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mercoledì 12 luglio 2017

Master in Strategia e Sicurezza Globale III

PARTE III

MICHELE TAUFER


IL GLOBAL SOF NETWORK
Nel gennaio 2012 il Dipartimento della Difesa statunitense DoD pubblicò il Defense Strategic Guidance (DSG) al quale il Comitato degli Stati Maggiori presieduti dal Generale Dempsey fece seguire il Capstone Concept for Joint Operations (CCJO) elencando le linee guida per la conduzione delle operazioni militari nel mutato scenario geopolitico identificato dalle linee guida della difesa. Le Forze Armate del futuro vennero e sono tuttora intese da parte statunitense come intrinsecamente interforze, capaci di colpire su scala globale ed in grado di trarre il massimo profitto da una delle caratteristiche principali dell’attuale sistema internazionale: l’interdipendenza.[1] Negli ultimi lustri però, un’altra caratteristica marca sempre più la violenza politica: la guerra o più correttamente i conflitti sono indissolubilmente legati alla dimensione umana più che quella tecnologica. O meglio: è all’interno di questa dimensione che, in ultima analisi, i conflitti si risolvono. Tutte le istituzioni o espressioni politiche: Stati, corporazioni, NGOs ecc. sono formate, dirette e controllate da aggregazioni di esseri umani; influenzare nuclei, rappresentanti o interi gruppi politici e/o popolazioni viene visto da parte americana come essenziale per il conseguimento dei propri obiettivi strategici. In altre parole le Forze Armate statunitensi devono considerare maggiormente l’ambiente fisico, culturale, sociale, geopolitico verrebbe da dire, nel dare concretezza alle linee e agli obiettivi della Defense Strategic Guidance: il successo delle iniziative strategiche dipende dalla capacità di comprendere, influenzare ed esercitare il controllo su quello che è stato definito lo Human Domain. Accettare l’importanza del fatto che prevenire il conflitto è della stessa importanza di combatterlo porta a comprendere come l’utilizzo dello strumento militare in concerto con le altre forme di potere dello Stato possa portare ad un aumento della sicurezza complessiva del Paese. Non solo, per poter dominare questo scenario è necessario che la forza joint riesca a contrastare i network di attori-soggetti soprattutto destrutturati che si contrappongono agli Stati Uniti. Ad aumentare la complessità vi è anche il continuo aumento della velocità dell’interazione umana amplificata dalla sempre maggiore vicinanza fisica da parte dei soggetti ostili dettata dall’urbanizzazione.[2] Ecco quindi una delle principali caratteristiche delle minacce degli attuali e dei futuri scenari: quello di essere interconnessi, correlati, dinamici, trasversali ed estremamente fluidi, di essere una rete con vari nodi più o meno importanti nei confronti dei quali una singola Nazione, anche la più potente, non può sperare di contrapporsi da sola.[3] A tutto ciò si aggiunge anche la maturata consapevolezza che la prevenzione di una situazione di crisi o la limitazione di un’escalation come sempre risulta essere più conveniente rispetto ad una risposta alla stessa.[4] E’ pertanto necessario costruire una rete contrapposta per opporsi a queste minacce: le SOF sono in questi termini lo strumento ideale date le loro caratteristiche di adattabilità, velocità, basso profilo ed orientamento regionale-culturale. L’obiettivo delle SOF in quanto forma di potere militare è quello di condurre operazioni in grado di produrre gli effetti desiderati all’interno dello Human Domain. Le attività e le funzioni abbracciano principalmente la protezione della popolazione, l’indirizzamento dei gruppi sociali verso il conseguimento delle proprie aspirazioni politiche e la dimensione umanitaria attraverso il contrasto delle cause scatenanti di un conflitto. Gli strumenti, o meglio le parole chiave sono abbastanza diversi dalla norma: legittimità, sovranità, sicurezza umana, politica, ideologia ecc. Gli altri strumenti del potere militare mal si adatterebbero al conseguimento di questi obiettivi, al contrario le SOF grazie alla capacità di condurre operazioni di tipo indiretto sono in grado di adattarsi meglio alla sfida.[5] Allo United States Special Operations Command (USSOCOM) il compito di tramutare in realtà i principi della dottrina sviluppando un piano per permettere alle proprie forze, già presenti su scala globale, di creare la rete: sia verso gli stessi Stati Uniti stabilendo contatti con le Agenzie Federali, sia su scala planetaria con i propri alleati e partner internazionali. Il network sarebbe in grado di adempiere alla sua missione proprio privilegiando tutta quella serie di operazioni di tipo indiretto permettendo e abilitando le forze locali alla conduzione di operazioni di tipo non convenzionale in contrasto a gruppi estremisti violenti, insorgenze e guerriglie e narco-terrorismo. Un coinvolgimento episodico e sporadico, condotto solamente attraverso le Operazioni Speciali classiche, porterebbe secondo Washington ad un alienamento e ad una disaffezione da parte dei governi e delle popolazioni partner. Questo sembrerebbe essere emerso dagli insegnamenti della campagna afghana ed anche irakena dove la comunità delle SOF avrebbe fatto notare uno sbilanciamento nei confronti di operazioni di controterrorismo caratterizzate da Direct Action ed in genere operazioni cinetiche anziché l’adozione di un approccio partner-centrico.[6]
Dal punto di vista organizzativo i perni del network, o i nodi, saranno i singoli Theater Special Operations Commands TSOCs ai quali spetterà il compito di condurre le operazioni lungo tutto l’arco possibile all’interno della propria area di competenza. Per facilitare l’interscambio e la sincronizzazione delle attività tra le SOF del network e quelle statunitensi all’interno delle varie regioni dove operano i singoli TSOCs lo USSOCOM ha istituito la figura degli Special Operations Liaison Officers SOLOs presso alcune ambasciate chiave. L’elenco di queste ambasciate comprende: Australia, Canada, Regno Unito, Giordania, Polonia, Colombia, Francia, Turchia e Italia.[7] Lo scopo ultimo della comunità SOF statunitense è quello di raggiungere una conoscenza ed una consapevolezza culturale, politica, sociale, economica ecc. non solo a livello regionale ma bensì a livello di singolo Paese, in particolare attraverso le seguenti funzioni:
·         Svolgendo un ruolo di consulenza sia a beneficio di altre SOF che più in generale di forze di sicurezza, quindi attraverso operazioni di tipo FID.
·         Svolgendo funzioni di collegamento in rappresentanza dello stesso USSOCOM e di coordinamento con le attività di altre agenzie.
·         Plasmando l’ambiente attraverso operazioni CA e MISO (quelle che in ambito NATO prendono il nome di PsyOps).
·         Preparando l’ambiente per le future operazioni attraverso l’instaurazione di relazioni di tipo politico o in generale attraverso il miglioramento della situational awarness in aree non permissive o ad alto rischio.[8]
Come si evince tutti e quattro i punti ricadono all’interno di operazioni indirette ed in particolare rientranti appieno nello Human Domain.
Gli Stati Uniti nella più recente evoluzione della loro dottrina sembrano orientarsi verso una maggiore distinzione tra quelle che nella terminologia americana vengono definite come due differenti ma mutue supportate forme di operazioni speciali: ciò che è Special Warfare e ciò che è Surgical Strike. La prima tipologia comprende sostanzialmente le operazioni indirette, mentre la seconda si concentra sulla conduzione di azioni dirette e principalmente unilaterali.[9] La Special Warfare consiste quindi nella:
Esecuzione di attività implicanti sia azioni letali che non, effettuate da forze specificatamente addestrate ed in possesso di una significativa conoscenza linguistica e comprensione culturale, un’elevata abilità nell’operare in piccoli gruppi ed in grado di formare e combattere a fianco di formazioni indigene in un contesto permissivo, incerto o ostile”.[10]
La Special Warfare si pone come collegamento tra due diversi gradi di intensità nell’impiego dello strumento militare statunitense: tra le operazioni dirette ed unilaterali, caratterizzanti il CT svolto dalle unità del Joint Special Operation Command (JSOC), e l’impiego su larga scala di forze convenzionali. Una Special Warfare, raggruppante le unità specializzate nell’Unconventional Warfare si presta particolarmente nell’affrontare una serie di problematiche quali insorgenze, network criminali, organizzazioni estremiste, criminalità legata al traffico di droga o di esseri umani, crisi umanitarie e derivanti da disastri naturali. In altre parole da tutte quelle attività rientranti nel concetto di Human Domain.



[1] U.S. House of Representatives, Posture Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special Operations Command, Before the 113th Congress House Armed Services Committee, Washington, 06/03/2013.
[2] Raymond T.Odierno, James F.Amos, William H. McRaven, Strategic landpower: Winning the Clash of Wills, Washington, U.S. Army TRADOC.
[3] U.S. House of Representatives, Posture Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special Operations Command, Before the 113th Congress House Armed Services Committee, Washington, 06/03/2013.
[4] Raymond T.Odierno, James F.Amos, William H. McRaven, Strategic landpower: Winning the Clash of Wills, Washington, U.S. Army TRADOC.
[5] Joseph D.Celeski, SOF, the Human Domain and the Conduct of Campaigns, Fort Bragg, Special Warfare, Luglio-Settembre 2014.
[6] Jim Thomas Christopher Dougherty, Beyond the Ramparts: The Future of U.S. Special Operations Forces, Washington, Center for Strategic and Budgetarian Assessments, 10/05/2013, pag.13,19,43.
[7] U.S. House of Representatives, Posture Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special Operations Command, Before the 113Congress House Armed Services Committee, Washington, 06/03/2013.
[8] Jim Thomas Christopher Dougherty, Beyond the Ramparts: The Future of U.S. Special Operations Forces, Washington, Center for Strategic and Budgetarian Assessments, 10/05/2013, pag. 91.
[9] United States Army Special Operations Command,  ARSOF 2022 CHANGING THE INSTITUTION, Fort Bragg, Special Warfare, Luglio-Settembre 2014.
[10] Department of the Army, ADP 3-05 Special Operations , Washington, August 2012, pag 9. http://armypubs.army.mil/doctrine/DR_pubs/dr_a/pdf/adp3_05.pdf

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