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lunedì 10 aprile 2023

Antonio Vigliano. L'Operatore HUMINT

 


 

Come precedentemente accennato, la human intelligence è basata fondamentalmente sulle relazioni interpersonali. Di conseguenza, i suoi processi organizzativi ed esecutivi sono più lunghi e complessi rispetto alle altre specialità dell’intelligence. 

L’operatore HUMINT ha il compito di identificare le fonti, ovvero le persone (nel caso della HUMINT) che hanno accesso alle notizie di interesse per la sicurezza e costruire una serie di relazioni per acquisire da esse queste notizie, creando una vera e propria rete di informatori.

Le fonti possono essere agenti ingaggiati dagli operatori all’estero, oppure, come ad esempio accade nel caso di attività di human intelligence militare, personale civile che vive nelle zone di operazione. Oltre agli informatori solitamente reclutati, vi sono anche altri tipi di informatori. Claudio Masci e Luciano Piacentini, indicano nel volume “Humint…questa sconosciuta” altri due tipi di fonte:

-          gli informatori occasionali[1]

-          i fiduciari[2]

Una fonte può anche essere un profugo o un prigioniero di guerra; infatti è compito degli operatori humint procedere agli interrogatori di questi ultimi.

Può anche accadere che uno o più operatori vengano infiltrati in un’organizzazione nemica per svolgere, sotto copertura (celando quindi la propria identità e svolgendo in totale segretezza), l’attività di ricerca informativa designata[3].

Ogni operatore humint deve possedere una spiccata attitudine alle relazioni umane, empatia, un forte spirito di adattamento, capacità di risoluzione degli imprevisti, buona memoria, elevato autocontrollo, pazienza e perseveranza; il tutto mantenendo sempre un profilo basso, apparendo sempre come una persona comune.

Tali qualità sono difficili da trovare tutte insieme in una persona, pertanto, esse vengono acquisite e potenziate con l’addestramento[4]. L’impiego avviene in buona parte all’estero, in coppia o singolarmente, e l’operatore sa bene che in ogni momento potrebbe essere messo sotto osservazione da altre Agenzie; di conseguenza, le capacità e la professionalità richieste all’operatore devono essere elevate e tali da garantirgli la sopravvivenza in operazione e il corretto svolgimento della missione. Inoltre, ogni agente che opera nel campo della human intelligence deve essere dotato dei più alti princìpi morali e valoriali, in quanto, in determinate circostanze potrebbe anche presentarsi più di un’occasione per procurarsi beni materiali facili da reperire in determinati contesti.  Nelle attività condotte dalle forze armate in determinati teatri operativi, gli operatori   possono essere anche più di due, per garantire una più efficace cornice di sicurezza in caso di attacco da parte di forze nemiche.

Reclutare una fonte non è un lavoro semplice. Un buon operatore deve saper riconoscere il soggetto idoneo a ricoprire il ruolo di fonte. Prima dell’approccio iniziale, va valutata la possibilità ed il livello di accesso, che la futura fonte ha, alle informazioni a cui l’operatore humint intende accedere. Ad esempio, per ottenere informazioni riguardo alla produzione di un determinato progetto industriale, un’ottima fonte potrebbe essere un impiegato dell’azienda che lavora a quel progetto. Il che non significa che debba essere obbligatoriamente un dirigente o uno ingegnere, ma anche un semplice operaio; si può arrivare alle informazioni desiderate anche partendo a distanza dall’obbiettivo designato e avvicinarsi poco alla volta. Restando nell’esempio precedente, potrebbe diventare una fonte, un congiunto dell’operaio o il coniuge, o un amico della stessa comitiva. Una volta individuato il soggetto idoneo, l’operatore humint deve svolgere un accurato lavoro di profilazione, ovvero, effettuare un profilo della persona da designare quale agente. La profilazione prevede un’indagine sulla personalità e il carattere della persona per capire se essa è affidabile a svolgere questo compito. Importante nel tracciare il profilo della fonte è capire cosa, a livello motivazionale, può spingerla a collaborare, facendo leva su vari aspetti, psicologici, caratteriali e ideologici, o semplicemente sull’avidità, o comunque un urgente bisogno di denaro.

Per esempio, una persona cui piace particolarmente essere adulata potrà parlare di più se riceve attenzioni e complimenti. Una persona abituata a lamentarsi potrebbe aprirsi con l’operatore se gli venisse data la possibilità di essere ascoltato.

Fondamentale è il controllo dell’affidabilità, soprattutto per evitare che essa faccia il doppio gioco[5]. Questo controllo avviene inizialmente in fase di approccio, oltre che con l’attività di profilazione, attraverso un lavoro di indagine effettuata su tutto ciò che ruota attorno al mondo della fonte stessa: l’ambiente familiare e culturale, l’estrazione sociale, eccetera[6]. Un buon operatore Humint deve avere una buona capacità di mettere a proprio agio l’interlocutore, ed essere in grado di sostenere conversazioni in modo coinvolgente, riuscendo a conquistare pian piano la fiducia della futura fonte. Successivamente deve essere in grado di utilizzare le tecniche di comunicazione e manipolazione atte a far breccia, a livello psicologico, nella fonte per poterla “manovrare”. Fatto ciò, dovrà successivamente mantenere sempre attive le relazioni con ogni singola fonte della rete di agenti, che nel frattempo avrà creato.

A volte può succedere che la fonte, essendo in una particolare posizione ed essendo in possesso di determinate informazioni sia restia nell’intraprendere un rapporto di collaborazione diretto con l’operatore. In questo caso l’operatore dovrà puntare tutto sulle sue abilità di elicitazione[7], ovvero, cercare di carpire notizie di interesse tramite conversazioni casuali, che apparentemente non presentano correlazioni con le informazioni in possesso della fonte[8]. In questo modo l’informatore inconsapevole crederà semplicemente di fare una chiacchierata, mentre in realtà sta fornendo notizie di rilievo. In ogni caso, l’operatore, qualsiasi informazione la fonte stia fornendo, non assumerà mai un atteggiamento giudicante, in quanto, la persona che si sente giudicata per quello che sta dicendo, potrebbe non dirlo più, e magari rifiutare addirittura di collaborare.

Tali processi possono richiedere anche lunghi periodi di tempo. Non si può costruire una rete di informatori dall’oggi al domani, in quanto, non è possibile creare in tempi brevi quei rapporti di fiducia tra operatore e fonti che garantiscano i risultati sperati.

L’operatore dovrà inoltre, per non compromettere la sua missione, evitare di instaurare un legame eccessivamente affettivo con la fonte, che potrebbe compromettere la capacità di giudizio sulle informazioni fornitegli dalla fonte stessa. Altro errore in cui potrebbe cadere è quello della gestione della fonte come fosse un informatore della polizia. Funzione questa, finalizzata ad attività per lo più investigative, spesso in condizioni di urgenza, che richiedono quindi delle informazioni immediate da parte della fonte.

Si immagini ad esempio, l’investigatore che ha necessità di scoprire il nascondiglio di un pericoloso latitante o il luogo di arrivo di un grosso carico di sostanze stupefacenti. In queste circostanze la fonte viene per così dire “spremuta”, in quanto, soggetta a continue sollecitazioni per ottenere in poco tempo il maggior numero di notizie possibili e, di conseguenza, non si potrà mai creare quel rapporto di fiducia e collaborazione, che è invece necessario all’attività informativa per la prevenzione delle minacce convenzionali e non convenzionali[9].

Diverso è il discorso per gli operatori humint che svolgono missioni sotto copertura, ovvero, celando la propria identità personale e la propria identità sociale, assumendo una identità di copertura che consente loro di “interpretare” un ruolo specifico all’interno del contesto nel quale essi vengono infiltrati. In questi contesti l’identità di copertura gioca un ruolo determinante. Essa viene conservata “gelosamente” dall’operatore che in ogni momento mette in atto tutto il sistema di false informazioni (costruite ad hoc), per far si che la controparte non venga mai a conoscenza del suo scopo e della sua vera identità, cercando sempre di intuire in anticipo quali verifiche l’avversario potrebbe effettuare.

È opportuno ricordare che tutte le attività di raccolta informativa da fonti umane vengono spesso accompagnate anche da attività di ricognizione e di acquisizione di foto, video e documenti, sia per completare le notizie acquisite tramite le fonti, ma anche per monitorare l’ambiente operativo. Senza dimenticare le attività di pedinamento.

 

 

 



[1] Humint e contrasto al terrorismo gnosis.aisi.gov.it

[2] “…che in genere sono parenti, amici e conoscenti che, pur avendo intuito il ruolo ricoperto dal ricercatore, accettano comunque di collaborare saltuariamente e di solito vengono compensati occasionalmente con omaggi o gadget.

Cit. Masci Claudio – Piacentini Luciano, Humint questa sconosciuta…Rubbettino, p. 110

[3] Cosenza Raimondo, Cos’è la HUMINT. Human Intelligence, published by Raimondo Cosenza, 2021, p.6

[4] Masci Claudio – Piacentini Luciano, Humint questa sconosciuta…Rubbettino, p. 97

[5]La fonte, fingendo di collaborare con l’operatore humint che l’ha arruolata, lavora in realtà a favore di un altro servizio di informazione o di un’altra entità nemica.

[6] Masci Claudio – Piacentini Luciano, Humint…questa sconosciuta, Rubbettino, p.112

[7] Elicitare v. tr. [dal lat. elicitare, frequent. di elicere «tirare fuori»] (io elìcito, ecc). – In psicologia, riferito a comportamenti o condotte, stimolarli, ottenerli mediante domande o altri stimoli.

www.treccani.it

[8] Cosenza Raimondo, Cos’è la Humint. Human Intelligence, published by Raimondo Cosenza, 2021, p.11

[9] Masci Claudio –Piacentini Luciano, Humint questa sconosciuta…Rubbettino, pp. 114 - 115

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