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lunedì 16 gennaio 2017

Kiev e Mosca: frontiere marittime in discussione

Crisi ucraina 
Mari di Crimea: Ucraina vs Russia
Fabio Caffio
11/01/2017
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Kiev prova a sfidare Mosca avanti un tribunale arbitrale per reclamare, sulle acque della Crimea, i diritti esercitati prima dell’annessione della penisola.

Nonostante le previsioni che davano la Russia assente dal procedimento (indotte dallo svolgimento della disputa marittima Cina-Filippine), il tribunale è stato regolarmente costituito d’accordo con Mosca che ha designato come proprio giudice Vladimir Golitsyn, presidente del Tribunale internazionale del diritto del mare.

La contesa si svolgerà quindi ad armi pari, ma il terreno dello scontro - ove contenziosi territoriali condizionano quelli marittimi - è insidioso per la Russia. Le tesi ucraine potrebbero anche agevolare l’attività navale Nato in Mar Nero.

Bottino russo
Spazi marittimi russo-ucraini; quelli susseguenti all’annessione sono ipotetici (Fonte: NY Times 7.5.14).

Il 17 marzo 2014 il Consiglio supremo della Repubblica autonoma di Crimea adottò una risoluzione sull’indipendenza dello Stato (approvata con referendum popolare) cui seguì un trattato con la Russia sull’annessione alla Federazione. Apparve così chiaro che Mosca si era nuovamente guadagnata l’affaccio al Mar Nero conseguito da Pietro il Grande a fine Seicento.

Oltre alla base navale di Sebastopoli, la Russia otteneva un esteso litorale ed una zona economica esclusiva (Zee) ricca di risorse ittiche e di giacimenti di gas scoperti a sud della Crimea.

Essa acquisiva anche il controllo dello Stretto di Kerch attraverso cui si accede al Mare di Azov, divenuto ancor più un lago interno dopo che l’Ucraina era stata costretta ad arroccarsi a settentrione nella regione di Mariupol.

Rivendicazioni ucraine
Kiev è intenzionata a contestare, sulla base della Convenzione del diritto del mare, le violazioni russe ai propri diritti sulla Zee della Crimea (inclusa la posa di gasdotti) ed alla libertà di navigazione nello Stretto di Kerch e nel Mare di Azov; nonché il progetto russo di costruire un ponte sullo Stretto avviato senza il suo consenso.

È possibile che l’Ucraina chieda al Tribunale arbitrale, oltre a varie garanzie e risarcimenti, misure provvisorie come il fermo di tale opera o il riconoscimento di un corridoio internazionale che colleghi le sue coste al Mar Nero lungo lo Stretto ed il Mare di Azov.

Al centro del contenzioso ci sarà comunque lo status di tale mare che gli Zar e l’Unione Sovietica hanno sempre considerato acque interne possedute in via esclusiva per secolare dominio. Difficilmente l’Ucraina potrà contestare un tale regime accettato e condiviso con la Russia dopo il 1991, anche perché esso verte su materia (titoli storici), esclusa dalla competenza del Tribunale arbitrale secondo la dichiarazione fatta a suo tempo dalla Federazione Russa. Ma, come detto, l’Ucraina farà in modo che le sia garantita libertà di navigazione.

Mosse e contromosse
L’iniziativa dell’Ucraina riporta sulla scena internazionale l’annessione della Crimea: illegittima alla luce della Risoluzione 68/262 dell’Assemblea Generale delle NU sul mantenimento dello status quo, e pregiudiziale al riconoscimento dei diritti marittimi dell’Ucraina.

Il tribunale arbitrale non dovrebbe pronunciarsi sulla validità dell’annessione, essendo materia sottratta alla sua competenza, come da giurisprudenza dello stesso tribunale in precedenti controversie. Una scappatoia potrebbe essere rappresentata dalla possibilità che il tribunale argomenti come se i diritti ucraini sulla preesistente Zee non siano mai venuti meno.

La Russia, partecipando all’arbitrato, potrà rigettare la tesi dell’usurpazione delle risorse marine ucraine, esprimendo magari disponibilità ad accordare garanzie e concessioni. Ad esempio potrebbe affermare di agire nell’interesse del popolo della Crimea cui apparterrebbero i giacimenti offshore stimati in circa 1.000 miliardi di mc. di gas (le compagnie straniere interessate erano al 2013 Shell, Exxon Mobil ed Eni).

Un’eventualità teorica è che una loro quota venga riservata a Kiev, in conto di un’ipotetica Zee ucraina oltre lo Stretto di Kerch adiacente all’istituendo corridoio internazionale di accesso alle sue coste (1). Ma occorre anche tener presente che la Russia potrebbe denunciare la competenza del tribunale ad occuparsi della questione. Tra l’altro, secondo la dichiarazione effettuata al momento della ratifica della Convenzione sul diritto del mare, sono sottratte alla competenza del tribunale le controversie in materia di delimitazione della Zee con stati adiacenti e frontisti.

L’illecito del tracciato del gasdotto del Mar Nero, effettuato senza il consenso ucraino, non è stato, a quanto sembra, portato a compimento: South Stream sarebbe dovuto stare nella Zee ucraina, ma il progetto è stato abbandonato in favore del Turkish Stream da posare nella Zee turca.

Progetti gasdotti Mar Nero (Fonte RUSI). 

Centralità strategica Mar Nero 
Sullo sfondo della controversia s’intravede l’eterna questione del Mar Nero e delle limitazioni alla presenza numerica e temporale di Unità navali appartenenti a Paesi non rivieraschi, imposte dalla Convenzione di Montreux del 1936 sul regime degli Stretti.

È difficile che il Mar di Azov venga considerato dal tribunale arbitrale, a supporre che ne abbia la competenza, come un normale spazio marittimo con acque territoriali e acque internazionali in cui possano svolgersi attività militari straniere.

È tuttavia ipotizzabile che la Nato, su invito dell’Ucraina, voglia mostrare la bandiera all’interno del mare di Azov nelle acque di pertinenza di Kiev, nonché, in Mar Nero, nella Zee della Crimea ove potrebbero eseguirsi manovre, anche contro la volontà della Russia ma nel rispetto della Convenzione di Montreux.

(1) Una simile Zee è stata istituita dalla Slovenia oltre il Golfo di Trieste in previsione della creazione di un corridoio di acque internazionali con la baia di Pirano.

Fabio Caffio è Ufficiale della Marina militare in congedo, esperto in diritto marittimo.
 
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