Immigrazione L'Europa fra Triton e Mare Nostrum Fabio Caffio 11/11/2014 |
Triton non potrà sostituire Mare Nostrum: "la nuova missione non sarà la soluzione finale al problema migratorio, ma spetterà all’Italia decidere il futuro di Mare Nostrum”.
Così si sono espressi alcuni rappresentanti dell'Unione europea (Ue) confermando che Mare Nostrum, una delle più grandi operazioni di salvataggio della storia mediterranea, non sarà per il nostro Paese un vano sforzo.
La svolta di Frontex
L'operazione di Frontex denominata Triton, fortemente voluta dall'Italia, rappresenta un punto di svolta per l'Agenzia di controllo delle frontiere esterne Ue, che deve confrontarsi con massicci flussi migratori provenienti dal Nord Africa.
Abbandonata la prassi dei respingimenti in alto mare verso i Paesi di origine (senza che alcun organo europeo di giurisdizione ne esaminasse la legalità), Frontex ha ora assunto con il nuovo Regolamento del 2014 un'inedita veste: rispettare il principio di non respingimento; tutelare i diritti umani; intervenire - quando necessario - in ricerca e soccorso, Sar; trasportare le persone salvate in un place of safety, "luogo sicuro" dove, secondo la nozione internazionale, la vita dei sopravvissuti non è più a rischio, e dove possono essere soddisfatti i loro bisogni vitali.
Quello del Sar è stato per anni un nodo critico che Frontex ha solo ora risolto, prevedendo, nella sua missione, l'obbligo di salvataggio. La sua osservanza è però demandata agli Stati membri quale funzione non regolamentata dai trattati Ue ed attinente alla sovranità dei Paesi partecipanti a un'operazione.
La missione principale dell'Agenzia è rimasta inalterata per quanto riguarda il mare territoriale e la zona contigua (in totale 24 mg. dalla costa o dalle linee di base): evitare ingressi illegali provvedendo a fermare, anche con la forza, imbarcazioni trasportanti clandestini, agevolare l'azione dello Stato costiero volta a identificare i migranti, in particolare quelli aventi titolo a protezione internazionale, arrestare gli scafisti.
Triton, l'Italia e Malta
L'operazione Triton, che verrà condotta almeno sino a fine anno, è modellata su tale nuovo mandato di Frontex e vede la partecipazione di navi, anche d'altura, e di aeromobili di Finlandia, Francia, Islanda, Lettonia, Malta, Olanda Portogallo e Spagna appartenenti alle amministrazioni competenti nei rispettivi Paesi.
Il comando è affidato al nostro Ministero dell'Interno (trattandosi di attività di ordine pubblico) che si avvale delle capacità tecnico-operative della Marina Militare, della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera (responsabile per il Sar).
ll controllo delle frontiere verrà operato sino a circa 30 miglia dalle coste di Puglia, Calabria e Sicilia, in una fascia comprendente le nostre aree di mare territoriale e zona contigua nonché, in parte, al di là di esse, nella zona Sar italiana e maltese.
In caso di soccorso le persone salvate verranno trasportate in Italia. Per gli interventi operati da Malta nella zona a essa riservata da Frontex il place of safety dovrebbe essere tuttavia sull'Isola.
La partecipazione maltese, che in passato aveva rinunciato ad ospitare operazioni Frontex proprio per riserve sul regime del place of safety, è senz'altro un fatto positivo: Valletta sembra aver accantonato alcune delle sue posizioni di principio collaborando con spirito di solidarietà europea.
L'area dell'Operazione Triton (Fonte Frontex).
Mercantili in soccorso
Lo scorso anno, le carenze dei Paesi del Nord Africa nel controllo delle proprie acque hanno indotto il nostro Paese a lanciare Mare Nostrum. Anche in passato, le unità navali italiane non si erano mai tirate indietro di fronte a soccorsi in acque libiche agendo quasi per conto delle locali autorità Sar.
Con la fine di Mare Nostrum, gli scafisti potrebbero essere tentati di fare affidamento sui mercantili in transito. Questi sono infatti obbligati a intervenire in soccorso, spontaneamente o su richiesta delle Autorità Sar. In questo modo i trafficanti eluderebbero arresti e sequestri, venendo meno l'attività di ordine pubblico e screening sanitario garantito dalle Forze navali italiane.
Preoccupazioni sono state espresse dalle società di navigazione per i costi legati al trasporto delle persone salvate in un place of safety. Forse questo spiega l'auspicio europeo che Mare nostrum continui nella consapevolezza che vi sono carenze o inerzie nei servizi Sar di alcuni suoi membri.
Oltre Mare Nostrum
La linea operativa italiana dedicata alla sorveglianza marittima e al Sar è senz'altro la più consistente in Europa e la più efficace anche grazie all'eccellente cooperazione interministeriale tra Interno, Trasporti, Difesa e Finanze, tutte Amministrazioni operanti in mare in attività "non militari".
Grandi sono dunque le capacità navali che l'Italia può dedicare alla sicurezza delle acque antistanti Tunisia, Libia ed Egitto da cui provengono le carrette che hanno preso il mare per l'avidità degli scafisti, l'assenza di controlli dei Paesi costieri e la mancanza di un sistema di richiesta di asilo in loco.
Se anche l'Europa lo chiede, per l'Italia non resta che assumere l'iniziativa di essere leader nel Sar mediterraneo e nella sorveglianza dei traffici illeciti connessi alla tratta dei migranti iniziando con il cooperare con i Paesi amici del Nord Africa come Algeria, Tunisia ed Egitto in attesa della rinascita libica.
Fabio Caffio è Ufficiale della Marina Militare in congedo, esperto in diritto internazionale marittimo.
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Così si sono espressi alcuni rappresentanti dell'Unione europea (Ue) confermando che Mare Nostrum, una delle più grandi operazioni di salvataggio della storia mediterranea, non sarà per il nostro Paese un vano sforzo.
La svolta di Frontex
L'operazione di Frontex denominata Triton, fortemente voluta dall'Italia, rappresenta un punto di svolta per l'Agenzia di controllo delle frontiere esterne Ue, che deve confrontarsi con massicci flussi migratori provenienti dal Nord Africa.
Abbandonata la prassi dei respingimenti in alto mare verso i Paesi di origine (senza che alcun organo europeo di giurisdizione ne esaminasse la legalità), Frontex ha ora assunto con il nuovo Regolamento del 2014 un'inedita veste: rispettare il principio di non respingimento; tutelare i diritti umani; intervenire - quando necessario - in ricerca e soccorso, Sar; trasportare le persone salvate in un place of safety, "luogo sicuro" dove, secondo la nozione internazionale, la vita dei sopravvissuti non è più a rischio, e dove possono essere soddisfatti i loro bisogni vitali.
Quello del Sar è stato per anni un nodo critico che Frontex ha solo ora risolto, prevedendo, nella sua missione, l'obbligo di salvataggio. La sua osservanza è però demandata agli Stati membri quale funzione non regolamentata dai trattati Ue ed attinente alla sovranità dei Paesi partecipanti a un'operazione.
La missione principale dell'Agenzia è rimasta inalterata per quanto riguarda il mare territoriale e la zona contigua (in totale 24 mg. dalla costa o dalle linee di base): evitare ingressi illegali provvedendo a fermare, anche con la forza, imbarcazioni trasportanti clandestini, agevolare l'azione dello Stato costiero volta a identificare i migranti, in particolare quelli aventi titolo a protezione internazionale, arrestare gli scafisti.
Triton, l'Italia e Malta
L'operazione Triton, che verrà condotta almeno sino a fine anno, è modellata su tale nuovo mandato di Frontex e vede la partecipazione di navi, anche d'altura, e di aeromobili di Finlandia, Francia, Islanda, Lettonia, Malta, Olanda Portogallo e Spagna appartenenti alle amministrazioni competenti nei rispettivi Paesi.
Il comando è affidato al nostro Ministero dell'Interno (trattandosi di attività di ordine pubblico) che si avvale delle capacità tecnico-operative della Marina Militare, della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera (responsabile per il Sar).
ll controllo delle frontiere verrà operato sino a circa 30 miglia dalle coste di Puglia, Calabria e Sicilia, in una fascia comprendente le nostre aree di mare territoriale e zona contigua nonché, in parte, al di là di esse, nella zona Sar italiana e maltese.
In caso di soccorso le persone salvate verranno trasportate in Italia. Per gli interventi operati da Malta nella zona a essa riservata da Frontex il place of safety dovrebbe essere tuttavia sull'Isola.
La partecipazione maltese, che in passato aveva rinunciato ad ospitare operazioni Frontex proprio per riserve sul regime del place of safety, è senz'altro un fatto positivo: Valletta sembra aver accantonato alcune delle sue posizioni di principio collaborando con spirito di solidarietà europea.
Mercantili in soccorso
Lo scorso anno, le carenze dei Paesi del Nord Africa nel controllo delle proprie acque hanno indotto il nostro Paese a lanciare Mare Nostrum. Anche in passato, le unità navali italiane non si erano mai tirate indietro di fronte a soccorsi in acque libiche agendo quasi per conto delle locali autorità Sar.
Con la fine di Mare Nostrum, gli scafisti potrebbero essere tentati di fare affidamento sui mercantili in transito. Questi sono infatti obbligati a intervenire in soccorso, spontaneamente o su richiesta delle Autorità Sar. In questo modo i trafficanti eluderebbero arresti e sequestri, venendo meno l'attività di ordine pubblico e screening sanitario garantito dalle Forze navali italiane.
Preoccupazioni sono state espresse dalle società di navigazione per i costi legati al trasporto delle persone salvate in un place of safety. Forse questo spiega l'auspicio europeo che Mare nostrum continui nella consapevolezza che vi sono carenze o inerzie nei servizi Sar di alcuni suoi membri.
Oltre Mare Nostrum
La linea operativa italiana dedicata alla sorveglianza marittima e al Sar è senz'altro la più consistente in Europa e la più efficace anche grazie all'eccellente cooperazione interministeriale tra Interno, Trasporti, Difesa e Finanze, tutte Amministrazioni operanti in mare in attività "non militari".
Grandi sono dunque le capacità navali che l'Italia può dedicare alla sicurezza delle acque antistanti Tunisia, Libia ed Egitto da cui provengono le carrette che hanno preso il mare per l'avidità degli scafisti, l'assenza di controlli dei Paesi costieri e la mancanza di un sistema di richiesta di asilo in loco.
Se anche l'Europa lo chiede, per l'Italia non resta che assumere l'iniziativa di essere leader nel Sar mediterraneo e nella sorveglianza dei traffici illeciti connessi alla tratta dei migranti iniziando con il cooperare con i Paesi amici del Nord Africa come Algeria, Tunisia ed Egitto in attesa della rinascita libica.
Fabio Caffio è Ufficiale della Marina Militare in congedo, esperto in diritto internazionale marittimo.
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