Presidenza italiana dell’Ue Se la politica estera europea parlasse italiano Nicoletta Pirozzi 30/06/2014 |
Le negoziazioni in corso per l’assegnazione delle principali cariche europee vedono l’Italia candidata, nella persona dell’attuale ministro degli esteri Federica Mogherini, a guidare la politica estera europea per il prossimo quinquennio.
Se questa ipotesi non dovesse realizzarsi, è comunque previsto che durante la presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea (Ue) l’Italia avrà la possibilità di dare il proprio impulso all’azione esterna dell’Ue e di affermare la propria agenda di priorità.
Azione esterna dell’Ue
In quest’ottica, appare meno singolare la scelta del governo italiano di inserire nel programma della presidenza una parte dedicata alla politica estera, di sicurezza e di difesa, materie che le innovazioni di Lisbona hanno sottratto alle competenze della presidenza di turno semestrale e consegnato nelle mani delle figure istituzionali dell’Ue, in particolare all’Alto rappresentante e al Presidente del consiglio europeo.
Il programma della Presidenza, sotto embargo fino alla presentazione al Parlamento europeo il prossimo 2 luglio, prevede non solo i capitoli “Crescita e occupazione” e “Cittadinanza e diritti”, ma anche uno dedicato all’“Europa nel mondo”.
Il rafforzamento della posizione europea sulla scena internazionale viene infatti considerato prodromico alle politiche di crescita, occupazione e innovazione che dovrebbero restituire forza al modello di integrazione europea.
Mediterraneo cuore non più frontiera
Non stupisce che il programma presenti il primo vicinato europeo, e in particolare il Mediterraneo, come l’area di interesse cruciale per l’Ue. Il Mediterraneo inteso come cuore - e non più come frontiera - dell’Europa diventa il fulcro di una serie di azioni che possano garantire sicurezza e sviluppo dalla sponda sud a quella nord e viceversa.
Le priorità del programma italiano per il Mediterraneo non si distinguono certo per carattere innovativo, tranne alcune eccezioni, ma rappresentano il meritorio tentativo di disegnare un approccio strategico e integrato per l’Ue.
In particolare, cambia l’ottica in cui si percepisce e interpreta il fenomeno migratorio, con un ruolo positivo assegnato all’immigrazione regolare e una maggiore domanda di solidarietà europea per le politiche di asilo, mentre si cerca di individuare nuove strategie per la lotta all’immigrazione clandestina.
In termini di proposte operative, l’Italia punterà a un rafforzamento dell’agenzia europea Frontex e della Task Force Mediterraneo per la protezione delle frontiere marittime, ma anche all’attuazione delle linee guida strategiche cosiddette “post-Stoccolma” in materia di immigrazione e asilo approvate dal Consiglio europeo del 26 giugno scorso.
Accanto a queste proposte che si concentrano sulla gestione dell’emergenza migratoria, il programma contiene anche azioni a più lungo termine che mirano a rafforzare i rapporti con i paesi del nord Africa in settori diversi che vanno dall’energia (pacchetto clima-energia), alla pesca (follow up della Strategia marittima dell’Ue collegata alla crescita blu)e alla cultura (Anna Lindh Foundation for the Intercultural Dialogue).
La rivitalizzazione di contestati progetti come l’Unione per il Mediterraneo sarà affiancata da nuove iniziative, come quella italo-greca a favore della sponda sud del Mediterraneo denominata Amici.
Viene rafforzata l’immagine del Mediterraneo come cinghia di trasmissione con il continente africano, dalla turbolenta regione del Sahel all’africa sub sahariana in crescita.
Da una parte, si punta a rafforzare i rapporti, inclusi quelli economici ed energetici, con i paesi dell’Africa occidentale (Processo di Rabat) e del Corno d’Africa. Dall’altra, si cerca di arrivare alle cause prime del fenomeno migratorio, garantendo maggiore sicurezza nei paesi d’origine.
In questo contesto si colloca l’accento posto sulla politica di sicurezza e di gestione dei confini in Libia, per la quale l’Italia continua a giocare un ruolo determinante, da attuare in stretta collaborazione con le Nazioni Unite e utilizzando tutti i canali di penetrazione, inclusi quelli offerti dalla presenza sul territorio di grandi aziende come l’Eni.
Allargamento e politica commerciale
Anche se il Mediterraneo sarà al centro dell’attenzione, il rilancio del dialogo con la Russia sarà comunque all’ordine del giorno, anche nell’ottica di un rafforzamento del partenariato strategico con l’Ue.
Le negoziazioni per il completamento dell’allargamento ai Balcani occidentali e per l’adesione della Turchia dovrebbero ricevere un impulso decisivo.
Neanche gli aspetti esterni della politica commerciale saranno trascurati: un’attenzione particolare sarà dedicata alla dimensione nord atlantica, in vista della conclusione di accordi con gli Stati Uniti (Ttip) e il Canada, e di nuovo alla sponda sud del Mediterraneo (Deep and comprehensive free trade agreement).
L’agenda italiana di politica estera ha creato qualche mal di pancia a Bruxelles, in particolare tra i corridoi del giovane servizio diplomatico europeo, che ha rivendicato il suo ruolo primario nell’attuazione dell’azione internazionale dell’Ue.
L’Italia ha indubbiamente spazi di manovra limitati per portare a compimento la sua agenda in questo delicato settore, ma nella staffetta politica dei prossimi mesi questo programma potrebbe rappresentare un testimone che i nuovi vertici europei difficilmente potranno lasciar cadere.
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Se questa ipotesi non dovesse realizzarsi, è comunque previsto che durante la presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea (Ue) l’Italia avrà la possibilità di dare il proprio impulso all’azione esterna dell’Ue e di affermare la propria agenda di priorità.
Azione esterna dell’Ue
In quest’ottica, appare meno singolare la scelta del governo italiano di inserire nel programma della presidenza una parte dedicata alla politica estera, di sicurezza e di difesa, materie che le innovazioni di Lisbona hanno sottratto alle competenze della presidenza di turno semestrale e consegnato nelle mani delle figure istituzionali dell’Ue, in particolare all’Alto rappresentante e al Presidente del consiglio europeo.
Il programma della Presidenza, sotto embargo fino alla presentazione al Parlamento europeo il prossimo 2 luglio, prevede non solo i capitoli “Crescita e occupazione” e “Cittadinanza e diritti”, ma anche uno dedicato all’“Europa nel mondo”.
Il rafforzamento della posizione europea sulla scena internazionale viene infatti considerato prodromico alle politiche di crescita, occupazione e innovazione che dovrebbero restituire forza al modello di integrazione europea.
Mediterraneo cuore non più frontiera
Non stupisce che il programma presenti il primo vicinato europeo, e in particolare il Mediterraneo, come l’area di interesse cruciale per l’Ue. Il Mediterraneo inteso come cuore - e non più come frontiera - dell’Europa diventa il fulcro di una serie di azioni che possano garantire sicurezza e sviluppo dalla sponda sud a quella nord e viceversa.
Le priorità del programma italiano per il Mediterraneo non si distinguono certo per carattere innovativo, tranne alcune eccezioni, ma rappresentano il meritorio tentativo di disegnare un approccio strategico e integrato per l’Ue.
In particolare, cambia l’ottica in cui si percepisce e interpreta il fenomeno migratorio, con un ruolo positivo assegnato all’immigrazione regolare e una maggiore domanda di solidarietà europea per le politiche di asilo, mentre si cerca di individuare nuove strategie per la lotta all’immigrazione clandestina.
In termini di proposte operative, l’Italia punterà a un rafforzamento dell’agenzia europea Frontex e della Task Force Mediterraneo per la protezione delle frontiere marittime, ma anche all’attuazione delle linee guida strategiche cosiddette “post-Stoccolma” in materia di immigrazione e asilo approvate dal Consiglio europeo del 26 giugno scorso.
Accanto a queste proposte che si concentrano sulla gestione dell’emergenza migratoria, il programma contiene anche azioni a più lungo termine che mirano a rafforzare i rapporti con i paesi del nord Africa in settori diversi che vanno dall’energia (pacchetto clima-energia), alla pesca (follow up della Strategia marittima dell’Ue collegata alla crescita blu)e alla cultura (Anna Lindh Foundation for the Intercultural Dialogue).
La rivitalizzazione di contestati progetti come l’Unione per il Mediterraneo sarà affiancata da nuove iniziative, come quella italo-greca a favore della sponda sud del Mediterraneo denominata Amici.
Viene rafforzata l’immagine del Mediterraneo come cinghia di trasmissione con il continente africano, dalla turbolenta regione del Sahel all’africa sub sahariana in crescita.
Da una parte, si punta a rafforzare i rapporti, inclusi quelli economici ed energetici, con i paesi dell’Africa occidentale (Processo di Rabat) e del Corno d’Africa. Dall’altra, si cerca di arrivare alle cause prime del fenomeno migratorio, garantendo maggiore sicurezza nei paesi d’origine.
In questo contesto si colloca l’accento posto sulla politica di sicurezza e di gestione dei confini in Libia, per la quale l’Italia continua a giocare un ruolo determinante, da attuare in stretta collaborazione con le Nazioni Unite e utilizzando tutti i canali di penetrazione, inclusi quelli offerti dalla presenza sul territorio di grandi aziende come l’Eni.
Allargamento e politica commerciale
Anche se il Mediterraneo sarà al centro dell’attenzione, il rilancio del dialogo con la Russia sarà comunque all’ordine del giorno, anche nell’ottica di un rafforzamento del partenariato strategico con l’Ue.
Le negoziazioni per il completamento dell’allargamento ai Balcani occidentali e per l’adesione della Turchia dovrebbero ricevere un impulso decisivo.
Neanche gli aspetti esterni della politica commerciale saranno trascurati: un’attenzione particolare sarà dedicata alla dimensione nord atlantica, in vista della conclusione di accordi con gli Stati Uniti (Ttip) e il Canada, e di nuovo alla sponda sud del Mediterraneo (Deep and comprehensive free trade agreement).
L’agenda italiana di politica estera ha creato qualche mal di pancia a Bruxelles, in particolare tra i corridoi del giovane servizio diplomatico europeo, che ha rivendicato il suo ruolo primario nell’attuazione dell’azione internazionale dell’Ue.
L’Italia ha indubbiamente spazi di manovra limitati per portare a compimento la sua agenda in questo delicato settore, ma nella staffetta politica dei prossimi mesi questo programma potrebbe rappresentare un testimone che i nuovi vertici europei difficilmente potranno lasciar cadere.
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