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giovedì 31 agosto 2023

Antonio Viviano HUMINT La Costante dell'Intelligence

 






La costante dell’intelligence

 

L’attività HUMINT potrebbe essere vista come un aspetto di tante branche di intelligence, quasi una costante negli anni dello spionaggio.

Essa, al fine di rendere il miglior prodotto informativo possibile, negli anni ha seguito un persistente mutamento. Alcuni esempi storici su come l’attività Humint abbia sfruttato le tecnologie, ci viene offerto dal sito della difesa online, dove si trovano chiari aneddoti su come la Humint viene applicata in vari modi.

Si pensi al campo dell’elettronica, già alla fine della seconda guerra mondiale, “l’ingenuo” regalo all’ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca[1], era in realtà meno ingenuo del previsto: una riproduzione in legno intarsiato dello stemma araldico degli Stati Uniti, appeso nel suo ufficio, fornì per ben 7 anni preziose informazioni a sconosciuti. Solo nel 1952 si è scoperto che dentro quell’artistico oggetto era stato nascosto un rudimentale microfono spia costituito da una lamina metallica ad U che vibrava per effetto delle onde sonore prodotte dalle voci delle persone nella stanza. Sul lato opposto della strada, in una camera di fronte la finestra dell’ufficio dell’ambasciatore, i servizi segreti, forse sovietici, avevano fatto installare un sensibilissimo radar a onda continua che, puntato esattamente sulla lamina ad U, ne captava le vibrazioni che poi venivano riconvertite in parole.

Alcuni anni dopo nella primavera del 1964 fu scoperto, sempre nell’ambasciata americana a Mosca, un altro caso singolare di infiltrazione elettronica assai più elaborata; all’interno di alcune pareti era stata sistemata una capillare rete di microfoni il cui impianto destò la meraviglia dei pur esperti tecnici dei servizi di sicurezza statunitensi.

Il fattore umano è sempre presente e privilegiato, come il meteorologo non si occupa degli interventi che verranno adottati per porre rimedio ai danni provocati dal maltempo, così non rientrano nei compiti di un agente segreto la cattura di un terrorista o l’arresto di un funzionario statale disonesto, tutti provvedimenti che vengono ascritti ad altri organi competenti. Questo lavoro è iniziato con il mondo dei social media e dei social network, poi abbiamo raggiunto il profondo universo dell’intelligence, successivamente è stato approfondita l’attività Humint, a questo punto ci sono tutti gli elementi necessari per comprendere come la combinazione di questi argomenti risponda alla domanda se anche l’attività Humint si possa adattare al mondo di oggi, un mondo che vede un uso e degli effetti sempre maggiori della virtualità.

Si evidenza ancora una volta che il VH non sostituisce la fondamentale e inevitabile attività HUMINT, ma contribuisce in maniera evidente alle relazioni tra HCO e fonte.

Sappiamo che sul piano operativo la disinformazione opera attraverso la falsificazione, che mira a deformare in modo occulto l'informazione, stravolgendone il messaggio attraverso l'alterazione di fatti considerati in generale autentici. Detto ciò si pensi alla facilità con la quale si possa diffondere una campagna di propaganda, attraverso l’uso dei social media.

Il VH, o in generale possiamo definire Virtual Intelligence, come nel caso dello Humint focalizza l’attenzione sull’identificazione, reclutamento e gestione della fonte umana, ma attraverso le tecniche e metodologie essa può essere usata nel mondo virtuale. Oltre profili personali dei social possono essere anche analizzati i messaggi all’interno dei gruppi social; intesa nella sua forma classica, essa non potrà mai essere sostituita dalle tecnologie online, poiché c’è la necessità di avere fonti umane in grado di accedere ad informazioni anche molto riservate. Si deve però considerare l’ausilio del mondo virtuale che, combinato anche ad altre nuove tecnologie che offrono nuove tecniche, funge da fattore potenziante.

L’HC, che come detto, lavora con fonti umane, essendo un esperto di comunicazioni deve necessariamente tenere conto di come questa si sia spostata anche nel mondo virtuale. Possiamo dire che accanto a dei buoni manuali di comunicazione e del linguaggio del corpo dovrebbe averne uno sull’impiego e potenzialità dei social media.

La comunicazione globalizzata ha attivato nuovi canali d’interazione che scindono dalla locazione geografica. Azzerando le barriere fisiche e temporali, la rete consente di gestire dei rapporti virtuali e se l’intera comunità mondiale di Intelligence è ossessivamente interessata agli sviluppi tecnologici, l’attività di Human Intelligence deve considerare di applicare e ADATTARE le varie tecniche classiche di comunicazioni, alle modalità di linguaggio (anche visivi) utilizzati durante le varie operazioni. Se il limite è non avere feedback diretti durante l’interazione, il punto forte è che non ci sono vincoli alla creatività degli HC, essi possono usare leve di persuasione in tutte le dimensioni senza confini geografici; il fine è di adattarsi al mondo virtuale.

La ricerca, l’identificazione, il reclutamento e la gestione delle fonti umane, dove possibile, deve essere supportata dai social media. Allo stesso tempo, necessariamente bisogna evidenziare l’insostituibilità della gestione dei rapporti “face-to-face”.

Va precisato che le attività di Intelligence all’interno dei social, in generale all’interno del Cyberspace, non rappresentano lo strumento prioritario di riferimento per la conduzione ottimale di questa tipologia di attività. Si pensi alle operazioni di Cyber Espionage condotte contro il Daesh, che hanno fornito un contributo prezioso in termini di riflessione dovuta all’esperienza, infatti i risultati prodotti non sono stati eccezionali.[2]

Da che punto della storia si parla di operazioni di interazioni virtuali ai fini di acquisizione informativa?

In generale l’VH o Cybernetic Humint, prende vita nella prima metà del decennio scorso, attraverso l’analisi dei vari forum online effettuata grazie all’impiego di pseudonimi e nickname. Allo stesso tempo la nascita di fake identities, fornendo riservatezza agli operatori in un mondo dove non vi è certezza dell’identità da entrambi i lati delle tastiere, ha consentito spazio di manovra tra gli strumenti forniti dalla rete, offrendo inoltre la sperimentazione di varie tecniche psicologiche. Se si hanno dubbi sul potere persuasivo attraverso il mondo virtuale, è perché ancora non è stato guardato il documentario “the Social dilemma”,[3] dove esperti del settore spiegano il potere assuefatorio nascosto dietro la gratuità dei social.



[1] William Averell Harriman (ottobre 1943 - gennaio1946)

 

[2] Antonio Teti, Virtual humint. La nuova frontiera dell’intelligence, (p.110) Rubettino 2019

[3] il docudramma di Netflix svela gli effetti negativi che Facebook, Instagram e altri social possono avere sulle persone.

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