Strategia globale Ue Un rilancio della difesa europea Alessandro Marrone 30/06/2016
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La sicurezza e difesa dell’Europa ricevono una forte attenzione dalla Strategia Globale dell’Ue approvata il 28 giugno, con un significativo rilancio politico che fissa delle priorità, promette delle risorse, e avvia un processo di attuazione delle linee guida stabilite dal documento per le politiche europee in questo settore.
Proteggere l’Europa, fronteggiare le crisi, assistere i Paesi partner La European Union Global Strategy, Eugs, mette al primo posto tra le priorità dell’azione esterna dell’Ue “la sicurezza della nostra Unione”, con l’obiettivo di contribuire maggiormente alla “sicurezza collettiva” dell’Europa.
Pur riconoscendo il ruolo della Nato per la difesa collettiva, la Eugs afferma che gli europei devono attrezzarsi sia per contribuire all’Alleanza atlantica sia per agire autonomamente se e quando necessario. Vengono quindi fissati tre compiti per l’Ue, da svolgere cooperando con altri soggetti: “proteggere l’Europa, fronteggiare crisi esterne, assistere i Paesi partner nello sviluppare le loro capacità di sicurezza e difesa”.
Si tratta di un livello di ambizione politico piuttosto elevato, in quanto affianca al ruolo di gestione delle crisi, ormai acquisito dopo tredici anni e più di trenta missioni Ue all’estero dalla European Security Strategy del 2003, un compito di deterrenza e difesa simile a quello Nato.
Compito in parte già inserito nel Trattato di Lisbona attraverso la clausola di solidarietà e quella di mutua assistenza - quest’ultima invocata dalla Francia dopo gli attentati del 2015 - ma che riceve dalla Eugs una veste nuova e più ampia, ed un forte mandato politico per essere attuato dalle istituzioni Ue e, si spera, dagli stati membri.
Ovviamente il ventaglio attuale di sfide alla sicurezza europea è molto ampio e va ben oltre quelle strettamente militari, tanto che la Eugs cita terrorismo, minacce ibride, sicurezza cibernetica ed energetica, criminalità organizzata e gestione dei confini esterni - quest’ultima con un esplicito riferimento ad operazioni militari Ue in cooperazione con la Guardia costiera e di confine europea per la sicurezza marittima, tema quanto mai importante nel Mediterraneo.
Anche in quest’ottica va considerato il terzo compito fissato per l’Ue, sostenere le capacità militari e di sicurezza dei Paesi partner: stati falliti,fragilio non in grado di controllare il proprio territorio e spazio marittimo, facilitano il diffondersi del terrorismo islamista e del traffico di esseri umani in Nord Africa e Medio Oriente, con effetti negativi evidenti sulla sicurezza europea - e non solo.
Le priorità per le capacità militarie europee, dalle parole ai fatti Se il livello di ambizione politico è giustamente elevato per fronteggiare i tempi difficili in cui viviamo, secondo la Eugs per poterlo raggiungere gli stati membri devono spendere a sufficienza nella difesa, devono farlo in modo più efficiente, e devono dedicare il 20% delle proprie spese militari all’acquisizione di equipaggiamenti e alle relative attività di ricerca e sviluppo tecnologico.
Il tutto, assicurando il massimo di interoperabilità tra le forze armate in modo da poterle mettere a disposizione di operazioni Ue, Nato, Onu o svolte in altri formati. Non si tratta di linee guida nuove rispetto a dichiarazioni adottate dal Consiglio europeo negli ultimi anni, ma il fatto che siano sancite nella Eugs lascia sperare che trovino ora una maggiore attuazione pratica.
Non a caso il documento afferma chiaramente che una strategia settoriale dovrà essere adottata dal Consiglio per specificare i livelli di ambizione militare e civile, i compiti, i requisiti e le priorità per le capacità militari europee sulla base delle indicazioni fornite dalla Eugs: insomma, per attuare quest’ultima nel campo della difesa.
La Eugs stabilisce diverse linee guida al riguardo, tra le quali tre sono particolarmente importanti. In primo luogo, viene data priorità alle capacità militari per l’intelligence e la sorveglianza (in particolare velivoli a pilotaggio remoto e satelliti), alle tecnologie cibernetiche per aumentare la resistenza delle reti e delle infrastrutture critiche rispetto a cyber attacchi, ed in generale agli equipaggiamenti necessari perché le forze armate siano in grado di compiere lo spettro completo delle operazioni militari (full spectrum) incluse quelle di combattimento ad alta intensità.
In secondo luogo, la cooperazione europea nella difesa deve diventare la norma perché programmi nazionali non sono più sufficienti per mantenere le suddette capacità, e secondo la Eugs una revisione annuale a livello europeo della spesa militare incoraggerebbe tale cooperazione.
Il documento assegna alla European Defence Agency (Eda) un ruolo chiave al riguardo, sia tramite il rafforzamento del suo Capability Development Plan (Cdp) sia nell’assistere gli stati membri nello sviluppo delle capacità militari derivanti dagli obiettivi politici fissati dalla Eugs.
In terzo luogo, si afferma chiaramente che l’Ue finanzierà la ricerca tecnologica nel campo della difesa, prima attraverso la revisione di medio termine dell’attuale bilancio settennale, e poi attraverso una linea di spesa a tutti gli effetti nel prossimo settennato.
Verso un libro bianco della difesa europea Nel complesso, gli elementi della Eugs maggiormente dedicati alla difesa forniscono un insieme coerente e significativo di linee guida, perché indicano le priorità quanto a capacità militari, le responsabilità delle istituzioni Ue e degli stati membri al riguardo, e le risorse economiche (e non solo) messe sul tavolo dall’Unione.
Ovvero i tre elementi - obiettivi, modalità e mezzi - costitutivi di una strategia nel vero senso del termine. Servirà ora elaborare in tempi certi il documento attuativo previsto dalla Eugs, una sorta di libro bianco della difesa europea, per andare avanti sulla difficile strada coraggiosamente indicata.
Alessandro Marrone è responsabile di ricerca del Programma sicurezza e difesa dello IAI (Twitter @Alessandro__Ma).
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