NUCLEARE:
STRATEGIE dal 1945
Pensare
la guerra per … non farla
Pubblicato sul n. 299, luglio
2022,
della Rivista Informatica “Storia in Network” (www.storiain.net)
con il titolo “PENSARE
LA GUERRA PER NON FARLA: STRATEGIE NUCLEARI DAL 1945”.
“Si vis pacem, para
bellum”. Sebbene formulata circa duemila anni fa, l’espressione latina sembra fatta su misura
per descrivere il ruolo dell’arma atomica nella storia delle relazioni
internazionali. Se la ”bomba” è stata utilizzata appena due volte nella storia,
essa ha tuttavia pesato sulle politiche delle grandi potenze, impedendo loro di
ricorrere alla guerra totale per risolvere le loro diatribe. Tuttavia, questa
logica di dissuasione si è imposta solo progressivamente nelle strategie degli
Stati.
La superpotenza dell’arma viene percepita prima ancora di
essere stata concepita: se ne trova traccia in una lettera del fisico Leo Szilard (1898-1964), controfirmata
da Albert Einstein (1879-1955) ed indirizzata al presidente Frank Delano Roosevelt (1882-1945) nel
1939, come anche nei dibattiti che precedono il suo impiego, subito dopo il
primo esperimento riuscito di Alamogordo (16 luglio 1945). Il gruppo
internazionale di ricercatori, riunito a partire dal 1941 nel Nuovo Messico,
nel contesto del ”Progetto Manhattan”, aveva pienamente coscienza del suo
carattere decisivo ed era ossessionato dal timore che i Nazisti potessero
riuscire ad averla prima degli Alleati - quest’arma solare dove servire il
campo del Bene e non l’Impero del Male, secondo la visione del conflitto
proposta da Roosevelt, nel gennaio 1942. La guerra in Europa termina prima che
l’arma possa essere messa a punto dai Tedeschi ed a quell’epoca gli Alleati
erano già a conoscenza che gli scienziati tedeschi non avevano proseguito le
loro ricerche sulla bomba.
Solo
una bomba più potente ?
Dopo aver ipotizzato una semplice dimostrazione della potenza
dell’arma negli USA o su una zona non popolata del Giappone - in pratica un
nuovo esperimento, ma pubblico, i dirigenti
alleati decido nodi lanciare le due bombe disponibili e che utilizzavano due
tecnologie diverse, su obiettivi reali, pei quali viene approntata una lista,
orientata piuttosto a città industriali; la scelta degli obiettivi finali
dipenderà dalle condizioni di volo nel giorno dello sgancio. Se i danni ed il
numero delle vittime saranno maggiori a Hiroshima (6 agosto 1945) che a
Nagasaki (9 agosto), sebbene la seconda bomba al plutonio fosse più potente
della prima (21 KT), ad uranio, questo dipese essenzialmente dalla topografia
dell’area bombardata, a causa del rilievo più tormentato della città di
Hiroshima, situata sull’isola di Kyushu.
Con l’arma atomica, il ”bombardamento strategico” raggiungeva
infine l’efficacia che avevano annunciato i teorici dell’arma aerea, dagli
inizi del secolo ed in particolare il generale italiano Giulio Douhet (1860-1930), autore del ”Dominio dell’aria”, del 1921. Il 14 agosto 1945, l’imperatore del
Giappone annunciava la capitolazione del suo paese, che il suo governo aveva
rifiutato all’inizio del mese, in risposta all’ultimatum degli Alleati, dopo la
Conferenza di Potsdam. Il crollo dell’esercito della Manciuria di fronte
all’offensiva sovietica dell’8 agosto 1945 non sarebbe stato certamente
sufficiente da solo a disarmare la volontà di difendere l’arcipelago “fino
all’ultimo uomo”, se la prospettiva del bombardamento atomico ripetuto non
avesse reso questa difesa totalmente inutile.
Per gli Americani, l’arma atomica presentava un doppio
vantaggio: ridurre le perdite umane che la conquista del Giappone avrebbe
provocato e di evitare di dover spartire l’occupazione dell’arcipelago con i
Sovietici, situazione che stava diventando già conflittuale in Europa. I
bombardamenti atomici sono allo stesso tempo l’ultimo atto della seconda guerra
mondiale ed il primo della guerra fredda: il nuovo presidente intende servirsi
del monopolio di cui beneficia il suo paese sull’arma atomica per limitare le
ambizioni sovietiche. D’altronde, gli Americani pensano che il loro monopolio
durerà a lungo, fatto che favorisce l’accettazione del loro nuovo statuto di
potenza mondiale. Essi dovranno presto disilludersi, a partire dal 1949,
scoprendo nello stesso tempo, l’efficacia dello spionaggio sovietico e la
seduzione dell’ideologia comunista sugli intellettuali occidentali: l’affare Alger Hiss (1904-1996), diplomatico USA
e spia al servizio dei Sovietici, le prime rivelazioni sui 5 agenti britannici
doppiogiochisti di Cambridge (1),
contribuiscono in larga misura a creare un contesto ansiogeno negli Stati Uniti
insieme alla rivelazione (da parte di Truman) del primo esperimento atomico
dell’URSS, della vittoria di Mao in Cina o dell’inizio della guerra di Corea,
contesto che porta all’isteria anticomunista (ed antielitaria) del maccartismo
(2).
Dall’8 agosto 1945, l’ingresso in una nuova era viene
sottolineata in un editoriale del quotidiano Combat di Albert Camus
(1913-1960): “Occorrerà scegliere, in un
avvenire più o meno vicino, fra il suicidio collettivo, oppure l’utilizzazione
intelligente delle conquiste scientifiche. … Viene offerta, senza dubbio,
all’umanità la sua ultima possibilità”. Ma se l’impatto morale è
immediatamente percepito, la novità strategica e la svolta in una logica di
dissuasione non si impongono immediatamente. I Militari hanno, in quel periodo,
la tendenza a considerare la nuova arma come una semplice bomba più potente,
dunque la possibilità di ottenere maggiori effetti fisici, a costi minori.
A
Bigger bang for the Buck (3)
E’ in questa logica che il generale Douglas MacArthur (1880-1964), messo in difficoltà in Corea
dall’intervento di “volontari cinesi” nel novembre 1950, sollecita il
bombardamento di basi e di concentrazioni di truppe cinesi con l’arma atomica.
Rifiutandogli questa possibilità, Harry
S. Truman (1884-1972) compie una doppia rivoluzione: egli inaugura l’era
della guerra “limitata”, lasciando intendere che esiste un livello di
minaccia al di qua del quale l’uso della dell’arma atomica non è giustificato;
ed egli ristabilisce la logica del Clausewitz, sottolineando che è lo scopo
politico, e non l’efficacia militare, il criterio ultimo di valutazione del
grado di violenza legittima da esercitare in un conflitto. Questa logica, che
le guerre mondiali - soprattutto la seconda - avevano oltrepassato in ragione della
loro dimensione “totale”, che giustificava una
ascensione all’estremo fino all’annientamento del nemico, doveva condurre a
quella della dissuasione: la sola posta in gioco politica adattata alla potenza
distruttrice dell’arma atomica era la difesa della sua sovranità ultima, della
sua indipendenza e del suo modello sociale, dunque la resistenza ad una
invasione diretta o ad una annessione dei suoi alleati principali ed
essenziali, identificati attraverso alleanze formali, di cui la prima è
rappresentata dall’Alleanza Atlantica (NATO, 1949).
L’evoluzione tecnologica e geopolitica contribuirà a rendere
questa concezione intrinseca all’arma nucleare: agli inizi degli anni 1990, il
passaggio dalla Bomba A (fissione dell’atomo) alla bomba H (fondata sull’energia
di fusione) demoltiplica ancora la sua potenza - si passa da una scala in
kilotoni (equivalente a mille tonnellate di esplosivo classico TNT) al megatone
(milioni di tonnellate). I due grandi possono ormai ipotizzare una “distruzione
mutua assicurata”, riassunta con l’acronimo inglese MAD (Mutual Atomic Destruction o
“Matto”), che sottolinea anche il carattere insensato di
una guerra che produrrebbe solo vinti - una guerra senza vincitore che, alla
fine dei conti, non è più una guerra. A condizione, tuttavia, di disporre di un
vettore per inviare la bomba sul nemico !!! Da questo punto di vista, gli
Americani sono un po’ avanti. Poiché essi dispongono, dalla 2^ Guerra Mondiale,
di una flotta di bombardieri con una grande capacità di carico ed a lungo raggio
di azione: dal B29 del 1945 al B52 messo in servizio dieci anni più tardi. I
Sovietici dovranno aspettare la fine degli anni 1950 e il loro completo dominio
nel settore dei missili intercontinentali, dimostrato dal lancio del satellite
Sputnik nel 1957, per ristabilire una forma di simmetria nella dissuasione
nucleare.
L’arma atomica scivola progressivamente verso uno statuto di
arma di “non impiego”, che, peraltro, non risulta ancora acquisito agli inizi
degli anni 1960, dove il suo impiego rimane ipotizzato ed anche integrato alla
strategia diplomatica: la politica del New Look dell’amministrazione Eisenhower (1953-1960) è basata su un
accrescimento dell’arsenale nucleare a detrimento dei mezzi convenzionali e sul
suo impiego come mezzo di pressione nelle crisi, in una strategia “al bordo
dell’abisso”, secondo la formula del Segretario di Stato, John Foster Dulles (1888-1959), illustrata dalle crisi intorno a
Taiwan (1954-1958). A quel tempo Nikita
Krushev (1894-1971) si dovrà adoperare molto per temperare l’impazienza di Mao Tze Dong (1893-1976), che qualifica
gli USA come “Tigre di carta”, soggiungendo, “ma con denti nucleari”.
Questa stessa strategia viene ancora applicata sotto John Fitzgerald Kennedy (1917-1963)
nella crisi dei missili di Cuba del 1962. Il successo di Kennedy - molto
relativo poiché Krushev ottiene in ogni caso la santuarizzazione e la
sopravvivenza garantita del regime castrista a Cuba – si basa nondimeno su un
errore di valutazione della situazione reale, gli Americani fanno trapelare
l’informazione che le ogive nucleari fossero in corso di trasporto nel
convoglio contro il quale essi organizzano il blocco marittimo, mentre,
probabilmente, esse si trovavano già sull’isola caraibica.
La crisi di Cuba rivela
comunque i rischi di scatenamento di uno scambio nucleare in una crisi mal
gestita o, peggio, per puro imprevisto o accidente, una evenienza che turba
ormai gli Stati Maggiori e la cultura popolare (come ampiamente dimostrato dai
due film usciti nel 1964: Il Dottor
Stranamore di Stanley Kubrik,
1928-1999 e Point Limite o A Prova di
Errore di Sidney Lumet
1924-2011). Per scongiurare una tale evenienza, i due Grandi adottano misure di
reciproca fiducia ed un dialogo diretto, grazie all’installazione di un
“telefono rosso” (inizialmente un telex) fra la Casa Bianca ed il Kremlino, ma,
Robert MacNamara (1916-2009), il
Segretario alla Difesa di Kennedy e quindi di Lyndon B. Johnson (1908-1973), fa contemporaneamente evolvere la
dottrina nucleare americana: dalle “rappresaglie massicce”, previste dal New Look si passa, nel 1962, alla “Risposta
graduale”. L’idea è che la risposta ad una aggressione non si possa
limitare ad una sola alternativa - io non faccio nulla o io vetrifico (processo
a cui vengono sottoposti molti materiali sotto l’effetto delle altissime
temperature provocate dall’ordigno atomico), con il rischio di essere
annientato anch’io - ma passa per diverse tappe, marcate da una progressione su
una scala delle armi nucleari da impiegare:inizialmente ordigni tattici
(antiforze, quindi integrate al campo di battaglia), quindi prestrategiche
(mirando piuttosto a basi, livelli di comando e di sostegno, in profondità del
dispositivo nemico) ed infine strategiche (con una logica anti città ed una
paralisi del livello politico). Ogni tappa darebbe il tempo di esplorare il
campo dei negoziati per disinnescare “la
salita verso gli estremi”.
La dissuasione finisce per
imporsi
Una tale sofisticazione nello scenario di uno scontro veniva
resa possibile dalle evoluzioni tecnologiche, specialmente la miniaturizzazione
delle armi, ma queste determinano due conseguenze: necessità di disporre di un
arsenale nucleare completo per essere in condizioni di colpire ad ogni livello
con lo strumento più appropriato; rendere i conflitti “infra nucleari” più
verosimili, delimitando e contenendo i rischi di escalation e di perdita di
controllo. Questa dottrina risultava perfettamente conveniente alle due grandi
potenze, che, alla fine, si erano messe d’accordo sulla necessità della mutua
dissuasione, ma in modo credibile, dissuasione che non doveva diventare
sinonimo di paralisi. Tale dottrina, per contro, risultava poco apprezzata
dagli Alleati, in particolare dall’Europa, che temeva di diventare nuovamente
il campo di battaglia e non, come sperato, di diventare potenze nucleari
indipendenti (come la Francia e la Cina): queste potenze, non disponendo di
arsenali sovradimensionati come i due Grandi, avevano acquisito l’arma atomica
negli anni 1960 e contavano soprattutto sul “potere livellatore dell’atomo” che
si traduceva in un indiscriminato attacco generale anti città e rimanevano,
pertanto al tutto o nulla delle rappresaglie massicce. Il rischio di un
conflitto atomico generalizzato, scatenato per iniziativa mal interpretata di
una “piccola potenza” nucleare spinge gli USA e l’URSS a favorire ogni sorta di
misure restrittive per contrastare la nascita di nuove potenze atomiche:
divieto di esperimenti nucleari atmosferici (1963), denuclearizzazione dello
spazio e dei corpi celesti e soprattutto il Trattato di non Proliferazione (TNP, 1968) concluso nell’ambito
dell’ONU, ma al quale, né la Francia, né la Cina non hanno all’epoca aderito
(essi aderiranno nel 1992), come anche l’India, il Pakistan o Israele, che sono
successivamente diventate potenze nucleari. La Corea del Nord, firmataria nel
1968, si è ritirata dal Trattato nel 2003 ed ha proceduto a tre esperimenti
nucleari sotterranei nel 2006, 2009 e 2013.
L’adesione dei due Grandi alla strategia della dissuasione
spiega anche la conclusione di negoziati strategici bilaterali, iniziati a
partire dagli anni 1960: gli Accordi
SALT 1 (Strategic Arms Limitation Talks) (3) ed ABM (Anti
Ballistic Missiles) (4) che sono
spesso confusi, in quanto firmati nello stesso giorno (26 maggio 1972) a Mosca,
ma che riguardano tipi di armi ben differenti. SALT 1 prevede un tetto del
numero globale di missili di cui dispongono le due Grandi Potenze, con una
ripartizione differenziata secondo i vettori (aria-terra, terra-terra o
mare-terra), ma una equivalenza globale dei sue arsenali: si tratta, in
effetti, del riconoscimento del principio di parità fra i due antagonisti. Il
Trattato ABM vieta lo schieramento di sistemi di intercettazione dei missili
intercontinentali, ad eccezione di due siti in ogni paese per proteggere la capitale
ed una base di lancio di missili e proibisce qualsiasi ricerca ulteriore su
questo tipo di armi; la vulnerabilità mutua degli avversari deve essere
preservata affinché funzioni la mutua dissuasione, la certezza di essere
annientati in caso di attacco atomico, inibendo in tal modo qualsiasi velleità
di aggressione - si tratta “dell’equilibrio del terrore” (5). In effetti l’entrata in servizio nel corso degli anni 1960 dei
primi SNLE (Sommergibili Nucleari
Lancia Missili) (6) rendeva
inevitabili le rappresaglie ad un attacco anche nucleare: queste piattaforme
mobili, dotate di missili dalla portata, in un primo tempo, di 2 mila o 2.500
chilometri, sono in effetti non individuabili (rilevabili) e quindi impossibili
da neutralizzare in maniera preventiva, contrariamente ai bombardieri
strategici o anche agli stessi missili intercontinentali.
I Trattati di Mosca sono stati, pertanto, effimeri. Firmato da poco, il SALT 1 era
stato già superato dalla tecnologia dei missili a testate multiple a guida
indipendente (MIRV) (7); questi nuovi missili porteranno
alla firma del Trattato SALT 2, nel
1979 (3), dove il tetto degli
arsenali non verrà più espresso in missili ma in testate nucleari. Anche se
questo trattato non verrà ratificato dal Senato americano per rappresaglia
contro l’invasione dell’Afghanistan, da parte dell’URSS, il Trattato SALT 2
risulterà più o meno rispettato dalle due parti. Il Trattato ABM viene invece applicato fino
agli anni 1980: il programma di ricerca IDS (Iniziativa di Difesa Strategica),
denominato anche “Guerre stellari” da parte della stampa, in occasione del suo
annuncio da parte del Presidente Ronald
Reagan (1911-2004) nel 1983, costituisce una prima stortura che, peraltro,
non sfocia su alcuni provvedimenti sul terreno (decisivo), prima che il
presidente George Bush junior (1946-
) non denunci apertamente il Trattato ABM nel 2002 (8), per consentire lo schieramento di
uno scudo antimissile negli USA ed in Europa. Per completezza di
trattazione va ricordato anche il 24 maggio 2002 era stato firmato il Trattato
di Mosca SORT, (Strategic Arms Reduction
Treaty), di disarmo strategico fra Bush junior e
Putin, riguardante la mutua riduzione delle testate nucleari, un evento della
prima fase del governo Putin, che era stato ben accolto negli ambienti
internazionali come di buon auspicio per il futuro (9).
Lo schieramento di questo sistema di difesa antimissile
rischia di rimettere in discussione la strategia della dissuasione.
Probabilmente no. La sua capacità rimane limitata, in quanto esso era stato
inizialmente dimensionato contro un attacco scatenato da uno stato ”canaglia”
(es. Corea del Nord), quindi contro un numero limitato di missili. La Russia,
con un arsenale che conta ancora più di 2.600 ogive e quasi 2 mila armi
tattiche, non avrebbe alcuna difficoltà a saturare le difese americane. Per
contro, le altre nazioni nucleari non sarebbero minimamente in grado di
minacciare gli USA, nel caso che ne avessero l’intenzione e la possibilità
tecnica: la minaccia nord coreana si applicherebbe, al momento soprattutto a
livello regionale (Corea del sud, Giappone), ma la questione si pone per la
Cina, la cui valutazione dell’arsenale nucleare risulta molto nebulosa.
L’esercito popolare si avvicina agli standard delle maggiori potenze - un SNLE
cinese ha effettuato una prima missione ufficiale di dissuasione nel corso del
2015 - ma il paese potrebbe introdurre nell’equazione strategica una
dissimmetria inabituale, di natura demografica: con 1,4 miliardi di abitanti,
essa risulta quattro volte più popolata degli USA e dieci volte rispetto alla Russia; l’estensione del suo
territorio e la massa della sua popolazione potrebbero incitare i suoi
dirigenti a pensare che un attacco nucleare, anche se massiccio, da parte di un
nemico, gli lascerebbe, malgrado tutto, possibilità di sopravvivenza. Questa
era l’analisi del “Gran Timoniere”
negli anni 1950 e potrebbe questa logica ispirare anche il ”piccolo timoniere” oggi al potere, che
beneficia, come Mao, di un potere a vita ?
Al di là delle evoluzioni tecnologiche, la dissuasione è
fondata sulla percezione della propria vulnerabilità e su una probabilità, non
nulla, che il nemico faccia scattare un contrattacco di rappresaglia. Se uno di
questi prerequisiti non sussiste la dimensione nucleare della guerra cessa di
essere autonoma e si inserisce nella valutazione di un rapporto di forze e di
una probabilità di vittoria, come nel caso di un conflitto convenzionale.
Questa nuova situazione attuale viene nuovamente a riproporre
una situazione di squilibrio e la possibilità di impiego di armi nucleari, a
livello tattico, specie nel territorio europeo. Va peraltro sottolineato che lo
schieramento del sistema IDS copre ancora il territorio dell’Europa occidentale
da un attacco nucleare russo, ma per effetto dell’articolo 5 del Trattato della
NATO, un ipotetico, quanto improbabile, impiego nucleare tattico in Ukraina,
non rientrerebbe fra le possibili risposte automatiche previste dal Trattato.
Inoltre, per l’Europa è arrivato il momento di decidere cosa fare da grandi: la
costituzione di un auspicabile Esercito europeo, senza una sua componente
nucleare autonoma, costringerebbe la nuova struttura alla sola dissuasione
convenzionale e quindi ad essere complementare e presumibilmente subalterna
alla NATO. Questo deprecabile vulnus “originale” condizionerebbe nel futuro
anche qualsiasi volontà o velleità di azione politica autonoma, ovvero di una
politica estera autonoma. Insomma, un’Europa non autonoma, non potrebbe
assumere iniziative indipendenti e sarebbe sempre condizionata
dell’atteggiamento degli USA che comandano la NATO.
Come ce lo insegna la storia la dissuasione convenzionale non
ha mai funzionato fino in fondo (in maniera assoluta), nonostante l’adagio
latino … se vis pacem para bellum !!!!, che,
per quanto riguarda la sua concreto accezione, dovrebbe essere aggiornato, non
al bellum del tempo dei Romani, ma a quello odierno (ovvero comprensivo di
tutta la panoplia militare e quindi anche delle capacità nucleari).
NOTE
(1) i 5 di Cambridge. Kim Philby (nome in codice: Stanley), Guy Burgess (nome in codice: Hicks), Donald Duart Maclean (nome in codice: Homer), Anthony Blunt (nome in codice: Johnson) e John Cairncross (nome in codice: Liszt).
(2) Maccartismo: dal senatore Joseph MacCarthy (1908-1957).
Costituisce un atteggiamento politico-amministrativo che ha riguardato la
storia degli Stati Uniti d'America nei primi anni cinquanta del XX secolo,
caratterizzato da un’esasperata contrapposizione nei confronti di persone,
gruppi e comportamenti ritenuti filo comunisti e quindi sovversivi. Il senatore
diresse fino al 1954 la principale commissione per la repressione delle
attività antiamericane operando, in una specie di caccia alle streghe, attacchi
personali, spesso privi di fondamento, nei confronti di funzionari governativi,
uomini di spettacolo e di cultura, ecc. da lui considerati comunisti e quindi
pericolosi per lo stile di vita della società americana;
(3) SALT (Strategic Arms Limitation Talks):
trattato siglato tra Unione Sovietica e USA negli anni settanta in due turni:
SALT I 1969-1972 SALT II 1972-1979. Il 26 maggio 1972 ha
avuto luogo la firma del trattato Salt I che prevedeva, in definitiva, il congelamento del numero dei
missili posseduti dalle due potenze. Veniva inoltre consentito l'uso di testate
multiple MIRV e veniva fissato a 100 per parte il numero di vettori ABM
dislocati in due diversi siti. Per il SALT 2 i colloqui iniziano a Ginevra nel settembre del 1972 per
completare l'accordo sulle armi strategiche difensive. Le trattative dopo
alcune difficoltà iniziali si sbloccano dopo gli incontri tra il segretario
generale del PCUS Leonid Ilič Brežnev e il presidente statunitense Richard
Nixon a Mosca nel luglio 1974 e tra Brežnev e Gerald Ford a Vladivostok nel
novembre 1974. L'accordo SALT 2 per la limitazione della costruzione di armi
strategiche viene raggiunto a Vienna il 18 giugno 1979, e firmato da Brežnev e
Jimmy Carter;
(4)
ABM (Anti-Ballistic Missile – missile anti-balistico) (da cui ABM Treaty o Trattato
ABM, per riferirsi al Trattato anti missili balistici). firmato da USA ed URSS il 26 maggio 1972 ed entrato in vigore il 3 ottobre dello stesso anno. Il suo
scopo era limitare le possibilità di difesa antimissile delle due parti, in
modo da frenare la proliferazione delle armi nucleari offensive. In questo senso, il trattato fa
parte della strategia delle relazioni sovietico-statunitensi durante la guerra
fredda, che prevedeva una
parità strategica basata sulla dottrina della mutua distruzione
assicurata. In base al
Trattato ABM, ciascuna delle parti aveva la possibilità di installare un solo
sistema antimissile fisso di 100 missili da collocare o nella capitale o in un
campo di missili ICBM (Intercontinental
Ballistic Missile). Missile per il trasporto a lungo raggio di ordigni
nucleari che, utilizzando una traiettoria balistica, raggiunge altezze significative, inclusa una parte di volo
suborbitale e traiettorie
parzialmente orbitali.
Un ICBM si distingue da altri missili balistici come gli IRBM (sotto i 3.500
km.) o gli SRBM
(entro i 1.000 km) per la
gittata sensibilmente maggiore (superiore a 5.500 Km), che è spesso limitata da
accordi politici e di controllo delle armi;
(5) Formula, per
mezzo della quale il Segretario alla Difesa, Charles E. Wilson, riassumeva la New Look Policy nel 1954;
(6) SNLE - Sottomarini a propulsione
nucleare lanciatori di missili. Il primo è l’USS Washington, entrato in
servizio nel 1960. Nel 1962 l’US Navy allinea già 6 SNLE ed una quarantina alla
fine del decennio;
(7) Le testate MIRV (Multiple Independently Targetable
Reentry Vehicles), dette anche testate multiple indipendenti, sviluppate
nella seconda metà degli anni sessanta, permisero ad un missile balistico di
trasportare un numero di testate nucleari tali da colpire con un solo vettore
decine di bersagli simultaneamente;
(8) La decisione
dello schieramento dello scudo stellare é stata tuttavia adottata sotto
l’Amministrazione Clinton, nel 1999;
(9) SORT: Accordi internazionali tesi
a limitare o a diminuire gli arsenali di armi di distruzione di massa. Il trattato fu
firmato tra gli Stati Uniti e l'URSS, e proibiva ai suoi firmatari di produrre
più di 6000 testate nucleari e massimo 1600 ICBM, missili balistici lanciati da
sottomarini e bombardieri.
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