Come precedentemente accennato, la human intelligence
è basata fondamentalmente sulle relazioni interpersonali. Di conseguenza, i
suoi processi organizzativi ed esecutivi sono più lunghi e complessi rispetto
alle altre specialità dell’intelligence.
L’operatore HUMINT ha il compito di identificare le fonti, ovvero le persone (nel caso della HUMINT) che hanno
accesso alle notizie di interesse per la sicurezza e costruire una serie di
relazioni per acquisire da esse queste notizie, creando una vera e propria rete
di informatori.
Le fonti possono essere agenti ingaggiati dagli
operatori all’estero, oppure, come ad esempio accade nel caso di attività di
human intelligence militare, personale civile che vive nelle zone di operazione.
Oltre agli informatori solitamente reclutati, vi sono anche altri tipi di
informatori. Claudio Masci e Luciano Piacentini, indicano nel volume “Humint…questa sconosciuta” altri due tipi di fonte:
-
gli informatori occasionali[1]
-
i fiduciari[2]
Una fonte può anche essere un profugo o un
prigioniero di guerra; infatti è compito degli operatori humint procedere agli
interrogatori di questi ultimi.
Può anche accadere che uno o più operatori vengano
infiltrati in un’organizzazione nemica per svolgere, sotto copertura (celando
quindi la propria identità e svolgendo in totale segretezza), l’attività di
ricerca informativa designata[3].
Ogni operatore humint deve possedere una spiccata
attitudine alle relazioni umane, empatia, un forte spirito di adattamento,
capacità di risoluzione degli imprevisti, buona memoria, elevato autocontrollo,
pazienza e perseveranza; il tutto mantenendo sempre un profilo basso, apparendo
sempre come una persona comune.
Tali qualità sono difficili da trovare tutte insieme
in una persona, pertanto, esse vengono acquisite e potenziate con
l’addestramento[4]. L’impiego avviene in buona parte all’estero, in
coppia o singolarmente, e l’operatore sa bene che in ogni momento potrebbe
essere messo sotto osservazione da altre Agenzie; di conseguenza, le capacità e
la professionalità richieste all’operatore devono essere elevate e tali da
garantirgli la sopravvivenza in operazione e il corretto svolgimento della
missione. Inoltre, ogni agente che opera nel campo della human intelligence
deve essere dotato dei più alti princìpi morali e valoriali, in quanto, in
determinate circostanze potrebbe anche presentarsi più di un’occasione per
procurarsi beni materiali facili da reperire in determinati contesti. Nelle attività condotte dalle forze armate in
determinati teatri operativi, gli operatori
possono essere anche più di due,
per garantire una più efficace cornice di sicurezza in caso di attacco da parte
di forze nemiche.
Reclutare una fonte non è un lavoro semplice. Un buon
operatore deve saper riconoscere il soggetto idoneo a ricoprire il ruolo di
fonte. Prima dell’approccio
iniziale, va valutata la possibilità ed il livello di accesso, che la futura
fonte ha, alle informazioni a cui l’operatore humint intende accedere. Ad
esempio, per ottenere informazioni riguardo alla produzione di un determinato
progetto industriale, un’ottima fonte potrebbe essere un impiegato dell’azienda
che lavora a quel progetto. Il che non significa che debba essere
obbligatoriamente un dirigente o uno ingegnere, ma anche un semplice operaio; si
può arrivare alle informazioni desiderate anche partendo a distanza
dall’obbiettivo designato e avvicinarsi poco alla volta. Restando nell’esempio
precedente, potrebbe diventare una fonte, un congiunto dell’operaio o il
coniuge, o un amico della stessa comitiva. Una volta individuato il soggetto
idoneo, l’operatore humint deve svolgere un accurato lavoro di profilazione,
ovvero, effettuare un profilo della persona da designare quale agente. La
profilazione prevede un’indagine sulla personalità e il carattere della persona
per capire se essa è affidabile a svolgere questo compito. Importante nel tracciare il profilo della fonte è
capire cosa, a livello motivazionale, può spingerla a collaborare, facendo leva
su vari aspetti, psicologici, caratteriali e ideologici, o semplicemente
sull’avidità, o comunque un urgente bisogno di denaro.
Per esempio, una
persona cui piace particolarmente essere adulata potrà parlare di più se riceve
attenzioni e complimenti. Una persona abituata a lamentarsi potrebbe aprirsi
con l’operatore se gli venisse data la possibilità di essere ascoltato.
Fondamentale è
il controllo dell’affidabilità, soprattutto per evitare che essa faccia il doppio gioco[5]. Questo controllo
avviene inizialmente in fase di approccio, oltre che con l’attività di profilazione,
attraverso un lavoro di indagine effettuata su tutto ciò che ruota attorno al
mondo della fonte stessa: l’ambiente familiare e culturale, l’estrazione
sociale, eccetera[6]. Un buon operatore Humint
deve avere una buona capacità di mettere a proprio agio l’interlocutore, ed
essere in grado di sostenere conversazioni in modo coinvolgente, riuscendo a
conquistare pian piano la fiducia della futura fonte. Successivamente deve essere in grado di utilizzare le
tecniche di comunicazione e manipolazione atte a far breccia, a livello
psicologico, nella fonte per poterla “manovrare”. Fatto ciò, dovrà
successivamente mantenere sempre attive le relazioni con ogni singola fonte
della rete di agenti, che nel frattempo avrà creato.
A volte può succedere che la fonte, essendo in una
particolare posizione ed essendo in possesso di determinate informazioni sia
restia nell’intraprendere un rapporto di collaborazione diretto con
l’operatore. In questo caso l’operatore dovrà puntare tutto sulle sue abilità
di elicitazione[7], ovvero, cercare di carpire notizie di interesse
tramite conversazioni casuali, che apparentemente non presentano correlazioni
con le informazioni in possesso della fonte[8]. In questo modo l’informatore inconsapevole crederà
semplicemente di fare una chiacchierata, mentre in realtà sta fornendo notizie
di rilievo. In ogni caso, l’operatore, qualsiasi informazione la fonte stia
fornendo, non assumerà mai un atteggiamento giudicante, in quanto, la persona
che si sente giudicata per quello che sta dicendo, potrebbe non dirlo più, e
magari rifiutare addirittura di collaborare.
Tali processi possono richiedere anche lunghi periodi
di tempo. Non si può costruire una rete di informatori dall’oggi al domani, in
quanto, non è possibile creare in tempi brevi quei rapporti di fiducia tra
operatore e fonti che garantiscano i risultati sperati.
L’operatore dovrà inoltre, per non compromettere la
sua missione, evitare di instaurare un legame eccessivamente affettivo con la
fonte, che potrebbe compromettere la capacità di giudizio sulle informazioni
fornitegli dalla fonte stessa. Altro errore in cui potrebbe cadere è quello
della gestione della fonte come fosse un informatore della polizia. Funzione
questa, finalizzata ad attività per lo più investigative, spesso in condizioni
di urgenza, che richiedono quindi delle informazioni immediate da parte della
fonte.
Si immagini ad esempio, l’investigatore che ha
necessità di scoprire il nascondiglio di un pericoloso latitante o il luogo di
arrivo di un grosso carico di sostanze stupefacenti. In queste circostanze la
fonte viene per così dire “spremuta”, in quanto, soggetta a continue
sollecitazioni per ottenere in poco tempo il maggior numero di notizie
possibili e, di conseguenza, non si potrà mai creare quel rapporto di fiducia e
collaborazione, che è invece necessario all’attività informativa per la
prevenzione delle minacce convenzionali e non convenzionali[9].
Diverso è il discorso per gli operatori humint che
svolgono missioni sotto copertura, ovvero, celando la propria identità personale
e la propria identità sociale, assumendo una identità di copertura che consente
loro di “interpretare” un ruolo specifico all’interno del contesto nel quale
essi vengono infiltrati. In questi contesti l’identità di copertura gioca un
ruolo determinante. Essa viene conservata “gelosamente” dall’operatore che in
ogni momento mette in atto tutto il sistema di false informazioni (costruite ad
hoc), per far si che la controparte non venga mai a conoscenza del suo scopo e
della sua vera identità, cercando sempre di intuire in anticipo quali verifiche
l’avversario potrebbe effettuare.
È opportuno ricordare che tutte le attività di
raccolta informativa da fonti umane vengono spesso accompagnate anche da
attività di ricognizione e di acquisizione di foto, video e documenti, sia per
completare le notizie acquisite tramite le fonti, ma anche per monitorare
l’ambiente operativo. Senza dimenticare le attività di pedinamento.
[1] Humint e contrasto al terrorismo gnosis.aisi.gov.it
[2] “…che
in genere sono parenti, amici e conoscenti che, pur avendo intuito il ruolo
ricoperto dal ricercatore, accettano comunque di collaborare saltuariamente e
di solito vengono compensati occasionalmente con omaggi o gadget.
Cit. Masci Claudio – Piacentini Luciano, Humint questa
sconosciuta…Rubbettino, p. 110
[3] Cosenza Raimondo, Cos’è la HUMINT. Human Intelligence,
published by Raimondo Cosenza, 2021, p.6
[4] Masci Claudio – Piacentini
Luciano, Humint questa sconosciuta…Rubbettino,
p. 97
[5]La fonte, fingendo di
collaborare con l’operatore humint che l’ha arruolata, lavora in realtà a
favore di un altro servizio di informazione o di un’altra entità nemica.
[6] Masci Claudio – Piacentini
Luciano, Humint…questa sconosciuta,
Rubbettino, p.112
[7] Elicitare v. tr. [dal lat.
elicitare, frequent. di elicere «tirare fuori»] (io elìcito, ecc). – In psicologia,
riferito a comportamenti o condotte, stimolarli, ottenerli mediante domande o
altri stimoli.
www.treccani.it
[8] Cosenza Raimondo, Cos’è la Humint. Human Intelligence,
published by Raimondo Cosenza, 2021, p.11
[9] Masci Claudio –Piacentini
Luciano, Humint questa sconosciuta…Rubbettino, pp. 114 - 115
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