LE FORZE PER
OPERAZIONI SPECIALI ITALIANE: TRA GLOBAL
SOF NETWORK E NATO
IL GLOBAL SOF NETWORK
Nel gennaio 2012 il Dipartimento della Difesa
statunitense DoD pubblicò il Defense
Strategic Guidance (DSG) al quale il Comitato degli Stati Maggiori
presieduti dal Generale Dempsey fece seguire il Capstone Concept for Joint Operations (CCJO) elencando le linee
guida per la conduzione delle operazioni militari nel mutato scenario
geopolitico identificato dalle linee guida della difesa. Le Forze Armate del
futuro vennero e sono tuttora intese da parte statunitense come intrinsecamente
interforze, capaci di colpire su scala globale ed in grado di trarre il massimo
profitto da una delle caratteristiche principali dell’attuale sistema
internazionale: l’interdipendenza.[1] Negli ultimi lustri però, un’altra
caratteristica marca sempre più la violenza politica: la guerra o più
correttamente i conflitti sono indissolubilmente legati alla dimensione umana
più che quella tecnologica. O meglio: è all’interno di questa dimensione che,
in ultima analisi, i conflitti si risolvono. Tutte le istituzioni o espressioni
politiche: Stati, corporazioni, NGOs ecc. sono formate, dirette e controllate
da aggregazioni di esseri umani; influenzare nuclei, rappresentanti o interi
gruppi politici e/o popolazioni viene visto da parte americana come essenziale
per il conseguimento dei propri obiettivi strategici. In altre parole le Forze
Armate statunitensi devono considerare maggiormente l’ambiente fisico,
culturale, sociale, geopolitico verrebbe da dire, nel dare concretezza alle
linee e agli obiettivi della Defense
Strategic Guidance: il successo delle iniziative strategiche dipende dalla
capacità di comprendere, influenzare ed esercitare il controllo su quello che è
stato definito lo Human Domain.
Accettare l’importanza del fatto che prevenire il conflitto è della stessa
importanza di combatterlo porta a comprendere come l’utilizzo dello strumento
militare in concerto con le altre forme di potere dello Stato possa portare ad
un aumento della sicurezza complessiva del Paese. Non solo, per poter dominare
questo scenario è necessario che la forza joint riesca a contrastare i network
di attori-soggetti soprattutto destrutturati che si contrappongono agli Stati
Uniti. Ad aumentare la complessità vi è anche il continuo aumento della
velocità dell’interazione umana amplificata dalla sempre maggiore vicinanza
fisica da parte dei soggetti ostili dettata dall’urbanizzazione.[2] Ecco quindi una delle
principali caratteristiche delle minacce degli attuali e dei futuri scenari:
quello di essere interconnessi, correlati, dinamici, trasversali ed
estremamente fluidi, di essere una rete con vari nodi più o meno importanti nei
confronti dei quali una singola Nazione, anche la più potente, non può sperare
di contrapporsi da sola.[3] A tutto ciò si aggiunge
anche la maturata consapevolezza che la prevenzione di una situazione di crisi
o la limitazione di un’escalation come sempre risulta essere più conveniente
rispetto ad una risposta alla stessa.[4] E’ pertanto necessario
costruire una rete contrapposta per opporsi a queste minacce: le SOF sono in
questi termini lo strumento ideale date le loro caratteristiche di adattabilità,
velocità, basso profilo ed orientamento regionale-culturale. L’obiettivo delle
SOF in quanto forma di potere militare è quello di condurre operazioni in grado
di produrre gli effetti desiderati all’interno dello Human Domain. Le attività e le funzioni abbracciano principalmente
la protezione della popolazione, l’indirizzamento dei gruppi sociali verso il
conseguimento delle proprie aspirazioni politiche e la dimensione umanitaria
attraverso il contrasto delle cause scatenanti di un conflitto. Gli strumenti,
o meglio le parole chiave sono abbastanza diversi dalla norma: legittimità,
sovranità, sicurezza umana, politica, ideologia ecc. Gli altri strumenti del
potere militare mal si adatterebbero al conseguimento di questi obiettivi, al
contrario le SOF grazie alla capacità di condurre operazioni di tipo indiretto sono
in grado di adattarsi meglio alla sfida.[5] Allo United States Special
Operations Command (USSOCOM) il compito di tramutare in realtà i principi della
dottrina sviluppando un piano per permettere alle proprie forze, già presenti
su scala globale, di creare la rete: sia verso gli stessi Stati Uniti
stabilendo contatti con le Agenzie Federali, sia su scala planetaria con i
propri alleati e partner internazionali. Il network sarebbe in grado di
adempiere alla sua missione proprio privilegiando tutta quella serie di
operazioni di tipo indiretto permettendo e abilitando le forze locali alla
conduzione di operazioni di tipo non convenzionale in contrasto a gruppi estremisti
violenti, insorgenze e guerriglie e narco-terrorismo. Un coinvolgimento
episodico e sporadico, condotto solamente attraverso le Operazioni Speciali
classiche, porterebbe secondo Washington ad un alienamento e ad una
disaffezione da parte dei governi e delle popolazioni partner. Questo
sembrerebbe essere emerso dagli insegnamenti della campagna afghana ed anche
irakena dove la comunità delle SOF avrebbe fatto notare uno sbilanciamento nei
confronti di operazioni di controterrorismo caratterizzate da Direct Action ed in genere operazioni
cinetiche anziché l’adozione di un approccio partner-centrico.[6]
Dal punto di vista organizzativo i perni del network, o i
nodi, saranno i singoli Theater Special Operations Commands TSOCs ai quali
spetterà il compito di condurre le operazioni lungo tutto l’arco possibile
all’interno della propria area di competenza. Per facilitare l’interscambio e
la sincronizzazione delle attività tra le SOF del network e quelle statunitensi
all’interno delle varie regioni dove operano i singoli TSOCs lo USSOCOM ha
istituito la figura degli Special Operations Liaison Officers SOLOs presso
alcune ambasciate chiave. L’elenco di queste ambasciate comprende: Australia,
Canada, Regno Unito, Giordania, Polonia, Colombia, Francia, Turchia e Italia.[7] Lo scopo ultimo della
comunità SOF statunitense è quello di raggiungere una conoscenza ed una
consapevolezza culturale, politica, sociale, economica ecc. non solo a livello
regionale ma bensì a livello di singolo Paese, in particolare attraverso le
seguenti funzioni:
·
Svolgendo un ruolo di
consulenza sia a beneficio di altre SOF che più in generale di forze di
sicurezza, quindi attraverso operazioni di tipo FID.
·
Svolgendo funzioni di
collegamento in rappresentanza dello stesso USSOCOM e di coordinamento con le
attività di altre agenzie.
·
Plasmando l’ambiente
attraverso operazioni CA e MISO (quelle che in ambito NATO prendono il nome di PsyOps).
·
Preparando l’ambiente
per le future operazioni attraverso l’instaurazione di relazioni di tipo
politico o in generale attraverso il miglioramento della situational awarness in aree non permissive o ad alto rischio.[8]
Come si evince tutti e quattro i punti ricadono
all’interno di operazioni indirette ed in particolare rientranti appieno nello Human Domain.
Gli Stati Uniti nella più recente evoluzione della loro
dottrina sembrano orientarsi verso una maggiore distinzione tra quelle che
nella terminologia americana vengono definite come due differenti ma mutue
supportate forme di operazioni speciali: ciò che è Special Warfare e ciò che è Surgical
Strike. La prima tipologia comprende sostanzialmente le operazioni
indirette, mentre la seconda si concentra sulla conduzione di azioni dirette e
principalmente unilaterali.[9] La Special Warfare consiste quindi nella:
“Esecuzione di
attività implicanti sia azioni letali che non, effettuate da forze
specificatamente addestrate ed in possesso di una significativa conoscenza
linguistica e comprensione culturale, un’elevata abilità nell’operare in
piccoli gruppi ed in grado di formare e combattere a fianco di formazioni
indigene in un contesto permissivo, incerto o ostile”.[10]
La Special Warfare
si pone come collegamento tra due diversi gradi di intensità nell’impiego dello
strumento militare statunitense: tra le operazioni dirette ed unilaterali,
caratterizzanti il CT svolto dalle unità del Joint Special Operation Command (JSOC),
e l’impiego su larga scala di forze convenzionali. Una Special Warfare, raggruppante le unità specializzate nell’Unconventional Warfare si presta
particolarmente nell’affrontare una serie di problematiche quali insorgenze,
network criminali, organizzazioni estremiste, criminalità legata al traffico di
droga o di esseri umani, crisi umanitarie e derivanti da disastri naturali. In
altre parole da tutte quelle attività rientranti nel concetto di Human Domain.
Michele Taufer
(2011) Continua
[1] U.S. House
of Representatives, Posture Statement of
Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special Operations
Command, Before the 113th Congress House Armed Services Committee,
Washington, 06/03/2013.
[2]
Raymond T.Odierno, James F.Amos, William H. McRaven, Strategic landpower: Winning the Clash of
Wills, Washington, U.S. Army TRADOC.
[3]
U.S. House of Representatives, Posture
Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special
Operations Command, Before the 113th Congress House Armed Services Committee,
Washington, 06/03/2013.
[4] Raymond
T.Odierno, James F.Amos, William H. McRaven, Strategic landpower: Winning the Clash of Wills, Washington, U.S.
Army TRADOC.
[5]
Joseph D.Celeski, SOF, the Human
Domain and the Conduct of Campaigns, Fort Bragg, Special Warfare,
Luglio-Settembre 2014.
[6]
Jim Thomas Christopher Dougherty, Beyond
the Ramparts: The Future of U.S. Special Operations Forces, Washington,
Center for Strategic and Budgetarian Assessments, 10/05/2013, pag.13,19,43.
[7] U.S. House
of Representatives, Posture Statement of
Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special Operations
Command, Before the 113Congress House Armed Services Committee, Washington,
06/03/2013.
[8]
Jim Thomas Christopher Dougherty, Beyond
the Ramparts: The Future of U.S. Special Operations Forces, Washington,
Center for Strategic and Budgetarian Assessments, 10/05/2013, pag. 91.
[9] United
States Army Special Operations Command, ARSOF 2022 CHANGING THE INSTITUTION,
Fort Bragg, Special Warfare, Luglio-Settembre 2014.
[10] Department of the Army, ADP 3-05 Special Operations , Washington, August 2012, pag 9. http://armypubs.army.mil/doctrine/DR_pubs/dr_a/pdf/adp3_05.pdfd