.
Giancarlo Bianco, per il Master di 1° Liv in “Storia Militare Contemporanea
1796- 1960 ha predisposto la tesi dal tema “Gettysburg”. La tesi sarà discussa
nella sessione di laurea invernale (dicembre 2022)
IX/5/618 Il Cesvam in
tutte le sue componenti esprime le più sincere condoglianze ad Angela e a Lui
per la morte dei loro rispettivi Padri.
IX/5/619 Il Dott. Di
Lorenzo, per il Master di 1° Liv in “Terrorismo e Antiterrorismo
Internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi”, ha predisposto la tesi dal tema “Spionaggio
e Contro spionaggio durante la prima guerra mondiale. Analisi e Considerazioni.”.
La tesi sarà discussa nella sessione di laurea invernale (dicembre 2022)
IX/5/620. Il n. 4 Ottobre
. Dicembre 2022 della Rivista QUADERNI è in Stampa. Entro il mese di novembre
2022 si predisporrà il n. 1 del 203 dedicato al Centenario della fondazione del
Nastro Azzurro
IX/5/621 Il Dott. Fabio
Lombardelli, per il Corso di perfezionamento e Aggiornamento Professionale in “Terrorismo
e Antiterrorismo Internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi”, ha predisposto la
tesi dal tema “L’Intelligence delle Fonti Umane per il contrasto alla minaccia
terroristica a difesa della Sicurezza nazionale”. La tesi sarà discussa nella
sessione di laurea invernale (dicembre 2022)
IX/5/622 Il Dott.
Francesco La Greca, per il Corso di aggiornamento e perfezionamento
professionale, ha preparato la tesi dal tema “La Criminalità organizzata e
relazione sulla politica dell’Informazione e per la sicurezza. “La tesi sarà
discussa nella sessione invernale (dicembre 2022)
IX/5/623. Il Dott.
Antonio Vigliano, per il Master di 1° Liv in “Terrorismo e Antiterrorismo
Internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi”, ha predisposto la tesi dal tema “Human
Intelligence e Virtual Intelligence. Analisi e prospettive.”. La tesi sarà
discussa nella sessione di laurea invernale (dicembre 2022)
IX/5/624 Il Dott. Stefano
Davide Restuccia, per il Master di 1° Liv in “Politica Militare Comparata dal
1945 ad oggi. Dottrina, Strategia, Armamenti
ha predisposto la tesi dal tema “Esercito Europe. Ipotesi e Prospettive”.
La tesi sarà discussa nella sessione di laurea invernale (dicembre 2022)
IX/5/625 Prossimo INFOCESVAM
sarà pubblicato il 1 gennaio 2023. I precedenti numeri di Infocesvam (dal
gennaio 2020) sono pubblicati su www.cesvam.org
e sul sito dell’Istituto del Nastro Azzurro/ comparto CESVAM.
domenica 30 ottobre 2022
Nato. Il Nuovo Concetto Strategico.
La Nato a Madri ha adottato un nuovo concetto strategico, alla luce della situazione in Ucraina. . I Paesi della Alleanza in un vertice tanto chiaro quanto compatto, ha adottato un concetto strategico. Si ritorna alle origini. La Nato ritorna alla sua funzione per cui era nata: la difesa collettiva. Questa ragione ne costituì per decenni la ragione d'essere. Una ragione che ha dato i suoi frutti. Per decenni non ci sono state guerre in Europa.
Sarà anche un caso, ma da quanto la Nato ha abbandonato questo concetto ed è passato a tutto meno che alla difesa collettiva (prevenzione e gestione delle crisi e cooperazione della sicurezza) si è verificata quella guerra che tutti volevano evitare e siamo sull'orlo di un conflitto anche nucleare, che in settanta anni di Nato non era nemmeno immaginato, anche se temuto. La crisi della Nato ( in coma celebrare secondo la versione francese, un cadavere che non sa di essere morto secondo versioni nostrane) nasce dal 2003 quanto Putin firma il trattato di Budapest in cui assicura che non violerà mai i confini ucraini, in cambio della cessione delle rimanenti bombe atomiche sovietiche rimaste in Ucraina. La Nato cede a questo trattato che oggi è diventato uno dei tanti "pezzi di carta" di cui la storia ci da tanti esempi.
La discesa verso la insicurezza e la instabilità a vari gradini, fino all'ultimo quando lo scorso febbraio la Nato era in gradi di mettere in campo non più di 40.000 uomini operativi. Di fronte la Russia disponeva di oltre 200.000 uomini che aveva ammassato ai confini dell'Ucraina. LO squilibrio era evidente e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Certamente L'essere stati 18 anni in Afganistan assuma una luce da notte di halloween anche alla luce del risultato del 31 agosto 2021.
Ora si ritorna all'antico e la parola chiave diviene quella storica: deterrenza.
IL merito di questo ritorno al passato, ed alla sicurezza dell'Europa è merito della Russia di Putin: con la sua aggressione all'Ucraina (Hitler voleva ed ebbe i Sudeti in quanto abitato da una popolazione che parlava la lingua tedesca: Purtin avanza le stesse ragioni) ha compattato l'Europa, in cui oggi tutti i paesi confinati con la Russia hanno paura concreta di fare la fine dell'Ucraina, e L'Europa con gli Stati Uniti, sempre questi rivolti verso la Cina, ma che necessitato di retrovie sicure. La Russia, che negli anni di inizio secolo era un Patner oggi è, per quello che ha mostrato, un "avversario". Più che un avversario è la principale minaccia alla sicurezza di tutti i Paesi Europei, compresa l'Italia( vedi aspetto energetico, accompagnato dalla derisione dei governanti del Cremlino per il Governo Draghi, con pesanti innterventi nella campagna elettorale.).
La deterrenza ha bisogno di certezze. La Nato deve arrivare a disporre di 300.000 uomini pronti all'impiego. Per avere questo obiettivo ed essere credibili, occorre che ogni paese della Nato destini il suo 2% del Pil alla Difesa. per l'Italia saranno sacrifici notevoli, ma i tempi sono tempi di guerra, aspetto che molti italiani ancora non hanno acquisito, correndo dietro alle proprie fatuità..
Dettagli su questo nuovo concetto nelle prossime note
(Aggiornamento Moduli di riferimento. Sinossi Master di Politica Militare Comparata. Obbiettivi, Mezzi, Piani.).
mercoledì 19 ottobre 2022
NOn solo il clima minaccia il Pianeta ed il genere umano
Demografia e contratto
matrimoniale
nell’influenza
sull’attuale crisi geo-strategica globale
Ten. Cpl. Art. Pe. Sergio
Benedetto Sabetta
Darwin prima
di impegnarsi inserì in una lista i pro e i contro all’impegno matrimoniale,
solo dopo attenta valutazione si decise al passo ritenendo prevalenti i
vantaggi.
L’attuale crisi globale, di cui la
guerra Russo – Ucraina non ne è che una espressione, è anche una crisi
demografica e culturale, oltre che economica e militare.
Dobbiamo considerare che fino all’età
romantica il matrimonio corrispondeva a due funzioni precise: la trasmissione
dei patrimoni e dei poteri derivanti, come conseguenza di alleanze
matrimoniali, nonché la certezza e legittimazione della discendenza, tanto che
l’affermazione generalizzata dei cognomi è una conquista dell’età moderna,
essendo altrimenti riservata alle classi superiori dei possidenti.
Solo a partire dal romanticismo, con
l’affermarsi dell’età borghese, si introduce il
terzo elemento del sentimento amoroso e si codifica il fidanzamento
quale periodo vigilato di prova.
Si favorisce in tal modo la
democratizzazione del matrimonio stesso, il rimescolamento di carte, dobbiamo
considerare che uno Stato forte ha alla sua base il nucleo saldo e
gerarchizzato della famiglia, così nell’antica Roma come nello Stato etico del
XIX e prima metà del XX secolo.
La famiglia ha anche un’altra
funzione derivante dall’essere un nucleo di produzione e accumulo, tanto
economico che di forza lavoro, essa diventa quindi elemento portante
dell’attività agricola, commerciale ma anche della fabbrica nella prima
rivoluzione industriale, fino a trasformarsi nell’elemento motore nell’iniziale
crescita consumistica.
L’aspetto economico si intreccia
strettamente dal XVI secolo con l’altro aspetto politico – amministrativo del
controllo, nasce dalla necessità sia dalla formazione dello Stato moderno che
della Controriforma, infatti i primi registri dello stato civile vengono
impiantati nelle parrocchie dove si crea una fitta rete burocratica.
Giuridicamente risulta essere
pertanto un contratto di fornitura di servizi, che si voleva a tempo indeterminato
salvo eccezioni controllate dal potere, quello che il Romanticismo introduce è
il riconoscimento dell’aspetto affettivo, il quale ne qualifica il contratto
sollevandolo dal rapporto puramente economico e introducendolo nel più
complesso rapporto della personalità, secondo l’autentico dettame evangelico.
La modernità ha lentamente scisso i
due aspetti, l’allungamento della vita e la rapidità dell’evoluzione sociale ha
completato l’opera, la leggerezza dell’essere ha determinato l’instabilità
affettiva, è rimasto il contratto.
La crescente autonomia sia
finanziaria che culturale della donna, oltre che alla parallela perdita dei
ruoli e alla indeterminatezza sociale che ne deriva, attraverso una serie di
rivendicazioni di diritti, ha creato una crisi culturale favorita ed ampliata
dai nuovi mezzi di comunicazione e dalla serie di crisi finanziarie che si sono
succedute dalla fine della Guerra Fredda.
E’ cresciuto pertanto il rischio che
il matrimonio comunque comporta come una qualsiasi altra attività umana,
dobbiamo considerare che il rischio si realizza quando ad ogni decisione è
associata una molteplicità di conseguenze, a ciascuna delle quali corrisponde
un particolare “stato del mondo”, i
quali si escludono a vicenda, in questa situazione il singolo decide
l’attribuzione di determinate probabilità ai possibili singoli “stati del mondo”.
Se il soggetto è cosciente
dell’esistenza dei singoli “stati del
mondo” ma non è in grado di attribuire delle probabilità, si ha il fenomeno
della decisione in condizione di “incertezza”.
Alcuni autori, come Lindley, rifiutano tale distinzione,
ritenendo esistente un solo tipo di incertezza, misurabile come “probabilità” che riflette i gradi di
fiducia sui vari “stati del mondo”,
con una coerenza tra criteri di scelta e gradi, tali criteri si possono
riportare all’utilità attesa, che può allargarsi fino a ricomprendere il
concetto soggettivo di “qualità della
vita”.
Vi sono tuttavia autori che tendono a
restringere il concetto di rischio ai casi in cui la probabilità è fondata su
base statistica, per tale via viene rifiutata la distinzione tra rischio e
incertezza (Shackle, Knight).
Vi è pertanto un allargarsi del
rischio contrattuale che diventa rischio di vita, con il conseguente rifiuto
del contratto matrimoniale, sì che viene a prevalere sull’aspetto emotivo, si
tentano quindi gli accordi prematrimoniali, coscienti del puro aspetto
economico e dei soli riflessi sociali che il matrimonio viene ad acquistare.
La decrescita demografica che segue
la crisi matrimoniale già verificatasi storicamente in altre epoche, come
nell’età augustea, è un riflesso della microeconomia che l’individuo
sperimenta, la crescente conflittualità nelle relazioni intra-familiari, la
perdita di rilevanza produttiva, assicurativa e socio simbolica dei figli,
riduce gli stessi a puro costo, sono le pressioni sociali che ne determinano il
valore e si impongono sul desiderio di persistere in essi che l’individuo pone,
un desiderio di potenza eliminato dal rischio economico e relazionale che il
modello socio-economico trionfante contiene.
Microeconomia e macroeconomia entrano
in conflitto, la crisi matrimoniale, premessa della crisi demografica, se
risulta funzionale all’attuale sistema economico e sociale, ne mette tuttavia
in risalto le problematiche fondate su una continua espansione dei consumi, sia
nel senso negativo di sottrazione delle risorse del pianeta che positivo di
consumo delle merci.
A questo si oppone una esplosione
demografica in altre aree del pianeta, per lo più sottosviluppate, dove gli
interventi anche delle grandi associazioni benefiche risultano alquanto
settoriali e tendono, talvolta, a creare ulteriori squilibri.
Vi è quindi una spinta demografica
verso le aree più ricche, con crescenti conflitti per le difficoltà di
integrare culture diverse e il conseguente sbando delle nuove generazioni nate
sul territorio di adozione.
Da qui un crescente irrigidimento di
parte della cultura politica nel tentativo di non venire subissati dalle
continue ondate migratorie, circostanza che si trasforma in un nuovo diritto,
vedesi il recente caso della pronuncia della Suprema Corte degli USA
sull’aborto che riguarda prevalentemente le donne bianche delle classi superiori
negli USA, o il richiamo a fare più figli, con la concessione di benefici
economici, in vari Stati sviluppati dell’ Occidente ed anche in Russia.
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