Per la traduzione in una lingua diversa dall'Italiano.For translation into a language other than.

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica

Rivista LIMES n. 10 del 2021. La Riscoperta del Futuro. Prevedere l'avvenire non si può, si deve. Noi nel mondo del 2051. Progetti w vincoli strategici dei Grandi

Cerca nel blog

sabato 6 giugno 2020

Aspetti sociologici in ambito strategico



di
Valentina Trogu

Ogni individuo presenta una volontà e una capacità decisionale propria che gli consentono di compiere determinate scelte e di mettere in atto specifici comportamenti. Nel momento in cui si segue un pensiero che esplora tutte le soluzioni possibili e ne valuta le relative conseguenze si compie un piano di azione completo che è possibile definire come metodo strategico. La strategia permette di riconoscere le dinamiche del contesto in modo tale da scegliere gli strumenti adatti a raggiungere con soddisfazione l’obiettivo del momento. Le scelte strategiche, soprattutto quelle militari e politiche, risultano migliori se a sostegno dello studio della situazione in cui si svolge il piano di azione si aggiunge un approfondimento delle esperienze passate. Gianbattista Vico, filosofo e storico italiano del XVII secolo, sosteneva che compito dell’uomo è di  individuare e documentare gli eventi della storia e i fatti accaduti nel passato al fine di interpretarli per ricercare le ragioni ideali ed eterne che sono destinate a ripresentarsi costantemente, ripetutamente anche se a livelli diversi, in tutti i momenti della storia. I corsi e ricorsi storici aiutano l’uomo di oggi ad identificare quelle analogie con eventi già accaduti che possano evitare di commettere gli stessi errori e che permettano di optare per strategie similari o differenti in base allo scopo da perseguire: eguagliare o allontanarsi dal risultato raggiunto in passato. La filosofia di Gianbattista Vico ci porta a considerare il doppio lavoro dello stratega. Da una parte dovrà essere uno studioso, utilizzare la razionalità per identificare gli strumenti dell’azione e l’uso che potrà fare di essi. Dall’altra parte, allo stratega sarà richiesto di essere un artista e di mettere in gioco la sua creatività per riuscire a manipolare a suo piacimento gli strumenti a disposizione per “ingannare” l’altro, per convincerlo della validità del suo intento e costringerlo a fare ciò che si desidera. In ambito militare, il lato geniale della strategia si riconosce in una dote naturale che permette di identificare in un contesto di estremo pericolo e di alta tensione la strada corretta da intraprendere e la soluzione più efficace per scombinare i piani dei nemici e volgere la situazione a proprio vantaggio.
La dicotomia ragione/arte in ambito strategico si ritrova nell’identificazione dei fattori che sono in grado di influenzare l’evolvere di una specifica situazione a seconda dell’utilizzo che ne viene fatto. Nello specifico, è possibile distinguere i fattori materiali e i fattori immateriali della strategia. I fattori materiali sono elementi tangibili, definibili con esattezza. Ricordiamo, tra i tanti, la posizione, le linee, il teatro o spazio strategico, le forze in campo, la massa e l’adattabilità, tutti elementi indispensabili per il calcolo strategico sistematico. I fattori immateriali, invece, sono non misurabili e non quantificabili. E' difficile prevedere quando entreranno in gioco e in che modo influiranno sull’esito degli eventi perché sono strettamente connessi al fattore umano e ad altri elementi strategici relativi a comportamenti individuali e collettivi legati alla cultura e all’identità. I corsi e ricorsi storici, dunque, permettono di identificare dinamiche e ragioni ideali che si ripetono ma non consentono di prevedere la tipologia di reazione collettiva davanti ad una certa azione o al manifestarsi di un determinato evento. I ricorsi non riguardano il ripetersi di forme politiche delle nazioni ma il ripetersi di tutte le forme della cultura sociale ed umana. Ciò significa che la strategia utilizzata per risolvere una situazione difficile in una specifica nazione possa non essere adatta per appianare divergenze simili in un altro contesto a causa delle differenze culturali ed ideologiche.
In un ambito di studio delle politiche militari comparate e delle strategie che leader e nazioni scelgono di attuare per raggiungere determinati obiettivi è fondamentale approfondire le dinamiche sociali che influiscono sui comportamenti e sulle scelte degli individui. Ogni persona, infatti, forma la propria identità all’interno di uno specifico contesto sociale in cui sono presenti schemi di riferimento che modellano un sistema stabile e coerente di valori e norme indispensabili per percepire e comprendere il mondo. Oltre all’identità personale, definita dalla psicologia sociale come il sentimento che si struttura in ognuno di noi in ordine all’essenza, all’unicità e alla qualità della propria persona, troviamo, dunque, il concetto di ruolo, definito con l’insieme delle aspettative  intese come condotte, compiti, valori e attitudini, che si formano all’interno della società nei confronti di ogni individuo in base alla posizione specifica che occupa nella società stessa.
La dialettica tra individuo e società e il senso di appartenenza degli individui ad una comunità sono stati oggetto di studio da parte di diversi studiosi che hanno indirizzato il loro lavoro definendo un approccio sociologico alla cultura. Quest’ultima, all’interno della sociologia classica, assume un posto rilevante per l’interpretazione dei fenomeni sociali e diventa una componente centrale dell’analisi della società. In questa ottica, la cultura deve diventare uno strumento di analisi della realtà che ci circonda perché solo conoscendo “il sapere, le credenze, l’arte, il diritto, la morale, il costume e ogni altra competenza e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro di una società” (definizione del termine cultura data dall’antropologo inglese Tyler) è possibile capire le scelte sociali, economiche, politiche e militari messe in atto da un popolo.
Talcott Parsons, sociologo statunitense, all’interno di una prospettiva teorica dello struttural-funzionalismo ha definito il carattere normativo della cultura identificandola come l’insieme dei modelli di comportamento che la comunità sociale ritiene validi e che i membri di quella società devono rispettare e trasmettere alle generazioni successive. L’aspetto normativo riscontrato da Parsons connette automaticamente la cultura con le componenti motivazionali dell’azione, fornendo alle persone i criteri da seguire per orientare il proprio comportamento, per scegliere tra le differenti alternative d’azione e per dare un significato all’esistenza. La funzione regolativa della cultura per essere svolta efficacemente deve mostrare coerenza e organizzazione e si deve fondare su un sistema di valori. I valori sono astratti, non osservabili empiricamente e per poter riscostruire un sistema che li comprenda sarà necessario formulare ipotesi e trovare i giusti indicatori per procedere con la ricostruzione.
La cultura, dunque, ha un ruolo fondamentale nell’azione sociale ma non dobbiamo dimenticare altri sottosistemi che intervengono nel sistema generale dell’azione. Parsons, nello specifico, identifica altri tre sottosistemi, la personalità, il sistema sociale e l’organismo biologico. Ognuno di essi svolge una funzione diversa che li differenzia. La personalità rappresenta la funzione del conseguimento dato che mobilita energie e risorse psichiche indispensabili per raggiungere gli obiettivi prefissati. Il sistema sociale svolge una funzione di integrazione nel senso che stabilisce le forme della coesione e della solidarietà mentre l’organismo biologico ha una funzione di adattamento in quanto stabilisce un rapporto con l’ambiente fisico. La cultura, infine, svolge la funzione della latenza perché fornisce all’attore sociale il senso dell’azione e la giusta motivazione fornendo norme, valori, idee apprese ed interiorizzate durante la fase della socializzazione.
Le considerazioni che si possono trarre dalle affermazioni precedentemente elaborate pongono al centro dell’interesse lo studio delle nazioni. Il nesso che si cerca di cogliere è tra l’appartenenza ad una specifica cultura, l’apprendimento di uniformità sociali e psicologiche e la configurazione di tipici tratti di personalità definibili come caratteri nazionali in base ai quali si creerebbe la distinzione con l’altro, con il diverso. Le relazioni interetniche possono essere spiegate attraverso l’analisi della costruzione sociale dell’idea di nazionalità e risultano utili, in ambito politico e militare, per soddisfare il bisogno di capire il nemico al fine di interpretare ed anticipare le sue mosse ma anche per creare rapporti duraturi con paesi alleati o per aumentare il senso di coesione del proprio gruppo. Se le singole persone sono portate a sentirsi parte integrante di un gruppo aumenterà l’impegno volto a mantenere i valori del proprio gruppo di appartenenza e crescerà la loro vulnerabilità rispetto a pressioni di tipo normativo. Ecco che l’agire sociale risulterà influenzato dal fattore umano, dalla cultura appresa e dalle norme interiorizzate e sarà poco prevedibile se alle spalle dello studioso (sia che si tratti di un sociologo, un politico, uno storico o un antropologo) mancherà un lavoro di approfondimento dei fattori immateriali della strategia accanto allo studio dei fattori materiali.


Nessun commento: