Per la traduzione in una lingua diversa dall'Italiano.For translation into a language other than.

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica

Rivista LIMES n. 10 del 2021. La Riscoperta del Futuro. Prevedere l'avvenire non si può, si deve. Noi nel mondo del 2051. Progetti w vincoli strategici dei Grandi

Cerca nel blog

mercoledì 26 luglio 2017

Master in Strategia e Sicurezza Globale

Parte I
MICHELE TAUFER

LE FORZE PER OPERAZIONI SPECIALI  ITALIANE: 
TRA GLOBAL SOF NETWORK E NATO

INTRODUZIONE
Negli ultimi 15 anni le Forze Armate nazionali hanno visto un sempre maggiore impiego, sia in ambito nazionale che soprattutto in un contesto multinazionale, di una particolare categoria di reparti: quello delle Forze per Operazioni Speciali. Il primo dicembre 2004 ha visto la nascita del Comando Operativo Forze Speciali: comando con lo status di Reparto Incursori paracadutisti interforze. Questa struttura, voluta dall’allora Capo di Stato Maggiore Amm. Di Paola è alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore della Difesa con la funzione di Comando di Pianificazione per la condotta delle Operazioni Speciali. Il baricentro delle attività è costituito da 4 Forze definite Speciali:
·         Il 9° Reggimento d’Assalto paracadutisti “Col Moschin” dell’Esercito Italiano;
·         Il Gruppo Operativo Incursori GOI della Marina Militare Italiana;
·         Il 17° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana;
·         Il Gruppo Intervento Speciale GIS dell’Arma dei Carabinieri.
L’azione di questi reparti è coadiuvata da quella di alcune unità definite di Supporto Operativo:
·         Il 26° Reparto Elicotteri per le Operazioni Speciali REOS dell’Esercito Italiano;
·         Il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti dell’Esercito Italiano;
·         Il 185° Reggimento paracadutisti Ricognizione Acquisizione Obiettivi “Folgore” dell’Esercito Italiano;
·         L’11° Reggimento Trasmissioni dell’Esercito Italiano;
·         Il 28° Reggimento “Pavia” dell’Esercito Italiano.
Se in ambito interforze ed operativo il comando e la direzione spetta al COFS, l’approntamento, l’addestramento e l’allocazione dei fondi destinati ai reparti summenzionati spetta alle singole Forze Armate d’appartenenza.[1] Fondi che potrebbero però in un prossimo futuro venire messi a rischio; infatti, contestualmente al sempre maggiore impiego di queste Forze si è assistito ad una continua diminuzione delle risorse economiche assegnate al Bilancio della Difesa attraverso sempre più numerosi tagli lineari. Un trend che fino ad ora non ha intaccato le Forze Speciali ma che potrebbe però mutare subendo un’accelerazione con la diminuzione degli impegni fuori area del Paese, quali ad esempio la fine della missione in Afghanistan. Questo breve studio si propone di aprire un dibattito, all’interno del sistema politico istituzionale-accademico italiano, sulle Operazioni Speciali, i reparti militari deputati a condurle e sul ruolo che queste debbano avere nella Strategia Nazionale.
Nella stesura dello studio è stato seguito un approccio analitico di tipo qualitativo basato sull’utilizzo della letteratura disponibile in materia, la quale peraltro non sempre è di facile reperibilità vista la delicatezza di alcuni temi trattati. Letteratura quest’ultima quasi totalmente di origine anglosassone e che fa perno sui filoni statunitense e britannico. Una delicatezza ed una segretezza in merito alle Operazioni Speciali che, se ampiamente giustificata nei confronti del «Chi» (quindi mi riferisco a composizioni numeriche, rintracciabilità dei reparti ecc.) e del «Come» debba svolgere questo tipo di operazioni potrebbe forse essere, almeno in parte attenuata nei confronti del «Cosa» siano queste operazioni. Il rischio è quello di mantenere e di far rimanere queste particolari operazioni avvolte ed imprigionate in una serie di miti e stereotipi che ne pregiudicano la reale comprensione da parte dei non addetti ai lavori inficiandone l’impiego al massimo delle potenzialità. Una comprensione e conoscenza dell’argomento che costituisce una precondizione essenziale per colui che in ultima analisi è chiamato ad usarle in maniera efficace: il decisore politico.

giovedì 13 luglio 2017

Master In Strategia e Sicurezza Globale II

PARTE II
MICHELE TAUFER 

COMPRENDERE PER MEGLIO DEFINIRE
Ma cosa sono le Operazioni Speciali? Sicuramente queste operazioni sono state da sempre avvicinate, nel pensiero militare Occidentale, a qualcosa di irregolare, di “insolito”, tendenti quasi a minare le regole di quella che è la forma più nota di violenza politica: la guerra. Queste operazioni sono sempre state circoscritte, condotte da forze autonome ed indipendenti, operanti all’interno del territorio, o meglio nello spazio difeso dal nemico. In particolare con il Secondo Conflitto Mondiale queste azioni hanno assunto la denominazione di “commando” e si sono concretizzate attraverso ricognizioni, sabotaggi, raid d’assalto, missioni coperte a livello divisionale ecc.[1] Durante il conflitto tutte le maggiori nazioni coinvolte hanno sviluppato e creato reparti in grado di condurre queste azioni: il caso italiano ha visto ad esempio l’impiego della figura degli Arditi per il Regio Esercito, gli ADRA per la Regia Aeronautica ed in particolare quello della Regia Marina con la X MAS, almeno fino al 1943.[2] Infatti, l’utilizzo di queste unità non si è dimostrato efficace in operazioni prolungate nel tempo, cioè in quella che è stata definita la guerra di resistenza-partigiana. Le operazioni di tipo commando, caratterizzate da una spiccata capacità offensiva mal si adattano a difendere e in un contesto come quello della guerra irregolare hanno dimostrato la loro bontà principalmente e limitatamente alla conduzione di missioni di ricognizione e di intelligence su terreni non permissivi, svolti però ad un livello tattico.[3]
Sicuramente quindi le Operazioni Speciali, lo dice anche il nome, sono caratterizzate da una serie di attributi in grado di differenziarle da quelle che invece sono operazioni convenzionali. Un primo passo verso una maggior chiarezza sull’argomento potrebbe essere tentare di definirle come: operazioni condotte da forze addestrate, equipaggiate e supportate nei confronti di un particolare obiettivo, la cui distruzione, eliminazione o liberazione nel caso trattasi d’ostaggi, costituisca un imperativo militare o politico.[4] Lasciata così però la definizione implicherebbe che qualsiasi forza possa condurre un’Operazione Speciale. Per limitare il bacino di «Chi» possa condurre queste operazioni è proficuo spostare lievemente il punto d’osservazione e pensare ad esse in termini di “approccio mentale all’operazione”. Queste operazioni verrebbero condotte da unità in grado di ragionare ed operare in maniera non ortodossa per il raggiungimento dell’obiettivo: una non ortodossia nell’approccio, non necessariamente nel metodo. Operazioni queste che costituirebbero quindi, una via alternativa a quelle convenzionali, a pari effetto desiderato.
Ecco qui un’importantissima caratteristica: le conseguenze di queste operazioni devono avere un effetto strategico. Ecco perché queste operazioni costituiscono un vero e proprio strumento in mano al decisore, sia che vengano svolte in supporto alla diplomazia, a complemento delle forze regolari o in maniera singola: sono una delle opzioni da poter utilizzare in politica estera. Le Operazioni Speciali e coloro i quali sono chiamati a condurle sono altresì una delle branche del potere militare di una Nazione, al pari del potere aereo, navale, spaziale, nucleare ecc.[5]
L’Ammiraglio William H. McRaven pone però enfasi su un’altra caratteristica delle Operazioni Speciali: esse sono offensive. Queste sono sempre effettuate nei confronti di posizioni fortificate, in altri termini il nemico in un’Operazione Speciale mantiene un approccio difensivo e dato che la forma difensiva è intrinsecamente più forte di quella offensiva in uno scontro, si apre la strada a quello che è stato definito il “paradosso dell’Operazione Speciale”: attaccare e vincere in inferiorità numerica contro un nemico sulla difensiva. La chiave del successo in un’operazione sta nel raggiungere e nel mantenere la superiorità relativa, soprattutto durante le fasi iniziali. Più l’operazione si protrae nel tempo, più il rischio che questa fallisca aumenta esponenzialmente.
Per McRaven la superiorità relativa può essere raggiunta mediante l’applicazione di 6 principi sinergici ed interdipendenti:
·         Semplicità: Limitando gli obiettivi a quelli essenziali, l’intelligence svolge un ruolo vitale nel determinare e nel limitare le variabili indipendenti;
·         Sicurezza: Negare al nemico le tempistiche dell’operazione;
·         Ripetizione: Durante la pianificazione l’operazione deve essere provata e riprovata;
·         Sorpresa: Viene raggiunta attraverso una deception, ed in generale attraverso una massimizzazione delle debolezze dell’avversario;
·         Velocità: Essenziale al fine di limitare la propria vulnerabilità;
·         Dedizione: Gli obiettivi sono noti a tutti i componenti, i quali sono votati alla missione.
Le Operazioni Speciali potrebbero quindi venire definite come operazioni condotte su piccola scala, clandestine, caratterizzate da un approccio di missione non ortodosso e caratterizzate da un elevato rischio, le unità operano all’interno del territorio nemico, svolte con lo scopo di conseguire significativi obiettivi militari o politici a supporto della Politica Estera di una Nazione.[6]
L’arma principale di questi reparti, le forze chiamate a condurre le Operazioni Speciali così definite, sta  nell’eccellenza raggiunta nel loro livello d’addestramento (le cui tattiche si basano sempre e sono mutuate su metodi di guerra convenzionale), nella pianificazione e nell’improvvisazione.
Non tutte le operazioni svolte da forze adibite ad operazioni che non sono convenzionali diventano però Operazioni Speciali. Sempre all’interno di queste azioni militari fuori dal convenzionale ricadono quelle che sono le attività di resistenza e le guerriglie. Sono operazioni protratte nel tempo caratterizzate da circospezione e pazienza nell’approccio di missione, nella maggior parte delle volte queste operazioni richiedono il supporto della popolazione locale e l’impiego di forze armate militari/paramilitari per il raggiungimento degli obiettivi. Cosa forse più importante gli operatori chiamati a condurle devono possedere differenti qualità ed abilità rispetto a quelli chiamati a condurre Operazioni Speciali, così come una maggior comprensione e conoscenza del contesto socio-culturale del proprio avversario, o meglio: dell’ambiente umano nel quale opera l’avversario. Lo scopo ultimo è infatti quello di negare o di creare un ambiente non favorevole al nemico: in particolare in un contesto di insorgenza.
Si potrebbe quasi giungere ad una macro-divisione di questo grande insieme di operazioni basata su: operazioni dirette, quelle cioè condotte senza l’intervento o il supporto di terzi; e operazioni indirette, che prevedono invece l’intervento di terzi nel loro svolgimento, con le forze qui esaminate in funzione di direzione, o in altri termini di mentori.
Il problema di coordinamento tra queste forze è stato affrontato in maniera diversa da Paese a Paese: ad esempio gli Stati Uniti hanno incorporato le capacità indirette e le relative forze chiamate ad esercitarle all’interno della definizione stessa di Forze per Operazioni Speciali, mentre altri non definiscono nulla al di fuori delle unità chiamate ad eseguire le Operazioni Speciali propriamente dette.[7] In estrema sintesi, le “forze non convenzionali”, quelle che negli Stati Uniti vengono definite SOF, sono a loro volta caratterizzate da diverse peculiarità che le contraddistinguono e diverse abilità, competenze e approccio mentale necessari per poter portare a termine la loro particolare missione.




Questi insiemi o famiglie potrebbero pertanto venire rappresentati in questo modo:

DUE DOTTRINE A CONFRONTO
Le Forze Armate degli Stati Uniti d’America identificano le Operazioni Speciali come operazioni che:
richiedo metodi, tattiche, procedure, equipaggiamenti e modo di approccio unici. Sono spesso condotte in ambiente ostile, non permissivo ed in generale caratterizzato da un alto grado di ripercussioni politico-diplomatiche. Queste operazioni sono contrassegnate da una o da più delle seguenti peculiarità: volatilità, natura clandestina o coperta, bassa visibilità, necessità di operare a fianco o attraverso forze locali, specializzazione e conoscenza a carattere regionale-culturale dell’area di riferimento….”
Durante gli anni hanno sviluppato le capacità e le risorse per condurre tutto lo spettro di queste operazioni, sia dirette che indirette, e nello specifico esse sono:
·         Direct Action (DA): attacchi o colpi di mano di breve durata con lo scopo di distruggere eliminare, catturare, danneggiare obiettivi designati in un ambiente ad alto rischio politico-militare e non permissivo.
·         Special Reconnaissance (SR): azioni di ricognizione e di sorveglianza normalmente coperte o clandestine, al fine di ottenere informazioni di rilevanza strategica su un avversario effettivo o potenziale e non eseguibili da forze convenzionali.
·         Countering Weapons of Mass Destruction: supporto nel contrasto, messa in sicurezza e cattura di materiali, tecnologia volti alla proliferazione non controllata delle WMD.
·         Counterterrorism (CT): operazioni ed attività volte a smantellare e neutralizzare gruppi o network terroristici.
·         Unconventional Warfare (UW): operazioni ed attività condotte in supporto ad un insorgenza al fine di rovesciare, mediante azioni di guerriglia ed ausiliarie, un regime politico.
·         Foreign Internal Defense (FID): supporto ed assistenza alle forze armate e/o di sicurezza di un Paese al fine di aumentarne le capacità di contrasto a minacce interne quali guerriglia, terrorismo o in generale minacce alla stabilità.
·         Security Force Assistance: assistenza e supporto alle autorità governative, soprattutto nella fase di ricostruzione di forze di difesa/sicurezza del Paese ospitante.
·         Hostage Rescue and Recovery: operazioni in risposta ad incidenti derivanti da azioni terroristiche. Possono includere anche la ricattura di materiale o installazioni ritenute sensibili.
·         Counterinsurgency (COIN): è un insieme di azioni civili/militari svolte con lo scopo di contenere e porre rimedio alle cause alla base di un’insorgenza.
·         Foreign Humanitarian Assistance: l’insieme delle azioni di assistenza umanitaria svolte al di fuori degli Stati Uniti con lo scopo di mitigare ed alleviare le sofferenze di una popolazione.
·         Military Information Support Operations (MISO): hanno lo scopo di convogliare, di guidare, di indirizzare particolari informazioni al fine di cambiare la percezione su un determinato argomento da parte dell’opinione pubblica di un Paese, di un gruppo, di un governo verso una posizione più favorevole nei confronti di chi le attua.
·         Civil Affairs Operations (CA): Operazioni pianificate, eseguite e valutate in concorso con componenti civili con lo scopo di mitigare le ragioni e le cause di instabilità all’interno della società civile o di porre in essere azioni tipicamente rientranti nella responsabilità di funzionari civili.[8]
Per la dottrina NATO le Operazioni Speciali sono:
attività militari condotte da forze specificamente designate, organizzate, addestrate ed equipaggiate e costituite da personale particolarmente selezionato. Queste forze si approcciano attraverso l’utilizzo di metodi, tattiche di tipo non convenzionale. Le attività possono essere condotte lungo tutto lo spettro delle operazioni militari, indipendentemente o in concorso con le forze convenzionali, al fine di raggiungere lo scopo desiderato. Considerazioni di tipo politico-militare possono spingere verso l’esecuzione di tali operazioni in maniera clandestina o coperta così come l’assunzione di rischi di carattere politico-militare normalmente non accettabili nell’esecuzione di operazioni convenzionali. Le Operazioni Speciali portano al conseguimento di risultati di tipo strategico o di alto livello operativo.”
Principalmente in ambito NATO vengo divise in tre grandi tipologie:
·         Special Reconnaissance and Surveillance: è principalmente un’azione legata al fattore umano, queste forze sono in grado di fornire un’analisi ed un’interpretazione dei fatti direttamente sul campo in una maniera che altri assetti tecnici non sono in grado. Questo tipo di operazioni assumono la loro rilevanza massima in un contesto ad alto rischio politico, dove il fattore umano risulta essere il centro di gravità e dove la discrezione e la sensibilità politica risultano essenziali. Alcuni compiti specifici possono pertanto includere:
§  La raccolta di informazioni di tipo ambientale: meteo, geologiche ecc.
§  La verifica delle effettive capacità dell’avversario: cioè il threat assessment.
§  L’analisi e la discrimina degli ipotetici obiettivi valutando in particolare il rischio di danni collaterali e vittime civili.
§  Ricognizioni post-stike svolte con lo scopo di verificare il raggiungimento dello scopo dell’attacco.
·         Direct Action: Azione offensiva svolta da piccole unità contro obiettivi limitati e di alto valore strategico-operativo. Le azioni possono essere svolte indipendentemente, con il supporto di forze convenzionali o in supporto ad esse. Attività rientranti nelle azioni Dirette includono:
§  Imboscate e colpi di mano contro obiettivi volatili (time-sensitive), e contro i quali la rapidità d’esecuzione e la precisione sono fondamentali; gli attacchi sono condotti quasi esclusivamente contro obiettivi di importanza decisiva.
§  Guida terminale di ordigni. Operazioni in grado di massimizzare l’efficacia di tali armamenti e di minimizzare il rischio di danni collaterali.
§  Salvataggio e ricattura di personale o materiale sensibile da aree controllate dall’avversario o no n permissive. Quando si tratta di personale civile queste azioni sono anche note come Non-combatant Evacuation Operations (NEO).
§  Operazioni di demolizione, con lo scopo di neutralizzare obiettivi contro i quali altri sistemi d’arma risultino essere inadeguati.
§  Cattura e presa di vascelli o imbarcazioni.
§  Ricognizioni armate le quali implicano la localizzazione e l’ingaggio di bersagli d’opportunità in aree predeterminate.
·         Military Assistance: vengono intese come un ampio spettro di operazioni volte al supporto di forze amiche sia in tempo di pace che durante un periodo di escalation o conflitto. Queste possono variare dall’addestramento e/o capacity building fino ad arrivare all’impiego e alla direzione di forze locali nella condotta di operazioni maggiori (nella nomenclatura statunitense vengono definite Foreign Internal Defense). Possono consistere in:
§  Addestramento: sia di individui che di unità militari al fine consentire ad una Nazione l’autosufficienza nella propria politica di difesa.
§  Ruolo di consiglieri: svolgendo operazioni a fianco e nell’organico di unità militari locali in contrasto a movimenti di insorti, smantellandone i network, separandoli dal contatto con la popolazione civile e contribuendo a garantirne una cornice di sicurezza.
Accanto a queste tre famiglie possono essere incluse operazioni:
·         Support to Counter-Irregular Threat Activities: in supporto al contrasto di minacce asimmetriche.
·         Countering WMD: in contrasto alla proliferazione di armi di distruzione di massa WMD.
·         Hostage Release Operations: operazioni di liberazione ostaggi.
·         Faction Liaison: di collegamento tra diverse fazioni politiche.
·         Irregular Warfare: spesso le operazioni svolte nell’ambito della Military Assistance vengono effettuate a supporto di un’autorità di governo, ma in questo caso l’aiuto viene dato ad un movimento d’insorti (nella nomenclatura statunitense sarebbero Unconventional Warfare).
·         Facilitation of political processes in hostile or unpredictable environments: sostegno nell’implementazione di misure economiche , diplomatiche e d’informazione in ambienti ostili o non permissivi.[9]
In base però alla teoria e alle caratteristiche delineate nel capitolo precedente possiamo quindi affermare come prima cosa che:
·         Le Operazioni Speciali, quelle pure e originarie, quindi quelle dirette sono: Direct Action, Special Reconnaissance o Special Reconnaissance and Surveillance e forse Hostage Release Operations sempre che quest’ultima categoria non possa essere fatta rientrare all’interno di quella che è una Direct Action.
·         Le operazioni di tipo non convenzionale, quindi quelle indirette, dovrebbero comprendere tutte le altre tipologie di operazioni possibili ed inserite nelle due dottrine prese qui in esame.
Successivamente, possiamo altresì notare come le Forze Armate statunitensi tendano ad orientarsi verso una capacità operativa ad ampio spettro incorporando specialità indirette mentre la dottrina NATO tende a limitare il campo delle operazioni a tre grandi tipologie: due delle quali rientranti nella visione “pura” di Operazione Speciale, quindi diretta, ed una terza costituita da Military Assistance, quindi indiretta. E’ però in quest’ultimo campo che la NATO potrebbe trarre i maggiori benefici, un approccio di questo tipo porterebbe all’eliminazione o alla neutralizzazione delle minacce alla sicurezza dell’Alleanza prima che queste possano manifestarsi in maniera significativa. D’altro canto è però da notare come quest’approccio sia estremamente meno tangibile in termini di risultati ed in effetti misurabili, mostrando i suoi frutti solo sul medio-lungo termine. Approccio, questo, in antitesi con la postura a lungo seguita dal Pentagono e dalla quale tutti gli Stati, per ovvie ragioni politiche, sono attratti: la conduzione di azioni rapide, identificabili e facilmente valutabili, ad alto impatto per i mass media e l’opinione pubblica.
Sembrerebbe però che qualcosa stia cambiando soprattutto da parte statunitense con l’implementazione del progetto Global SOF Network.



[1] Ronny Modigs, Special Forces Capabilities of the European Union Military Forces, Fort Leavenworth, School of Advanced Military Studies United States Army Command and General Staff College, 26/05/2004.
[3] Ronny Modigs, Special Forces Capabilities of the European Union Military Forces, Fort Leavenworth, School of Advanced Military Studies United States Army Command and General Staff College, 26/05/2004.
[4] Gli esempi storici sono numerosi: basti pensare all’azione della X Flottiglia MAS del dicembre 1941 nei confronti delle unità inglesi ad Alessandria d’Egitto, all’Operazione Jonathan, ovvero Raid di Entebbe condotto dalle IDF il 4 luglio 1976 o ancora all’operazione Neptune Spear del 2 maggio 2011 condotta da DEVGRU e CIA.
[5] Ronny Modigs, Special Forces Capabilities of the European Union Military Forces, Fort Leavenworth, School of Advanced Military Studies United States Army Command and General Staff College, 26/05/2004.
[6] Ibidem e William H. McRaven, The Theory of Special Operation, Monterey, Naval Postgraduate School, 1993.
[7] Ivi.
[8] United States Joint Chiefs of Staff, Joint Publication 3-05 Special Operations, Washington, Joint Chiefs of Staff, 16/07/2014.
[9] NATO, Allied Joint Publication (AJP) 3.5, Dicembre 2013 citato in Lars H. Ehrensvärd Jensen, Special Operations - myths and facts, Copenhagen, Royal Danish Defence College, Aprile 2014.