Dott.ssa Loredana Bernardi
Introduzione
L'intelligence e la sicurezza nazionale costituiscono colonne portanti per la stabilità e la sovranità di uno Stato, rappresentando strumenti cruciali per la tutela degli interessi nazionali in particolari settori strategici e la salvaguardi della sicurezza della Repubblica ovvero cosiddetta scientia rerum rei puclicae salus.
In Italia, il percorso di sviluppo dei servizi di intelligence ha attraversato fasi di profondo cambiamento, legate alle sfide storiche, politiche e sociali che hanno segnato il XX secolo e i primi decenni del nuovo millennio. Le vicende turbolente degli anni ’70, insieme all’evoluzione del contesto internazionale, hanno messo in luce la necessità di un sistema di intelligence regolamentato e allineato con i principi democratici, in grado di rispondere in modo efficace ma trasparente alle minacce interne ed esterne.
Il periodo post-bellico italiano e gli anni ’70 furono caratterizzati da un forte sospetto e sfiducia nei confronti dei Servizi Segreti, aggravato da eventi che misero in discussione la legittimità delle loro azioni.
Scandali come quello della loggia P2 e la strategia della tensione alimentarono nell’opinione pubblica una percezione dei Servizi Segreti come strumenti di potere poco trasparenti e talvolta manipolatori, che operavano in aree grigie della legalità. Questa percezione negativa spinse il Legislatore a intervenire con una serie di riforme volte a garantire maggiore supervisione e controllo sui Servizi Segreti, cercando di rispondere all’esigenza di sicurezza del Paese pur mantenendo l’operato dell’intelligence entro confini legali e morali.
La prima riforma significativa si concretizzò nel 1977 con la Legge 801, che sancì la nascita di una struttura d’intelligence più chiara e disciplinata, strutturata attraverso la divisione tra il SISMI, dedicato alla sicurezza militare, e il SISDE, preposto alla tutela dell’ordinamento democratico da ogni forma di minaccia o aggressione allo stato di diritto e da ogni forma di eversione. Questa Legge mirava a eliminare il predominio dell’amministrazione militare sui servizi informativi, inaugurando una gestione più trasparente e centralizzata sotto il controllo del Presidente del Consiglio. Tuttavia, nonostante i miglioramenti, il contesto di fine anni '70 e '80 richiedeva ulteriori cambiamenti per rispondere a nuove minacce globali e consolidare il controllo istituzionale.
Con il crollo del blocco sovietico e della conseguente concezione di un mondo bipolare (NATO-URSS), si assiste l’emergere di nuove forme di minaccia, frutto dell’avvento di un mondo che inizia ad essere più globalizzato ovvero un contesto internazionale multipolare, ragion per cui anche il sistema di intelligence italiano si trovò a dover fronteggiare minacce sempre più complesse e articolate. Gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, in particolare, segnarono un punto di svolta, portando alla consapevolezza che l’intelligence doveva diventare un elemento ancora più centrale nella politica di sicurezza nazionale, capace di operare con maggiore coordinazione e trasparenza.
In questo scenario di crescenti sfide, si delineò la necessità di una riforma strutturale, che culminò nella Legge 124 del 2007. Questa legge trasformò radicalmente l’apparato di sicurezza italiana, introducendo nuove istituzioni, ruoli e competenze, e soprattutto prevedendo un maggiore coinvolgimento e supervisione del Parlamento, attraverso il COPASIR - Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica- ovvero il Comitato preposto al controllo di legittimità dell’operato dei servizi di informazione della sicurezza.
La Legge 124 del 2007 ha suddiviso le competenze tra sicurezza interna ed esterna con la creazione di due nuove agenzie: l’AISE, incaricata della sicurezza esterna, e l’AISI, dedicata alla sicurezza interna. Pertanto, il legislatore è intervenuto pianificando un riparto di competenze fondato ratione loci nonché per quanto concerne ratione materiae. Questa divisione rispondeva alla necessità di rendere più efficace la gestione delle minacce, con un coordinamento centrale affidato al DIS - Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, sotto la diretta responsabilità del Presidente del Consiglio. Una delle innovazioni più significative fu infatti proprio l’accentramento delle responsabilità politiche sul Presidente del Consiglio, superando la gestione frammentata dei Servizi che aveva caratterizzato il periodo precedente. Il DIS, oltre a garantire l’unitarietà delle operazioni d’intelligence, divenne anche un punto di riferimento per le relazioni pubbliche e la promozione di una “cultura della sicurezza”, mirata a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della protezione degli interessi nazionali.
Il ruolo del COPASIR come organo di controllo parlamentare rappresenta uno degli elementi centrali di questa riforma, garantendo che l’attività dell’intelligence sia condotta nel rispetto delle leggi e della Costituzione italiana. Il controllo continuo e sistematico del COPASIR assicura una maggiore trasparenza, cercando di bilanciare la riservatezza operativa richiesta dai servizi segreti con il diritto dei cittadini a una gestione della sicurezza conforme ai principi democratici. Questa evoluzione legislativa ha favorito una maggiore fiducia nell’operato dell’intelligence italiana, ponendo le basi per un apparato di sicurezza che non sia soltanto efficace, ma anche responsabile e rispettoso dei valori democratici.
Oggi, il sistema di intelligence italiano si trova di fronte a sfide nuove e complesse, come la minaccia cibernetica e il terrorismo transnazionale, che richiedono strumenti tecnologici avanzati e una collaborazione sempre più stretta con le agenzie internazionali (cooperazione internazionale)
La capacità di adattarsi alle nuove minacce e di cooperare con gli alleati internazionali è diventata fondamentale per mantenere la sicurezza nazionale e la stabilità internazionale. In questo contesto, la Legge 124 del 2007, insieme alle successive modifiche, costituisce ancora il fondamento del sistema d’intelligence italiano, rappresentando un quadro normativo solido e moderno che permette al Paese di rispondere con efficacia e responsabilità alle sfide globali.
Questo elaborato si propone quindi di analizzare il percorso evolutivo del sistema d’intelligence italiano, evidenziando il ruolo delle principali riforme legislative e il loro impatto sulla società e sulle istituzioni.
Attraverso un’analisi storica e normativa, si cercherà di comprendere in che modo le modifiche strutturali e organizzative abbiano influenzato il funzionamento dell’intelligence in Italia, aprendo infine una riflessione sulle prospettive future per un apparato di sicurezza all’altezza delle sfide poste da un mondo sempre più globalizzato e interconnesso.
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