1.1 | Le caratteristiche dello Stato
Le
caratteristiche dello Stato sono quelle ormai da tempo codificate e che partono
da considerazioni che fino a poco tempo fa si potevano definire semplicemente
di buon senso. Ad esempio, come concepire uno Stato senza territorio 0 uno
Stato senza popolazione? Da ciò l’ovvia considerazione che si definisce Stato
una organizzazione sociale in grado di esercitare sovranità per un tempo
ragionevolmente lungo su un territorio e un numero di persone sufficientemente
ampio da costituire una popolazione. Questa interpretazione è ancora oggi
generalmente accettata, anche con le sue irrilevanti eccezioni: si pensi alla
Città del Vaticano, uno Stato a tutti gli effetti, ma del quale sarebbe arduo
cercare di distinguere una autentica popolazione, o allo Stato palestinese, che
fino agli accordi di Oslo del 1993 non disponeva di alcun territorio e che
anche successivamente (e fino a oggi) ha acquisito una capacità di controllo
così ridotta da non potere in alcun caso essere definita sovranità.
Diverso
è il caso dei cosiddetti micro-Stati che secondo Atlas des relations
internationales hanno una popolazione inferiore a 100 mila unità e una
superficie inferiore a 1000 km2. A parte
il Vaticano, che con una superficie di 0,4 km2 e i suoi mille abitanti non ha
rivali per piccolezza, nella speciale classifica dei nano-Stati risultano al
primo posto il Principato di Monaco per superficie (2 km2) e le isole Tuvalu in
Oceania per popolazione (11 mila abitanti). Segue in entrambe le classifiche
Nauru (Oceania), con 21 km2 e 12 mila abitanti (Boniface, 2004). Il
diritto internazionale ne ammette in pieno l’esistenza anche se di recente si è
cominciato a mettere in dubbio il diritto di dotarsi di una legislazione che
consenta con estrema facilità il trasferimento di capitali, senza controllarne
la provenienza e la legittimità. Molti micro-Stati infatti, spinti dalla loro
cronica mancanza di risorse oltre che da altre motivazioni storiche, hanno
trovato una fondamentale fonte di sussistenza trasformandosi nei cosiddetti
paradisi fiscali, ovvero in collettori di denaro sporco e di capitali che
sfuggono illegalmente alla tassazione nei paesi di origine.
I
paradisi fiscali sono presenti sia in Europa, sia in Asia sia in America:
quelli più noti sono le isole Bahamas, e il Liechtenstein, enclave di
160 km2 tra la Svizzera e l’Austria. Talvolta comunque non godono
neppure di una formale indipendenza: in questa categoria rientrano le isole del
Canale in Europa, le isole Cayman in America (appartenenti entrambe sia pure
con statuti diversi alla Gran Bretagna), Hong Kong e Macao (territori cinesi)
in Asia. L’OCSE, l’organismo internazionale che raccoglie gli Stati più
industrializzati, ha redatto una lista nera nella quale comunque sono stati
inseriti anche paesi di dimensioni «normali», come le Filippine, la Malaysia e
l'Uruguay (quest’ultimo accusato in particolare dall’ Argentina di nascondere i
capitali che fuggono da Buenos Aires, specie dopo il disastro del default del
2002). C'è anche una lista grigia di sospetti paradisi fiscali (38 in tutto),
dove figurano Monaco, San Marino, Svizzera e Lussemburgo.
Se
il maggiore limite per il micro-Stato è dato da una debolezza produttiva che
troppo spesso è stata ed è compensata con più o meno oscure alchimie
finanziarie (peraltro stimolate dalla globalizzazione) molti Stati giganti,
inevitabilmente multietnici, hanno problemi di tenuta di fronte alle spinte
centrifughe della periferia (si pensi a Cina, Russia, India, ma anche Sudan,
Nigeria, Congo). In ogni caso chiedersi quali siano le prospettive dello Stato
nel XXI secolo impone di analizzare come stiano evolvendo i tre pilastri
costituiti da territorio, popolazione e sovranità. Non vanno però trascurati
altri elementi che potrebbero aiutare a identificare le più probabili linee di
tendenza, alla luce di quel processo di globalizzazione che sta incidendo
profondamente sulle relazioni internazionali ma anche su ogni altro tipo di
organizzazione umana, fino ad arrivare al singolo individuo.
Da G. Lizza. Scenati, Torino UTET, 2009
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