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LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica

Rivista LIMES n. 10 del 2021. La Riscoperta del Futuro. Prevedere l'avvenire non si può, si deve. Noi nel mondo del 2051. Progetti w vincoli strategici dei Grandi

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sabato 30 novembre 2024

LE FORZE PER OPERAZIONI SPECIALI ITALIANE IV Parte

 

LE FORZE PER OPERAZIONI SPECIALI  ITALIANE: TRA GLOBAL SOF NETWORK E NATO


IL GLOBAL SOF NETWORK

Nel gennaio 2012 il Dipartimento della Difesa statunitense DoD pubblicò il Defense Strategic Guidance (DSG) al quale il Comitato degli Stati Maggiori presieduti dal Generale Dempsey fece seguire il Capstone Concept for Joint Operations (CCJO) elencando le linee guida per la conduzione delle operazioni militari nel mutato scenario geopolitico identificato dalle linee guida della difesa. Le Forze Armate del futuro vennero e sono tuttora intese da parte statunitense come intrinsecamente interforze, capaci di colpire su scala globale ed in grado di trarre il massimo profitto da una delle caratteristiche principali dell’attuale sistema internazionale: l’interdipendenza.[1] Negli ultimi lustri però, un’altra caratteristica marca sempre più la violenza politica: la guerra o più correttamente i conflitti sono indissolubilmente legati alla dimensione umana più che quella tecnologica. O meglio: è all’interno di questa dimensione che, in ultima analisi, i conflitti si risolvono. Tutte le istituzioni o espressioni politiche: Stati, corporazioni, NGOs ecc. sono formate, dirette e controllate da aggregazioni di esseri umani; influenzare nuclei, rappresentanti o interi gruppi politici e/o popolazioni viene visto da parte americana come essenziale per il conseguimento dei propri obiettivi strategici. In altre parole le Forze Armate statunitensi devono considerare maggiormente l’ambiente fisico, culturale, sociale, geopolitico verrebbe da dire, nel dare concretezza alle linee e agli obiettivi della Defense Strategic Guidance: il successo delle iniziative strategiche dipende dalla capacità di comprendere, influenzare ed esercitare il controllo su quello che è stato definito lo Human Domain. Accettare l’importanza del fatto che prevenire il conflitto è della stessa importanza di combatterlo porta a comprendere come l’utilizzo dello strumento militare in concerto con le altre forme di potere dello Stato possa portare ad un aumento della sicurezza complessiva del Paese. Non solo, per poter dominare questo scenario è necessario che la forza joint riesca a contrastare i network di attori-soggetti soprattutto destrutturati che si contrappongono agli Stati Uniti. Ad aumentare la complessità vi è anche il continuo aumento della velocità dell’interazione umana amplificata dalla sempre maggiore vicinanza fisica da parte dei soggetti ostili dettata dall’urbanizzazione.[2] Ecco quindi una delle principali caratteristiche delle minacce degli attuali e dei futuri scenari: quello di essere interconnessi, correlati, dinamici, trasversali ed estremamente fluidi, di essere una rete con vari nodi più o meno importanti nei confronti dei quali una singola Nazione, anche la più potente, non può sperare di contrapporsi da sola.[3] A tutto ciò si aggiunge anche la maturata consapevolezza che la prevenzione di una situazione di crisi o la limitazione di un’escalation come sempre risulta essere più conveniente rispetto ad una risposta alla stessa.[4] E’ pertanto necessario costruire una rete contrapposta per opporsi a queste minacce: le SOF sono in questi termini lo strumento ideale date le loro caratteristiche di adattabilità, velocità, basso profilo ed orientamento regionale-culturale. L’obiettivo delle SOF in quanto forma di potere militare è quello di condurre operazioni in grado di produrre gli effetti desiderati all’interno dello Human Domain. Le attività e le funzioni abbracciano principalmente la protezione della popolazione, l’indirizzamento dei gruppi sociali verso il conseguimento delle proprie aspirazioni politiche e la dimensione umanitaria attraverso il contrasto delle cause scatenanti di un conflitto. Gli strumenti, o meglio le parole chiave sono abbastanza diversi dalla norma: legittimità, sovranità, sicurezza umana, politica, ideologia ecc. Gli altri strumenti del potere militare mal si adatterebbero al conseguimento di questi obiettivi, al contrario le SOF grazie alla capacità di condurre operazioni di tipo indiretto sono in grado di adattarsi meglio alla sfida.[5] Allo United States Special Operations Command (USSOCOM) il compito di tramutare in realtà i principi della dottrina sviluppando un piano per permettere alle proprie forze, già presenti su scala globale, di creare la rete: sia verso gli stessi Stati Uniti stabilendo contatti con le Agenzie Federali, sia su scala planetaria con i propri alleati e partner internazionali. Il network sarebbe in grado di adempiere alla sua missione proprio privilegiando tutta quella serie di operazioni di tipo indiretto permettendo e abilitando le forze locali alla conduzione di operazioni di tipo non convenzionale in contrasto a gruppi estremisti violenti, insorgenze e guerriglie e narco-terrorismo. Un coinvolgimento episodico e sporadico, condotto solamente attraverso le Operazioni Speciali classiche, porterebbe secondo Washington ad un alienamento e ad una disaffezione da parte dei governi e delle popolazioni partner. Questo sembrerebbe essere emerso dagli insegnamenti della campagna afghana ed anche irakena dove la comunità delle SOF avrebbe fatto notare uno sbilanciamento nei confronti di operazioni di controterrorismo caratterizzate da Direct Action ed in genere operazioni cinetiche anziché l’adozione di un approccio partner-centrico.[6]

Dal punto di vista organizzativo i perni del network, o i nodi, saranno i singoli Theater Special Operations Commands TSOCs ai quali spetterà il compito di condurre le operazioni lungo tutto l’arco possibile all’interno della propria area di competenza. Per facilitare l’interscambio e la sincronizzazione delle attività tra le SOF del network e quelle statunitensi all’interno delle varie regioni dove operano i singoli TSOCs lo USSOCOM ha istituito la figura degli Special Operations Liaison Officers SOLOs presso alcune ambasciate chiave. L’elenco di queste ambasciate comprende: Australia, Canada, Regno Unito, Giordania, Polonia, Colombia, Francia, Turchia e Italia.[7] Lo scopo ultimo della comunità SOF statunitense è quello di raggiungere una conoscenza ed una consapevolezza culturale, politica, sociale, economica ecc. non solo a livello regionale ma bensì a livello di singolo Paese, in particolare attraverso le seguenti funzioni:

·         Svolgendo un ruolo di consulenza sia a beneficio di altre SOF che più in generale di forze di sicurezza, quindi attraverso operazioni di tipo FID.

·         Svolgendo funzioni di collegamento in rappresentanza dello stesso USSOCOM e di coordinamento con le attività di altre agenzie.

·         Plasmando l’ambiente attraverso operazioni CA e MISO (quelle che in ambito NATO prendono il nome di PsyOps).

·         Preparando l’ambiente per le future operazioni attraverso l’instaurazione di relazioni di tipo politico o in generale attraverso il miglioramento della situational awarness in aree non permissive o ad alto rischio.[8]

Come si evince tutti e quattro i punti ricadono all’interno di operazioni indirette ed in particolare rientranti appieno nello Human Domain.

Gli Stati Uniti nella più recente evoluzione della loro dottrina sembrano orientarsi verso una maggiore distinzione tra quelle che nella terminologia americana vengono definite come due differenti ma mutue supportate forme di operazioni speciali: ciò che è Special Warfare e ciò che è Surgical Strike. La prima tipologia comprende sostanzialmente le operazioni indirette, mentre la seconda si concentra sulla conduzione di azioni dirette e principalmente unilaterali.[9] La Special Warfare consiste quindi nella:

Esecuzione di attività implicanti sia azioni letali che non, effettuate da forze specificatamente addestrate ed in possesso di una significativa conoscenza linguistica e comprensione culturale, un’elevata abilità nell’operare in piccoli gruppi ed in grado di formare e combattere a fianco di formazioni indigene in un contesto permissivo, incerto o ostile”.[10]

La Special Warfare si pone come collegamento tra due diversi gradi di intensità nell’impiego dello strumento militare statunitense: tra le operazioni dirette ed unilaterali, caratterizzanti il CT svolto dalle unità del Joint Special Operation Command (JSOC), e l’impiego su larga scala di forze convenzionali. Una Special Warfare, raggruppante le unità specializzate nell’Unconventional Warfare si presta particolarmente nell’affrontare una serie di problematiche quali insorgenze, network criminali, organizzazioni estremiste, criminalità legata al traffico di droga o di esseri umani, crisi umanitarie e derivanti da disastri naturali. In altre parole da tutte quelle attività rientranti nel concetto di Human Domain.

 Michele Taufer (2011) Continua



[1] U.S. House of Representatives, Posture Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special Operations Command, Before the 113th Congress House Armed Services Committee, Washington, 06/03/2013.

[2] Raymond T.Odierno, James F.Amos, William H. McRaven, Strategic landpower: Winning the Clash of Wills, Washington, U.S. Army TRADOC.

[3] U.S. House of Representatives, Posture Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special Operations Command, Before the 113th Congress House Armed Services Committee, Washington, 06/03/2013.

[4] Raymond T.Odierno, James F.Amos, William H. McRaven, Strategic landpower: Winning the Clash of Wills, Washington, U.S. Army TRADOC.

[5] Joseph D.Celeski, SOF, the Human Domain and the Conduct of Campaigns, Fort Bragg, Special Warfare, Luglio-Settembre 2014.

[6] Jim Thomas Christopher Dougherty, Beyond the Ramparts: The Future of U.S. Special Operations Forces, Washington, Center for Strategic and Budgetarian Assessments, 10/05/2013, pag.13,19,43.

[7] U.S. House of Representatives, Posture Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special Operations Command, Before the 113Congress House Armed Services Committee, Washington, 06/03/2013.

[8] Jim Thomas Christopher Dougherty, Beyond the Ramparts: The Future of U.S. Special Operations Forces, Washington, Center for Strategic and Budgetarian Assessments, 10/05/2013, pag. 91.

[9] United States Army Special Operations Command,  ARSOF 2022 CHANGING THE INSTITUTION, Fort Bragg, Special Warfare, Luglio-Settembre 2014.

[10] Department of the Army, ADP 3-05 Special Operations , Washington, August 2012, pag 9. http://armypubs.army.mil/doctrine/DR_pubs/dr_a/pdf/adp3_05.pdfd


mercoledì 20 novembre 2024

LE FORZE PER OPERAZIONI SPECIALI ITALIANE III Parte

 

LE FORZE PER OPERAZIONI SPECIALI  ITALIANE: TRA GLOBAL SOF NETWORK E NATO


 

DUE DOTTRINE A CONFRONTO

Le Forze Armate degli Stati Uniti d’America identificano le Operazioni Speciali come operazioni che:

richiedo metodi, tattiche, procedure, equipaggiamenti e modo di approccio unici. Sono spesso condotte in ambiente ostile, non permissivo ed in generale caratterizzato da un alto grado di ripercussioni politico-diplomatiche. Queste operazioni sono contrassegnate da una o da più delle seguenti peculiarità: volatilità, natura clandestina o coperta, bassa visibilità, necessità di operare a fianco o attraverso forze locali, specializzazione e conoscenza a carattere regionale-culturale dell’area di riferimento….”

Durante gli anni hanno sviluppato le capacità e le risorse per condurre tutto lo spettro di queste operazioni, sia dirette che indirette, e nello specifico esse sono:

·         Direct Action (DA): attacchi o colpi di mano di breve durata con lo scopo di distruggere eliminare, catturare, danneggiare obiettivi designati in un ambiente ad alto rischio politico-militare e non permissivo.

·         Special Reconnaissance (SR): azioni di ricognizione e di sorveglianza normalmente coperte o clandestine, al fine di ottenere informazioni di rilevanza strategica su un avversario effettivo o potenziale e non eseguibili da forze convenzionali.

·         Countering Weapons of Mass Destruction: supporto nel contrasto, messa in sicurezza e cattura di materiali, tecnologia volti alla proliferazione non controllata delle WMD.

·         Counterterrorism (CT): operazioni ed attività volte a smantellare e neutralizzare gruppi o network terroristici.

·         Unconventional Warfare (UW): operazioni ed attività condotte in supporto ad un insorgenza al fine di rovesciare, mediante azioni di guerriglia ed ausiliarie, un regime politico.

·         Foreign Internal Defense (FID): supporto ed assistenza alle forze armate e/o di sicurezza di un Paese al fine di aumentarne le capacità di contrasto a minacce interne quali guerriglia, terrorismo o in generale minacce alla stabilità.

·         Security Force Assistance: assistenza e supporto alle autorità governative, soprattutto nella fase di ricostruzione di forze di difesa/sicurezza del Paese ospitante.

·         Hostage Rescue and Recovery: operazioni in risposta ad incidenti derivanti da azioni terroristiche. Possono includere anche la ricattura di materiale o installazioni ritenute sensibili.

·         Counterinsurgency (COIN): è un insieme di azioni civili/militari svolte con lo scopo di contenere e porre rimedio alle cause alla base di un’insorgenza.

·         Foreign Humanitarian Assistance: l’insieme delle azioni di assistenza umanitaria svolte al di fuori degli Stati Uniti con lo scopo di mitigare ed alleviare le sofferenze di una popolazione.

·         Military Information Support Operations (MISO): hanno lo scopo di convogliare, di guidare, di indirizzare particolari informazioni al fine di cambiare la percezione su un determinato argomento da parte dell’opinione pubblica di un Paese, di un gruppo, di un governo verso una posizione più favorevole nei confronti di chi le attua.

·         Civil Affairs Operations (CA): Operazioni pianificate, eseguite e valutate in concorso con componenti civili con lo scopo di mitigare le ragioni e le cause di instabilità all’interno della società civile o di porre in essere azioni tipicamente rientranti nella responsabilità di funzionari civili.[1]

Per la dottrina NATO le Operazioni Speciali sono:

attività militari condotte da forze specificamente designate, organizzate, addestrate ed equipaggiate e costituite da personale particolarmente selezionato. Queste forze si approcciano attraverso l’utilizzo di metodi, tattiche di tipo non convenzionale. Le attività possono essere condotte lungo tutto lo spettro delle operazioni militari, indipendentemente o in concorso con le forze convenzionali, al fine di raggiungere lo scopo desiderato. Considerazioni di tipo politico-militare possono spingere verso l’esecuzione di tali operazioni in maniera clandestina o coperta così come l’assunzione di rischi di carattere politico-militare normalmente non accettabili nell’esecuzione di operazioni convenzionali. Le Operazioni Speciali portano al conseguimento di risultati di tipo strategico o di alto livello operativo.”

Principalmente in ambito NATO vengo divise in tre grandi tipologie:

·         Special Reconnaissance and Surveillance: è principalmente un’azione legata al fattore umano, queste forze sono in grado di fornire un’analisi ed un’interpretazione dei fatti direttamente sul campo in una maniera che altri assetti tecnici non sono in grado. Questo tipo di operazioni assumono la loro rilevanza massima in un contesto ad alto rischio politico, dove il fattore umano risulta essere il centro di gravità e dove la discrezione e la sensibilità politica risultano essenziali. Alcuni compiti specifici possono pertanto includere:

§  La raccolta di informazioni di tipo ambientale: meteo, geologiche ecc.

§  La verifica delle effettive capacità dell’avversario: cioè il threat assessment.

§  L’analisi e la discrimina degli ipotetici obiettivi valutando in particolare il rischio di danni collaterali e vittime civili.

§  Ricognizioni post-stike svolte con lo scopo di verificare il raggiungimento dello scopo dell’attacco.

·         Direct Action: Azione offensiva svolta da piccole unità contro obiettivi limitati e di alto valore strategico-operativo. Le azioni possono essere svolte indipendentemente, con il supporto di forze convenzionali o in supporto ad esse. Attività rientranti nelle azioni Dirette includono:

§  Imboscate e colpi di mano contro obiettivi volatili (time-sensitive), e contro i quali la rapidità d’esecuzione e la precisione sono fondamentali; gli attacchi sono condotti quasi esclusivamente contro obiettivi di importanza decisiva.

§  Guida terminale di ordigni. Operazioni in grado di massimizzare l’efficacia di tali armamenti e di minimizzare il rischio di danni collaterali.

§  Salvataggio e ricattura di personale o materiale sensibile da aree controllate dall’avversario o no n permissive. Quando si tratta di personale civile queste azioni sono anche note come Non-combatant Evacuation Operations (NEO).

§  Operazioni di demolizione, con lo scopo di neutralizzare obiettivi contro i quali altri sistemi d’arma risultino essere inadeguati.

§  Cattura e presa di vascelli o imbarcazioni.

§  Ricognizioni armate le quali implicano la localizzazione e l’ingaggio di bersagli d’opportunità in aree predeterminate.

·         Military Assistance: vengono intese come un ampio spettro di operazioni volte al supporto di forze amiche sia in tempo di pace che durante un periodo di escalation o conflitto. Queste possono variare dall’addestramento e/o capacity building fino ad arrivare all’impiego e alla direzione di forze locali nella condotta di operazioni maggiori (nella nomenclatura statunitense vengono definite Foreign Internal Defense). Possono consistere in:

§  Addestramento: sia di individui che di unità militari al fine consentire ad una Nazione l’autosufficienza nella propria politica di difesa.

§  Ruolo di consiglieri: svolgendo operazioni a fianco e nell’organico di unità militari locali in contrasto a movimenti di insorti, smantellandone i network, separandoli dal contatto con la popolazione civile e contribuendo a garantirne una cornice di sicurezza.

Accanto a queste tre famiglie possono essere incluse operazioni:

·         Support to Counter-Irregular Threat Activities: in supporto al contrasto di minacce asimmetriche.

·         Countering WMD: in contrasto alla proliferazione di armi di distruzione di massa WMD.

·         Hostage Release Operations: operazioni di liberazione ostaggi.

·         Faction Liaison: di collegamento tra diverse fazioni politiche.

·         Irregular Warfare: spesso le operazioni svolte nell’ambito della Military Assistance vengono effettuate a supporto di un’autorità di governo, ma in questo caso l’aiuto viene dato ad un movimento d’insorti (nella nomenclatura statunitense sarebbero Unconventional Warfare).

·         Facilitation of political processes in hostile or unpredictable environments: sostegno nell’implementazione di misure economiche , diplomatiche e d’informazione in ambienti ostili o non permissivi.[2]

In base però alla teoria e alle caratteristiche delineate nel capitolo precedente possiamo quindi affermare come prima cosa che:

·         Le Operazioni Speciali, quelle pure e originarie, quindi quelle dirette sono: Direct Action, Special Reconnaissance o Special Reconnaissance and Surveillance e forse Hostage Release Operations sempre che quest’ultima categoria non possa essere fatta rientrare all’interno di quella che è una Direct Action.

·         Le operazioni di tipo non convenzionale, quindi quelle indirette, dovrebbero comprendere tutte le altre tipologie di operazioni possibili ed inserite nelle due dottrine prese qui in esame.

Successivamente, possiamo altresì notare come le Forze Armate statunitensi tendano ad orientarsi verso una capacità operativa ad ampio spettro incorporando specialità indirette mentre la dottrina NATO tende a limitare il campo delle operazioni a tre grandi tipologie: due delle quali rientranti nella visione “pura” di Operazione Speciale, quindi diretta, ed una terza costituita da Military Assistance, quindi indiretta. E’ però in quest’ultimo campo che la NATO potrebbe trarre i maggiori benefici, un approccio di questo tipo porterebbe all’eliminazione o alla neutralizzazione delle minacce alla sicurezza dell’Alleanza prima che queste possano manifestarsi in maniera significativa. D’altro canto è però da notare come quest’approccio sia estremamente meno tangibile in termini di risultati ed in effetti misurabili, mostrando i suoi frutti solo sul medio-lungo termine. Approccio, questo, in antitesi con la postura a lungo seguita dal Pentagono e dalla quale tutti gli Stati, per ovvie ragioni politiche, sono attratti: la conduzione di azioni rapide, identificabili e facilmente valutabili, ad alto impatto per i mass media e l’opinione pubblica.

Sembrerebbe però che qualcosa stia cambiando soprattutto da parte statunitense con l’implementazione del progetto Global SOF Network. Michele Taufer (2011) Continua



[1] United States Joint Chiefs of Staff, Joint Publication 3-05 Special Operations, Washington, Joint Chiefs of Staff, 16/07/2014.

[2] NATO, Allied Joint Publication (AJP) 3.5, Dicembre 2013 citato in Lars H. Ehrensvärd Jensen, Special Operations - myths and facts, Copenhagen, Royal Danish Defence College, Aprile 2014.


domenica 10 novembre 2024

Le Forze per Operazioni speciali II Parte

 

LE FORZE PER OPERAZIONI SPECIALI  ITALIANE: TRA GLOBAL SOF NETWORK E NATO

 

INTRODUZIONE (pubblicata)


COMPRENDERE PER MEGLIO DEFINIRE

Ma cosa sono le Operazioni Speciali? Sicuramente queste operazioni sono state da sempre avvicinate, nel pensiero militare Occidentale, a qualcosa di irregolare, di “insolito”, tendenti quasi a minare le regole di quella che è la forma più nota di violenza politica: la guerra. Queste operazioni sono sempre state circoscritte, condotte da forze autonome ed indipendenti, operanti all’interno del territorio, o meglio nello spazio difeso dal nemico. In particolare con il Secondo Conflitto Mondiale queste azioni hanno assunto la denominazione di “commando” e si sono concretizzate attraverso ricognizioni, sabotaggi, raid d’assalto, missioni coperte a livello divisionale ecc.[2] Durante il conflitto tutte le maggiori nazioni coinvolte hanno sviluppato e creato reparti in grado di condurre queste azioni: il caso italiano ha visto ad esempio l’impiego della figura degli Arditi per il Regio Esercito, gli ADRA per la Regia Aeronautica ed in particolare quello della Regia Marina con la X MAS, almeno fino al 1943.[3] Infatti, l’utilizzo di queste unità non si è dimostrato efficace in operazioni prolungate nel tempo, cioè in quella che è stata definita la guerra di resistenza-partigiana. Le operazioni di tipo commando, caratterizzate da una spiccata capacità offensiva mal si adattano a difendere e in un contesto come quello della guerra irregolare hanno dimostrato la loro bontà principalmente e limitatamente alla conduzione di missioni di ricognizione e di intelligence su terreni non permissivi, svolti però ad un livello tattico.[4]

Sicuramente quindi le Operazioni Speciali, lo dice anche il nome, sono caratterizzate da una serie di attributi in grado di differenziarle da quelle che invece sono operazioni convenzionali. Un primo passo verso una maggior chiarezza sull’argomento potrebbe essere tentare di definirle come: operazioni condotte da forze addestrate, equipaggiate e supportate nei confronti di un particolare obiettivo, la cui distruzione, eliminazione o liberazione nel caso trattasi d’ostaggi, costituisca un imperativo militare o politico.[5] Lasciata così però la definizione implicherebbe che qualsiasi forza possa condurre un’Operazione Speciale. Per limitare il bacino di «Chi» possa condurre queste operazioni è proficuo spostare lievemente il punto d’osservazione e pensare ad esse in termini di “approccio mentale all’operazione”. Queste operazioni verrebbero condotte da unità in grado di ragionare ed operare in maniera non ortodossa per il raggiungimento dell’obiettivo: una non ortodossia nell’approccio, non necessariamente nel metodo. Operazioni queste che costituirebbero quindi, una via alternativa a quelle convenzionali, a pari effetto desiderato.

Ecco qui un’importantissima caratteristica: le conseguenze di queste operazioni devono avere un effetto strategico. Ecco perché queste operazioni costituiscono un vero e proprio strumento in mano al decisore, sia che vengano svolte in supporto alla diplomazia, a complemento delle forze regolari o in maniera singola: sono una delle opzioni da poter utilizzare in politica estera. Le Operazioni Speciali e coloro i quali sono chiamati a condurle sono altresì una delle branche del potere militare di una Nazione, al pari del potere aereo, navale, spaziale, nucleare ecc.[6]

L’Ammiraglio William H. McRaven pone però enfasi su un’altra caratteristica delle Operazioni Speciali: esse sono offensive. Queste sono sempre effettuate nei confronti di posizioni fortificate, in altri termini il nemico in un’Operazione Speciale mantiene un approccio difensivo e dato che la forma difensiva è intrinsecamente più forte di quella offensiva in uno scontro, si apre la strada a quello che è stato definito il “paradosso dell’Operazione Speciale”: attaccare e vincere in inferiorità numerica contro un nemico sulla difensiva. La chiave del successo in un’operazione sta nel raggiungere e nel mantenere la superiorità relativa, soprattutto durante le fasi iniziali. Più l’operazione si protrae nel tempo, più il rischio che questa fallisca aumenta esponenzialmente.

Per McRaven la superiorità relativa può essere raggiunta mediante l’applicazione di 6 principi sinergici ed interdipendenti:

·         Semplicità: Limitando gli obiettivi a quelli essenziali, l’intelligence svolge un ruolo vitale nel determinare e nel limitare le variabili indipendenti;

·         Sicurezza: Negare al nemico le tempistiche dell’operazione;

·         Ripetizione: Durante la pianificazione l’operazione deve essere provata e riprovata;

·         Sorpresa: Viene raggiunta attraverso una deception, ed in generale attraverso una massimizzazione delle debolezze dell’avversario;

·         Velocità: Essenziale al fine di limitare la propria vulnerabilità;

·         Dedizione: Gli obiettivi sono noti a tutti i componenti, i quali sono votati alla missione.

Le Operazioni Speciali potrebbero quindi venire definite come operazioni condotte su piccola scala, clandestine, caratterizzate da un approccio di missione non ortodosso e caratterizzate da un elevato rischio, le unità operano all’interno del territorio nemico, svolte con lo scopo di conseguire significativi obiettivi militari o politici a supporto della Politica Estera di una Nazione.[7]

L’arma principale di questi reparti, le forze chiamate a condurre le Operazioni Speciali così definite, sta  nell’eccellenza raggiunta nel loro livello d’addestramento (le cui tattiche si basano sempre e sono mutuate su metodi di guerra convenzionale), nella pianificazione e nell’improvvisazione.

Non tutte le operazioni svolte da forze adibite ad operazioni che non sono convenzionali diventano però Operazioni Speciali. Sempre all’interno di queste azioni militari fuori dal convenzionale ricadono quelle che sono le attività di resistenza e le guerriglie. Sono operazioni protratte nel tempo caratterizzate da circospezione e pazienza nell’approccio di missione, nella maggior parte delle volte queste operazioni richiedono il supporto della popolazione locale e l’impiego di forze armate militari/paramilitari per il raggiungimento degli obiettivi. Cosa forse più importante gli operatori chiamati a condurle devono possedere differenti qualità ed abilità rispetto a quelli chiamati a condurre Operazioni Speciali, così come una maggior comprensione e conoscenza del contesto socio-culturale del proprio avversario, o meglio: dell’ambiente umano nel quale opera l’avversario. Lo scopo ultimo è infatti quello di negare o di creare un ambiente non favorevole al nemico: in particolare in un contesto di insorgenza.

Si potrebbe quasi giungere ad una macro-divisione di questo grande insieme di operazioni basata su: operazioni dirette, quelle cioè condotte senza l’intervento o il supporto di terzi; e operazioni indirette, che prevedono invece l’intervento di terzi nel loro svolgimento, con le forze qui esaminate in funzione di direzione, o in altri termini di mentori.

Il problema di coordinamento tra queste forze è stato affrontato in maniera diversa da Paese a Paese: ad esempio gli Stati Uniti hanno incorporato le capacità indirette e le relative forze chiamate ad esercitarle all’interno della definizione stessa di Forze per Operazioni Speciali, mentre altri non definiscono nulla al di fuori delle unità chiamate ad eseguire le Operazioni Speciali propriamente dette.[8] In estrema sintesi, le “forze non convenzionali”, quelle che negli Stati Uniti vengono definite SOF, sono a loro volta caratterizzate da diverse peculiarità che le contraddistinguono e diverse abilità, competenze e approccio mentale necessari per poter portare a termine la loro particolare missione.

 

 Michele Taufer (2011) continua

 

 


 



[2] Ronny Modigs, Special Forces Capabilities of the European Union Military Forces, Fort Leavenworth, School of Advanced Military Studies United States Army Command and General Staff College, 26/05/2004.

[4] Ronny Modigs, Special Forces Capabilities of the European Union Military Forces, Fort Leavenworth, School of Advanced Military Studies United States Army Command and General Staff College, 26/05/2004.

[5] Gli esempi storici sono numerosi: basti pensare all’azione della X Flottiglia MAS del dicembre 1941 nei confronti delle unità inglesi ad Alessandria d’Egitto, all’Operazione Jonathan, ovvero Raid di Entebbe condotto dalle IDF il 4 luglio 1976 o ancora all’operazione Neptune Spear del 2 maggio 2011 condotta da DEVGRU e CIA.

[6] Ronny Modigs, Special Forces Capabilities of the European Union Military Forces, Fort Leavenworth, School of Advanced Military Studies United States Army Command and General Staff College, 26/05/2004.

[7] Ibidem e William H. McRaven, The Theory of Special Operation, Monterey, Naval Postgraduate School, 1993.

[8] Ivi.