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giovedì 10 ottobre 2019

Lo Stato.


1.1 | Le caratteristiche dello Stato
Le caratteristiche dello Stato sono quelle ormai da tempo codificate e che partono da considerazioni che fino a poco tempo fa si potevano definire semplicemente di buon senso. Ad esempio, come concepire uno Stato senza territorio 0 uno Stato senza popolazione? Da ciò l’ovvia considerazione che si definisce Stato una organizzazione sociale in grado di esercitare sovranità per un tempo ragionevolmente lungo su un territorio e un numero di persone sufficientemente ampio da costituire una popolazione. Questa interpretazione è ancora oggi generalmente accettata, anche con le sue irrilevanti eccezioni: si pensi alla Città del Vaticano, uno Stato a tutti gli effetti, ma del quale sarebbe arduo cercare di distinguere una autentica popolazione, o allo Stato palestinese, che fino agli accordi di Oslo del 1993 non disponeva di alcun territorio e che anche successivamente (e fino a oggi) ha acquisito una capacità di controllo così ridotta da non potere in alcun caso essere definita sovranità.
Diverso è il caso dei cosiddetti micro-Stati che secondo Atlas des relations internationales hanno una popolazione inferiore a 100 mila unità e una superficie inferiore a 1000 km2. A parte il Vaticano, che con una superficie di 0,4 km2 e i suoi mille abitanti non ha rivali per piccolezza, nella speciale classifica dei nano-Stati risultano al primo posto il Principato di Monaco per superficie (2 km2) e le isole Tuvalu in Oceania per popolazione (11 mila abitanti). Segue in entrambe le classifiche Nauru (Oceania), con 21 km2 e 12 mila abitanti (Boniface, 2004). Il diritto internazionale ne ammette in pieno l’esistenza anche se di recente si è cominciato a mettere in dubbio il diritto di dotarsi di una legislazione che consenta con estrema facilità il trasferimento di capitali, senza controllarne la provenienza e la legittimità. Molti micro-Stati infatti, spinti dalla loro cronica mancanza di risorse oltre che da altre motivazioni storiche, hanno trovato una fondamentale fonte di sussistenza trasformandosi nei cosiddetti paradisi fiscali, ovvero in collettori di denaro sporco e di capitali che sfuggono illegalmente alla tassazione nei paesi di origine.
I paradisi fiscali sono presenti sia in Europa, sia in Asia sia in America: quelli più noti sono le isole Bahamas, e il Liechtenstein, enclave di 160 km2 tra la Svizzera e l’Austria. Talvolta comunque non godono neppure di una formale indipendenza: in questa categoria rientrano le isole del Canale in Europa, le isole Cayman in America (appartenenti entrambe sia pure con statuti diversi alla Gran Bretagna), Hong Kong e Macao (territori cinesi) in Asia. L’OCSE, l’organismo internazionale che raccoglie gli Stati più industrializzati, ha redatto una lista nera nella quale comunque sono stati inseriti anche paesi di dimensioni «normali», come le Filippine, la Malaysia e l'Uruguay (quest’ultimo accusato in particolare dall’ Argentina di nascondere i capitali che fuggono da Buenos Aires, specie dopo il disastro del default del 2002). C'è anche una lista grigia di sospetti paradisi fiscali (38 in tutto), dove figurano Monaco, San Marino, Svizzera e Lussemburgo.
Se il maggiore limite per il micro-Stato è dato da una debolezza produttiva che troppo spesso è stata ed è compensata con più o meno oscure alchimie finanziarie (peraltro stimolate dalla globalizzazione) molti Stati giganti, inevitabilmente multietnici, hanno problemi di tenuta di fronte alle spinte centrifughe della periferia (si pensi a Cina, Russia, India, ma anche Sudan, Nigeria, Congo). In ogni caso chiedersi quali siano le prospettive dello Stato nel XXI secolo impone di analizzare come stiano evolvendo i tre pilastri costituiti da territorio, popolazione e sovranità. Non vanno però trascurati altri elementi che potrebbero aiutare a identificare le più probabili linee di tendenza, alla luce di quel processo di globalizzazione che sta incidendo profondamente sulle relazioni internazionali ma anche su ogni altro tipo di organizzazione umana, fino ad arrivare al singolo individuo.

Da G. Lizza. Scenati, Torino UTET, 2009


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