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lunedì 20 febbraio 2017

Gestione delle Crisi

Gestione delle crisi
Ue: come migliorare gli strumenti civili
Tommaso De Zan, Bernardo Venturi
07/02/2017
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Con la nuova Strategia Globale e il Piano di Implementazione, l’Ue continua a dare rilevanza e priorità agli strumenti civili per la gestione delle crisi a livello internazionale.

L’Unione ha un potenziale civile da primato mondiale, in particolare nel suo vicinato e in Africa, grazie alle possibilità offerte dalla presenza sul terreno delle sue Delegazioni, dal dispiegamento di missioni civili in ambito Psdc e dai programmi di sviluppo e cooperazione dalla Commissione europea, senza dimenticare i possibili interventi in campo umanitario e di protezione civile in caso di disastri naturali e non.

L’Ue ha già sviluppato strumenti e infrastrutture per la promozione della pace, ma, come emerso da una recente ricerca condotta dallo IAI nel contesto del progetto EU-CIVCAP, per raggiungere i propri obiettivi in questo campo l’Ue deve migliorare in procedure, personale e tecnologie.

Le sfide della formazione e del reclutamento 
La disponibilità di personale adeguatamente formato è cruciale per rendere pienamente effettive le capacità civili dell’Ue, per esempio in compiti specifici come il confidence buiding o la riforma del settore di sicurezza.

Per questo, negli ultimi anni l’Unione ha incrementato il numero di corsi online e in aula per il proprio personale a Bruxelles e nelle Delegazioni con compiti collegati alla prevenzione dei conflitti ed al peace building. Per esempio, in collaborazione con alcune Ong e centri di formazione del settore, l’Ue sta organizzando corsi e training su analisi dei conflitti e conflict sensitivity.

Un discorso diverso vale per le missioni civili in ambito Pesc/Psdc. Il sistema di formazione ha fatto passi avanti in termini di coordinamento e qualità dei corsi, grazie soprattutto al lavoro della rete ENTRi, ma alcune lacune appaiono ancora da colmare, come i corsi pre-missione, con più attenzione ai contesti locali o un’attenzione più spiccata all’ownership locale.

In aggiunta, la standardizzazione delle procedure di formazione e reclutamento tra gli Stati membri è ben lontana dall’essere realizzata e dallo studio dello IAI emerge che Paesi come Svezia e Germania hanno un’organizzazione decisamente più strutturata e standardizzate di Francia e Italia.

Il sistema unificato di formazione e reclutamento Goalkeeper, lanciato nel lontano 2007, ha visto un parziale rilancio lo scorso anno e potrebbe essere lo strumento privilegiato per avvicinarsi a questo ambizioso obiettivo, per quanto non l’unico. Sempre che le recenti reticenze della Germania non nascondano un suo passo indietro, nel qual caso tutto diventerebbe più difficile.

Tecnologia ancora da sfruttare a pieno
Connettività e strumenti ICT possono essere strumenti formidabili al servizio della pace, come già scritto in un precedente articolo. In particolare la ricerca IAI si è soffermata sulle possibilità che questi offrono nel contesto dei sistemi di “early warning”, meccanismi che hanno lo scopo di prevenire conflitti sulla base dell’analisi di diversi indicatori.

Grazie ad una serie di interviste con alcuni attori nazionali, lo studio IAI ha scoperto che, fortunatamente, i principali Paesi dell’Ue in campo civile (Francia, Germania, Italia e Svezia) possiedono importanti risorse tecnologiche.

Tuttavia, il problema è che i vari addetti nazionali non sembravano essere a conoscenza di come queste risorse possano essere utili all’Ue nelle sue attività di promozione della pace. Quindi, di conseguenza, non si capisce fino a che punto questi strumenti tecnologici nazionali vengano poi sfruttati a Bruxelles e per lo specifico scopo della prevenzione dei conflitti e del consolidamento della pace.

Ci siamo dati tre spiegazioni: 1) a livello nazionale si contribuisce prevalentemente alle missioni civili di Psdc, mentre non è chiaro fino a che punto gli Stati membri contribuiscano al sistema di early warning europeo; 2) è possibile che gli Stati membri utilizzino i suddetti strumenti nella raccolta dati per raggiungere i proprio obbiettivi di sicurezza nazionale e non siano disposti a condividerli; 3) prevenzione dei conflitti e consolidamento della pace non sono priorità assolute rispetto a difesa e sicurezza nazionale.

Un gran peccato, visto che sono numerosi i documenti ufficiali in cui si considera il rafforzamento del sistema di early warninge una maggiore condivisione dei dati a livello europeo come obiettivi prioritari.

Le sfide future
Training e reclutamento possono essere migliorati attraverso un crescente coordinamento e un’adeguata standardizzazione tra gli Stati dell’Unione. Il sistema di formazione ha bisogno di un coordinamento unico, procedure comuni per tutti gli Stati, maggiori sinergie tra le componenti civili, militari e di polizia, un aumento delle risorse finanziarie e maggiore attenzione alla specifica formazione per ciascun contesto di dispiegamento.

Il sistema di reclutamento, da parte sua, deve andare verso una maggiore uniformità. Il sistema Goalkeeper può rappresentare uno strumento valido per questo, ma, a dieci anni dal suo lancio, deve diventare pienamente operativo entro l’anno, altrimenti è meglio lasciare spazio ad altre soluzioni che ricevano adeguato sostegno politico.

L’Ue dovrebbe poi aumentare la propria consapevolezza sui benefici che determinate tecnologie potrebbero avere nella promozione della pace. Tenuto conto della fattibilità tecnica e delle inevitabili limitazioni economiche, l’Ue potrebbe aspirare alla creazione di un sistema comprensivo di early warning/situational awareness che integri dati da vari sistemi ICT e diverse fonti.

Anche alla luce dell’Approccio Comprensivo, la volontà dell’Ue di sapere gestire un conflitto o potenziale tale in tutti le sue varie fasi, tale sistema porterebbe a dei vantaggi innegabili. Infine, si dovrebbe dare un’accelerata ad una maggiore integrazione delle strutture per la raccolta dati all’interno dell’Ue e fare in modo che la timidezza degli Stati membri nella condivisione di informazioni si trasformi in audacia al servizio della promozione della pace.

Tommaso De Zan è ricercatore presso l'Area Sicurezza e Difesa dello IAI (Twitter @tdezan21); Bernardo Venturi è ricercatore dello IAI (Twitter: @bervent).

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