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mercoledì 9 aprile 2025

Le Nuove Tesioni politico-strategiche-militari ed economiche sui mari

 

Sergio  Benedetto  Sabetta

 

            Attualmente il 90% delle merci naviga sulle acque, ne consegue che chi controlla le rotte marittime ha il potere mondiale.

            In questi ultimi tempi vi è stato un riposizionamento delle flotte, il cui centro è l’Oceano Pacifico, nuove rotte si aprono con il disgelo del Polo Nord ridimensionando l’importanza commerciale del Canale di Panama controllato dagli USA.

            In questa centralità del Pacifico gli USA nell’agosto 2021 hanno ufficializzato l’Aucks (Accordo “politico-militare” fra Australia – Au, Regno Unito – K, Stati Uniti – Us), a cui la Cina ha risposto con un accordo politico-militare con la Russia firmato nel febbraio 2022 ed una successiva intesa il 24 marzo dello stesso anno con le Isole Salomone, Stato sovrano a Nord dell’Australia, chiave di collegamento tra Oceano Pacifico e Oceano Indiano.

            L’accordo prevede un prestito di cento milioni di dollari e l’aiuto militare di Pechino anche per mantenere l’ordine pubblico interno, oltre alla rottura dei rapporti con Taiwan, in cambio la Cina potrà disporre delle isole come base per future spedizioni commerciali o militari.

            Gli USA hanno affiancato ad Aucks un ulteriore alleanza composta  da USA, Australia, India e Giappone (Quad), anche se l’India mantiene una posizione piuttosto ambigua avendo ottimi rapporti con la Cina all’interno  del Brics e ricomposte in parte le tensioni sui confini terrestri.

            Questa intensa attività diplomatica ha avuto come contraltare un susseguirsi di esercitazioni navali, sia da parte USA che della Cina, alle quali hanno partecipato anche le marine militari del Giappone, Australia, Nuova Zelanda, India, Singapore, Malesia e Russia, oltre ad un riammodernamento degli apparati militari.

            La Cina intenderebbe controllare il Mare Cinese Meridionale dal quale passa il 40% del gas mondiale e un volume di merci del valore di circa 3.000 miliardi di dollari l’anno.

            Altro settore su cui si concentra l’attenzione di Pechino è il Mar Rosso per l’accesso al Canale di Suez dal quale passano 20.000 navi ogni anno, pari a circa il 30% dell’export mondiale.

            A tal fine è stata costruita a Gibuti una grossa base navale cinese, che oltre a permettere di controllare il Mar Rosso, costituisce un’ottima base per la penetrazione in Africa, già notevolmente controllata da Pechino attraverso prestiti costruzione di infrastrutture ed assistenza militare.

            Nel Mediterraneo, dove si è affacciata la Cina, agisce ampiamente la Russia La quale ha anche rafforzato la sua presenza negli stretti marittimi che danno sul Baltico, il Mar Nero e il Caspio.

            La base navale di Tartus in Siria, l’appoggio alla fazione del generale Khalifa Haftar in Libia, il rafforzamento delle relazioni con l’Egitto e l’Algeria permettono alla Russia di agire politicamente nel Mediterraneo e sulle relative linee di navigazione commerciali.

            Lo scioglimento dei ghiacci nella Calotta polare artica crea nuove rotte che hanno già permesso nel 2021 a navi russe di percorrerla senza l’ausilio di un rompighiaccio, sia interamente dalla Norvegia alla Corea del Sud in 6 giorni e mezzo che dal porto di Sabetta, nel Nord-Ovest della Siberia, alla Cina, gli esperti ritengono che entro il 2040 le rotte saranno interamente libere e convenienti.

            Questo tuttavia crea un problema, il controllo terminale delle rotte ossia gli scali, in Europa dovrebbero essere in Scandinavia ed ecco uno dei morivi degli attuali attriti e dei riposizionamenti nell’area, vedesi Svezia e Finlandia.

            Infine, sempre nel Mediterraneo, riemerge quale potenza regionale la Turchia di Erdogan, che agisce sia sui Balcani con missioni militari in Albania e Kosovo che in Siria e in Libia, la scoperta di grossi giacimenti di gas nel Mar Nero a 100 miglia nautiche dalla costa la renderebbero energeticamente parzialmente indipendente.

            Altro enorme giacimento di gas è stato scoperto dall’ENI a 160 miglia dalle coste di Cipro, fatto che ha creato un ulteriore motivo di tensione nell’area, in particolare tra Grecia e Turchia, coinvolgendo indirettamente anche l’Italia.

 

NOTA

-         R. Crocco, Nuove rotte, antiche contese. Il mare torna al centro dello scontro, 215 -218, Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo, ANVCG e Associazione 46° Parallelo, 2022.

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