Italia e Alleanza Atlantica Nato: anno nuovo strategia nuova? Paola Sartori, Alessandro Marrone 05/01/2016 |
Le crisi in Libia, Iraq e Siria, oltre ai complessi rapporti tra Occidente e Russia intrecciati con lo scacchiere mediorientale, fanno del 2016 un anno caldo per la politica di difesa italiana.
Anno che sarà segnato dal vertice Nato in programma a luglio a Varsavia che costituisce una tappa importante per definire la linea d’azione dell’Alleanza sul fianco meridionale e su quello orientale, un’occasione per Roma per portare al tavolo multilaterale con gli alleati le proprie proposte per affrontare problemi comuni direttamente connessi agli interessi nazionali.
In particolare rispetto al fianco sud, è importante che l’Italia si impegni nella definizione di un’iniziativa nazionale in grado di contribuire ad una strategia comune europea ed euro-atlantica. Ciò appare tanto più necessario se si considerano da un lato l’attenuata leadership americana in ambito Nato e rispetto a Medio Oriente e Nord Africa e, dall’altro, il crescente carattere nazionale della politica estera e di difesa dei principali Paesi alleati.
In questo contesto, l’adozione da parte dell’Alleanza di un approccio tematico potrebbe consentire di riavvicinare i Paesi del “fianco sud” , raccogliendo il consenso necessario per l’attuazione di risposte efficaci alle attuali sfide alla sicurezza dell’area. Iniziative mirate per affrontare le singole problematiche con cui i diversi Paesi della regione euro-mediterranea si trovano a fare i conti, in primis terrorismo e sicurezza marittima, potrebbero inoltre giovarsi di un rafforzamento della cooperazione con l’Unione europea, Ue.
Nato-Ue contro il terrorismo
Rispetto al terrorismo fondamentalista l’azione atlantica potrebbe prevedere la condivisione di sistemi di intelligence e un uso coordinato degli assetti terrestri, navali, aerei e satellitari dei Paesi sia Nato che Ue nonché dell’Alleanza nel suo complesso - ad esempio il sistema Alliance Ground Surveillance, con importanti assetti in Sicilia - cercando di superare gli ostacoli derivanti dalla questione turco-cipriota.
A tal fine potrebbero essere attivati gli accordi Berlin Plus per mettere a disposizione dell’Ue le capacità alleate necessarie e disponibili. Ciò consentirebbe di migliorare la situational awareness nella regione euro-mediterranea e quindi l’efficacia della campagna internazionale di contrasto al terrorismo.
Inoltre, una compresenza Nato ed Ue - con leadership europea - nel combattere la minaccia terrorista consentirebbe di superare i limiti di una linea d’azione caratterizzata da una somma di cooperazioni bilaterali, come quelle che legano la Francia e altri Paesi occidentali: punto di partenza, ma non certo di arrivo nella lotta al terrorismo.
Una maggiore sinergia sarebbe auspicabile anche nell’ambito delle iniziative di assistenza ai Paesi partner nel fianco sud - spesso bersagli e/o luoghi di origine del terrorismo fondamentalista - tra i programmi Nato di Defence Capacity Building e quelli dell’Unione volti al rafforzamento delle istituzioni locali (inclusa, ma non solo, l’iniziativa Ue Train & Equip).
Sicurezza marittima nel Mediterraneo
Rispetto alla sicurezza marittima nel Mediterraneo, l’azione Nato dovrebbe muoversi sia a livello strategico che operativo. A livello strategico, la necessità di elaborare una nuova Alliance Maritime Strategy, che aggiorni il precedente documento risalente al 2011, potrebbe sfruttare la possibilità di cooperazione con l’Ue, soprattutto considerando l’adozione, nel 2015, della EU Maritime Security Strategy, e il processo di riflessione strategica in corso per elaborare una nuova EU Global Strategy.
In linea con il Concetto Strategico Nato e in relazione con il Readiness Action Plan (Rap) e i piani di utilizzo della Very High Readiness Joint Task Force (Vjtf), la nuova strategia marittima atlantica dovrebbe considerare anche la rimodulazione degli Standing Maritime Groups Nato per renderli più reattivi ed utilizzabili e il rafforzamento delle strutture di comando e controllo marittime alleate sul fianco sud.
A livello operativo, data l’accresciuta presenza aeronavale russa e cinese nel Mediterraneo è importante che l’Alleanza riprenda e intensifichi le attività di presidio, sorveglianza ed esercitazioni per assicurare la prontezza operativa del deterrente alleato e contribuire alla Maritime Security Awareness rispetto ad assetti tecnologicamente avanzati, convenzionali e nucleari, di Paesi non-Nato.
Allo stesso tempo, l’operato delle diverse missioni Nato, europee e nazionali nel Mediterraneo - Active Endeavour, Triton, EUNAVFORMED e Mare Sicuro - andrebbe ridefinito e reso più sinergico per evitare il rischio di mandati non coordinati o sovrapposti, duplicazioni e sprechi di risorse, a beneficio dell’efficienza e dell’efficacia delle operazioni stesse.
Fianco sud nell’agenda del vertice di Varsavia
Infine, per l’adozione di una strategia comune europea ed euro-atlantica è importante che il Rap, la Vjtf e la Nato Response Force (Nrf) siano sviluppati e attuati mettendo sullo stesso piano fianco est e fianco sud, sia militarmente che politicamente, in attuazione del principio alleato di forze dispiegabili a 360 gradi, sia all’interno dei territori Nato per la difesa collettiva, sia “fuori area” nel caso di missioni di gestione delle crisi.
Ciò richiede la modernizzazione dei concetti di deterrenza e difesa perché risultino efficaci anche di fronte a minacce ibride e non convenzionali, lo sviluppo di piani militari e scenari di impiego che considerino sia il fianco sud sia il fianco est per Vjtf e Nrf, il posizionamento di assetti e/o comandi, in maniera permanente e/o a rotazione, sia nell’Europa centro orientale che negli stati membri dell’area del Mediterraneo, ed infine una coerente pianificazione di esercitazioni e simulazioni.
Nell’ottobre 2015, su forte impulso dell’Italia che ha costruito il consenso necessario a partire dagli altri Paesi mediterranei, i ministri degli esteri Nato hanno adottato la Strategic Level Guidance, un passo importante in questa direzione, da attuare e sviluppare ulteriormente in vista del prossimo vertice di Varsavia.
Alessandro Marrone, Responsabile di Ricerca Programma Sicurezza e Difesa; Twitter @Alessandro__Ma.; Paola Sartori, Assistente alla Ricerca Programma Sicurezza e Difesa; Twitter @SartoriPal.
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In particolare rispetto al fianco sud, è importante che l’Italia si impegni nella definizione di un’iniziativa nazionale in grado di contribuire ad una strategia comune europea ed euro-atlantica. Ciò appare tanto più necessario se si considerano da un lato l’attenuata leadership americana in ambito Nato e rispetto a Medio Oriente e Nord Africa e, dall’altro, il crescente carattere nazionale della politica estera e di difesa dei principali Paesi alleati.
In questo contesto, l’adozione da parte dell’Alleanza di un approccio tematico potrebbe consentire di riavvicinare i Paesi del “fianco sud” , raccogliendo il consenso necessario per l’attuazione di risposte efficaci alle attuali sfide alla sicurezza dell’area. Iniziative mirate per affrontare le singole problematiche con cui i diversi Paesi della regione euro-mediterranea si trovano a fare i conti, in primis terrorismo e sicurezza marittima, potrebbero inoltre giovarsi di un rafforzamento della cooperazione con l’Unione europea, Ue.
Nato-Ue contro il terrorismo
Rispetto al terrorismo fondamentalista l’azione atlantica potrebbe prevedere la condivisione di sistemi di intelligence e un uso coordinato degli assetti terrestri, navali, aerei e satellitari dei Paesi sia Nato che Ue nonché dell’Alleanza nel suo complesso - ad esempio il sistema Alliance Ground Surveillance, con importanti assetti in Sicilia - cercando di superare gli ostacoli derivanti dalla questione turco-cipriota.
A tal fine potrebbero essere attivati gli accordi Berlin Plus per mettere a disposizione dell’Ue le capacità alleate necessarie e disponibili. Ciò consentirebbe di migliorare la situational awareness nella regione euro-mediterranea e quindi l’efficacia della campagna internazionale di contrasto al terrorismo.
Inoltre, una compresenza Nato ed Ue - con leadership europea - nel combattere la minaccia terrorista consentirebbe di superare i limiti di una linea d’azione caratterizzata da una somma di cooperazioni bilaterali, come quelle che legano la Francia e altri Paesi occidentali: punto di partenza, ma non certo di arrivo nella lotta al terrorismo.
Una maggiore sinergia sarebbe auspicabile anche nell’ambito delle iniziative di assistenza ai Paesi partner nel fianco sud - spesso bersagli e/o luoghi di origine del terrorismo fondamentalista - tra i programmi Nato di Defence Capacity Building e quelli dell’Unione volti al rafforzamento delle istituzioni locali (inclusa, ma non solo, l’iniziativa Ue Train & Equip).
Sicurezza marittima nel Mediterraneo
Rispetto alla sicurezza marittima nel Mediterraneo, l’azione Nato dovrebbe muoversi sia a livello strategico che operativo. A livello strategico, la necessità di elaborare una nuova Alliance Maritime Strategy, che aggiorni il precedente documento risalente al 2011, potrebbe sfruttare la possibilità di cooperazione con l’Ue, soprattutto considerando l’adozione, nel 2015, della EU Maritime Security Strategy, e il processo di riflessione strategica in corso per elaborare una nuova EU Global Strategy.
In linea con il Concetto Strategico Nato e in relazione con il Readiness Action Plan (Rap) e i piani di utilizzo della Very High Readiness Joint Task Force (Vjtf), la nuova strategia marittima atlantica dovrebbe considerare anche la rimodulazione degli Standing Maritime Groups Nato per renderli più reattivi ed utilizzabili e il rafforzamento delle strutture di comando e controllo marittime alleate sul fianco sud.
A livello operativo, data l’accresciuta presenza aeronavale russa e cinese nel Mediterraneo è importante che l’Alleanza riprenda e intensifichi le attività di presidio, sorveglianza ed esercitazioni per assicurare la prontezza operativa del deterrente alleato e contribuire alla Maritime Security Awareness rispetto ad assetti tecnologicamente avanzati, convenzionali e nucleari, di Paesi non-Nato.
Allo stesso tempo, l’operato delle diverse missioni Nato, europee e nazionali nel Mediterraneo - Active Endeavour, Triton, EUNAVFORMED e Mare Sicuro - andrebbe ridefinito e reso più sinergico per evitare il rischio di mandati non coordinati o sovrapposti, duplicazioni e sprechi di risorse, a beneficio dell’efficienza e dell’efficacia delle operazioni stesse.
Fianco sud nell’agenda del vertice di Varsavia
Infine, per l’adozione di una strategia comune europea ed euro-atlantica è importante che il Rap, la Vjtf e la Nato Response Force (Nrf) siano sviluppati e attuati mettendo sullo stesso piano fianco est e fianco sud, sia militarmente che politicamente, in attuazione del principio alleato di forze dispiegabili a 360 gradi, sia all’interno dei territori Nato per la difesa collettiva, sia “fuori area” nel caso di missioni di gestione delle crisi.
Ciò richiede la modernizzazione dei concetti di deterrenza e difesa perché risultino efficaci anche di fronte a minacce ibride e non convenzionali, lo sviluppo di piani militari e scenari di impiego che considerino sia il fianco sud sia il fianco est per Vjtf e Nrf, il posizionamento di assetti e/o comandi, in maniera permanente e/o a rotazione, sia nell’Europa centro orientale che negli stati membri dell’area del Mediterraneo, ed infine una coerente pianificazione di esercitazioni e simulazioni.
Nell’ottobre 2015, su forte impulso dell’Italia che ha costruito il consenso necessario a partire dagli altri Paesi mediterranei, i ministri degli esteri Nato hanno adottato la Strategic Level Guidance, un passo importante in questa direzione, da attuare e sviluppare ulteriormente in vista del prossimo vertice di Varsavia.
Alessandro Marrone, Responsabile di Ricerca Programma Sicurezza e Difesa; Twitter @Alessandro__Ma.; Paola Sartori, Assistente alla Ricerca Programma Sicurezza e Difesa; Twitter @SartoriPal.
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