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LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica

Rivista LIMES n. 10 del 2021. La Riscoperta del Futuro. Prevedere l'avvenire non si può, si deve. Noi nel mondo del 2051. Progetti w vincoli strategici dei Grandi

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domenica 31 marzo 2024

L'Europa nell'attuale conflitto Globale

 

L’ EUROPA  NELL’ATTUALE  CONFLITTO  GLOBALE

Ten. cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto  Sabetta

         Dopo due anni di conflitto in Ucraina si manifesta sempre più in termini geo-strategici la rete di alleanze e le tensioni nelle faglie che dividono le varie placche in cui si è suddiviso il globo, seguendo sia gli interessi economici dei vari attori che le culture nate dalla storia delle singole comunità.

            Gli USA  hanno più volte chiaramente fatto intendere la loro volontà di non superare una certa soglia nel coinvolgimento in Ucraina, un fronte secondario rispetto al Pacifico, all’Oceano Indiano e al Medio Oriente, richiamando gli alleati europei ad un loro maggiore coinvolgimento.

            Il Congresso, con le forniture di armi a Kiev sempre più limitate, a dicembre ha negato ulteriori finanziamenti, mentre si è entrati nell’anno delle elezioni dove si evidenziano i contrasti sempre più duri all’interno della Nazione.

            D’altronde il conflitto armato si è allargato dallo scorso ottobre al Medio Oriente, dal Mar Rosso alla Siria, Iraq e Libano, mentre tensioni sempre crescenti si accumulano nel Sud America, dove il Venezuela minaccia di occupare territori della Guyana ricchi di giacimenti di idrocarburi e gas ed il Brasile simpatizza con la Russia.

            La diplomazia russa a sua volta cerca una sponda, con la visita di Putin, negli Emirati Arabi e nell’Arabia Saudita, mediando con l’Iran, un fronte che mette in difficoltà gli USA mentre la Cina aumenta la pressione su Taiwan (16, Putin negli Emirati e a Riad: offensiva su petrolio e alleanze, il Sole 24 Ore, 7/12/23, n. 337), con la Turchia che mira a ricostituire una propria sfera di influenza in Medio Oriente sulle orme dell’ex Impero Ottomano.

            L’Europa in questo scenario risulta piuttosto in difficoltà, a sua volta l’Italia l’unico Paese del G7 a firmare un’intesa con la Cina per la Via della Seta nello scorso dicembre ha annunciato ufficialmente la sua uscita  alla scadenza nel marzo 2024.

            Se gli strateghi americani saldano il Quad (intesa India, Australia e Giappone) con la NATO per il contenimento delle ambizioni della Cina, in Europa la Germania, principale attore al centro del Continente e fortemente impegnata economicamente in Cina è in difficoltà, sia in termini finanziari che industriali, rischiando la tenuta sociale in caso di crisi (265, G. Cristini, La Germania teme per la tenuta del fronte interno, in La Guerra Grande, Limes, 7/2022).

            Questo comporta un atteggiamento ondivago della Germania, abituata dal dopoguerra  a concentrarsi sui soli aspetti economici, tralasciando quelli geo-strategici di competenza anglosassone, con sfumature francesi.

            Emerge una “vaghezza dell’Occidente collettivo, né occidentale né collettivo” (11, Editoriale Storia dell’Ucraina, in Lezioni Ucraine, Limes, 5/2023), quando vi è una perdita del senso del pericolo che scatta alla terza generazione di non-guerra, con la perdita della memoria viva dei reduci, aggravata dall’attuale appiattimento mediatico del social in un chicche riccio da osteria come sottolineava Umberto Eco.

            La crisi di identità strategica di Berlino, dove solo un giovane su dieci sarebbe pronto a difendere la patria, evidenzia ulteriormente la faglia Est-Ovest (147, G. Mariotto, La Germania inerte, in Il Bluff globale, Limes, 4/2023).

            La crisi del modello neoliberista nato con la fine della Guerra Fredda per cui vi è la sacralità dei mercati e del libero commercio ha condotto al recupero della visione ha miltoniana, dove l’intervento dello Stato a supporto dell’innovazione e della politica industriale è fondamentale per mantenere la superiorità USA a livello mondiale, con particolare riferimento alla Cina.

            Contrapposto al precedente approccio di   Hamilton nella sostituzione del modello neoliberista vi è quello protezionista nazionalista trumpiano, dove l’obiettivo degli Stati Uniti non è proteggere i mercati mondiali ma quelli nazionali, una visione molto popolare negli USA che si affianca all’idea dei progressisti di una semplice autosufficienza USA.

            In Europa si è affermata la pratica del green equity, che concentra l’attenzione sulle politiche sociali, usando la politica industriale solo quale strumento, indipendentemente dalle problematiche economiche e di competitività tecnologica, dei massimalismi che possono portare all’aggravarsi della frammentazione europea con una ulteriore perdita di rilevanza politica ed economica nello scacchiere mondiale, divenendo delle semplici pedine (123, R. D. Atkinson, Il mondo deve restare americano, in Il Bluff globale, Limes, 4/2023).

            Nell’incapacità odierna di definire una visione dell’Europa che non si riduca al puro aspetto economico o di una serie di diritti amorfi, onnicomprensivi ma non adatti a definire una identità, l’Occidente europeo viene ad avere una conflittualità interna, specchio delle tensioni mondiali, tirato da opposto interessi e arrotolato in confuse idee, problematiche emerse con forza dall’attuale conflitto mondiale ( F. Cardini, La deriva dell’Occidente, Laterza ed. 2023).

            La necessità del recupero comunitario di quella che Cardini chiama della “cultura del limite”, un “cambio di indirizzo” a cui preparare le future generazioni, nella ricerca “di un incremento nei campi dell’autocontrollo, della solidarietà, della sobrietà e della disciplina”(110, Cardini Cit.), come già si discute in Francia in una possibile riforma del settore scolastico.

APPENDICE

            Dopo un secolo si ripresenta un ciclo geo-strategico come nell’inizio del ‘900, acquista pertanto un particolare interesse storico il racconto breve  di Leonida Andreief “Colloquio notturno” scritto nel 1915, in cui si immagina un confronto tra Guglielmo II e un soldato belga prigioniero, professore di diritto di origine russa ed ex rivoluzionario, in una notte dell’estate del 1914 durante l’invasione del Belgio.

            Nel dialogo emerge l’animo russo, la difficoltà di distinguere tra il bene e il male nella loro sovrapposizione, un fatalismo sui destini umani nella durezza della quotidianità, ma anche il dispotismo che consegue dalla volontà di potenza.

            Fino a quello che Guglielmo chiama “sentimentalismo a buon mercato della vecchia stupida Europa ipocrita che è uscita di senno per la vecchiaia e lo stravizio”, per questo verrà soppressa dallo stesso imperatore.

            Nel colloquio vengono evidenziati tre grandi significazioni:

“L’amoralismo filosofico tedesco. La mostruosità del problema della guerra. I valori sociali nella pratica e nella teoria”.

            Interessante è una pagina del diario  personale di Andreief del 1914, relativa alla sera del 15 agosto quando il fratello di Leonida improvvisamente arriva a casa per un rapido saluto, deve raggiungere il fronte, è qui solo per un’ora, verso mezzanotte sarà a Reval dove con un treno proseguirà, il fratello gli chiede “Per dove? Egli sorrise come si sorride in simili casi: certo, laggiù, al di là di Varsavia. Proprio nell’incendio. Così fra un’ora egli raggiungerà questo grigio militare che va verso Varsavia. Non si sarebbe voluto parlare, ma condurlo per la casa, per il giardino, da tutta la nostra gente, perché salutasse tutti perché vedesse tutti, e non consolarlo ma dirgli : Andriuscia,  dunque è molto possibile che ti uccidano : guarda come si battono laggiù, …”

martedì 19 marzo 2024

Rivista QUADERNI, Anno LXXXIV, Supplemento XXXI, 2023, n.4, Ottobre - Dicembre 2023, 30° della Rivista

La Rivista può essere chiesta a: sqgreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org





 

sabato 9 marzo 2024

Valentina TRogu Aspetto sociologico della deterrenza nucleare

 


In sociologia la deterrenza viene studiata nell’ambito delle teorie della devianza inserite in un contesto criminologico. Lo studio delle problematiche legate all’ordine sociale ha portato alla definizione di una prima teoria sociologica basata sull’analisi dei comportamenti criminali dovuti a scelte deliberate. Tale teoria della scelta razionale[1] dei criminologi Cornish e Clarke presuppone che le persone tendano ad attuare strategie individuali libere nella decisione di compiere un’azione criminale valutando i benefici che si potrebbero trarre dalla condotta deviante. Un insieme di elementi, dunque, interviene nel processo decisionale in base al quale si effettua un’accurata analisi dei costi e dei benefici dell’opportunità criminale. Le variabili dipenderanno dalle abilità cognitive e dalle informazioni a disposizione del criminale e risulteranno determinanti nell’elaborazione del modello strategico da seguire. Secondo questa teoria, le persone agiscono per libero arbitrio ma è necessario introdurre nello schema altri fattori come il background personale – competenze, capacità individuali, personalità, educazione – e i fattori situazionali – dipendenze da alcool e droghe, forti pressioni esterne, estrema vulnerabilità del soggetto. Le scelte dei soggetti, poi, sono legate a due fondamentali presupposti, la disorganizzazione sociale e il controllo sociale. Il primo concetto porta alla constatazione che i desideri e bisogni personali possano essere soddisfatti mediante azioni illegali. Il secondo presupposto, invece, sottolinea il calcolo di costi e benefici dell’azione deviante o legale con conseguente scelta della via più conveniente da seguire. Con il concetto del controllo sociale si introduce la Teoria del deterrente, sviluppata intorno alla metà del XX secolo. Secondo questa teoria, l’idea di una punizione dovrebbe fungere da deterrente all’attuazione di azioni criminali. Non si nasce criminale ma la devianza è frutto di scelte legate ai benefici e ai costi. Nel momento in cui la possibilità di incorrere in una punizione dovesse risultare maggiore rispetto al raggiungimento di presunti benefici, il soggetto sarà portato ad invertire la tendenza deviante e rispetterà la legge. Ad una sanzione più severa corrisponderà, secondo i teorici della deterrenza, un potere deterrente più elevato, ci si allontana, dunque, dal pensiero di Beccaria[2] secondo il quale la gravità del reato e la pena dovessero equivalersi.

Partendo dalle tematiche della devianza sociale che sottolineano l’intervento razionale e irrazionale nell’orientamento del processo decisionale si arriva a considerare l’importanza che il pensiero di una possibile azione della controparte detiene per il compimento di specifiche scelte. Il riferimento è alla Teoria dei giochi e alla spiegazione sociologica che ne viene data. La lettura vede le decisioni strategiche legate a ciò che fa o che potrebbe fare l’altro. L’attenzione si concentra, dunque, sull’interdipendenza dei giocatori e sulle attese che ognuno ha nei confronti dell’avversario/alleato.

Allargando i concetti citati ai contesti internazionali, l’uso della deterrenza tra nazioni, così come è avvenuto durante il periodo dell’Equilibrio del terrore, diventa più comprensibile. Le minacce del compimento di una azione dai risvolti devastanti sono servite per prevenire tali azioni prima che accadessero. Al pari del singolo individuo, uno Stato valuta costi e benefici di una azione intesi in termini di guadagni, aspettative, ammontare dei costi materiali e non, la possibilità di una perdita del proprio status e del potere rivestito, tutti elementi che saranno determinanti nel stabilire l’azione successiva. In conclusione, se le minacce e i calcoli strategici dovessero colpire nel segno come conseguenza  si avrà un’inazione dell’altro.



[1] Il problema della scelta razionale (Rational Choice) non é di origine sociologica, essendo stato elaborato all'interno dell'economia politica

[2] Cesare BECCARIA, Dei delitti e delle pene - Milano, Rizzoli 1950