PARTE III
MICHELE TAUFER
IL GLOBAL SOF NETWORK
Nel gennaio 2012 il Dipartimento della Difesa
statunitense DoD pubblicò il Defense
Strategic Guidance (DSG) al quale il Comitato degli Stati Maggiori
presieduti dal Generale Dempsey fece seguire il Capstone Concept for Joint Operations (CCJO) elencando le linee
guida per la conduzione delle operazioni militari nel mutato scenario
geopolitico identificato dalle linee guida della difesa. Le Forze Armate del
futuro vennero e sono tuttora intese da parte statunitense come intrinsecamente
interforze, capaci di colpire su scala globale ed in grado di trarre il massimo
profitto da una delle caratteristiche principali dell’attuale sistema
internazionale: l’interdipendenza.[1] Negli
ultimi lustri però, un’altra caratteristica marca sempre più la violenza
politica: la guerra o più correttamente i conflitti sono indissolubilmente
legati alla dimensione umana più che quella tecnologica. O meglio: è all’interno
di questa dimensione che, in ultima analisi, i conflitti si risolvono. Tutte le
istituzioni o espressioni politiche: Stati, corporazioni, NGOs ecc. sono
formate, dirette e controllate da aggregazioni di esseri umani; influenzare
nuclei, rappresentanti o interi gruppi politici e/o popolazioni viene visto da
parte americana come essenziale per il conseguimento dei propri obiettivi
strategici. In altre parole le Forze Armate statunitensi devono considerare maggiormente
l’ambiente fisico, culturale, sociale, geopolitico verrebbe da dire, nel dare
concretezza alle linee e agli obiettivi della Defense Strategic Guidance: il successo delle iniziative
strategiche dipende dalla capacità di comprendere, influenzare ed esercitare il
controllo su quello che è stato definito lo Human
Domain. Accettare l’importanza del fatto che prevenire il conflitto è della
stessa importanza di combatterlo porta a comprendere come l’utilizzo dello
strumento militare in concerto con le altre forme di potere dello Stato possa
portare ad un aumento della sicurezza complessiva del Paese. Non solo, per
poter dominare questo scenario è necessario che la forza joint riesca a contrastare
i network di attori-soggetti soprattutto destrutturati che si contrappongono
agli Stati Uniti. Ad aumentare la complessità vi è anche il continuo aumento
della velocità dell’interazione umana amplificata dalla sempre maggiore vicinanza
fisica da parte dei soggetti ostili dettata dall’urbanizzazione.[2]
Ecco quindi una delle principali caratteristiche delle minacce degli attuali e dei
futuri scenari: quello di essere interconnessi, correlati, dinamici,
trasversali ed estremamente fluidi, di essere una rete con vari nodi più o meno
importanti nei confronti dei quali una singola Nazione, anche la più potente,
non può sperare di contrapporsi da sola.[3] A
tutto ciò si aggiunge anche la maturata consapevolezza che la prevenzione di
una situazione di crisi o la limitazione di un’escalation come sempre risulta
essere più conveniente rispetto ad una risposta alla stessa.[4] E’
pertanto necessario costruire una rete contrapposta per opporsi a queste
minacce: le SOF sono in questi termini lo strumento ideale date le loro
caratteristiche di adattabilità, velocità, basso profilo ed orientamento
regionale-culturale. L’obiettivo delle SOF in quanto forma di potere militare è
quello di condurre operazioni in grado di produrre gli effetti desiderati
all’interno dello Human Domain. Le
attività e le funzioni abbracciano principalmente la protezione della
popolazione, l’indirizzamento dei gruppi sociali verso il conseguimento delle
proprie aspirazioni politiche e la dimensione umanitaria attraverso il
contrasto delle cause scatenanti di un conflitto. Gli strumenti, o meglio le
parole chiave sono abbastanza diversi dalla norma: legittimità, sovranità,
sicurezza umana, politica, ideologia ecc. Gli altri strumenti del potere
militare mal si adatterebbero al conseguimento di questi obiettivi, al
contrario le SOF grazie alla capacità di condurre operazioni di tipo indiretto sono
in grado di adattarsi meglio alla sfida.[5] Allo
United States Special Operations Command (USSOCOM) il compito di tramutare in
realtà i principi della dottrina sviluppando un piano per permettere alle
proprie forze, già presenti su scala globale, di creare la rete: sia verso gli
stessi Stati Uniti stabilendo contatti con le Agenzie Federali, sia su scala
planetaria con i propri alleati e partner internazionali. Il network sarebbe in
grado di adempiere alla sua missione proprio privilegiando tutta quella serie
di operazioni di tipo indiretto permettendo e abilitando le forze locali alla
conduzione di operazioni di tipo non convenzionale in contrasto a gruppi estremisti
violenti, insorgenze e guerriglie e narco-terrorismo. Un coinvolgimento
episodico e sporadico, condotto solamente attraverso le Operazioni Speciali
classiche, porterebbe secondo Washington ad un alienamento e ad una
disaffezione da parte dei governi e delle popolazioni partner. Questo
sembrerebbe essere emerso dagli insegnamenti della campagna afghana ed anche
irakena dove la comunità delle SOF avrebbe fatto notare uno sbilanciamento nei
confronti di operazioni di controterrorismo caratterizzate da Direct Action ed in genere operazioni
cinetiche anziché l’adozione di un approccio partner-centrico.[6]
Dal punto di vista organizzativo i perni del network, o i
nodi, saranno i singoli Theater Special Operations Commands TSOCs ai quali
spetterà il compito di condurre le operazioni lungo tutto l’arco possibile
all’interno della propria area di competenza. Per facilitare l’interscambio e
la sincronizzazione delle attività tra le SOF del network e quelle statunitensi
all’interno delle varie regioni dove operano i singoli TSOCs lo USSOCOM ha
istituito la figura degli Special Operations Liaison Officers SOLOs presso
alcune ambasciate chiave. L’elenco di queste ambasciate comprende: Australia,
Canada, Regno Unito, Giordania, Polonia, Colombia, Francia, Turchia e Italia.[7] Lo
scopo ultimo della comunità SOF statunitense è quello di raggiungere una
conoscenza ed una consapevolezza culturale, politica, sociale, economica ecc.
non solo a livello regionale ma bensì a livello di singolo Paese, in
particolare attraverso le seguenti funzioni:
·
Svolgendo un ruolo
di consulenza sia a beneficio di altre SOF che più in generale di forze di
sicurezza, quindi attraverso operazioni di tipo FID.
·
Svolgendo funzioni
di collegamento in rappresentanza dello stesso USSOCOM e di coordinamento con
le attività di altre agenzie.
·
Plasmando
l’ambiente attraverso operazioni CA e MISO (quelle che in ambito NATO prendono
il nome di PsyOps).
·
Preparando
l’ambiente per le future operazioni attraverso l’instaurazione di relazioni di
tipo politico o in generale attraverso il miglioramento della situational awarness in aree non
permissive o ad alto rischio.[8]
Come si evince tutti e quattro i punti ricadono
all’interno di operazioni indirette ed in particolare rientranti appieno nello Human Domain.
Gli Stati Uniti nella più recente evoluzione della loro
dottrina sembrano orientarsi verso una maggiore distinzione tra quelle che
nella terminologia americana vengono definite come due differenti ma mutue
supportate forme di operazioni speciali: ciò che è Special Warfare e ciò che è Surgical
Strike. La prima tipologia comprende sostanzialmente le operazioni
indirette, mentre la seconda si concentra sulla conduzione di azioni dirette e
principalmente unilaterali.[9] La
Special Warfare consiste quindi
nella:
“Esecuzione di
attività implicanti sia azioni letali che non, effettuate da forze
specificatamente addestrate ed in possesso di una significativa conoscenza
linguistica e comprensione culturale, un’elevata abilità nell’operare in
piccoli gruppi ed in grado di formare e combattere a fianco di formazioni
indigene in un contesto permissivo, incerto o ostile”.[10]
La Special Warfare
si pone come collegamento tra due diversi gradi di intensità nell’impiego dello
strumento militare statunitense: tra le operazioni dirette ed unilaterali,
caratterizzanti il CT svolto dalle unità del Joint Special Operation Command (JSOC),
e l’impiego su larga scala di forze convenzionali. Una Special Warfare, raggruppante le unità specializzate nell’Unconventional Warfare si presta
particolarmente nell’affrontare una serie di problematiche quali insorgenze,
network criminali, organizzazioni estremiste, criminalità legata al traffico di
droga o di esseri umani, crisi umanitarie e derivanti da disastri naturali. In
altre parole da tutte quelle attività rientranti nel concetto di Human Domain.
[1] U.S.
House of Representatives, Posture
Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special
Operations Command, Before the 113th Congress House Armed Services
Committee, Washington, 06/03/2013.
[2]
Raymond T.Odierno, James F.Amos, William H. McRaven, Strategic landpower: Winning the Clash of
Wills, Washington, U.S. Army TRADOC.
[3]
U.S. House of Representatives, Posture Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United
states Special Operations Command, Before the 113th Congress House
Armed Services Committee, Washington, 06/03/2013.
[4] Raymond
T.Odierno, James F.Amos, William H. McRaven, Strategic landpower: Winning the Clash of Wills, Washington, U.S.
Army TRADOC.
[5]
Joseph D.Celeski, SOF,
the Human Domain and the Conduct of Campaigns, Fort Bragg, Special Warfare,
Luglio-Settembre 2014.
[6]
Jim Thomas Christopher Dougherty, Beyond the Ramparts: The Future of U.S. Special Operations Forces,
Washington, Center for Strategic and Budgetarian Assessments, 10/05/2013,
pag.13,19,43.
[7] U.S.
House of Representatives, Posture
Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special
Operations Command, Before the 113Congress House Armed Services Committee, Washington,
06/03/2013.
[8]
Jim Thomas Christopher Dougherty, Beyond the Ramparts: The Future of U.S. Special Operations Forces, Washington,
Center for Strategic and Budgetarian Assessments, 10/05/2013, pag. 91.
[9] United
States Army Special Operations Command, ARSOF 2022 CHANGING THE INSTITUTION,
Fort Bragg, Special Warfare, Luglio-Settembre 2014.
[10]
Department of the Army, ADP 3-05 Special Operations , Washington, August 2012, pag 9. http://armypubs.army.mil/doctrine/DR_pubs/dr_a/pdf/adp3_05.pdf
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