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Con insolita celerità, come se la Brexit avesse serrato i ranghi dell'Unione europea, Ue, il Parlamento europeo ha dato vita alla Guardia costiera e di frontiera dedicata all'integrità territoriale dell'area Shengen.
La risoluzione del 6 luglio 2016, approvata preventivamente dal Consiglio, ha legiferato in prima lettura sulla proposta di regolamento della Commissione: trasformare Frontex in Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera con poteri che, in caso di incapacità dei paesi membri a fronteggiare crisi migratorie improvvise, possono incidere sulle loro competenze sovrane. È stato così realizzato il progetto del presidente Jean Claude Juncker del settembre 2015 di preservare la libera circolazione nello spazio Shengen minacciata dagli ingressi di immigrati non identificati o non aventi titolo a protezione internazionale. Blindare il fronte marittimo sud Molta acqua è passata da allora sotto i ponti Ue in quanto nel frattempo si è consolidata la politica di chiusura delle frontiere terrestri attuata dai paesi dell'Europa orientale. Ciononostante, sorprende la determinazione mostrata nel voler blindare il fronte marittimo sud dove, tra l'altro, l'Italia adotta una sua personale linea di accoglienza delle persone salvate in mare. Si comprendono i timori che dal Medio Oriente riprendano massicci esodi, magari a seguito di un voltafaccia della Turchia. C'è da chiedersi però se fosse realmente necessario creare un Corpo ‘sovranazionale’ di guardia costiera europea, Gceu. Frontex è già attiva in mare da un decennio ed un efficace ruolo di deterrenza dell'immigrazione illegale viene svolto da Eunavfor Med-Sophia e dalla Nato. Quale Guardia costiera europea Da tempo era in corso un esercizio dedicato alla creazione di un servizio di Gceu unificato; il fatto che nella Ue vi fossero ben 316 entità pubbliche titolari di funzioni guardia costiera ne aveva tuttavia rallentato l'iter. È noto che solo Italia e Grecia hanno un vero corpo di Gc, mentre altri assegnano simili funzioni a Marina militare (emblematica l'organizzazione della Marine Nationale francese, modello di alcuni compiti non militari della nostra Marina), Forze di polizia (Spagna, ad esempio) o istituzioni civili. Tali funzioni riguardano normalmente vari settori come la sicurezza marittima, il soccorso in mare, il controllo di pesca e inquinamento. Ma non la sorveglianza dei limiti della acque territoriali che è perlopiù affidata - come avviene in Italia - all'Interno. Con la creazione del proprio Corpo di Gc, l'Ue ha invece creato una forza marittima apparentemente dedicata alla sorveglianza costiera, ma di fatto avente competenza in tutte le materie suindicate, inoltre potenzialmente autonoma rispetto alle realtà di polizia marittima dei Paesi membri. La nuova Agenzia di Gcue coopererà infatti con le altre Agenzie europee di controllo della pesca e di sicurezza marittima. Ma non si interfaccerà con le missioni navali militari Nato o Ue operanti al largo dell'Europa (dal testo approvato è scomparsa una clausola di salvaguardia). Mari d'Europa (Fonte Ue). Per difendere l'integrità delle acque territoriali dei paesi membri, la Gcue dovrebbe stare sul limite delle 12 miglia o, nel caso esista anche la zona contigua, entro quello delle 24 miglia. Se gli interventi saranno condotti in tali spazi, la giurisdizione dello Stato costiero sarà esclusiva. Se invece la Gcue condurrà attività di soccorso in acque internazionali si dovrà applicare il regime della zona Sar. Al riguardo, è prevedibile che, nonostante il richiamo ai principi internazionali sulla scelta del luogo sicuro in cui trasportare i migranti salvati, continuerà ad essere generalizzata la prassi di sbarcarli in Italia. Lo scenario marittimo in cui opererà la nuova Gcue sarà comunque ben al di là dei limiti delle frontiere marittime di cui al Regolamento 216/399 ed in teoria potrebbe coprire tutto il Mediterraneo e parte di Mar Nero e Atlantico. Le sue attività riguarderanno anche il controllo della pesca nelle Zee europee (non dimentichiamo che quella di Cipro è contestata dalla Turchia) e della sicurezza marittima, oltre che il contrasto dei traffici illeciti connessi all'immigrazione, terrorismo compreso. Ambiguità ed incertezze La determinazione mostrata dal Parlamento europeo nell'approvare il Regolamento della Gcue è indice di coesione politica che sottintende la volontà di realizzare una sorta di Europa marittima federale. Positiva è anche la chiara assunzione delle responsabilità Sar e del rispetto dei diritti umani dei migranti. All'opposto, balza all'occhio l'eccessiva ampiezza dei settori di attività della Gcue e la connessa indeterminatezza degli spazi marittimi di riferimento. Inoltre, ombre si intravedono in una sorta di vena antimilitarista che ha indotto a non stabilire forme di cooperazione con la componente navale della Csdp, come invece la Strategia globale Ue auspica. Riserve, queste, che potrebbero riflettersi nei rapporti tra la nuova Agenzia e le istituzioni militari nazionali la quale - come nel caso della nostra Marina - svolgono funzioni Guardia costiera. Dal prossimo settembre l'Ue mostrerà la sua bandiera in tutti i mari che la circondano. Vedremo se lo farà secondo un disegno organico, o se le navi della Gcue avranno un mandato eccessivamente ampio ed autonomo rispetto agli organi costituzionali europei ed ai singoli Paesi membri. Fabio Caffio Ufficiale della Marina militare in congedo, esperto di diritto internazionale marittimo. | ||||||||
10 SETTEMNRE 19143. Occupazione di TRiuste e dell'Istria da parte tedesca
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