Accordo Ue-Turchia Migranti, quei minori ai confini d’Europa Giovanna di Benedetto 27/04/2016 |
In Grecia, dopo l’accordo fra Unione europea e Turchia, migliaia di bambini e minori migranti soli sono a rischio di violenza e sfruttamento.
Le enormi difficoltà che questi minori hanno affrontato per arrivare in Europa, mettendo a rischio ancora una volta la loro vita - oltre 1.260 persone risultano morte o disperse in mare dall’inizio dell’anno, nel tentativo di raggiungere le coste del Vecchio continente - non sono finite.
Cercavano una speranza e un’occasione di futuro, hanno trovato muri e filo spinato. L’Unione europea ha abbandonato i minori che viaggiano soli ed è venuta meno ai propri obblighi chiudendo le frontiere e implementando l’accordo Ue-Turchia, senza assicurarsi che venissero rispettate le salvaguardie legali.
Bambini non accompagnati
Dall’inizio dell’anno sono più di 154.000 i profughi che sono arrivati in Grecia; due su tre sono donne e bambini. Di questi, almeno 2.000 sono minori non accompagnati - provenienti per lo più da Pakistan, Afghanistan, Siria e Iraq - che hanno raggiunto l’Europa da soli o che hanno perso la loro famiglia lungo il tragitto e ora sono bloccati in Grecia in seguito alla chiusura delle frontiere, a fronte di soli 477 posti disponibili a ospitarli in strutture adeguate in tutto il Paese.
Il 75% di loro non ha un posto sicuro dove stare. Non si sa dove collocare i nuovi arrivati che, spesso, vengono rinchiusi in centri di detenzione o commissariati di polizia per lunghi periodi di tempo. Molti dei minori non vengono registrati al loro arrivo in Grecia e rimangono quindi completamente invisibili alle agenzie umanitarie e governative, a volte vengono identificati come maggiorenni o come accompagnati da altre persone e non ricevono il sostegno a cui hanno diritto.
In Grecia si verifica il paradosso che, da un lato ci sono bambini e giovani rinchiusi in centri di detenzione - una misura che non può mai essere considerata corrispondente al migliore interesse del minore -, mentre dall’altro tanti giovani migranti soli e vulnerabili sono lasciati senza riparo e al freddo, come succede per esempio ad Atene, perché l’offerta di alloggi sicuri e servizi adeguati è nettamente inferiore alla domanda.
Dormono all’aperto in luoghi di accoglienza non ufficiali, sempre più precari, e sfuggono alle maglie del sistema. Sono esposti a numerosi rischi come quello di abuso, sfruttamento da parte dei trafficanti, rischiano di ammalarsi e sono molto fragili a livello psicologico.
Attualmente, solo al Campo di Moria a Lesbo, dove ci sono oltre 3.300 persone, 157 minori non accompagnati sono rinchiusi nell’area di prima accoglienza e 62 nella zona gestita dalla polizia, dove vivono in stanze sporche e non hanno letti a sufficienza, in una condizione estremamente pericolosa per il loro benessere fisico e mentale. Non hanno accesso ai servizi legali o ad altri tipi di assistenza di base di cui avrebbero urgente bisogno.
Rifugi informali e rischio abusi
Anche al confine settentrionale della Grecia, i bambini e i minori che viaggiano soli dormono in rifugi informali e continuano a essere esposti ad abusi, violenza e sfruttamento. Molti erano in viaggio per raggiungere i familiari in Europa quando, il mese scorso, si sono visti sbarrare i confini. Solo a Idomeni, divenuta tristemente nota come il luogo simbolo di questa crisi migratoria, oltre 10.000 persone aspettano disorientate, in attesa di capire cosa ne sarà del loro futuro. Tra queste, migliaia sono i bambini, la maggior parte dei quali con meno di 10 anni.
Save the Children ha visto minori soli e vulnerabili dormire nel fango o dentro cartoni, accanto a fuochi improvvisati accesi con materiale disparato, pur di riscaldarsi nelle fredde notti trascorse all’addiaccio, esposti al rischio di ammalarsi a causa delle critiche condizioni igienico-sanitarie e a violenze in un contesto di totale promiscuità.
In Grecia, Save the Children ha raggiunto oltre 352.000 profughi e migranti, di cui oltre 138.000 bambini, con programmi di nutrizione, distribuzione di beni di prima necessità, aree dedicate a mamme e neonati, gestione di rifugi per minori non accompagnati, in coordinamento con organizzazioni e autorità locali.
Negli spazi a misura di bambino, che Save the Children ha allestito a Idomeni, così come a Lesbo e in tante altre strutture delle isole e della terraferma, i piccoli frequentatori provano, con l’aiuto degli educatori, a recuperare un senso di normalità, tornando per un po’ davvero a sentirsi di nuovo bambini.
Giovanna di Benedetto è Ufficio stampa presso Save the Children Italia (ufficiostampa@savethechildren.org (@SaveChildrenIT).
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Cercavano una speranza e un’occasione di futuro, hanno trovato muri e filo spinato. L’Unione europea ha abbandonato i minori che viaggiano soli ed è venuta meno ai propri obblighi chiudendo le frontiere e implementando l’accordo Ue-Turchia, senza assicurarsi che venissero rispettate le salvaguardie legali.
Bambini non accompagnati
Dall’inizio dell’anno sono più di 154.000 i profughi che sono arrivati in Grecia; due su tre sono donne e bambini. Di questi, almeno 2.000 sono minori non accompagnati - provenienti per lo più da Pakistan, Afghanistan, Siria e Iraq - che hanno raggiunto l’Europa da soli o che hanno perso la loro famiglia lungo il tragitto e ora sono bloccati in Grecia in seguito alla chiusura delle frontiere, a fronte di soli 477 posti disponibili a ospitarli in strutture adeguate in tutto il Paese.
Il 75% di loro non ha un posto sicuro dove stare. Non si sa dove collocare i nuovi arrivati che, spesso, vengono rinchiusi in centri di detenzione o commissariati di polizia per lunghi periodi di tempo. Molti dei minori non vengono registrati al loro arrivo in Grecia e rimangono quindi completamente invisibili alle agenzie umanitarie e governative, a volte vengono identificati come maggiorenni o come accompagnati da altre persone e non ricevono il sostegno a cui hanno diritto.
In Grecia si verifica il paradosso che, da un lato ci sono bambini e giovani rinchiusi in centri di detenzione - una misura che non può mai essere considerata corrispondente al migliore interesse del minore -, mentre dall’altro tanti giovani migranti soli e vulnerabili sono lasciati senza riparo e al freddo, come succede per esempio ad Atene, perché l’offerta di alloggi sicuri e servizi adeguati è nettamente inferiore alla domanda.
Dormono all’aperto in luoghi di accoglienza non ufficiali, sempre più precari, e sfuggono alle maglie del sistema. Sono esposti a numerosi rischi come quello di abuso, sfruttamento da parte dei trafficanti, rischiano di ammalarsi e sono molto fragili a livello psicologico.
Attualmente, solo al Campo di Moria a Lesbo, dove ci sono oltre 3.300 persone, 157 minori non accompagnati sono rinchiusi nell’area di prima accoglienza e 62 nella zona gestita dalla polizia, dove vivono in stanze sporche e non hanno letti a sufficienza, in una condizione estremamente pericolosa per il loro benessere fisico e mentale. Non hanno accesso ai servizi legali o ad altri tipi di assistenza di base di cui avrebbero urgente bisogno.
Rifugi informali e rischio abusi
Anche al confine settentrionale della Grecia, i bambini e i minori che viaggiano soli dormono in rifugi informali e continuano a essere esposti ad abusi, violenza e sfruttamento. Molti erano in viaggio per raggiungere i familiari in Europa quando, il mese scorso, si sono visti sbarrare i confini. Solo a Idomeni, divenuta tristemente nota come il luogo simbolo di questa crisi migratoria, oltre 10.000 persone aspettano disorientate, in attesa di capire cosa ne sarà del loro futuro. Tra queste, migliaia sono i bambini, la maggior parte dei quali con meno di 10 anni.
Save the Children ha visto minori soli e vulnerabili dormire nel fango o dentro cartoni, accanto a fuochi improvvisati accesi con materiale disparato, pur di riscaldarsi nelle fredde notti trascorse all’addiaccio, esposti al rischio di ammalarsi a causa delle critiche condizioni igienico-sanitarie e a violenze in un contesto di totale promiscuità.
In Grecia, Save the Children ha raggiunto oltre 352.000 profughi e migranti, di cui oltre 138.000 bambini, con programmi di nutrizione, distribuzione di beni di prima necessità, aree dedicate a mamme e neonati, gestione di rifugi per minori non accompagnati, in coordinamento con organizzazioni e autorità locali.
Negli spazi a misura di bambino, che Save the Children ha allestito a Idomeni, così come a Lesbo e in tante altre strutture delle isole e della terraferma, i piccoli frequentatori provano, con l’aiuto degli educatori, a recuperare un senso di normalità, tornando per un po’ davvero a sentirsi di nuovo bambini.
Giovanna di Benedetto è Ufficio stampa presso Save the Children Italia (ufficiostampa@savethechildren.org (@SaveChildrenIT).
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