L’ EUROPA NELL’ATTUALE
CONFLITTO GLOBALE
Ten. cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta
Dopo
due anni di conflitto in Ucraina si manifesta sempre più in termini
geo-strategici la rete di alleanze e le tensioni nelle faglie che dividono le
varie placche in cui si è suddiviso il globo, seguendo sia gli interessi
economici dei vari attori che le culture nate dalla storia delle singole
comunità.
Gli USA hanno più volte chiaramente fatto intendere
la loro volontà di non superare una certa soglia nel coinvolgimento in Ucraina,
un fronte secondario rispetto al Pacifico, all’Oceano Indiano e al Medio
Oriente, richiamando gli alleati europei ad un loro maggiore coinvolgimento.
Il
Congresso, con le forniture di armi a Kiev sempre più limitate, a dicembre ha
negato ulteriori finanziamenti, mentre si è entrati nell’anno delle elezioni
dove si evidenziano i contrasti sempre più duri all’interno della Nazione.
D’altronde
il conflitto armato si è allargato dallo scorso ottobre al Medio Oriente, dal
Mar Rosso alla Siria, Iraq e Libano, mentre tensioni sempre crescenti si
accumulano nel Sud America, dove il Venezuela minaccia di occupare territori
della Guyana ricchi di giacimenti di idrocarburi e gas ed il Brasile simpatizza
con la Russia.
La
diplomazia russa a sua volta cerca una sponda, con la visita di Putin, negli
Emirati Arabi e nell’Arabia Saudita, mediando con l’Iran, un fronte che mette
in difficoltà gli USA mentre la Cina aumenta la pressione su Taiwan (16, Putin negli Emirati e a Riad: offensiva
su petrolio e alleanze, il Sole 24 Ore, 7/12/23, n. 337), con la Turchia
che mira a ricostituire una propria sfera di influenza in Medio Oriente sulle
orme dell’ex Impero Ottomano.
L’Europa in
questo scenario risulta piuttosto in difficoltà, a sua volta l’Italia l’unico
Paese del G7 a firmare un’intesa con la Cina per la Via della Seta nello scorso
dicembre ha annunciato ufficialmente la sua uscita alla scadenza nel marzo 2024.
Se gli
strateghi americani saldano il Quad (intesa India, Australia e Giappone) con la
NATO per il contenimento delle ambizioni della Cina, in Europa la Germania,
principale attore al centro del Continente e fortemente impegnata economicamente
in Cina è in difficoltà, sia in termini finanziari che industriali, rischiando
la tenuta sociale in caso di crisi (265,
G. Cristini, La Germania teme per la tenuta del fronte interno, in La Guerra
Grande, Limes, 7/2022).
Questo
comporta un atteggiamento ondivago della Germania, abituata dal dopoguerra a concentrarsi sui soli aspetti economici,
tralasciando quelli geo-strategici di competenza anglosassone, con sfumature
francesi.
Emerge una “vaghezza dell’Occidente collettivo, né
occidentale né collettivo” (11,
Editoriale Storia dell’Ucraina, in Lezioni Ucraine, Limes, 5/2023), quando
vi è una perdita del senso del pericolo che scatta alla terza generazione di
non-guerra, con la perdita della memoria viva dei reduci, aggravata
dall’attuale appiattimento mediatico del social in un chicche riccio da osteria
come sottolineava Umberto Eco.
La crisi di
identità strategica di Berlino, dove solo un giovane su dieci sarebbe pronto a
difendere la patria, evidenzia ulteriormente la faglia Est-Ovest (147, G. Mariotto, La Germania inerte, in Il
Bluff globale, Limes, 4/2023).
La crisi del
modello neoliberista nato con la fine della Guerra Fredda per cui vi è la
sacralità dei mercati e del libero commercio ha condotto al recupero della
visione ha miltoniana, dove l’intervento dello Stato a supporto
dell’innovazione e della politica industriale è fondamentale per mantenere la
superiorità USA a livello mondiale, con particolare riferimento alla Cina.
Contrapposto
al precedente approccio di Hamilton
nella sostituzione del modello neoliberista vi è quello protezionista
nazionalista trumpiano, dove l’obiettivo degli Stati Uniti non è proteggere i
mercati mondiali ma quelli nazionali, una visione molto popolare negli USA che
si affianca all’idea dei progressisti di una semplice autosufficienza USA.
In Europa si
è affermata la pratica del green equity, che concentra l’attenzione sulle politiche
sociali, usando la politica industriale solo quale strumento, indipendentemente
dalle problematiche economiche e di competitività tecnologica, dei massimalismi
che possono portare all’aggravarsi della frammentazione europea con una ulteriore
perdita di rilevanza politica ed economica nello scacchiere mondiale, divenendo
delle semplici pedine (123, R. D.
Atkinson, Il mondo deve restare americano, in Il Bluff globale, Limes, 4/2023).
Nell’incapacità
odierna di definire una visione dell’Europa che non si riduca al puro aspetto
economico o di una serie di diritti amorfi, onnicomprensivi ma non adatti a
definire una identità, l’Occidente europeo viene ad avere una conflittualità
interna, specchio delle tensioni mondiali, tirato da opposto interessi e
arrotolato in confuse idee, problematiche emerse con forza dall’attuale
conflitto mondiale ( F. Cardini, La
deriva dell’Occidente, Laterza ed. 2023).
La necessità
del recupero comunitario di quella che Cardini chiama della “cultura del limite”, un “cambio di indirizzo” a cui preparare le
future generazioni, nella ricerca “di un
incremento nei campi dell’autocontrollo, della solidarietà, della sobrietà e
della disciplina”(110, Cardini Cit.),
come già si discute in Francia in una possibile riforma del settore scolastico.
APPENDICE
Dopo un secolo si ripresenta un ciclo
geo-strategico come nell’inizio del ‘900, acquista pertanto un particolare
interesse storico il racconto breve di
Leonida Andreief “Colloquio notturno” scritto nel 1915, in cui si immagina un
confronto tra Guglielmo II e un soldato belga prigioniero, professore di
diritto di origine russa ed ex rivoluzionario, in una notte dell’estate del
1914 durante l’invasione del Belgio.
Nel dialogo emerge l’animo russo, la difficoltà di
distinguere tra il bene e il male nella loro sovrapposizione, un fatalismo sui
destini umani nella durezza della quotidianità, ma anche il dispotismo che
consegue dalla volontà di potenza.
Fino a quello che Guglielmo chiama “sentimentalismo a
buon mercato della vecchia stupida Europa ipocrita che è uscita di senno per la
vecchiaia e lo stravizio”, per questo verrà soppressa dallo stesso imperatore.
Nel colloquio vengono evidenziati tre grandi
significazioni:
“L’amoralismo
filosofico tedesco. La mostruosità del problema della guerra. I valori sociali
nella pratica e nella teoria”.
Interessante è una pagina del diario personale di Andreief del 1914, relativa alla
sera del 15 agosto quando il fratello di Leonida improvvisamente arriva a casa
per un rapido saluto, deve raggiungere il fronte, è qui solo per un’ora, verso
mezzanotte sarà a Reval dove con un treno proseguirà, il fratello gli chiede
“Per dove? Egli sorrise come si sorride in simili casi: certo, laggiù, al di là
di Varsavia. Proprio nell’incendio. Così fra un’ora egli raggiungerà questo
grigio militare che va verso Varsavia. Non si sarebbe voluto parlare, ma
condurlo per la casa, per il giardino, da tutta la nostra gente, perché
salutasse tutti perché vedesse tutti, e non consolarlo ma dirgli : Andriuscia, dunque è molto possibile che ti uccidano :
guarda come si battono laggiù, …”
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