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sabato 15 giugno 2013

Medio Oriente e proliferazione nucleare

Zona senza armi nucleari
Braccio di ferro sul disarmo in Medioriente
Cosimo Risi
05/06/2013
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Ai primi di maggio, dopo due settimane di dibattito, si è concluso a Ginevra il Comitato Preparatorio (PrepCom) della Conferenza di revisione 2015 del Trattato di non proliferazione (Tnp). Il tema della zona in Medio Oriente priva di armi di distruzione di massa, ovvero la Zona, ha continuato ad animare la discussione.

La Lega Araba ha manifestato a Ginevra la frustrazione del mondo arabo perché la Conferenza istitutiva della Zona, che avrebbe dovuto tenersi a Helsinki nel dicembre 2012, è stata rinviata all’ultimo momento. Stati Uniti, Regno Unito e Russia erano stati i promotori della decisione del 2010 di convocare la Conferenza, la cui organizzazione è oggi curata dal Facilitatore finlandese Jaako Laajava.

Strategia dilatoria
A novembre 2012, poco prima che la Conferenza si tenesse a Helsinki, il Dipartimento di Stato Usa ha annunciato che “non si sarebbe dovuta svolgere”. A differenza dell’editto manzoniano, non ha aggiunto però “né ora né mai”: ha taciuto sul quando e si è riservato di precisarlo se certe condizioni si fossero presentate nel corso del 2013.

Il rinvio è stato contestato dalla Russia, che ha ritenuto di non essere stata consultata preventivamente, e da Egitto e Lega araba, convinti che la decisione americana coprisse una riluttanza di Israele ad impegnarsi in un quadro multilaterale. Nel quale, presumibilmente, verrebbero messe in discussione il suo presunto arsenale nucleare e la mancata adesione al Tnp.

La delegazione egiziana ha marcato il punto con un coup de théâtre, lasciando anzitempo i lavori in segno di protesta, come se spettasse al PrepCom Tnp determinare, seduta stante, la convocazione della Conferenza e la partecipazione di tutti gli attori regionali. Le altre delegazioni arabe e la delegazione iraniana si sono allineate alle critiche. A Teheran preme infatti che si discuta di armi di distruzione di massa in generale, che si metta da canto il programma nucleare nazionale, che infine si lasci spazio ai colloqui che l’Iran intrattiene col Gruppo 5 + 1.

L’orientamento generale delle delegazioni al PrepCom è stato favorevole, così come quello specifico di Regno Unito, Russia e Stati Uniti. Per fugare i sospetti di manovre dilatorie, la delegazione americana si è impegnata a favorire lo svolgimento della Conferenza entro l’anno, precisando che nessuna potenza esterna può costringere gli attori regionali a parteciparvi, se questi non vogliono. E certo non aiuta a superare le diffidenze d’Israele, che pure gli Stati Uniti tendono a smussare, l’ondata di critiche provenienti dal mondo arabo. C’è da chiedersi comunque in quale data del 2013 la Conferenza sarà convocata e con quali prospettive di successo.

Centralità dell’Ue 
Israele intende partecipare alla Conferenza a condizione che procedura e sostanza siano decise per consenso, che il mandato della Conferenza sia distinto dal Tnp, che tutte le parti siano trattate su un piano di parità. Condizioni ragionevoli per chi le pone, problematiche per chi le deve accettare preliminarmente. Tutt’altro che facile, dunque, la missione del Facilitatore.

Laajava si è mostrato tuttavia nordicamente flemmatico e ottimista. Può contare infatti sulla stima per la sua persona, per il suo paese e nei riguardi dell’Unione europea. L’Ue è l’unico soggetto internazionale in grado di parlare a tutte le parti interessate. Il Trattato di Lisbona le conferisce poteri di politica estera, anche se spesso rimangono inespressi.

Laajava ha in serbo un piano di lavoro da presentare alle parti. Continua i sondaggi bilaterali in attesa di trasformarli in consultazioni multilaterali: queste sarebbero un bel passo in avanti perché consentirebbero di confrontarsi direttamente aiutando a superare alcune remore di fondo. Anzitutto accettando la pari titolarità di tutti i soggetti e poi riconoscendo che esiste un serio problema “armi di distruzione di massa”. La de-escalation della tensione attraverso il confronto diretto, in una regione che tuttora si affida alla logica della forza per sopravvivere e prevalere, sarebbe di per sé rivoluzionaria.

L’ulteriore rinvio della Conferenza sulla Zona sarebbe per la Lega araba un motivo di indebolimento del Tnp, tale da mettere in discussione la sua partecipazione al PrepCom 2014. Uno scenario da evitare, anche se situazioni del genere puntellano la storia dei negoziati sul disarmo.

Modello Mediterraneo
La storia del disarmo nucleare è infatti coeva dell’Onu. La prima risoluzione dell’Assemblea generale del 1946 aveva per oggetto il disarmo nucleare. Nel 1978 la prima sessione speciale dell’Assemblea generale sul disarmo adottò una risoluzione secondo cui l’accumulo di armi, specie nucleari, costituiva molto più di una minaccia per l’umanità, e pertanto solo “il disarmo generale e completo sotto effettivo controllo internazionale … è lo scopo ultimo … la più alta priorità”.

Per tornare alla Zona, nell’intervento al PrepCom di Ginevra, l’Unione europea ha richiamato la Dichiarazione di Barcellona 1995 istitutiva del partenariato euro-mediterraneo. Nella città catalana i partner euro-mediterranei s’impegnarono a realizzare nel Mediterraneo una zona di sicurezza, stabilità, pace, sulla base di valori condivisi. Il partenariato è un esempio di come si possa dialogare e cooperare fra regioni diverse. Tuttavia nella regione sud-mediterranea il regionalismo è debole e le divergenze sono irrisolte: non solo quella fra Israele e Palestina, ma anche fra paesi arabi.

Il modello di dialogo per la creazione della Zona priva di armi di distruzione di massa in Medioriente dovrebbe ispirarsi a quello della Zona nel Mediterraneo. Gli obiettivi dell’una e dell’altra sono in fondo simili: perseguire sicurezza, stabilità e pace per via diplomatica, anzitutto evitando l’istallazione delle armi più terribili.

Cosimo Risi è Rappresentante Permanente presso la Conferenza del Disarmo a Ginevra; insegna Relazioni Internazionali alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Salerno.
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