PARTE II
MICHELE TAUFER
COMPRENDERE
PER MEGLIO DEFINIRE
Ma cosa sono le Operazioni Speciali? Sicuramente queste
operazioni sono state da sempre avvicinate, nel pensiero militare Occidentale,
a qualcosa di irregolare, di “insolito”, tendenti quasi a minare le regole di
quella che è la forma più nota di violenza politica: la guerra. Queste
operazioni sono sempre state circoscritte, condotte da forze autonome ed
indipendenti, operanti all’interno del territorio, o meglio nello spazio difeso
dal nemico. In particolare con il Secondo Conflitto Mondiale queste azioni
hanno assunto la denominazione di “commando” e si sono concretizzate attraverso
ricognizioni, sabotaggi, raid d’assalto, missioni coperte a livello divisionale
ecc.
Durante il conflitto tutte le maggiori nazioni coinvolte hanno sviluppato e
creato reparti in grado di condurre queste azioni: il caso italiano ha visto ad
esempio l’impiego della figura degli Arditi per il Regio Esercito, gli ADRA per
la Regia Aeronautica ed in particolare quello della Regia Marina con la X MAS, almeno
fino al 1943.
Infatti, l’utilizzo di queste unità non si è dimostrato efficace in operazioni
prolungate nel tempo, cioè in quella che è stata definita la guerra di
resistenza-partigiana. Le operazioni di tipo commando, caratterizzate da una
spiccata capacità offensiva mal si adattano a difendere e in un contesto come
quello della guerra irregolare hanno dimostrato la loro bontà principalmente e
limitatamente alla conduzione di missioni di ricognizione e di intelligence su
terreni non permissivi, svolti però ad un livello tattico.
Sicuramente quindi le Operazioni Speciali, lo dice anche
il nome, sono caratterizzate da una serie di attributi in grado di
differenziarle da quelle che invece sono operazioni convenzionali. Un primo
passo verso una maggior chiarezza sull’argomento potrebbe essere tentare di
definirle come: operazioni condotte da forze addestrate, equipaggiate e
supportate nei confronti di un particolare obiettivo, la cui distruzione,
eliminazione o liberazione nel caso trattasi d’ostaggi, costituisca un
imperativo militare o politico.
Lasciata così però la definizione implicherebbe che qualsiasi forza possa
condurre un’Operazione Speciale. Per limitare il bacino di «Chi» possa condurre
queste operazioni è proficuo spostare lievemente il punto d’osservazione e
pensare ad esse in termini di “approccio mentale all’operazione”. Queste
operazioni verrebbero condotte da unità in grado di ragionare ed operare in
maniera non ortodossa per il raggiungimento dell’obiettivo: una non ortodossia nell’approccio,
non necessariamente nel metodo. Operazioni queste che costituirebbero quindi,
una via alternativa a quelle convenzionali, a pari effetto desiderato.
Ecco qui un’importantissima caratteristica: le
conseguenze di queste operazioni devono avere un effetto strategico. Ecco
perché queste operazioni costituiscono un vero e proprio strumento in mano al decisore,
sia che vengano svolte in supporto alla diplomazia, a complemento delle forze
regolari o in maniera singola: sono una delle opzioni da poter utilizzare in
politica estera. Le Operazioni Speciali e coloro i quali sono chiamati a
condurle sono altresì una delle branche del potere militare di una Nazione, al
pari del potere aereo, navale, spaziale, nucleare ecc.
L’Ammiraglio William H. McRaven pone però enfasi su
un’altra caratteristica delle Operazioni Speciali: esse sono offensive. Queste
sono sempre effettuate nei confronti di posizioni fortificate, in altri termini
il nemico in un’Operazione Speciale mantiene un approccio difensivo e dato che
la forma difensiva è intrinsecamente più forte di quella offensiva in uno
scontro, si apre la strada a quello che è stato definito il “paradosso
dell’Operazione Speciale”: attaccare e vincere in inferiorità numerica contro
un nemico sulla difensiva. La chiave del successo in un’operazione sta nel
raggiungere e nel mantenere la superiorità relativa, soprattutto durante le
fasi iniziali. Più l’operazione si protrae nel tempo, più il rischio che questa
fallisca aumenta esponenzialmente.
Per McRaven la superiorità relativa può essere raggiunta
mediante l’applicazione di 6 principi sinergici ed interdipendenti:
·
Semplicità:
Limitando gli obiettivi a quelli essenziali, l’intelligence svolge un ruolo
vitale nel determinare e nel limitare le variabili indipendenti;
·
Sicurezza: Negare
al nemico le tempistiche dell’operazione;
·
Ripetizione:
Durante la pianificazione l’operazione deve essere provata e riprovata;
·
Sorpresa: Viene
raggiunta attraverso una deception,
ed in generale attraverso una massimizzazione delle debolezze dell’avversario;
·
Velocità:
Essenziale al fine di limitare la propria vulnerabilità;
·
Dedizione: Gli
obiettivi sono noti a tutti i componenti, i quali sono votati alla missione.
Le Operazioni Speciali potrebbero quindi venire definite
come operazioni condotte su piccola scala, clandestine, caratterizzate da un
approccio di missione non ortodosso e caratterizzate da un elevato rischio, le
unità operano all’interno del territorio nemico, svolte con lo scopo di
conseguire significativi obiettivi militari o politici a supporto della
Politica Estera di una Nazione.
L’arma principale di questi reparti, le forze chiamate a
condurre le Operazioni Speciali così definite, sta nell’eccellenza raggiunta nel loro livello
d’addestramento (le cui tattiche si basano sempre e sono mutuate su metodi di
guerra convenzionale), nella pianificazione e nell’improvvisazione.
Non tutte le operazioni svolte da forze adibite ad
operazioni che non sono convenzionali diventano però Operazioni Speciali.
Sempre all’interno di queste azioni militari fuori dal convenzionale ricadono
quelle che sono le attività di resistenza e le guerriglie. Sono operazioni
protratte nel tempo caratterizzate da circospezione e pazienza nell’approccio
di missione, nella maggior parte delle volte queste operazioni richiedono il
supporto della popolazione locale e l’impiego di forze armate
militari/paramilitari per il raggiungimento degli obiettivi. Cosa forse più
importante gli operatori chiamati a condurle devono possedere differenti
qualità ed abilità rispetto a quelli chiamati a condurre Operazioni Speciali,
così come una maggior comprensione e conoscenza del contesto socio-culturale
del proprio avversario, o meglio: dell’ambiente umano nel quale opera
l’avversario. Lo scopo ultimo è infatti quello di negare o di creare un
ambiente non favorevole al nemico: in particolare in un contesto di insorgenza.
Si potrebbe quasi giungere ad una macro-divisione di
questo grande insieme di operazioni basata su: operazioni dirette,
quelle cioè condotte senza l’intervento o il supporto di terzi; e operazioni indirette,
che prevedono invece l’intervento di terzi nel loro svolgimento, con le forze
qui esaminate in funzione di direzione, o in altri termini di mentori.
Il problema di coordinamento tra queste forze è stato
affrontato in maniera diversa da Paese a Paese: ad esempio gli Stati Uniti
hanno incorporato le capacità indirette e le relative forze chiamate ad
esercitarle all’interno della definizione stessa di Forze per Operazioni
Speciali, mentre altri non definiscono nulla al di fuori delle unità chiamate
ad eseguire le Operazioni Speciali propriamente dette. In
estrema sintesi, le “forze non convenzionali”, quelle che negli Stati Uniti
vengono definite SOF, sono a loro volta caratterizzate da diverse peculiarità
che le contraddistinguono e diverse abilità, competenze e approccio mentale
necessari per poter portare a termine la loro particolare missione.
Questi insiemi o famiglie potrebbero pertanto venire
rappresentati in questo modo:
DUE DOTTRINE A CONFRONTO
Le Forze Armate degli Stati Uniti d’America identificano
le Operazioni Speciali come operazioni che:
“richiedo metodi,
tattiche, procedure, equipaggiamenti e modo di approccio unici. Sono spesso
condotte in ambiente ostile, non permissivo ed in generale caratterizzato da un
alto grado di ripercussioni politico-diplomatiche. Queste operazioni sono
contrassegnate da una o da più delle seguenti peculiarità: volatilità, natura
clandestina o coperta, bassa visibilità, necessità di operare a fianco o
attraverso forze locali, specializzazione e conoscenza a carattere regionale-culturale
dell’area di riferimento….”
Durante gli anni hanno sviluppato le capacità e le
risorse per condurre tutto lo spettro di queste operazioni, sia dirette che
indirette, e nello specifico esse sono:
·
Direct Action (DA): attacchi
o colpi di mano di breve durata con lo scopo di distruggere eliminare,
catturare, danneggiare obiettivi designati in un ambiente ad alto rischio
politico-militare e non permissivo.
·
Special Reconnaissance (SR): azioni di ricognizione e di sorveglianza normalmente
coperte o clandestine, al fine di ottenere informazioni di rilevanza strategica
su un avversario effettivo o potenziale e non eseguibili da forze convenzionali.
·
Countering Weapons of Mass Destruction: supporto nel contrasto, messa in sicurezza e cattura di
materiali, tecnologia volti alla proliferazione non controllata delle WMD.
·
Counterterrorism (CT): operazioni ed attività volte a smantellare e neutralizzare gruppi o
network terroristici.
·
Unconventional Warfare (UW): operazioni ed attività condotte in supporto ad un
insorgenza al fine di rovesciare, mediante azioni di guerriglia ed ausiliarie,
un regime politico.
·
Foreign Internal Defense (FID): supporto ed assistenza alle forze armate e/o di
sicurezza di un Paese al fine di aumentarne le capacità di contrasto a minacce
interne quali guerriglia, terrorismo o in generale minacce alla stabilità.
·
Security Force Assistance: assistenza e supporto alle autorità governative, soprattutto
nella fase di ricostruzione di forze di difesa/sicurezza del Paese ospitante.
·
Hostage Rescue and Recovery: operazioni in risposta ad incidenti derivanti da azioni
terroristiche. Possono includere anche la ricattura di materiale o
installazioni ritenute sensibili.
·
Counterinsurgency (COIN): è un insieme di azioni civili/militari svolte con lo
scopo di contenere e porre rimedio alle cause alla base di un’insorgenza.
·
Foreign Humanitarian Assistance: l’insieme delle azioni di assistenza umanitaria svolte
al di fuori degli Stati Uniti con lo scopo di mitigare ed alleviare le
sofferenze di una popolazione.
·
Military Information Support Operations (MISO): hanno lo scopo di convogliare, di guidare, di
indirizzare particolari informazioni al fine di cambiare la percezione su un
determinato argomento da parte dell’opinione pubblica di un Paese, di un
gruppo, di un governo verso una posizione più favorevole nei confronti di chi
le attua.
·
Civil Affairs Operations (CA): Operazioni pianificate, eseguite e valutate in concorso
con componenti civili con lo scopo di mitigare le ragioni e le cause di
instabilità all’interno della società civile o di porre in essere azioni
tipicamente rientranti nella responsabilità di funzionari civili.
Per la dottrina NATO le Operazioni Speciali sono:
“attività militari
condotte da forze specificamente designate, organizzate, addestrate ed
equipaggiate e costituite da personale particolarmente selezionato. Queste
forze si approcciano attraverso l’utilizzo di metodi, tattiche di tipo non
convenzionale. Le attività possono essere condotte lungo tutto lo spettro delle
operazioni militari, indipendentemente o in concorso con le forze
convenzionali, al fine di raggiungere lo scopo desiderato. Considerazioni di
tipo politico-militare possono spingere verso l’esecuzione di tali operazioni
in maniera clandestina o coperta così come l’assunzione di rischi di carattere
politico-militare normalmente non accettabili nell’esecuzione di operazioni
convenzionali. Le Operazioni Speciali portano al conseguimento di risultati di
tipo strategico o di alto livello operativo.”
Principalmente in ambito NATO vengo divise in tre grandi
tipologie:
·
Special Reconnaissance and Surveillance: è principalmente un’azione legata al fattore umano,
queste forze sono in grado di fornire un’analisi ed un’interpretazione dei
fatti direttamente sul campo in una maniera che altri assetti tecnici non sono
in grado. Questo tipo di operazioni assumono la loro rilevanza massima in un
contesto ad alto rischio politico, dove il fattore umano risulta essere il
centro di gravità e dove la discrezione e la sensibilità politica risultano
essenziali. Alcuni compiti specifici possono pertanto includere:
§ La raccolta di informazioni di tipo ambientale: meteo,
geologiche ecc.
§ La verifica delle effettive capacità dell’avversario:
cioè il threat assessment.
§ L’analisi e la discrimina degli ipotetici obiettivi
valutando in particolare il rischio di danni collaterali e vittime civili.
§ Ricognizioni post-stike
svolte con lo scopo di verificare il raggiungimento dello scopo dell’attacco.
·
Direct Action:
Azione offensiva svolta da piccole unità contro obiettivi limitati e di alto
valore strategico-operativo. Le azioni possono essere svolte indipendentemente,
con il supporto di forze convenzionali o in supporto ad esse. Attività
rientranti nelle azioni Dirette includono:
§ Imboscate e colpi di mano contro obiettivi volatili
(time-sensitive), e contro i quali la rapidità d’esecuzione e la precisione
sono fondamentali; gli attacchi sono condotti quasi esclusivamente contro
obiettivi di importanza decisiva.
§ Guida terminale di ordigni. Operazioni in grado di
massimizzare l’efficacia di tali armamenti e di minimizzare il rischio di danni
collaterali.
§ Salvataggio e ricattura di personale o materiale
sensibile da aree controllate dall’avversario o no n permissive. Quando si
tratta di personale civile queste azioni sono anche note come Non-combatant Evacuation Operations (NEO).
§ Operazioni di demolizione, con lo scopo di neutralizzare
obiettivi contro i quali altri sistemi d’arma risultino essere inadeguati.
§ Cattura e presa di vascelli o imbarcazioni.
§ Ricognizioni armate le quali implicano la localizzazione
e l’ingaggio di bersagli d’opportunità in aree predeterminate.
·
Military Assistance: vengono intese come un ampio spettro di operazioni volte al supporto di
forze amiche sia in tempo di pace che durante un periodo di escalation o
conflitto. Queste possono variare dall’addestramento e/o capacity building fino ad arrivare all’impiego e alla direzione di
forze locali nella condotta di operazioni maggiori (nella nomenclatura
statunitense vengono definite Foreign
Internal Defense). Possono consistere in:
§ Addestramento: sia di individui che di unità militari al
fine consentire ad una Nazione l’autosufficienza nella propria politica di
difesa.
§ Ruolo di consiglieri: svolgendo operazioni a fianco e
nell’organico di unità militari locali in contrasto a movimenti di insorti,
smantellandone i network, separandoli dal contatto con la popolazione civile e
contribuendo a garantirne una cornice di sicurezza.
Accanto a queste tre famiglie possono essere incluse
operazioni:
·
Support to Counter-Irregular Threat Activities: in supporto al contrasto di minacce asimmetriche.
·
Countering WMD:
in contrasto alla proliferazione di armi di distruzione di massa WMD.
·
Hostage Release Operations: operazioni di liberazione ostaggi.
·
Faction Liaison:
di collegamento tra diverse fazioni politiche.
·
Irregular Warfare:
spesso le operazioni svolte nell’ambito della Military Assistance vengono effettuate a supporto di un’autorità di
governo, ma in questo caso l’aiuto viene dato ad un movimento d’insorti (nella
nomenclatura statunitense sarebbero Unconventional
Warfare).
·
Facilitation of political processes in hostile or
unpredictable environments: sostegno
nell’implementazione di misure economiche , diplomatiche e d’informazione in
ambienti ostili o non permissivi.
In base però alla teoria e alle caratteristiche delineate
nel capitolo precedente possiamo quindi affermare come prima cosa che:
·
Le Operazioni
Speciali, quelle pure e originarie, quindi quelle dirette sono: Direct Action, Special Reconnaissance o Special
Reconnaissance and Surveillance e forse Hostage Release Operations sempre che quest’ultima categoria non
possa essere fatta rientrare all’interno di quella che è una Direct Action.
·
Le operazioni di
tipo non convenzionale, quindi quelle indirette, dovrebbero comprendere tutte
le altre tipologie di operazioni possibili ed inserite nelle due dottrine prese
qui in esame.
Successivamente, possiamo altresì notare come le Forze
Armate statunitensi tendano ad orientarsi verso una capacità operativa ad ampio
spettro incorporando specialità indirette mentre la dottrina NATO tende a
limitare il campo delle operazioni a tre grandi tipologie: due delle quali
rientranti nella visione “pura” di Operazione Speciale, quindi diretta, ed una
terza costituita da Military Assistance,
quindi indiretta. E’ però in quest’ultimo campo che la NATO potrebbe trarre i
maggiori benefici, un approccio di questo tipo porterebbe all’eliminazione o
alla neutralizzazione delle minacce alla sicurezza dell’Alleanza prima che
queste possano manifestarsi in maniera significativa. D’altro canto è però da
notare come quest’approccio sia estremamente meno tangibile in termini di
risultati ed in effetti misurabili, mostrando i suoi frutti solo sul medio-lungo
termine. Approccio, questo, in antitesi con la postura a lungo seguita dal Pentagono
e dalla quale tutti gli Stati, per ovvie ragioni politiche, sono attratti: la
conduzione di azioni rapide, identificabili e facilmente valutabili, ad alto
impatto per i mass media e l’opinione pubblica.
Sembrerebbe però che qualcosa stia cambiando soprattutto
da parte statunitense con l’implementazione del progetto Global SOF Network.